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Il Lato Oscuro di Nikola Tesla - Il Genio La vittima o uomo Totalitario ?

6/16/2015

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Come per molti della mia generezione appassionati di vera “ricera di confine”, Nikola Tesla ha sempre rappresentato il modello di “genio” ideale. Il papà che tutti quanti avremmo voluto avere: creativo, risolutore, visionario, poliedrico, capace di cambiare il mondo attraverso l’uso di una scienza ‘mistica’… ma soprattutto “umana”. Un individuo dipinto dalla stampa alternativa mondiale come lo “scienziato stregone” o lo “scienziato mistico”, il quale avrebbe potuto liberare il mondo dai suoi aguzzini “banchieri”, attraverso la diffusione gratuita di energia elettrica in tutto il globo.

Indice: Tesla L'umanitario - Tesla il Genio - Tesla la Vittima - Testa totalirario ?


 In altri precedenti lavori mi sono spesso interessato a lui non tanto per il suo aspetto da potenziale “scienziato eroe”, da un certo punto di vista è assolutamente irrilevante, ma più che altro per i suoi processi mentali e cognitivi che lo portavano a creare nella sua mente le immagini visive necessarie allo sviluppo delle sue invenzioni, prima ancora che queste fossero realizzate materialmente. Evento che è accaduto molte volte al sottoscritto durante i miei ritiri in DARKROOM e che posso confermare nel modo più assoluto il suo funzionamento. 

Ciò che però non mi sono mai soffermato di analizzare in profondità è sicuramente lo svolgimento di alcuni fatti ed eventi che lo coinvolsero in maniera diretta. Fatti che raccontano una storia di quest’uomo ben diversa dal folclore mistico dal quale è stato circondato in questi anni dalla stampa “new age”. Pertanto in questo lavoro non analizzerò le sue invenzioni o il suo genio, questi sono aspetti assolutamente indiscutibili, ma la sua insospettabile ed oscura personalità. E se è vero che ognuno di noi porta dentro di se, per dirla alla junghiana, “uno molto cattivo” al quale prima o poi bisogna arrendersi in un certo qualmodo, qual’era il lato oscuro di Nikola Tesla? 

Era davvero un’inguaribile romantico “umanitario”, oppure reggeva le sue fondamenta ideologiche nel più profondo “totalitarismo”? A quanto pare, dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa di suo pugno e da alcuni fatti che lo vedono coinvolto, i quali non sono mai stati presi in considerazione più di quel tanto dai suoi numerosi ammiratori, emerge un lato della sua personalità che in realtà ben pochi si aspetterebbero.
“Il più grande genio di tutti i tempi è stato sicuramente Nikola Tesla, la cui nascita, assieme a quella di Einstein, rappresenta un evento che accade solamente una volta ogni cinquant’anni. Tesla era un grande idealista umanitario consumato dalla passione di voler salvare il mondo dalla povertà e dalla guerra. Un extraterrestre venuto da Venere, Tesla fu un inventore super-uomo il quale possedeva l’incredibile capacità di visualizzare nella mente il funzionamento delle sue macchine prima ancora di inventarle. Tesla, il genio prodiogioso, il genio dimenticato da tutti, lo stregone, l’uomo fuori dal tempo, il mago con il fulmine nelle sue mani. La sua astrusa, esoterica tecnologia elettrica viene meglio interpretata dagli esperti di fisica quantistica e dall’elettromagnetica scalare.”
“In tarda età, impoverito e dimenticato e da tutti, Tesla è stato ucciso dagli agenti governativi americani in una squallida stanza di un’albergo di Manhattan, e tutti i suoi documenti confiscati e soppressi dall’FBI. La tecnologia di Tesla persiste a rimanere segreta al pubblico e utilizzata in maniera criminale nei cosiddetti ‘black projects’, come il Philadelphia Experiment e HAARP.”
“L’antigravità degli UFO è una tecnologia di Tesla, così come il ‘vuoto quantistico’ e i generatori di energia del punto zero. La tecnologia di Tesla ci ha regalato il ‘Tesla Scaler Potentizer’, gli orologi Teslar e la Tesla’s Electric Sportcar. Ed è stato il trasmettitore di Tesla che ha causato la devastante esplosione nella Tunguska del 1908.”
Tutto quanto appena riportato passerebbe in un qualsiasi talk-show radiofonico notturno come un’insieme di dichiarazioni intelligenti ed intellettuali. Ma queste sono solo alcune di quelle estrapolate dalla stampa generalizzata e generalizzante che contribuisce a mantenere elevato e privo di contrdditorio il folclore mistico creato attorno a Nikola Tesla, atto a sentimentalizzare, romanticizzare e mistificare la sua memoria, rendendolo un personaggio fantastico e totalmente al di fuori di ogni umana comprensione. Il cosiddetto “mystique” è un movimento intelletuale che distorce biografie, storia e scienza; è una piaga, una moda per riviste come Vogue abbracciata dai ‘media di confine’, la cui risonanza è stata successivamente amplificata dai mass-media mondiali. Il movimento “mystique” sta impiantando le sue radici nella nostra cultura come una ‘verità ufficiale’ oltre a quella ufficializzata, priva del benché minimo senso critico. Vediamo quindi di analizzare ogni aspetto mistificato del personaggio Tesla, che un sano senso critico dovrebbe prendere in considerazione prima di generare scalpori e sensazionalismi infondati attorno alla sua figura.

TESLA “L’UMANITARIO”
La figura sentimentalizzata di Nikola Tesla proviene da quel fantomatico idealismo umanitario insito in ognuno di noi, sempre pronto a combattere l’establishment governativo per il beneficio di tutta la società umana. Ciò non toglie che, contrariamente a quanto vorrebbe far apparire il movimento “mystique”, Tesla era innanzitutto un ingegniere. L’ignegneria fu la sua educazione e la sua “consumante passione” l’ossessiva pratica odierna nello studio e nello sviluppo delle sue invenzioni, e solo incidentalmente, Tesla, poteva in cuor suo aver sperato che le sue invenzioni avrebbero potuto un giorno far compiere all’umanità un balzo verso la pace, l’abbondanza e il comfort, e ad un uso più efficiente dell’energia. Ma perché ho scritto incidentalmente?

Tesla era indubbiamente un idealista, ma ‘idealismo’ non è affatto sinonimo di ‘filantropia’, come spesso i teorici del complotto e il movimento “mystique” tendono ad associare. Anche Hitler era un ‘idealista’ e un grande ‘filantropo’, a modo suo ovviamente, e ciò è espresso molto chiaramente nel suo testo di propaganda Mein Kampf, ciò non toglie che il suo mondo ‘ideale’ avrebbe dovuto fare a meno di coloro che considerava “ratti”. La passione idealistica di Tesla era molto poco orientata all’altruismo e tutta concentrata assolutamente nei confronti dell’ingegneria. Egli infatti sosteneva che solamente le infinite possibilità offerte dalle macchine potevano condurci alla nostra ultima e logica conclusione evoluzionaria. Tesla aveva un incorreggibile rispetto per i suoi istinti intuitivi, perciò rispettiamo Tesla innanzitutto per il suo personaggio. Ma non è sufficiente. La “mystique” necessita per forza di cose dei paragoni con la santità.

Lo spirito inventivo di Tesla lo spingeva senza tregua, spesso inconsapevolmente, verso gli interessi di quel sistema ‘elitario’ che oggi viene scrupolosamente additato e denunciato da un’altra grande Multinazionale: la Cospirazionismo Spa. Un movimento di burattini e burattinai volto allo sconvolgimento e al sovvertimento delle regole imponendo, guardacaso, altre regole. Il sogno di Tesla, come ultima realizzazione del suo sistema wireless, era quello di un “Unico Sistema Mondiale” centralizzato. Infatti, la Torre costruita a Wardencliff (vicino a Shoreham, Long Island) doveva essere il prototipo di un trasmettitore-amplificatore che assieme ad altri sparsi per il mondo avrebbe di fatto costituito la base di un network di comunicazione globale, creato appositamente per incentivare i collegamenti telefonici, il telegrafo, le comunicazioni di borsa e persino il FAX, così come voce e musica su scala globale… In altri termini, un sogno dal carattere prettamente monopolista e assai poco rivolto al liberalismo nel bene della collettività. 

Il trasmettitore-amplificatore di Wardencliff avrebbe anche avuto il potenziale di propagare l’energia elettrica sul pianeta senza l’utilizzo dei cavi, ma questo potenziale non venne mai esposto nella sua brochure che promozionava il suo progetto di un “Sistema Mondiale”: brochure che fu messa nelle mani di ricchi imprenditori e banchieri, e non nelle mani di normali cittadini coscienziosi, i quali avrebbero potuto benissimo unire gli sforzi e aiutare “l’umanitario” Tesla a realizzare i loro sogni. Ma il mondo, come ben sappiamo, non è in mano al popolo e questo non perché esistono i banchieri e i potenti, ma perché il popolo, come un’onda di pensiero disordinata e subordinata ai bisogni e ai desideri materiali immediati, non è assolutamente consapevole del suo potere organizzativo. E quando cerca di organizzarsi per cambiare le cose, finisce che non cambia un bel nulla e s’affloscia come un palloncino sgonfio.

Tesla quindi, pubblicizzò il suo sistema wireless di distribuzione dell’energia elettrica al suo finanziatore J.P. Morgan? Di questo non si trova alcuna traccia storica in nessun dialogo, lettera o articolo di giornale. Perciò la domanda fulcro potrebbe essere: è davvero plausibile che Tesla minacciò il capitalismo attraverso la distribuzione dell’energia elettrica gratuita, fino a spingere Morgan ad insabbiare il progetto come il movimento “mystique” vuole farci credere? Non necessariamente. Solamente il formidabile progetto in se avrebbe potuto spingere Morgan ad abbandonare Wardencliff. Infatti il più grande sogno di Tesla avrebbe condotto il futuro sistema radiofonico a una centralizzazione globale difficilmente ottenibile persino ai giorni nostri, e a quel tempo non esisteva alcuna struttura istituzionale multinazionale, corporativa o governativa sulla quale fondare questo tipo di sistema. Al volgere del secolo, la JP Morgan avrebbe potuto certamente sognare globalisticamente ma sarebbero occorsi almeno trent’anni di sviluppo prima di vedere stabilita una rete radiofonica su scala nazionale. Figuriamoci su scala mondiale.

