Traduzione di Anticorpi.info
Per farsi un’idea di quanto prossima al collasso sia una civiltà, è sufficiente analizzare il modo in cui in essa è trattato il concetto di ribellione.
A un livello profondo, l’immagine dei personaggi che si macchiano di grandi stragi (messe in scena o meno) è sfruttata per indurre una associazione tra l’assassino solitario e l’individuo indipendente. Sei uno solitario e indipendente? Sei un estraneo? Attenzione: durante la notte potresti trasformarti in un killer furioso.
Vi è mai successo di conoscere un tipo solitario? Ebbene, sappiate che è un tipo pericoloso. Non vive secondo le regole che tutti noi accettiamo. E’ uno squilibrato. State lontani da lui. E se per caso aveste il minimo sospetto circa la sua attività di(inserire una attività a piacere), riferitelo immediatamente alle autorità.
“Vedi un ribelle, dici qualcosa”, parafrasando il motto della Homeland Security.
Ogni essere umano che abbia il coraggio, l’intelligenza, gli occhi per vedere e la determinazione di esercitare la propria facoltà di non compromettersi, può ora essere ridefinito come una potenziale minaccia per la stabilità della società, nel momento in cui critichi l’Autorità prevalente.
Dal 1960 in poi, a partire dal caso di Lee Oswald, il concetto di ‘ribelle’ nei confronti della autorità costituita è stato via via aggiornato e riformato. L’obiettivo era quello di equiparare l’immagine del ‘ribelle’ ad attributi come la tendenza all’egoismo, la paranoia, la distruttività casuale; l’uso incontrollato di droghe, l’odio generalizzato, il compimento di attività criminose, elementi che sono andati ad oscurare la nozione stessa di onorevole e giusta opposizione all’autorità fascista.
Ad un livello pop e commerciale il nuovo ribelle si autodefinisce semplicemente presentandosi ad un concerto in cui urlare, bere parecchio e spaccare qualcosa, come in una sorta di moda del dissidente. Il nuovo ribelle può perfino giungere a prendersi un pomeriggio libero dalle lezioni universitarie per farsi fare un tatuaggio. Ma in effetti, ovviamente, un tale soggetto non è altro che un avido consumatore di prodotti aziendali tradizionali.
C’è perfino gente che, considerandosi ribelle del primo ordine, sostiene un governo che spia i propri cittadini, lancia attacchi militari in tutto il mondo ed ora sponsorizza un Progetto Manhattan allestito per mappare ogni mossa dei 100 miliardi di neuroni inclusi nel cervello, allo scopo di controllarlo.
Oggi più che mai l’individuo ha il dovere di cercare e scoprire con l’intelligenza una posizione che sia positiva per se e che si opponga alla messa in scena creata e sostenuta dai pochi, denominata realtà consensuale. Quando l’individuo intraprende questo percorso, le false definizioni di ribelle o estraneo o malato di mente, non contano più. Ciò che inizia a contare veramente è la sua natura più profonda.
Già nel 1950, il cosiddetto decennio del conformismo, i professionisti delle psy-opsconfezionarono la loro nozione di ribellione: il non volere appartenere alla emergente cultura aziendale. Il ribelle era un tizio dall’aria travagliata e imbronciata, un traballante Giovane Holden di Salinger, un beatnik, uno che si creava un mucchio di problemi inutili. Chi plasmò la cultura del consumo decise di confezionare una immagine del ribelle come una macchietta che proprio non voleva saperne di comprarsi una ‘bella vita.’
Time Magazine pubblicò un ampio servizio sulla cultura beatnik, etichettandola come una tendenza all’essere scontenti. Marlon Brando, a capo di uno stupido gruppo di motociclisti invade una città di bravi cittadini incapaci e semina la distruzione. In un altro film del 1953 fu James Dean a contribuire alla coniazione del personaggio ‘ribelle senza causa’ nel film di culto Gioventù Bruciata. Si lanciava in automobile a folle velocità verso un dirupo perché il papà non lo capiva.
Era tutta fuffa progettata – con successo – per ridicolizzare la figura del ribelle. Così come si è riusciti a trasmettere ai giovani l’idea che la ribellione sia una prerogativa riservata solo a chi lavori nello showbiz. Ed anche questa mossa ha funzionato.
Poi fu la volta degli anni ’60, con i relativi cosiddetti ‘figli dei fiori’, supportati dai grandi media, i quali avrebbero cambiato il mondo e detronizzato il potere fascista a colpi di arcobaleno. San Francisco fu l’epicentro del fenomeno. Ma l’idillio di Haight-Ashbury finì per tradursi in un incubo a base di acidi ed eroina; un parco giochi psicopatico costruito per speculare, rubare e distruggere la altrui vita. La CIA, naturalmente, contribuì alla diffusione della cultura dell’LSD.
Terminate le marce contro la guerra del Vietnam, tutti quegli studenti universitari che avevano sfilato per le strade si diedero ad affannarsi per vedere dove inserirsi nel mercato del lavoro dopo la laurea. L’idea della ribellione era andata.
E così via, fino ad oggi. Tutte queste incarnazioni del concetto di ribellione sono state create e sostenute come psy-ops, allo scopo di intercettare e depotenziare i veri e potenti istinti di ribellione. In fondo l’idea è quella di screditare il singolo individuo, a favore del Gruppo.
Ora, nella società collettivistica del 2013, la Collettività, in quanto classe sottomessa in rapida espansione, riveste una importanza speciale nelle attenzioni del potere. Da una parte si esalta la collettività definendola eroica ed in costante necessità di supporto, dall’altra i governi stanno facendo tutto il possibile per mandare in crash l’economia e ampliare l’entità del Gruppo dei sottomessi. E’ chiaramente una frode. Della serie: “siamo qui per peggiorare la vostra situazione e migliorare la nostra.”
Nelle psy-ops si usa sminuire e distorcere il concetto di ribellione. I media main-stream progettano la definizione, impostano i parametri e le descrizioni; costruiscono e programmano le vignette; si riferiscono alla ribellione con compassione, fingendo un certo grado di simpatia nei suoi confronti, quando in sostanza dipingono un quadro ben poco lusinghiero di ciò che il ribelle è, fa e dice.
In questi giorni, i ‘ribelli finali’, i media, stanno dipingendo i Tea Party ed i loro affiliati come dei razzisti armati di pistola e religione. Un altro ritratto poco lusinghiero, distorto, inteso non solo ad allontanare la gente dai Tea Party, ma anche a codificare la colpevolezza, per associazione, di chiunque affermi che il governo centrale federale sia incostituzionale e fuori controllo. “Il fascismo è per definizione di destra. Non può esistere fascismo di sinistra.” E’ dietro questa presunzione del tutto assurda che la nostra amministrazione nasconde la propria politica.
La ribellione esiste. Tuttavia è stata cooptata e coperta dalle menzogne ed i luoghi comuni dei media. Si può prendere tutta una serie di film e fiction televisive a tema politico degli ultimi 50 anni, e vedere come è stata dipinta la ribellione. Buona recitazione, pessima recitazione, teatro, messaggio finale vago. Per che cosa stanno battendosi esattamente gli eroi ribelli? Quali sono i loro principi? E’ tutto blando, vago. C’è la forma, ma manca la sostanza. Lo scopo di questi prodotti infatti non è avere etica, ma estetica. Il ribelle è sempre descritto come una figura piatta. Una caricatura.
Mentre finivo di scrivere questo pezzo, un amico mi ha passato una citazione attribuita a Robert Anton Wilson: “L’universo è una guerra tra programmatori di realtà.”
Ed è proprio lì che il vero ribelle entra in scena. Esso non cerca di programmare la gente. Per lui la libertà significa recidere i legacci della programmazione. Il ribelle smantella strutture inibenti e artificiali. Esso non si reca al mercato per scegliere un programma. La politica, tendenza o programma del momento sono illusioni che qualcuno dà in pasto alla popolazione. Sul ribelle tutto ciò non ha alcuna presa.
Albert Camus ha scritto:
“Il benessere delle persone, in particolare, è sempre stato l’alibi dei tiranni, in quanto offre ai servi della tirannia l’illusione di avere la coscienza a posto. Per distruggere tale illusione basterebbe chiedere loro di lasciare che sia il popolo a scegliere di cosa abbia bisogno per essere felice e benestante. In verità, proprio quelli che fanno uso di questi alibi sono perfettamente coscienti della loro falsità, e lasciano ai loro cani intellettuali il compito di credere in loro e di dimostrare che la sopravvivenza della religione, del patriottismo, e della giustizia implichi il sacrificio della libertà.”
“Questo o quello.” Funziona così la storia moderna della civiltà: devi scegliere tra il programma di realtà A o B. E la scelta è sempre una truffa.
Ci troviamo anche in un’epoca in cui gli esperti e le autorità scientifiche si stanno convincendo che l’essere umano sia una macchina biologica che può rispondere solo alla programmazione. Questa è la loro visione e la loro posizione di default.
Pura follia, certo, ma cosa vi aspettavate? Sono tempi dominati dalla tecnica, e le persone sono ossessionate dal miglioramento del funzionamento di qualsiasi cosa. Trattano i loro preziosi piccoli algoritmi per il controllo come i gioielli della Corona. Mi fa piacere sapere che si stiano dando tanto da fare per risolvere il problema, e che il problema siamo noi.
Noi siamo i jolly, la anomalia alla quale è necessario rimediare.
E’ stato allestito un apparato finalizzato ad a) osservare, b) prevedere, c) controllare; d) ri-creare. “Beh, sulla base dei dati in nostro possesso siamo in grado di prevedere ciò che sta per accadere. In realtà, se introduciamo segretamente alcuni input sociali e culturali dall’esterno, possiamo controllare ciò che accadrà. Perché non rimodellare gli esseri umani? “
E’ in corso una battaglia tra programmatori della mente. Quale programma sarà assorbito dalla massa?
Il ribelle è contro ogni programmazione, non importa quanto “buona e giusta” essa possa apparire. Perché la trappola si nasconde proprio dietro quelle due paroline. La ribellione finale è contro qualsiasi programmazione, qualunque cosa sembri, ed ovunque si manifesti.
Articolo in lingua inglese pubblicato sul sito No More Fake News
http://www.nomorefakenews.com/
Traduzione e fonte Anticorpi.info
Preso da: http://www.signoraggio.it/la-ribellione-programmata/