La realtà, come dico sempre, supera di certo qualsiasi immaginazione, in particolar modo quando una certa immaginazione sembra essere divenuta, grazie alla propaganda, una realtà comune ed accetata.
Il movimento “mystique” vorrebbe quindi donarci l’immagine di un Tesla liberale e umanitario, paladino dei diritti umani e politicamente corretto, ovviamente secondo la moderna etichetta. Sfortunatamente Tesla non corrisponde esattamente a questo modello di personalità. I tecnologici puristi, come Tesla, posseggono una visione drasticamente tendente al meccanicismo sociale. Per lui la società intera era una grande “macchina”, un sistema integrato e come tale necessitava di venire “perfezionato”. Così, vedeva il suo Sistema Mondiale come una forza civilizzatrice e senza mezzi termini lo espresse di suo pugno:
“Sarà un sistema altamente efficente di illuminazione delle masse, in particolar modo per quelle nazioni scarsamente civilizzate e poco raggiungibili”.
“[...] le leggi generali che governano il movimento nei reami della meccanica sono applicabili anche all’umanità. Vi sono tre modi nei quali l’energia del progesso umano può venire potenziata: Primo, dobbiamo aumentare la massa. Questo  concetto meccanico applicato all’umanità significa migliorare le proprie condizioni di vita, attraverso la salute e l’eugenetica. Secondo, dobbiamo ridurre la forza di frizione che impedisce il progresso, come l’ignoranza, l’insanità e il fanatismo religioso. Terzo potremmo arrivare a moltiplicare l’energia della massa umana incatenando le forze dell’universo, come quelle del Sole, dell’Oceano, dei Venti e delle Onde.”
In questo contesto, quando Tesla parlò di “illuminazione”, non fece riferimento alla corrente elettrica ma bensì all’indottrinamento educativo (illuminazione), soprattutto per quelle “nazioni scarsamente civilizzate”. Una visione assolutamente poco ‘ribelle’ e ‘liberale’, ma molto compiacente al sistema imperante.
Cosa significa per Tesla il termine “civilizzazione”? Leggimolo dalle sue stesse parole:
“Nessuna comunità può esistere e prosperare senza una rigida e drastica disciplina. [...] La legge e l’ordine necessitano assolutamente del mantenimento di una forza organizzata e preparata, pronta a schiacciare qualsiasi tentativo di sovvertire l’ordine”.
Capito l’antifona? E’ divertente osservare il fanatismo di coloro che oggi sono “contro questo” e “contro quello” e che difendono il nome di Tesla senza nemmeno aver letto un tubo di ciò che egli abbia detto o scritto. Se il suo progetto fosse stato attuato nei termini da egli stesso descritti questi non sarebbero nemmeno venuti al mondo! Tesla, un assoluto credente nelle forze organizzate militari, inventò armi da guerra (navi robotizzate e sottomarini, raggi della morte ecc.) che provò a vendere alla Marina Militare e al Dipartimento della Guerra.
Il movimento “mystique” vorrebbe fare quindi di Tesla un “pacifista” perché idealizzò un sistema robotico, meccanizzato e completamente automatizzato, il quale avrebbe dovuto rimpiazzare gli esseri umani con delle macchine durante le battaglie. Un concetto assolutamente speculativo dal momento che di fatto la “guerra” pone le sue fondamenta sul predominio di una razza sopra l’altra, attraverso la morte e la distruzione. Se non vi sono morti come si fa a conquistare un popolo o una terra? Con l’economia direte voi, e di certo la Cina ha ben compreso questo meccanismo. Ma non è l’economia nient’altro che un’altro sistema robotico, meccanicizzato e centralizzato che di fatto schiavizza intere popolazioni? Secondo i beoni della “mystique” potremmo dunque mandare in guerra le macchine, oppure magari giocarci l’esito di una battaglia con una partita di calcio. Sono la stessa cosa no? Tesla in realtà previde un insieme di armi di distruzione di massa e la possibilità che queste fungessero da deterrente per qualsiasi tentativo di sovvertire la pace. In altre parole lo stesso sistema di pacifismo preventivato da Kissinger.
Tesla, l’inventore del sistema di controllo remoto wireless, previde l’attuale sistema bellico “teleautomatico” dove dei velivoli Predator, controllati da un bunker localizzato in Nevada, spediscono bombe e missili sull’Afganistan.
Tesla, l’ingegnere ‘purista’, confidò nella realizzazione di un’altro spauracchio: “l’ingegneria sociale”, la quale includeva una raffinata selezione razziale attraverso l’eugenetica:
“Nell’anno 2100 vedremo finalmente l’eugenetica ben affermata. In passato, la legge che disciplinava la sopravvivenza del più forte è stata soppressa. Il nuovo senso di compassione dell’uomo cominciò ad interferire con lo spietato funzionamento della natura. Di conseguenza, oggi continuiamo a mantenere vivi e ad allevare degli individui che sono inadatti.”
“Da qui a un secolo non accadrà mai più che una persona normale possa accoppiarsi con una persona che sia geneticamente inadatta, o che possa sposare un criminale abituale.”

“I governi” disse, “dovrebbero prevenire la riproduzione di individui non idonei al sistemaattraverso la sterilizzazione e alla guida deliberata dell’istinto di accoppiamento”. Dall’ultimo lavoro pubblico di Nikola Tesla scritto pochi mesi prima della sua morte: ‘A Machine to End War’ [link]

Queste sue parole mi fanno venire in mente la scena iniziale di Minority Report, dove la Precog aprendo gli occhi grida:“omicidioooooooo”. Vi immaginate dunque un sistema di “guida deliberata dell’istinto di accoppiamento” con un Precog  rinchiuso dentro una piscina che aprendo gli occhi dice: “scopata non autorizzataaaaaaaaa”… Fermi tutti! Siamo della PRE-CRIMINE SESSUALE, siete in arresto per il futuro tentativo di mescolare i vostri effluvi attraverso un amplesso non autorizzato! Non avete richiesto il modulo 432000 barra bis! Arrestateli!

Scherzi a parte, credo possiate constare voi stessi l’entità di ciò che Tesla espresse con le sue parole.
Umanitario quindi, oppure totalitario? Decidete voi.

TESLA  “IL GENIO”
E’ garantito. Se il termine genio possiede un qualche significato questo è senza dubbio attribuibile a Nikola Tesla. Il problema semmai è: quanto del significato di una parola può essere espresso se questa diviene un cliché? In una qualsiasi conversazione, quando viene citato il nome di Tesla, se non vi sentirete rispondere un “Chi?”, riceverete entro cinque secondi “Ah, sì! Il grande GENIO!” Provateci. Fatelo e vedrete quanto mi sbaglio.
Esiste una biografia di Tesla nel cui titolo non sia presente la parola “genio” oppure una sua variante? Un giornalista di riviste del 1940, John O’Neill, scrisse un panegirico intitolato Prodigal Genius (1946) il quale divenne immediatamente uno standard istituzionalizzato. L’entusiasmo espresso da O’Neill nei confronti di Tesla potrebbe senz’altro essere stato genuino, eloquente e ben ricercato, ma la sua spinta non era altro che un’eco di una vasta campagna pubblicitaria, tutta concentrata nel massimo splendore e apogeo di Nikola Tesla. La biografia di O’Neill, pubblicata ancora oggi, costituisce un precedente promozionale obbligatorio che permea tutte le successive biografie su Tesla, così come tutte le discussioni che trattano l’uomo che rappresentava e il suo lavoro.
“Tesla, il grande genio della matematica e della fisica, inventò il concetto di ‘energia del punto zero’.” asserisce Michio Kaku, il teorico delle stringhe, il quale ha autoproclamato se stesso un “genio”.
Avrebbe potuto esistere l’era elettrica senza Nikola Tesla? Il movimento “mystique” dice: puoi scommetterci anche le ossa. Ma vi è una ragione ben precisa.
Al suo culmine Tesla fu promosso come l’uomo copertina dell’emergente industria elettrica, la quale traeva tutto il suo vantaggio dalla corrente alternata da lui inventata. Non è per nulla un segreto che attorno al 1900 Tesla era famoso quanto Thomas Alva Edison, il quale fu romanticizzato al pubblico (nonché romanzato) da tutta la stampa con il preciso intento di promozionare questa nuova industria, la quale si sarebbe presto sviluppata all’interno di un pacchetto degli onnipotenti monopoli di Samuel Insull ed Enron (!!!). Ovviamente, solo più tardi, i media avrebbero trasformato il loro geniale “cucciolo” in un uomo invisibile, dimenticato da tutti, la cui esposizione venne limitata a qualche conferenza stampa annuale in occasione dei suoi compleanni.

La ragione primaria di tutta questa propaganda sulla corrente alternata di Tesla, si mescolava ai bisogni di un sistema industriale che non avrebbe potuto espandersi utilizzando il sistema di Edison della corrente diretta. Ma è discutibile che gli alternatori, i motori e i trasformatori che il sistema necessitava per il suo progresso, avrebbero potuto essere inventati da uno o altri “geni”.  Chiunque difenda Tesla o il movimento “mystique” che lo circonda, rabbrividiscono a questo pensiero, poiché ciò viene visto come un evento “impossibile”. Certi sostenitori dell’impossibile, spesso agiscono proprio come degli scettici al contrario, e il tanto bistrattato senso critico va a farsi benedire.
Il marchio di fabbrica “Tesla” quindi fu utilizzato dal sistema e di colpo cancellato. Ma questo marchio, a quanto pare, sta vivendo un vero e proprio revival in moltissimi prodotti, inclusa la famosa Tesla Roadster, la quale, con il suo costo di ben oltre i 100.000 dollari non si può di certo definire una “utilitaria”. Che dire poi degli “orologi” di Tesla, i quali promettono senza alcun fondamento l’armonizzazione del campo magnetico umano, ed altre deliranti proposte?
Ciò che Tesla ereditò fu una fisica pre-modernista che lo spinse ad esplorare con eccezzionale apertura tutte le possibilità tecnologiche, e potrebbe essere la ragione per la quale molti modernisti, nella loro profonda invidia, sentirono di dover ostacolare le sue conoscenze all’umanità. Altri, ritengono Tesla così assolutamente eccezzionale da dover per forza di cose provenire da un’altro pianeta. Ad enfatizzare ulteriormente questo cliché dello ‘scienziato pazzo’, è un’altra istanza che differenzia il caso speciale Nikola Tesla da tutti gli altri: era strano e possibilimente assolutamente fuori di testa. Così, i biografi, spesso intrattennero i lettori inzuppando i loro testi con ogni genere di eccentricità maniacale: l’eccessivo lavaggio delle mani durante la giornata, la pila di tovaglioli al ristorante Delmonico, il suo rifiuto di stringere le mani ecc. ecc. Tutto questo non fece altro che inscatolare il personaggio di Tesla in un cliché paradossale, in modo che nessuno poté più vedere l’uomo ma le sue manie.
A parte il cliché del genio, possiamo responsabilmente descrivere Tesla come il possessore di un intuito eccezzionale, che fosse un sensitivo, uno che nel tempo avesse mantenuto originale l’intuito proprio della natura di bambino? Tutto questo è certamente supportabile se discusso in modo intelligente ed equilibrato.
Ad esempio, uno dei lavori che senz’altro gli offre sollievo da questo cliché del genio pervasivo, è il libro Enigma Fantastique di W. Gordon Allen (Health Research). Il libro rivive il parallelismo tra la vita di Nikola Tesla e quella di Rudolf Steiner. Secondo Allen, fu la sua distintiva educazione a renderlo speciale. Alcuni istruttori gesuiti fecero la loro parte così come varie scuole mistiche e misteriche che circolavano nell’Europa orientale nel periodo in cui Tesla studiava a Gruz. Di fatto, cosa che nessuno riporta, Tesla fu un I-NI-ZIA-TO. Tutto ciò gli impose una disciplina “del se” alquanto inusuale la quale spingeva sia il corpo che la mente allo sviluppo di una rigorosa auto-applicazione quotidiana. Ecco le forze distintive di Nikola Tesla.  Il cliché del “genio sentimentale” gioca del tutto a suo sfavore e al concetto stesso di “potenziale umano” in generale. Se ci pensiamo bene, il “genio” fine a se stesso, propagandato dai mass-media come “unico al mondo”, è quasi un monito per qualsiasi individuo: “lui era un genio, io sono solo un pirla”, oppure “ciò che lui ha fatto per me sarà impossibile da realizzare, perché lo sanno tutti che lui era un genio e io non lo sarò mai”. In questo modo si ridurrà ulteriormente la possibilità che in futuro il mondo possa partorire altri Tesla, Einstein, Freud e Jung, attraverso l’auto-miglioramento e l’auto-esplorazione delle proprie qualità potenziali, le quali ripeto, sono il frutto di una rigorosa applicazione delle regole che governano la nostra psiche. “CONOSCI TE STESSO”.

TESLA “LA VITTIMA”
Il cliché della “vittima” attribuito al genio, si adatta perfettamente al ruolo dell’inventore (così come agli scrittori, ai musicisti e agli artisti). Perciò, il movimento “mystique”, vuole il nostro geniale Tesla morto in povertà, dimenticato da tutti in una squallida topaia. Il suo presunto assassinio, di tanto in tanto fa capolino in qualche copione, e il mito vuole che tutto il suo lavoro sia stato soppresso e rubato da quei sobdoli “agenti governativi” dell’FBI.
E’ assolutamente vero che, dopo essere stato mollato da J.P. Morgan, Tesla soffrì diverse umiliazioni economiche. Ad esempio, vi sono forti evidenze che fu costretto ad impegnare al Waldorf Hotel gli interessi maturati a Wardencliff, nel tentativo di coprire i suoi debiti. Ma il movimento “mystique” manca di esaltare il fatto che Tesla morì alla veneranda età di 87 anni, non certo un’età troppo prematura per passare a miglior vita, e non era nemmeno in povertà, ma viveva in una stanza d’albergo al New Yorker: un hotel di semi-lusso, il quale non era esattamente il Waldorf ma una degna abitazione per un anziano signore che viveva in una piccola cittadina ricca di ristoranti, negozi e servizi di ogni genere. Il New Yorker era un posto assolutamente decente per un venerabile inventore in arrivo al capolinea della vita. In più potremmo discutere la ragione perché mai non si comprò un’abitazione come tutti quanti, ma viveva in un Hotel di semi-lusso. Questo tratto è assolutamente giustificato per quei tempi, in quanto molte celebrità preferivano vivere in Hotel, poiché questo stile di vita forniva loro una certa esclusività sociale: noi possiamo, tu non puoi; noi siamo i ricchi tu sei la plebe. E Tesla, non era assolutamente incline ad intrattenere dialoghi e conversazioni con persone di poco conto, ma si trovava invece perfettamente a suo agio nella cerchia delle persone che contano.

Sulla questione del suo “assassinio”, permettemi di disquisire. Uccidere infatti a sangue freddo un’esile ometto di 87 anni, non si addice di certo ai metodi utilizzati dai cosiddetti “agenti governativi”. Al termine della sua vita Tesla non godeva più della credibilità di qualche decennio prima, e lui stesso contribuì a questo triste successo, soprattutto quando incominciò a dichiarare di aver parlato con i marziani e con le persone morte. Pertanto la sua presunta uccisione a scopo di confisca dei suoi documenti, non è assolutamente giustificata e nessun record storico fornisce anche una sola testimonianza in favore di queste affermazioni.
Dopo la sua morte, i documenti di Tesla furono effettivamente confiscati, ma non dall’FBI così come vuole il rabbioso cospirazionista di turno, ma da una divisione operante all’interno dell’Immigrazione definita Division of Alien Property(Divisione delle Proprietà degli Immigrati). Potrebbe essere vero che molte note presenti all’Hotel New Yorker siano sparite, e ci piacerebbe molto poterle studiare, ma posta in questi termini è una distorsione che conduce irrimediabilmente il lettore a porsi lugubri dubbi, mentre invece abbiamo così tante informazioni sulla sua tecnologia, descritta e dettagliata in centinaia di brevetti oggi facilmente accessibili a tutti attraverso Internet. Inoltre esistono centinaia di volumi scritti, i quali collezionano un vasto numero di sue conferenze, brevetti, articoli e ricchi documenti sulla tecnologia Radio intitolati “Colorado Springs Notes”.

Vittima? Chiunque abbia investito tempo e danaro nell’incerta arte dell’INVENZIONE, vorrebbe anche solo per qualche istante aver avuto la “sfortuna” di quest’uomo. Sfortuna stimata in decine di milioni di dollari: una cifra che a quei tempi lo rendeva certamente uno degli uomini più ricchi del pianeta. No, Tesla, comparato a quei milioni di creativi che giornalmente rischiano su delle idee che non verranno mai prese in considerazione, quando addirittura queste non finisco depredate all’ufficio brevetti, non può assolutamente portare sulle sue spalle l’appellattivo di “vittima”. Tesla fu un uomo estremamente ricco e che visse il 90% della sua esistenza nell’agio più sfrenato.
Sulla questione economica e dei contratti stipulati, Tesla non fu fregato solo da J.P. Morgan, ma anche da George Westinghouse. E’ vero che Westinghouse firmò quel contratto “un dollaro per ogni motore elettrico”, dal quale potrebbe senz’altro aver incassato milioni di royalties su gli alternatori, i motori e i trasformatori da lui costruiti. Ma è generalmente sottostimato il fatto che J.P. Morgan aveva puntato una pistola alla schiena di Westinghouse, il quale era stato precedentemente finanziato, così come Morgan aveva finanziato Tesla, Edison ed altri pionieri dell’industria statunitense. J.P. Morgan era di fatto il link bancario tra la città di New York e quella di Londra, e tali condotti di capitali dall’Europa guidarono l’intera rivoluzione industriale degli Stati Uniti. Se possiamo definire Tesla “una vittima”, lo è stato senza dubbio nei confronti delle scelte che ha compiuto.
E’ vero che gli ultimi lavori di Tesla ricevettero una soppressione, ma moltissime delle sue invenzioni finirono sullo scaffale dei brevetti e realizzate nel mercato. Successivamente, è altrettanto evidente che l’intero sistema ha fatto di tutto pur di cancellarne la fama, ma non vi è mai riuscito sino in fondo perché di fatto il nome di Tesla, per paradosso, ha sempre resistito in maniera persistente proprio grazie a quella fama “eccentrica” costruita intorno alla sua figura nei decenni precedenti. Questo almeno fino agli anni ’80, i quali hanno assistito impassibili alla sua “resurrezione”.

TESLA: L’ESPERIMENTO PHILADELPHIA E ALTRO FOLCLORE
Così come spesso sostenuto dal movimento “mystique”, Tesla ha mai avuto niente a che vedere con il folclore creato attorno al famoso Esperimento Philadelphia? Come tutti sanno la storia dell’Esperimento Philadelphia narra delle possibilità tecnologiche di rendere invisibile alla vista un grosso oggetto (in questo caso un’intera portaerei) per scopi militari. L’esperimento però finì male, racconta la storia, dematerializzando il vascello a Philadelphia per vederlo rimaterializzato, equipaggio compreso (fuso con la nave), alle Norfolk. L’Esperimento Philadelphia è divenuto il baluardo del movimento “mystique” che circonda Nikola Tesla. Infatti la sua tecnologia, anche se non vi sia assolutamente alcun documento che ne comprovi la veridicità, sarebbe vagamente imputata al fenomeno della sparizione avvenuto durante l’esperimento e, ovviamente, lui fu presente a bordo a presiedere a tutte le operazioni tecniche. La cosa divertente è che asserendo queste speculazioni senza fondamento, il movimento “mystique” non si accorge di commettere uno dei più improbabili errori temporali che possano esistere:  la storia dell’Esperimento Philadelphia è datata 1944, mentre Tesla morì nel Gennaio del 1943.

La tecnologia radio di Tesla ha davvero qualcosa a che vedere con un’altro esperimento governativo definito HAARP? Questo famoso black-project di fatto esiste e come tutti sanno è operativo in Alaska, e si tratta di un progetto basato interamente su un lavoro di Tesla, ma quest’ultimo accennava all’utilizzo di un’emissione a onde lunghe, mentre HAARP è ad onde corte, ossia si sviluppa su una banda di frequenze (3-30 megacicli) che Tesla potrebbe non aver mai esplorato. Anzi, egli stesso assunse persino che queste erano relativamente inefficaci se comparate all’utilizzo di una banda a bassa frequenza (sotto i 500 kilocicli). Un’altro fatto per cui è famigerato l’esperimento HAARP riguarda la stimolazione e il riscaldamento della ionosfera, ma Tesla insisté sino allo stremo sulla sua totale inesistenza, e che se fosse mai esistita non avrebbe avuto assolutamente alcun effetto sulla propagazione radio (dal suo libro “The True Wireless”). Come la mettiamo dunque con le affermazioni fatte da certi gruppi “cospirazionisti”? Ne sanno davvero qualcosa su cosa sia HAARP, oppure sono tutte congetture fine a se stesse pur di gettare fiumi di bit nella rete?

Altre voci incontrollate asseriscono che il disastro avvenuto nella foresta Siberiana della Tunguska, rasa al suolo nel 1908 da una grande esplosione, fu provocato dal trasmettitore-amplificatore di Tesla situato dall’altra parte della Terra. Queste voci sono un fenomeno davvero curioso che non cesseranno mai di esistere. Infatti, al movimento “mystique” poco importa se a quel tempo Tesla non avesse alcun trasmettitore-amplificatore con cui giocare, senza calcolare quanto sia difficile immaginare che questo dispositivo fosse dotato di una potenza tale da scatenare esplosioni da ben 15 kilotoni!!!
Che dire poi degli UFO e dell’antigravità? Entrambi sono soggetti di discus
sione associati a Tesla. Eppure esistono solamente alcune note scritte dall’ingegnere serbo di carattere prettamente speculativo. Infatti, se avesse potuto davvero creare questo tipo di soluzioni, non si spiega come mai alcuni dei suoi velivoli brevettati utilizzano un sistema assolutamente convenzionale per il flusso dell’aria. Alcuni esperimenti di antigravità impiegano alcune bobine di Tesla come alimentatori ad alta tensione, così, alcuni ufologi hanno speculato che i dischi volanti utilizzerebbero una doppia uscita-in-fase fornita da queste bobine. Ovviamente, speculazioni a parte, non vi è nulla di concreto.

Tesla viene anche celebrato per il famoso progetto del raggio elettrico che presentò alla stampa come il “Raggio della Morte”. Egli esplorò questa geniale invenzione basata sul “vuoto” con l’ausilio di alcuni prototipi da laboratorio, e i disegni di questo progetto sono presenti nella letteratura contemporanea, ma Tesla non li mise mai al vaglio dell’ufficio brevetti. A una conferenza stampa organizzata in occasione di uno dei suoi compleanni, il raggio della morte venne sensazionalizzato dai media che gli attribuirono un risalto eccessivo e sproporzionato se comparato ad altre invenzioni che invece avevano già trovato posto nell’archivio brevetti.
C’è così tanta fantasia, folclore e disinformazione gravitano attorno a questo geniale inventore, che uno scrittore che si avventuri nei meandri della sua intricata storia, difficilmente riesce a trovare una base solida sulla quale appoggiarsi. Pertanto, è idea saggia, buona e giusta entrare in contatto con il background di Tesla gettandosi a capofitto nella sperimentazione diretta, costruendo di prima mano i suoi circuiti, come ad esempio la famosa “bobina”, prima di affermare certe sensazionalistiche conclusioni. Questo tipo di approccio potrebbe aiutare enormemente lo scrittore dal venire consumato dalla propaganda mistificatrice del movimento “mystique”. Infatti, focalizzandoci esclusivamente sulla sua vita e suelle sue presunte manie, non facciamo altro che aprire le porte a questa degradante sofisticazione, speculando ulteriormente sul mito che Tesla rappresenta nel nostro immaginario, mentre invece è richiesta una certa obbiettività e disciplina, poiché praticamente quasi tutta la letteratura presente è stata purtroppo infettata da speculazioni di ogni sorta e prive di fondamento.

CIO’ CHE TESLA HA DAVVERO FATTO
La seguente lista presenta finalmente in modo dettagliato e senza fronzoli, l’apporto della tecnologia di Tesla alla nostra civilizzazione, secondo l’archivio brevetti: Tesla ha inventato il sistema di alimentazione di 60-cicli a corrente alternata che sfruttiamo ancora oggi; le dinamo, i trasformatori, i motori, i regolatori e le lampade ad arco. Un punto di svolta nel suo lavoro lo si ebbe nel 1891, quando Tesla brevettò il suo Method and Apparatus for Electrical Conversion and Distribution (US Patent n° 462,418), il quale fu il suo primo dispositivo di illuminazione ad alta-frequenza alimentato da un’oscillatore a spinterometro come quello che guida la sua famosa bobina. Nel 1891 incominciò un periodo di grande inventiva che lo condusse a produrre appunto la “bobina di Tesla”, dispositivi radicali di illuminazione privi di filamento, l’elettroterapia, l’alimentazione wireless e, ovviamente, la radio.

Anche se molto della lavoro ad alta-frequenza di Nikola Tesla è stato depositato in brevetti, molti di essi non furono mai prodotti mentre altri invece si, come ad esempio la Radio. Infatti, dopo decenni di litigi e contenziosi con l’inventore italiano Guglielmo Marconi, la priorità nella sua invenzione fu decisa dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1944 e attribuita totalmente all’inventore serbo.

Arriviamo alla cosiddetta “free energy”. Tesla brevettò il concetto di ricevitore di spazio-energia fondamentale nel 1901 (US Patent n° 685,957), la cui funzione sarebbe quella di collezionare l’energia dell’ambiente e convertirla in una pratica trasmissione elettrica. Un esempio tipico dell’applicazione di questa energia sono i pannelli solari elettrici, ma che Tesla avesse progettato con successo qualche simile prototipo realmente funzionante è difficilmente documentabile. Uno dei suoi nipoti scrisse in un documento del 1931 di aver guidato un veicolo personalizzato dallo zio a Pierce Arrow, il quale veniva alimentato da un motore elettrico di 80 cavalli, e che a sua volta non veniva alimentato da un grosso pacchetto di batterie ma da un ricevitore di spazio-energia fondamentale. Questo dispositivo consisteva in un circuito composto da 12 tubi rettificatori a vuoto operativi a catodo freddo, assemblato in una scatola radio-ricevente che misurava 24 x 12 x 6 pollici. Secondo il resoconto, il dispositivo alimentò il pesante veicolo per oltre 50 miglia (circa 80 km) alla velocità di 90 miglia orarie (circa 144 km orari). Durante il tragitto, Tesla avrebbe detto al nipote che il dispositivo “free energy” avrebbe potuto fornire tutta l’energia necessaria ai bisogni di una qualsiasi abitazione, e che l’energia prodotta in eccesso si sarebbe potuta distribuire in più abitazioni diverse. Forse questa storia è vera, o forse no, ma questo è il solo resoconto che abbiamo su questo fantomatico dispositivo, il quale fa parte di un periodo della vita di Tesla del quale si sa molto poco.
Concentrandoci sulle note confiscate di Tesla circa le sue centrali di alimentazione spazio-energia, altri successivi inventori hanno potuto dimostrare con successo altri dispositivi similari (Morey, Plauson, Coler, Hendershot, Stubblefield) ma questi hanno ricevuto più punizioni che ringraziamenti per il loro sforzi.
Tesla disse: “L’energia elettrica è ovunque, presente in quantità illimitata, e potrebbe alimentare i macchinari di tutto il mondo senza l’utilizzo di carbone, olio, gas o qualsiasi altro combustibile”. Questa sua verità è senza’altro il più grande di tutti i tabù, e l’evidenza più determinante è data certamente dal fenomeno  dei fulmini, in particolarmodo di quelli che hanno luogo ad alta quota (sopra le nubi).

Quanto riportato è assolutamente affascinante, com’è affascinante affermare che la tecnologia richiesta per mettere in pratica la “free energy” sia ancora immatura e spartana, oppure che essa sia ancora chiusa a chiave nei files segreti del governo in attesa di venire rilasciata. Sì, tutto questo è certamente affascinante, ma solo se ignoriamo i brevetti archiviati e il resto della letteratura disponibile, la quale, se esaminata con cura e dovizia potrebbe rilasciare la conoscenza necessaria a procedere ad uno sviluppo pratico. Se è vero come Tesla disse che l’energia elettrica è presente ovunque e che può essere sottomessa all’uso pratico, allora la scarsità di energia potrebbe diventare un mito… nel frattempo però, occorrerebbe prima liberarsi del mito e del folclore che circonda il suo prezioso lavoro.


RISORSE:
[1] “Prodigal Genius” by John O’Neal, 1946 (Doubleday).
[2] “The Philadelphia Experiment Reconsidered” si tratta di una vera inchiesta critica da parte di uno storico militare. Electric Spacecraft Journal, No. 8 (electricspacecraft.com); il rapporto della Marina si trova su http://www.history.navy.mil/faqs/faq21-2.htm
[3] “The Problem of Increasing Human Energy” (Wilder) è uno dei rari discorsi sull’ignegneria sociale di Nikola Tesla.
[4] “Tesla’s Pierce Arrow” and his New Yorker Hotel days. L’articolo può essere trovato in Extraordinary Technology, Vol. 1, No. 2. (teslatech.info)
[5] “2003 Blackouts”: The American Free Press of 10/20/03 (americanfreepress.com)
[6] “Windmills of Light, A Short History of the Radiometer” di Franklin Ellsworth Clarke, Borderlands Journal, 1st Qtr. 1996
[7] “The Life of Sir William Crookes” di Gerry Vassilatos, 1st Qtr. 1998; incluso il Vassilito’s Vril Compendium IV, Electric Ray Technology
[8] “The True Wireless” di Nikola Tesla, High Voltage Press (teslapress.com)
[9] “The Anti-Gravity Handbook” di David Hatcher Childress [link]
Fonte: https://web.archive.org/web/20101220130653/http://www.automiribelli.org/?p=698
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«Hitler scappò in Patagonia su un sommergibile: ho visto dove s’era nascosto»

6/15/2015

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FBI shock: Hitler non morì ma fuggì in Argentina
http://stranemavere.com/fbi-shock-hitler-non-mori-ma-fuggi-argentina/
È forse l’unico storico al mondo ad aver visitato e filmato l’Estancia San Ramon, una grande fattoria della Patagonia argentina, ai piedi delle Ande, dove Adolf Hitler sarebbe vissuto negli anni Cinquanta. Alessandro De Felice ne è persuaso: «Il Führer non si suicidò affatto il 30 aprile 1945 nel bunker della Cancelleria del Reich, a Berlino, insieme a Eva Braun. Riuscì invece a fuggire in Sudamerica. Visse con l’amante divenuta moglie in questa località impervia, raggiungibile solo in fuoristrada, a una quarantina di chilometri da San Carlos de Bariloche, la città soprannominata “la Svizzera argentina” in cui aveva trovato rifugio anche Erich Priebke, il capitano delle Ss condannato per l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Da lì si spostò dopo qualche anno a Villa La Angostura, a Inalco, 85 chilometri da Bariloche. Morì per un’emorragia cerebrale il 13 febbraio 1962 o nel 1959, come sostiene il mio amico italo-scozzese Patrick Burnside, il maggiore esperto sulla permanenza di Hitler in Patagonia dopo il 1945».
Questo catanese di 47 anni non è uno storico qualsiasi. Il professor Renzo De Felice, considerato il massimo studioso del fascismo, era cugino di suo padre. «Mi considerava un nipote. L’ho frequentato dal 1982 fino alla morte, avvenuta nel 1996. Era in cura da anni per un’epatite C che aveva contratto in Israele. Andavo a trovarlo a Roma, nella sua casa di via Antonio Cesari, al Gianicolo, dove viveva con Attila, un boxer al quale era molto affezionato. Mi ha guidato nei miei studi».
De Felice junior s’è laureato in storia contemporanea alla Cattolica di Milano, «con una tesi sulla scissione del Psi avvenuta a Palazzo Barberini nel 1947 per iniziativa di Giuseppe Saragat e sul ruolo dei servizi segreti americani nel finanziare la nascita del Partito socialista dei lavoratori italiani, poi divenuto Psdi, che portò all’estromissione del Pci dal governo e all’adesione dell’Italia alla Nato». Era il 1990 e De Felice sognava una cattedra universitaria. Ma già l’anno seguente capì che non avrebbe mai potuto aspirare alla stessa carriera accademica dell’illustre parente: «Mi misi in contatto col professor Mauro Canali, allievo di Renzo De Felice e docente all’Università di Camerino. Stava indagando sul vero motivo che portò all’uccisione di Giacomo Matteotti. Il deputato socialista aveva scoperto le prove dello scandalo Sinclair oil, una storiaccia di tangenti che coinvolgeva il fascismo e Casa Savoia. Io sono amico del barone Marco Carnazza, nipote di Gabriello Carnazza, originario di Catania, che fu ministro dei Lavori pubblici dal 1922 al 1924 nel primo governo Mussolini. Fornii a Canali i documenti conservati nell’archivio del politico etneo. Carnazza era infatti un imprenditore legatissimo alla holding statunitense Rockefeller-Morgan, collegata alla Sinclair oil. Nel giugno 1925, un anno dopo il delitto Matteotti, la Morgan concesse all’Italia fascista l’apertura di una linea di credito da 50 milioni di dollari che fu fondamentale per la stabilizzazione della lira. Ebbene, consegnai al professor Canali il fascicolo originale dei Carnazza sull’affare Matteotti, pregandolo solo di citarmi. Ma lui nel volume edito dal Mulino si guardò bene dal farlo. Lì tutto mi fu chiaro. Come ci si fa strada negli atenei, intendo. Quando ambivo al dottorato di ricerca, mi fu obiettato: “Lei legge troppi libri”. In Italia non hanno mai indagato sulla tangentopoli della cultura, su come si assegnano le cattedre».
Per campare, De Felice ha conseguito nel 2008 all’Università di Siena una seconda laurea, in medicina, ed è diventato un imprenditore nel ramo sanitario. Un vero peccato, perché il gene di famiglia per gli studi storici l’ha ereditato tutto intero, unitamente a una spiccata propensione investigativa. «Quando studiavo alla Cattolica a Milano, frequentavo la biblioteca della Fondazione Feltrinelli, dove spesso incontravo il senatore a vita Leo Valiani. Un giorno non resistetti, mi avvicinai e gli chiesi a bruciapelo: mi perdoni, lei che è stato nel Comitato di liberazione nazionale Alta Italia, mi sa dire come fu ucciso il Duce? Valiani mi scrutò e poi rispose: “La morte di Mussolini è un segreto che è meglio lasciar stare”. Siccome insistevo per saperne di più, aggiunse una frase lapidaria: “Gli inglesi hanno suonato la musica e il Pci è andato a tempo”, con ciò confermando implicitamente che nella fucilazione del dittatore a Dongo giocò un ruolo fondamentale la preoccupazione britannica di non far trapelare nulla circa il famoso carteggio Churchill-Mussolini, che il capo del fascismo portava con sé quando fu catturato dai partigiani e che sparì senza lasciare traccia. Valiani mi raccomandò: “Se lo tenga per sé”. Alla prima occasione lo riferii invece a Renzo De Felice, che scosse la testa: “Non posso scriverlo, perché non mi crederebbe nessuno”. Ma io non mi sono arreso e sono partito da lì per un’indagine sul carteggio Churchill-Mussolini che getta nuova luce anche sulla famosa querela sporta da Alcide De Gasperi contro Giovannino Guareschi, direttore del Candido, quella costata all’inventore di don Camillo e Peppone 409 giorni di prigione. Ci lavoro da otto anni, presto pubblicherò un libro di 600 pagine».
Che cosa le fa credere che Hitler sia scappato in Patagonia?
«Io non delineo certezze. Pongo dubbi, che sono terreno fertile per coltivare il pensiero. Prima di andare a San Carlos de Bariloche, ero scettico sull’ipotesi della fuga del dittatore e di Eva Braun, sebbene il libro di sir Hugh Trevor-Roper, Gli ultimi giorni di Hitler, non mi avesse affatto convinto. È questo testo il piedistallo storiografico su cui è stata fondata la tesi del duplice suicidio nel bunker di Berlino. Trevor-Roper lavorava per il Military Intelligence britannico e prendeva ordini dal primo ministro Winston Churchill, che voleva dare a tutti i costi all’opinione pubblica mondiale il cadavere del mostro. Per dire della sua attendibilità, è lo stesso storico che nel 1983 autenticò i falsi diari attribuiti al Führer e pubblicati dal settimanale Stern. Trevor-Roper all’epoca dirigeva la casa editrice del Times di Londra».
Il cadavere non era di Hitler?
«Improbabile. La perizia necroscopica, effettuata dai medici sovietici tra l’8 e l’11 maggio 1945 nella clinica di Buch, alla periferia di Berlino, è un colossale falso storico-scientifico. Nella relazione finale il tenente colonnello Faust Chkaravski e i suoi tre assistenti annotarono, di proposito, alcuni errori grossolani, forse per salvarsi la faccia davanti alla storia. Due le particolarità anatomiche del tutto fasulle attribuite alla salma del dittatore: un dente in sovrannumero e un testicolo mancante».
Soffriva di monorchidismo?
«Questo hanno voluto far credere. Ma i referti di tre medici tedeschi che avevano visitato Hitler completamente nudo negli ultimi 12 anni attestavano che i suoi organi genitali erano normali. Quanto alla presenza di un quindicesimo dente nella mascella inferiore, essa contrasta con la precisa testimonianza del dentista personale del Führer, il dottor Hugo Blaschke, arrestato dagli americani il 28 maggio 1945. E non poteva trattarsi di un errore di traduzione, perché il numero 15 figurava in caratteri latini».
Come si arrivò a quella che lei ritiene una messinscena?
«Non solo io. Il 15 giugno 1945 il generale Dwight Eisenhower, nel corso di una conferenza stampa presso l’hotel Raphael a Parigi, dichiarò: “Le ricerche sovietiche non hanno trovato tracce di resti di Hitler, né la prova positiva della sua morte”. Quando alla Conferenza di Potsdam, sempre nel 1945, il presidente americano Harry Truman chiese a Stalin se Hitler fosse morto, il dittatore sovietico rispose senza mezzi termini: “No”. E aggiunse che i gerarchi nazisti erano fuggiti in sommergibile in Spagna o in Argentina. Il segretario di Stato, James Byrnes, per accertarsi che Truman non avesse capito male, dopo il brindisi ufficiale prese in disparte Stalin, il quale gli confermò la risposta. La circostanza venne riferita da Truman in una lettera alla moglie e da Byrnes nel suo libro di memorie Speaking Frankly. Anche il capo del collegio difensivo degli Stati Uniti al processo di Norimberga, Thomas Dodd, ammise: “Nessuno può dire che Hitler sia morto”».
Diamo per scontata la messinscena.
«Fra i cadaveri trovati nella Cancelleria del Reich i medici russi scelsero i due più carbonizzati, li contrassegnarono con i numeri 12 e 13 e dissero che erano quelli di Hitler e della Braun. Il primo misurava 1,65 metri e il secondo 1,50. Ma Hitler da vivo era alto 1,73 e la sua amante 1,63. Difficile ipotizzare che il fuoco li avesse accorciati in modo così considerevole. Inoltre le radiografie eseguite su Hitler nel 1944 dal dottor Erwin Giesing non collimano con le immagini ai raggi X mostrate dai sovietici. Non basta: i cadaveri, pur rinvenuti nello stesso luogo, risultavano bruciati in modo estremamente diverso e accanto a essi c’erano le carcasse di due cani che però avevano conservato integra la loro pelliccia. Com’è possibile?».
Tutte qui le prove del falso storico?
«I testimoni tedeschi presenti nel bunker furono trattenuti chi per 10 anni, chi per 15 anni e in questo lasso di tempo furono ripetutamente interrogati. Perché? Se la tesi di Trevor-Roper fosse stata vera, i russi non avrebbero continuato a cercare prove sulla morte di Hitler».
Che fine fecero i cadaveri dopo l’autopsia?
«Cremati. Le ceneri furono disperse, come riportato a Mosca il 3 giugno 1945 da un rapporto del controspionaggio dell’Armata rossa. Resta una porzione di calotta cranica attribuita a Hitler e conservata presso l’Archivio di Stato della Federazione russa. L’analisi effettuata dal professor Nick Bellantoni, archeologo dell’Università del Connecticut specializzato in ossa umane, ha dimostrato con l’esame del Dna come il reperto appartenga in realtà a un cranio femminile, che però non c’entra nulla neppure con Eva Braun. Rimarrebbe la dentatura, custodita nell’archivio della Lubianka. Ma le autorità russe hanno posto il veto sull’analisi genetica. Il mio amico Patrick Burnside, invitato a Mosca due anni orsono, chiese in diretta tv di poter confrontare il Dna mitocondriale della presunta mandibola di Hitler col Dna dei resti di Paula Hitler, sorella di Adolf, morta il 1° giugno 1960 e sepolta a Berchtesgaden, e di Klara Pölzl, la madre del dittatore, deceduta a Linz il 21 dicembre 1907. Burnside si disse pronto a pagare lui stesso il test per l’analisi comparativa dei vari Dna. Il governo russo non gli ha mai risposto».
Mi parli di questo Burnside e di come siete diventati amici.
«È un imprenditore e un saggista investigativo, nato nel 1948 a Genova, che da giovane ha vissuto nel Sud Tirolo. Oggi abita a San Carlos de Bariloche, dove c’è ancora il Club Andino, un ritrovo di tedeschi. L’ho conosciuto durante il mio viaggio in Argentina. A presentarmelo è stato Jörg-Dieter Priebke, proprietario di una clinica veterinaria».
Parente del novantottenne Erich, agli arresti domiciliari a Roma per il massacro delle Ardeatine?
«Figlio. Ma io col padre ho avuto solo un contatto telefonico piuttosto freddo».
Continui.
«Burnside in Alto Adige conobbe padre Cornelius Sicher, fino al 1970 parroco di Monclassico, vicino al Passo della Mendola. Durante la prima guerra mondiale, questo prete aveva stretto amicizia con l’ammiraglio Wilhelm Canaris, allora comandante di un sommergibile U-boot di stanza a Cattaro, provincia dalmata dell’Impero austro-ungarico. Canaris, che aveva salvato la vita a padre Sicher, con l’avvento del nazismo era stato nominato capo dell’Abwehr, il servizio segreto militare tedesco. Fu strangolato dalla Gestapo per il suo coinvolgimento nel fallito attentato del 1944 a Hitler. I due continuarono a vedersi fino al 1943. E durante uno dei loro incontri Canaris confidò al sacerdote: “Mi ero preparato una via di fuga verso la Patagonia. Ma penso che ne usufruirà qualcun altro”. Si riferiva a Hitler».
Che ne sapeva Canaris della Patagonia?
«Nel 1914 aveva combattuto nella battaglia delle Falkland contro la Royal Navy britannica. Catturato dagli inglesi, era riuscito a evadere da un campo di prigionia in Cile e aveva attraversato a piedi le Ande, raggiungendo l’Argentina, da dove s’imbarcò per tornare in Germania. Fu durante quella fuga che s’imbatté nell’Estancia San Ramon, di proprietà del barone tedesco Ludwig von Bülow. E decise che poteva diventare il covo ideale in cui sparire dal mondo».
Lei l’ha visitata.
«Sì, spacciandomi per un agente immobiliare. È un’oasi solitaria, ancora gestita da una fondazione svizzero-tedesca con gli stessi criteri autarchici degli anni Venti, quando Christian Lahusen ne fece una fiorente azienda per la produzione di lana, pellami, frutta, legname, cereali e tannino».
Erich Priebke sapeva che il Führer aveva trovato rifugio a una quarantina di chilometri da San Carlos de Bariloche?
«Secondo me, no. E neppure Adolf Eichmann lo sapeva. Ogni criminale nazista poteva contare su coperture a compartimenti stagni. Il figlio di Priebke mi ha raccontato d’aver lavorato alla Mercedes Benz di Buenos Aires, dove aveva come capo proprio Eichmann. Ma lui scoprì la sua vera identità solo dopo che gli agenti del Mossad rapirono l’ex comandante delle Ss, trasferendolo in Israele, dove fu processato e impiccato. Senz’altro erano a conoscenza della presenza di Hitler a Bariloche altri due criminali nazisti fuggiti dal bunker berlinese e cioè Heinrich Müller, comandante della Gestapo, e Martin Bormann, segretario personale del Führer, il quale, stando a un rapporto della Cia, era diventato fin dal 1943 una spia del Kgb sovietico».
Addirittura.
«Ha mai sentito parlare dell’Operazione James Bond?».
Vagamente.
«Fu un commando dell’intelligence navale britannica agli ordini di Ian Fleming, che nel 1952 diventerà famoso come autore dei romanzi dell’agente 007, a trarre in salvo Bormann dalle macerie fumanti di Berlino. L’operazione venne alla luce solo nel 1996 e finora nessuna autorità del Regno Unito l’ha mai smentita. Bormann sarebbe stato protetto in quanto detentore dei conti bancari cifrati delle vittime del nazismo in Europa nonché delle informazioni sull’avanzatissima tecnologia missilistica del Terzo Reich. I rapporti di Cia e Fbi in mio possesso dimostrano che John Edgar Hoover, il potente capo del Federal bureau of investigation, sguinzagliò i suoi agenti in Sudamerica perché non aveva creduto alla farsa del suicidio di Hitler e del falò wagneriano della salma nel cortile della Cancelleria». (Mi mostra un’informativa dell’Fbi, datata 21 settembre 1945, che parla dell’aiuto fornito da funzionari argentini a Hitler, sbarcato da un sottomarino e nascostosi ai piedi delle Ande). «In una nota “secret classification” della Cia, inviata dalla Colombia il 3 ottobre 1955, un agente scriveva: “Aldoph Hitler is still alive”, è ancora vivo».
Hitler arrivò fin laggiù in aereo?
«No. E posso dirlo perché il mio amico Burnside è figlio di uno degli ufficiali piloti inglobati nella Luftwaffe che dal 28 al 30 aprile 1945 assicurarono un corridoio aereo libero fra Berlino e la Danimarca per la fuga di Hitler. Il 28 aprile 1945 non vi fu alcun matrimonio nel bunker tra Adolf ed Eva, bensì la partenza su uno Junkers Ju 52, oppure un Arado 234 B, dalla pista di Hohenzollerndamm, con atterraggio nella German imperial Zeppelin base di Tønder, in territorio danese. Da quel punto in avanti si fanno due ipotesi: la partenza in sommergibile verso il Sudamerica oppure un volo verso Reus, base militare spagnola nei pressi di Barcellona, e poi da Reus alla volta delle Isole Canarie, con sosta a Morón de la Frontera, vicino a Siviglia, per rifornirsi di carburante. È il 29 aprile 1945. Con Hitler vi sono la sua amante e il cognato Hermann Fegelein, che aveva sposato Gretl Braun, sorella di Eva, sebbene la storiografia ufficiale lo dia per fucilato su ordine del Führer. E persino la fedele cagna Blondi. All’arrivo nella base nazista di Villa Winter, a Fuerteventura, vi era ad attenderli un U-boot per il trasferimento in Patagonia. Il sommergibile, anzi l’elettrosommergibile, su cui si sarebbe imbarcato Hitler apparteneva alla classe XXI, dotato di attrezzature straordinarie. La presenza in Sudamerica di almeno tre sommergibili tedeschi è avvalorata dal fatto che il 10 luglio 1945 un sommergibile U-530 si consegnò in una base navale di Mar del Plata».
Ma quali prove ha per supportare questa rocambolesca ricostruzione? 
«Le mie fonti sono varie. Tra esse vi è Jeff Kristenssen, alias capitano Manuel Monasterio, che cita Heinrich Bethe, alias Pablo Glocknick, alias Juan Paulovsky, un ufficiale dell’intelligence tedesca di stanza in Argentina sin dal 1939, il quale insieme col medico personale del Führer, il dottor Otto Lehmann, fu accanto al dittatore fino all’ultimo. Secondo Bethe, Hitler sarebbe morto alle ore 15 del 13 febbraio 1962 in una località imprecisata della Patagonia argentina. Era entrato in coma tre ore prima. Burnside non è di questo avviso. A Bariloche ho interrogato anche Abel Basti, giornalista-investigativo, il quale mi ha confermato che nel 1945, tra luglio e agosto, Hitler, accompagnato da non più di sette persone, inclusa Eva Braun, giunse a bordo di un sommergibile tedesco, scortato da altri due, nella baia di Caleta de Los Loros. Infine Burnside mi ha rivelato che a Buenos Aires riuscì ad avvicinare il portavoce di Goebbels nel periodo d’oro del Terzo Reich, Wilfred von Owen, deceduto nella capitale argentina a 96 anni, nel 2008, il quale gli confermò l’approdo in Argentina di cinque sommergibili tedeschi dopo la fine della guerra».
Del matrimonio di Hitler che si sa?
«Hitler ed Eva Braun si sarebbero sposati con rito cattolico nella cappella dell’Estancia San Ramon dopo l’agosto del 1945. Il matrimonio nel bunker di Berlino, avvenuto il 29 aprile 1945, avrebbe invece riguardato i sosia di Hitler e della Braun: Gustav Weber, una delle due controfigure delle quali il dittatore disponeva, e una donna sconosciuta».
Il Führer ebbe figli?
«Il primo fu Helmut, nato nel 1935, ufficialmente da Joseph Goebbels e Magda Rietschel, moglie del ministro della Propaganda nazista. In realtà Helmut sarebbe stato il frutto di un tradimento coniugale consumato da Magda con Hitler durante una vacanza sul Baltico. Prima di suicidarsi, i coniugi Goebbels lo avvelenarono insieme con le sorelline Helga, 12 anni, Hilde, 11, Holde, 8, Hedde, 6, e Heidi, 4. Poi ci sarebbe Gisela Hoser, o Heuser, nata nel 1937 dall’atleta tedesca Ottilie Fleischer, detta Tilly: Hitler mise incinta la Fleischer dopo le Olimpiadi berlinesi del 1936. La fonte di questa notizia è Bethe. Il dittatore avrebbe avuto anche una seconda figlia, Ursula, detta Uschi, nata ufficialmente a Capodanno del 1939 in Italia, a Sanremo, da Eva Braun. La gravidanza fu occultata perché Hitler riteneva che il suo ascendente sul popolo tedesco sarebbe scemato qualora non si fosse mostrato totalmente dedito ai destini della Germania. Uschi arrivò all’Estancia San Ramon nel settembre 1945, proveniente dalla Spagna, via Buenos Aires, tramite Hermann Fegelein. Una terza figlia di Hitler e della Braun sarebbe nata morta nel 1943. August Schullten, ginecologo di Monaco di Baviera che aveva seguito la gravidanza, perì in un incidente d’auto quello stesso anno. Nel marzo 1945 l’amante di Hitler concepì un altro figlio. Era già incinta durante la fuga verso la Patagonia. Burnside mi ha confermato che in Argentina sarebbero vissute due figlie di Hitler. Una di loro durante gli anni della dittatura del generale Jorge Videla si presentò al consolato tedesco di Buenos Aires per chiedere d’essere aiutata a espatriare in Sudafrica. Al funzionario che le aveva spiegato di non poter fare nulla per lei, disse: “Ma io sono la figlia di Hitler”».
Eva Braun che fine fece?
«Dalla fine degli anni Sessanta se ne perdono le tracce».
Perché i suoi studi si sono concentrati proprio sulla figura del Führer?
«Perché la ritengo centrale nella geopolitica mondiale. La Germania aveva una visione di grande respiro, basta visitare Berlino per rendersene conto. Il lascito peggiore della Resistenza è stato quello d’aver irrimediabilmente condannato l’Italia a una dimensione provinciale della storia. Siamo ancora fermi alle categorie fascismo e antifascismo, mentre nella seconda guerra mondiale erano in gioco interessi che travalicavano l’aspetto ideologico. Crediamo che la Gran Bretagna sia intervenuta nel conflitto per ridare la libertà all’Europa, senza renderci conto che per tre secoli l’unica preoccupazione del Regno Unito è stata la salvaguardia delle rotte marittime verso le colonie da cui importava le merci che venivano rivendute al mondo intero a prezzi quadruplicati».
Ma lei è un nostalgico?
«No. Destra e sinistra dal mio punto di vista non hanno alcun significato, le considero categorie vuote. Per me il fascismo fu un fenomeno di sinistra, totalitario, un’eresia comunista. L’unico Pci che abbiamo avuto in Italia è stato il Partito fascista repubblicano durante la Rsi. Vedo un filo rosso che lega il giacobinismo della rivoluzione francese sia al comunismo che al fascismo e al nazionalsocialismo».
Allora come si definirebbe?
«Uno studioso solitario chiuso nella sua utopia incomunicabile. Dal greco ou tópos, nonluogo. Quindi uno storico fuori luogo».
Da dove parte uno storico?
«Dai documenti. Che però, da soli, non parlano mai. Bisogna essere capaci di farli parlare. E dalle testimonianze orali. Io sono andato a cercarle a spese mie. La rivoluzione culturale in Italia comincerà quando i professori universitari apriranno una partita Iva per rilasciare le fatture e i loro studi storici se li pubblicheranno e se li venderanno da soli, online o su carta, come faccio io. Purtroppo la civiltà dell’immagine ha affossato la ricerca delle fonti: tu puoi scrivere chilometri di fatti, come accadde durante la prima guerra del Golfo, poi arriva il filmato di un cormorano incatramato di petrolio e li spazza via in un baleno. La Tv è una gomma: cancella tutto. Stimola l’emotività, non la razionalità». 
Ma che importanza ha stabilire se Hitler si suicidò oppure no? A quest’ora è comunque morto.
«Non saprei. Però attesterebbe ciò che è sotto gli occhi di tutti, credo: sulla seconda guerra mondiale, più andiamo avanti e meno ne sappiamo».
(596. Continua)
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it 


Preso da:http://www.ilgiornale.it/news/hitler-scapp-patagonia-su-sommergibile-ho-visto-dove-s-era.html
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VERGOGNAMOCI TUTTI

10/5/2013

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La lunga storia dell’umanità ed il pianeta terra è stata nascosta tra le righe dei testi che narrano una deformata realtà del progresso umano e la sua evoluzione.

Sin dall’antichità le grandi civiltà hanno costituito un sistema sociale che ci hanno tramandato fino ai tempi d’oggi.

Si presume che la più antica civiltà fosse Atlantide che venne sepolta dal mare per lasciare ai sopravvisuti le conoscenze per erigere la civiltà Sumera-Babbilonese, Egiziana, Greca-Romana, Napoleonica, Inglese-spagnola, Americana. Queste civiltà hanno avuto il DIO SOLE come comune denominatore trasformato poi in 12 religioni per creare divisioni di pensiero utile a dominare il mondo. Dalla storia Sumera del costruttore NIMROD a quella del costruttore DIO CRISTIANO.

Credenze a parte, oggi giorno, possiamo trovare una LINEA DI SANGUE anticà che DOMINA IL MONDO e che si è strutturata come l’antica piramide sociale di Babele dove al vertice esistono alcuni DEI CHE DOMINANO e CONTROLLANO TUTTO, al di sotto di loro ci sono SEMI DEI e Servi privilegiati ed infinè gli SCHIAVI oggi chiamate RISORSE UMANE.

Si presume che diverse di queste oligarchie esistevano sul globo terrestre e che si siano date battaglia per il dominio totale sulla terra nei secoli dei secoli. Questo giustificherebbero diversi imperi e la loro caduta che avevano la stessa volonta di GLOBALIZZARE il MONDO, proprio come hai nostri tempi. Significativo fù l’impero romano per CRISTIANIZZARE IL PIANETA e quindi condurlo ad una società basata su un’unica CREDENZA, unico POTERE, unica ECONOMIA, unica forza MILITARE, ecc.... tale da CENTRALIZZARE il POTERE. Si contano innumerevoli morti in nome di questo impero ed il cristianesimo ma è servito a unificare tutte le Regioni e Provincie con strade che furono GRANDI OPERE importanti per GARANTIRE IL CONTROLLO SU TUTTO e per IMPORRE il DOMINIO si utilizzo l'ISTUTIZZIONALIZZARE il POTERE con le CHIESE che sparse come ripetitori su tutto il territorio dell’impero servivano a divulgare l’unica legge, quella di DIO e chiunque fosse contrario all’impero riconosciuto da DIO doveva essere convertito al CRISTIANESIMO o sterminato. Da qui nascono le prime Bolle papali il quale con dei riti di BATTESIMO hanno costituito un patto di proprietà di ogni individuo e di conseguenza potere  decisionale di vita e di morte su tutti i cristiani.La legislazione mondiale è basata sul CULTO ROMANO.

In seguito, un’altro IMPERO IMPORTANTE fù quello del GRAN MASSONE NAPOLEONE che era appartenente alla MASSONERIA MONDIALE, un organizzazione SIONISTA che continua la ricerca del DOMINIO GLOBALE da antenati legati alla stessa linea di sangue. Perchè NAPOLEONE fù importante, lui ha riunificato le regioni del vecchio continente dentro un periodo RINASCIMENTALE che sfuggiva al controllo del POTERE e si ritirò astutamente per far sì che il GRAN FRATELLO MASSONE NATHAM ROTSHILD potesse far cadere la Borsa Inglese e comprarsela. Questa manovra diede inizio allo SVILUPPO dell'ILLUMINISMO il quale prevedeva di modernizzare il vecchio continente industrilizzandolo. La conseguenza fù quella di sviluppare una società basata sul PROGRESSO INDUSTRIALE con regole IMPORTATE dall’AMIRRAGLIATO per governare il commercio in mare ed in terra. Per questo che i tribunali sono disposti come il ponte di una Nave dove una volta saliti a bordo l’ammiraglio ha diritto decisionale. Un mondo dove le REGOLE e le abitudine nascono dalle esigenze di produzione e di aumento del PIL. Presto l’EUROPA fù trasformata in un CAMPUS di formazione dei nuovi nascituri in maniera tale da programmarli per essere inseriti nella struttura industrializzata, schiavi sin dalla nascità per essere sfruttati dal progresso che pochi hanno deciso per la conquista del mondo.

Benefici sono stati innumerevoli del progresso ma anche le assurdità di genocidii che dal 700 ad oggi gli scienziati di questo sitema hanno commesso, scienziati sempre rilegati a LOGGE POTENTISSIME che si sono mascherate durante avenimenti di FALSE FLAG del 900.

Questa breve introduzione è voluta per cercare di farvi collegare i puntini della storia che apparentemente sembrano distinti.

Il potere fu espresso per molto tempo da ROMA con il suo IMPERO ma che realmente faceva da potenza per far valere la parola di Dio per conto del Vaticano che era stato incaricato da Dio in persona di amministrare la terra sotto le sue leggi divine. Da qui si sposto, grazie a NAPOLEONE, a LONDRA(BabyLondon=Babylon), che prese il posto di York, dove il nascente IMPERO BANCARIO investi le proprie risorse per ampliare il PROGETTO INDUSTRIALE SIONISTA, poi fu il momento di farlo sbarcare oltre oceano dove un AMERICA che fu CONOLIZZATA in nome di DIO da CRISTOFORO COLOMBO (Colombo simbolicamente è il figlio di NIMROD nato da SEMIRAMIDE attraverso uno SPIRITO SANTO) il quale stermino gli INDEGENI che non volevano CRISTIANIZZARSI, molte storie potete trovare sugli INDIOS nella zona CARAIBICA e potrete scoprire questa VERA STORIA di COLONIZZAZIONE il quale porto alla nascità del sogno americano rappresentato dalla STATUA della LIBERTA’ regalata dai MASSONI FRANCESI a GEORGE WASHINGTON, questo è il simbolo di NIMROD (la fiamma) e SEMIRAMIDE (la donna con la corona in testa) strane coincidenze.

Così nello scorso secolo WALL STREET è diventata di fatto il POTERE FINANZIARIO GLOBALE delle più GRANDI INDUSTRIE, figlie della BANCA MONDIALE ROTSHILD. Le TWINS TOWER rappresentavano le due colonne, simbolo duale, che conducevano alla scala di Salomone. Misticismo e antiche famiglie DOMININO EVIDENTEMENTE il MONDO da loro COSTRUITO e noi rimaniamo affascinati e inermi davanti al loro immenso potere.

Nel BOOM ECONOMICO si utilizzarono i luoghi della società civilizzata per la PRODUZIONE ma poi, a causa della crscita dei costi, si utilizzo il TERZO MONDO anche per PRODURRE. Questo metodo diede inizio all’autodistruzione dei due mondi, dando ricchezza sempre a meno persone ed aumentando la povertà.

Tutta la storia è basata sulle manovre finanziaria e il progresso industriale e anche se incredibile da crederci tutte le DITTATURE e REGIMI esistiti sono stati PROMOSSI E FINANZIATI dagli stessi per trarre PROFITTI e facilità a DOMINARE un mondo d’impauriti, come GEOGE ORWELL rappresentò nel suo BESTSELLER NINETEEN EIGHTYFOUR 1984.

Noi inconsciemente alimentiamo questo sistema da quando nasciamo, cominciamo con l’istruzione per essere programmati su come vivere questo mondo industrializzato e poi ci insegnano a consumare ed a migliorarci, siamo dentro ad un ciclo programmato per renderci schiavi nel loro mondo il quale non funzionerebbe senza le persone, MATRIX il film definiva bene questa visione.

L’immigrazione è dovuta da guerre e disperazione create nel terzo mondo (non civilizzato), oggi la colpa è nostra di non essere coscienti e fuori dal SISTEMA DEI PADRONI DEL MONDO, fino a quando noi consumeremo le GRANDI MARCHE, avremo un CONTO CORRENTE IN BANCA, un AUTOMOBILE, ENERGIE di CARBON FOSSILE, RELIGIONE, ecc... nel mondo gente morirà, scapperà, soffrirà, ecc... ecc....

Se vuoi DISTRUGGERE QUESTO SISTEMA applicati giorno per giorno a boicottare IL PADRONE facendo valere i tuoi DIRITTI UMANI. Non UNIRTI a queste IPOCRISIE quando tu sei complice da sempre, siamo sempre in LUTTO non solamente quando ti vogliono comprare.

Ivan Leo

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I Killer di Big Pharma

9/23/2012

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Fonte: http://www.coscienzeinrete.net
di Piero Cammerinesi (corrispondente di Coscienzeinrete Magazine dagli USA)
con un commento del nostro Portavoce, Luca Poma*

Dopo indagini e processi durati oltre 10 anni Big Pharma deve pagare 3 miliardi di dollari di danni grazie a due dirigenti pentiti…di Piero Cammerinesi (corrispondente di Coscienzeinrete Magazine dagli USA) Houston, 18 luglio 2012 -Nell’assordante silenzio del mainstream – ma oramai abbiamo imparato a non sorprenderci più di nulla, né da questa né dall’altra sponda dell’Atlantico – è finalmente scoppiata la ‘bomba’ della condanna di Big Pharma.Grazie a due ‘talpe’: Gregory Thorpe e Blair Hamrick. I due dirigenti pentiti, con le loro affermazioni e i circostanziati report su cosa avviene dietro le quinte del mostruoso potere farmaceutico che chiamiamo Big Pharma hanno portato alla più pesante condanna mai vista prima d’ora nella storia della medicina occidentale di una casa farmaceutica per illeciti e pratiche criminali.La GlaxoSmithKline è stata infatti ritenuta colpevole e condannata a pagare 3 miliardi di dollari di risarcimenti per il suo comportamento criminale. Ma come sono riusciti a ottenere questo risultato le due ‘talpe’? Ebbene, dopo aver lavorato per anni nella Glaxo i due, nel 2001, si sono finalmente resi conto di cosa stava provocando la politica d’insaziabile avidità e di assoluta indifferenza per la salute dei cittadini dimostrata dai vertici dell’azienda.A partire dalle ‘mazzette’ ai medici al far prescrivere medicinali non indicati per certe patologie, fino al promuovere farmaci dannosi e all’insabbiare ricerche che potevano portare a far luce su effetti collaterali pericolosi.Blair Hamrick, che fa una veloce carriera in azienda, si rende presto conto che la compagnia dove lavora, la GlaxoSmithKline, pretende da lui comportamenti immorali.Gli chiede di far pressioni sui medici per prescrivere farmaci off label, vale a dire per patologie inadeguate o a pazienti di fasce di età non adatte o in dosi non appropriate.Per ottenere ciò l’azienda organizza dei meeting nei quali si viene istruiti su come prescrivere off label.Viene ‘suggerito’ ai medici di individuare delle nicchie di applicazione, come ad esempio, per il Wellbutrin, indicato per la depressione ma che – non avendo sufficienti volumi di vendita – viene prescritto per calare di peso o per disfunzioni sessuali o addirittura per uso pediatrico. Cosi nasce lo slogan Wellbutrin happy horny skinny drug (Wellbutrin il farmaco magro felice e arrapato), un motto che agisce nel subconscio di medici e pazienti.Ai dottori viene suggerito di sottovalutare sistematicamente con i pazienti gli effetti indesiderati dei farmaci; “se lo chiedono, fate un accenno, ma parlatene in maniera generica e positiva”.E quando questi effetti indesiderati producono guai seri e anche decessi? Come accade ad esempio con l’Advair, farmaco contro l’asma. A un certo punto le ricerche mediche lo indicano come causa dell’incremento di mortalità in Africa tra i pazienti-cavie che lo utilizzano regolarmente. Niente paura. Le ricerche vengono subito interrotte, viene inserita una cornice nera intorno alle istruzioni del farmaco, a indicare una attenzione maggiore, ma ad eventuali obiezioni o preoccupazioni del paziente i medici vengono istruiti a dire che certi risultati negativi sono validi per determinate fasce socio-economiche che non seguono alla lettera le indicazioni; “state tranquilli, i vostri pazienti non hanno nulla da temere dall’assumere il prodotto”.Blair viene promosso dopo due anni che lavora per Glaxo a specialista terapeutico per una certa area. Il suo lavoro consiste nell’individuare degli ‘esperti’ che vengono istruiti su certi farmaci e che poi si occupano di trasmettere in presentazioni e meeting le loro conoscenze ad altri medici. Questi devono cominciare con il prescrivere farmaci a tutta forza e se non ne prescrivono a sufficienza vanno incitati perché – dato che le loro presentazioni vengono retribuite tra i 500 e i 2500 dollari per mezz’ora – devono essere convincenti ed efficaci.Blair racconta di dottori che lo tampinano incessantemente chiedendogli di inserirli nei tour dei meeting sui medicinali con i quali si può guadagnare fino a 6000 dollari al giorno con tre brevi presentazioni di mezz’ora. Bene, con i 3 miliardi di dollari di risarcimenti da pagare – penserete voi – adesso faranno più attenzione…Mah, chissà…se nel 2001 la Glaxo aveva 40.000 medici che lavoravano come ‘presentatori’ di prodotti farmaceutici, oggi ne ha 50.000…
Dopo indagini e processi durati oltre 10 anni Big Pharma deve pagare 3 miliardi di dollari di danni grazie a due dirigenti pentiti…
Nell’assordante silenzio del mainstream – ma oramai abbiamo imparato a non sorprenderci più di nulla, né da questa né dall’altra sponda dell’Atlantico – è finalmente scoppiata la ‘bomba’ della condanna di Big Pharma.
Grazie a due ‘talpe’: Gregory Thorpe e Blair Hamrick. I due dirigenti pentiti, con le loro affermazioni e i circostanziati report su cosa avviene dietro le quinte del mostruoso potere farmaceutico che chiamiamo Big Pharma hanno portato alla più pesante condanna mai vista prima d’ora nella storia della medicina occidentale di una casa farmaceutica per illeciti e pratiche criminali.
La GlaxoSmithKline è stata infatti ritenuta colpevole e condannata a pagare 3 miliardi di dollari di risarcimenti per il suo comportamento criminale. Ma come sono riusciti a ottenere questo risultato le due ‘talpe’? Ebbene, dopo aver lavorato per anni nella Glaxo i due, nel 2001, si sono finalmente resi conto di cosa stava provocando la politica d’insaziabile avidità e di assoluta indifferenza per la salute dei cittadini dimostrata dai vertici dell’azienda.
A partire dalle ‘mazzette’ ai medici al far prescrivere medicinali non indicati per certe patologie, fino al promuovere farmaci dannosi e all’insabbiare ricerche che potevano portare a far luce su effetti collaterali pericolosi.Blair Hamrick, che fa una veloce carriera in azienda, si rende presto conto che la compagnia dove lavora, la GlaxoSmithKline, pretende da lui comportamenti immorali.Gli chiede di far pressioni sui medici per prescrivere farmaci off label, vale a dire per patologie inadeguate o a pazienti di fasce di età non adatte o in dosi non appropriate.Per ottenere ciò l’azienda organizza dei meeting nei quali si viene istruiti su come prescrivere off label.
Viene ‘suggerito’ ai medici di individuare delle nicchie di applicazione, come ad esempio, per il Wellbutrin, indicato per la depressione ma che – non avendo sufficienti volumi di vendita – viene prescritto per calare di peso o per disfunzioni sessuali o addirittura per uso pediatrico. Cosi nasce lo slogan Wellbutrin happy horny skinny drug (Wellbutrin il farmaco magro felice e arrapato), un motto che agisce nel subconscio di medici e pazienti.Ai dottori viene suggerito di sottovalutare sistematicamente con i pazienti gli effetti indesiderati dei farmaci; “se lo chiedono, fate un accenno, ma parlatene in maniera generica e positiva”.
E quando questi effetti indesiderati producono guai seri e anche decessi? Come accade ad esempio con l’Advair, farmaco contro l’asma. A un certo punto le ricerche mediche lo indicano come causa dell’incremento di mortalità in Africa tra i pazienti-cavie che lo utilizzano regolarmente. Niente paura. Le ricerche vengono subito interrotte, viene inserita una cornice nera intorno alle istruzioni del farmaco, a indicare una attenzione maggiore, ma ad eventuali obiezioni o preoccupazioni del paziente i medici vengono istruiti a dire che certi risultati negativi sono validi per determinate fasce socio-economiche che non seguono alla lettera le indicazioni; “state tranquilli, i vostri pazienti non hanno nulla da temere dall’assumere il prodotto”.
Blair viene promosso dopo due anni che lavora per Glaxo a specialista terapeutico per una certa area. Il suo lavoro consiste nell’individuare degli ‘esperti’ che vengono istruiti su certi farmaci e che poi si occupano di trasmettere in presentazioni e meeting le loro conoscenze ad altri medici. Questi devono cominciare con il prescrivere farmaci a tutta forza e se non ne prescrivono a sufficienza vanno incitati perché – dato che le loro presentazioni vengono retribuite tra i 500 e i 2500 dollari per mezz’ora – devono essere convincenti ed efficaci.
Blair racconta di dottori che lo tampinano incessantemente chiedendogli di inserirli nei tour dei meeting sui medicinali con i quali si può guadagnare fino a 6000 dollari al giorno con tre brevi presentazioni di mezz’ora. Bene, con i 3 miliardi di dollari di risarcimenti da pagare – penserete voi – adesso faranno più attenzione…
Mah, chissà…se nel 2001 la Glaxo aveva 40.000 medici che lavoravano come ‘presentatori’ di prodotti farmaceutici, oggi ne ha 50.000…
“Era una sentenza molto attesa – ha dichiarato Luca Poma, giornalista e portavoce di “Giù le Mani dai Bambini” (www.giulemanidaibambini.org), il più rappresentativo Comitato indipendente per la farmacovigilanza pediatrica in Italia – passata quasi sotto silenzio nel nostro paese, probabilmente perché le grandi case farmaceutiche sono anche tra i più grandi inserzionisti a pagamento di quotidiani e siti web. Sostanzialmente, è la certificazione e conferma, una volta per tutte, della spregiudicatezza di un certo marketing del settore pharma, che arriva ad inventare malattie per vendere nuovi farmaci, anche ad uso pediatrico: tutto pur di fare utili, anche a prezzo della salute dei nostri bambini, come dimostrano le campagne aggressive per favorire anche in Italia - ha concluso Poma - la prescrizione ai più piccoli di psicofarmaci antidepressivi e di derivati dell’anfetamina per migliorare le performance scolastiche”
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LA7: Carlo Freccero parla di Casaleggio(M5S e Grillo) ed i collegamenti con Sasson(fondatore e azionista)  dei Bilderberg e del Nuovo Ordine Mondiale.

9/15/2012

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ART. di Paolo Tremolada 
Ieri sera su la7, si è parlato di Casaleggio, dei Sassoon(fondatore e azionista) dei Bilderberg e del Nuovo Ordine Mondiale....a farlo in particolare era Carlo Freccero direttore Rai 4....ora, noto che anche i media tradizionali cominciano a parlare di cose, che prima erano dette solo da pochi sfigati sul web bollati come complottisti( tra cui il sottoscritto, in tempi non sospetti).....mi fa piacere, sentire e vedere, che è esploso il Caso Casaleggio...che qui, mentre la maggior parte degli Italiani stappava champagne per Grillo, era criticato per l'appartenenza a quel gruppo misterioso.....ora....da incontentabile quale sono, mi verrebbe da chiedere come mai sulla 7 si parli in questo momento di Casaleggio , Bilderberg e Nuovo Ordine Mondiale quando Bernabe'(Telecom-maggior azionista La7 appunto) è uno dei suoi frequentatori piu' assidui, e la Gruber è stata l'unica mezzobusto al mondo a esserne invitata all'ultimo meeting tenutosi in Virginia.....Aggiungo anche che il buon Freccero. è stato tra i fondatori della Accademia degli Illuminati fondata dal piu' importante massone italiano Giuliano Di Bernardo ex Gran Maestro del G.O.I.(Grand'Oriente d'Italia)
Quindi....come si dice alla Sorbona:" Fa' bala' l'oeucch"

La dinastia ebraica dei Sassoon creò il traffico dell'oppio


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La notte più buia dell’Italia

9/5/2012

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La NATO occulta la strage internazionale di Ustica del 27 giugno 1980. Il Volo 870 Itavia, con 81 civili a bordo, abbattuto sulla Sicilia dai Mirage francesi al posto dell’aereo di Gheddafi
Thomas Van Hare – FlyHistoricWings – Counterpsyops 
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La storia oscura del Volo Itavia 870
Nella notte del 27 giugno 1980, il Volo 870 delle Aerolinee Itavia (un DC-9 registrato I-TIGI) partì da Bologna, Italia, per Palermo, Sicilia. A bordo si trovavano 77 passeggeri, due piloti e due assistenti di volo. Di questi, 64 erano passeggeri adulti, 11 bambini di età compresa tra i due e i dodici anni e due erano bambini di età inferiore ai 24 mesi.
Come al solito, il Volo 870 Itavia procedeva senza complicazioni sulla regolare rotta verso sud, al largo delle coste d’Italia. Poi, alle ore 08:59, l’aereo scomparve improvvisamente dagli schermi radar del controllo del traffico aereo italiano. Nessuna relazione su avarie o chiamate di soccorso venne ricevuta dai piloti; un secondo l’aereo era lì e un secondo dopo non c’era più. Tutte le 81 anime a bordo morirono, mentre il velivolo cadde a pezzi in mare.
In un primo momento, sembrava che le circostanze della perdita non avessero senso, l’aereo aveva volato alla perfezione e poi, abbastanza inspiegabilmente, era esploso a mezz’aria con la perdita di tutti i passeggeri. In risposta alle domande dei media, funzionari del governo dichiararono che il volo 870 potrebbe essere stato abbattuto con una bomba dei terroristi. Inizialmente, tale spiegazione ebbe senso, ma poi nessuna organizzazione terroristica si fece avanti per reclamarne la responsabilità.
Insoddisfatti, i media tornarono a fare altre domande, e come per un ordine dall’alto, i funzionari improvvisamente divennero silenziosi. Nessuna informazione aggiuntiva arrivava. Questo, a sua volta alimentò i sospetti dei media, secondo cui la vera storia era nascosta al pubblico. Purtroppo, avevano ragione. Ovunque si voltarono, le porte venivano chiuse improvvisamente. Sembrava come se nessuno fosse disposto a parlare di quello che era successo.
Ancora più inquietante, presto si scoprì che i nastri dei grafici dei radar erano scomparsi o erano stati in qualche modo cancellati. Altri dati divennero improvvisamente mancanti o non disponibili. Ancora più agghiacciante, dei testimoni chiave cominciarono a morire in circostanze strane: incidenti stradali, suicidi e anche un infarto. Ciò che seguì fu l’inizio di un occultamento pluridecennale, arrivando ai più alti livelli, ai governi di non meno tre stati. Si tratta di un occultamento che è ancora in vigore, oggi. Gli eventi si svolgono come in un brutto film di Hollywood, tranne che è tutto vero.

Fuori dal buio, in piena luce
La storia del Volo Itavia 870 è un racconto oscuro di passi falsi, errori e cover up che ha coinvolto non meno di tre governi da un lato, e un governo ostile, dall’altra: la dittatura libica di Muammar Gheddafi. I dettagli di quello che è successo quella notte rimangono ancora in gran parte un mistero, ma frammenti di prove chiave sono recentemente emersi, facendo brillare la luce su un vecchio segreto. Con la caduta del governo di Gheddafi nel 2011, gli archivi segreti dello stato libico sono stati parzialmente aperti. Lì, in mezzo a tante storie di piani terroristici, iniziative internazionali e misfatti terribili, vi sono le relazioni che illustrano dettagliatamente la notte del 27 giugno 1980.

Ponendo le basi per l’abbattimento
Nel 1980, la comunità internazionale si era schierata contro il sempre più belligerante governo libico guidato dal dittatore, colonnello Muammar Gheddafi. Negli Stati Uniti, l’amministrazione di Jimmy Carter era al suo ultimo anno ed era coinvolta in una corsa elettorale contro un parvenu, l’attore ed ex governatore della California Ronald Reagan. In Europa, la NATO era profondamente impegnata nella guerra fredda. L’Unione Sovietica aveva appena invaso l’Afghanistan, sembrava che il mondo fosse sull’orlo del conflitto.
Per le nazioni sul Mar Mediterraneo, la Libia era un problema crescente. Le forze di Gheddafi erano sempre più coinvolte nei tentativi di destabilizzare i governi della regione, tra cui molte ex colonie francesi in Nord Africa. Dal punto di vista del governo francese, era giunto il momento di eliminare il problema Gheddafi.

Un assassinio di proporzioni internazionali
Se i nuovi documenti scoperti in Libia sono credibili, la possibilità di assassinare Gheddafi si era presentata la notte del 27 giugno 1980, quando era in programma un volo di ritorno dall’Europa e sul Mediterraneo, col suo aereo di linea personale Tupolev. Una coppia di caccia francesi Mirage fu preparata per una missione molto speciale: il jet di Gheddafi sarebbe stato intercettato e abbattuto, lasciando a tutte le parti coinvolte una negazione plausibile. Se tutto fosse andato bene, il relitto sarebbe andato perduto in mare e l’azione avrebbe risolto il problema libico una volta per tutte.
Fin dall’inizio, però, le cose non sono andate come previsto. Quello che doveva essere una semplice intercettazione divenne un confuso combattimento tra i caccia impegnati da non meno quattro nazioni. I francesi, i libici, gli italiani e gli statunitensi si sarebbero tutti diretti verso un unico punto sul mare, al largo delle coste d’Italia, e a volare nella mischia si sarebbe ritrovato il Volo Itavia 870, completamente all’oscuro del dramma imminente.
All’insaputa dei francesi, tuttavia, il loro tentativo di assassinio era condannato fin dall’inizio. Secondo i documenti libici scoperti di recente, Gheddafi ebbe una soffiata all’ultimo momento sul complotto, da qualcuno del servizio segreto dell’Italia, il SISMI. Così, Gheddafi prese una decisione improvvisa e dirottò il suo aereo per atterrare sull’isola di Malta. In particolare, il SISMI mantenne un certo grado di influenza, attraverso contatti ad alto livello in Libia. L’Italia proseguì i suoi stretti legami con Gheddafi per anni, nel 1986 Bettino Craxi avrebbe telefonato a Gheddafi per avvertirlo del raid degli F-111 dell’USAF, e ancora una volta con l’aiuto degli italiani, Gheddafi sarebbe sopravvissuto fuggendo dalla caserma, pochi minuti prima che le bombe la colpissero.
Quella notte del 1980, un jet da combattimento MiG-23 dell’aviazione libica era già in volo verso nord per incontrare e scortare fino in Libia l’aereo di Gheddafi, quando deviò per atterrare a Malta. In qualche modo, nella confusione degli eventi, il pilota del MiG-23, Ezedin Koal, non venne avvertito, né gli fu ordinato di tornare alla base. Invece, volò verso nord attraverso il Mar Mediterraneo, alla ricerca del Tupolev di Gheddafi. Per la NATO, il MiG-23 libico fu subito rilvato quale “bersaglio veloce” sui radar della difesa aerea. Come da protocollo standard, l’Aeronautica Militare Italiana e la Marina degli Stati Uniti inviarono dei caccia a intercettare l’aereo che si avvicinava allo spazio aereo italiano.

Un ingaggio improvvisamente confuso
Pochi minuti dopo, il MiG-23 libico era già al largo delle coste della Sicilia. Allo stesso tempo, tre caccia F-104S dell’AMI e almeno un A-7 Corsair II della US Navy (probabilmente si trattava di un volo di due aerei), si avvicinarono separatamente da est. I due Mirage francesi, provenivano da nord, con l’oscuro intento di svolgere la loro missione di morte. Ma ora, non meno di sette, e forse ben nove aerei da combattimento della NATO, stavano convergendo su un unico punto sulla mappa, nel cielo notturno sul Mar Mediterraneo e, del tutto ignaro, in mezzo alla mischia volava il Volo 870 dell’Itavia.
A quanto pare, il pilota del MiG-23 libico fu il primo a individuare l’aereo di linea DC-9 sul suo radar. L’aereo si stava dirigendo verso sud come previsto. Per il pilota libico era proprio dove avrebbe dovuto essere. Virò con il suo MiG-23 per unirsi in formazione stretta con l’aereo di linea, che a quanto pare aveva scambiato per il Tupolev di Gheddafi, nel buio del cielo notturno. Per i piloti da caccia francesi, questa nuova formazione di due aerei corrispondeva esattamente alle loro aspettative di missione, vi era un bersaglio aereo di grandi dimensioni, chiaramente il Tupolev di Gheddafi, scortato da un solo caccia a getto libico, che era giunto da sud. Insieme, i due obiettivi volavano verso sud in direzione della Libia.
Non furono sparati colpi di avvertimento, sarebbe stato un assassinio puro e semplice. Uno dei piloti francesi lanciò un missile aria-aria verso il bersaglio più grande. Il missile fece centro, colpendo la porzione anteriore del Volo Itavia 870 con un centro perfetto. L’aereo di linea non aveva speranza: era stato letteralmente spazzato via dal cielo. Mentre i piloti dei Mirage francesi guardavano la palla di fuoco apparire e scomparire in lontananza, il radar mostrava il MiG-23 libico staccarsi e virare per un contrattacco.
C’era solo una cosa da fare, avrebbero dovuto abbatterlo…

L’eliminazione del MiG-23
Dopo aver visto l’impatto del missile sull’aereo di linea nelle vicinanze, il pilota del MiG-23 libico, Ezedin Koal, virò alla ricerca degli aerei nemici nelle vicinanze. In ogni direzione il suo naso puntasse, il radar avrebbe improvvisamente mostrato più caccia nemici. Un volo di tre caccia italiani F-104S Starfighter, da un lato, mentre uno o due A-7 Corsair dalla Marina degli Stati Uniti provenivano da un’altra direzione. Due caccia francesi Miragespingevano da nord, i loro radar illuminavano il suo sistema di ricezione radar di allarme precoce, tracciandolo e pronti a sparare. Dal punto di vista di Ezedin Koal, era solo e nei guai. Con poche opzioni, avrebbe dovuto combattere e in qualche modo  fuggire verso sud. Le probabilità di sopravvivenza erano chiaramente scarse. Non ci poteva essere alcun dubbio sull’intento ostile dei velivoli nemici, dopo tutto avevano appena abbattuto e, nella sua mente, assassinato il colonnello Gheddafi, l’uomo che doveva scortare e proteggere.
Ciò che seguì fu una serie confusa di manovre e di contro-manovre ad alta velocità nei cieli bui d’Italia. I getti francesi e libico manovravano sopra l’acqua in un dogfight, mentre i velivoli dell’US Navy e italiani giravano intorno. La lotta si spostò verso est sulla penisola italiana, prima che il MiG-23 venisse infine abbattuto o portato tra le montagne, che erano nascoste nell’ombre della notte. In definitiva, il MiG-23 libico si sarebbe schiantato nelle montagne della Sila, a Castelsilano, Calabria, situato nel centro della punta inferiore del sud Italia. In un lampo, Ezedin Koal sarebbe morto nello schianto.
Compiuta la loro missione, i caccia francesi Mirage virarono a nord, verso la Francia. Con la fine dell’ultima manovra, sembrava assicurato che non ci sarebbero stati testimoni dell’assassinio di Muammar Gheddafi.

L’occultamento della strage
Gheddafi era sfuggito nettamente al tentativo di abbatterlo. Avrebbe continuato a vivere, penultimo sopravvissuto, fino alla “primavera araba” in Libia del 2011. La Francia non parlò mai pubblicamente degli eventi di quella notte. Anche l’Italia avrebbe scelto la politica del silenzio. Gli Stati Uniti sarebbero rimasti in silenzio, essendo un osservatore esterno, non europeo. Tra il silenzio assordante delle fonti ufficiali, i media definirono l’incidente del volo 870 la strage di Ustica (“Strage di Ustica” – per la vicina isola nel Mar Tirreno).
Poi, il 18 luglio 1980, 21 giorni dopo l’abbattimento, il relitto del MiG-23 Libico venne scoperto tra le montagne della Sila. Il corpo del pilota libico Ezedin Koal era ancora legato al seggiolino eiettabile, rivelandone l’identità con il nome impresso sul casco. I funzionari non erano affatto contenti quando due giornalisti furono inviati per documentarsi sul luogo dell’incidente. Ordinarono che fossero arrestati e detenuti fino a che non accettarono di consegnare il loro film.
Nonostante questi ulteriori sforzi per l’occultamento, la stampa avrebbe poi scoperto che il corpo del pilota libico era inspiegabilmente decomposto, come se fosse morto tre settimane prima, al momento dell’abbattimento del volo 870. Questo collegava i due eventi e alimentava ancora di più l’interesse della stampa. Il corpo del pilota sarebbe stato rimpatriato in Libia, dopo essere stato sepolto per qualche tempo in Italia.

Strane coincidenze e alcune morti inspiegabili
Il presunto occultamento si estenderebbe fino ai nastri radar che hanno documentato gli avvenimenti di quella notte, che in qualche modo furono cancellati o fatti sparire. Potrebbe essere stata una coincidenza, ma ancora una volta era solo un’altra in una lunga serie di coincidenze improbabili. Allo stesso modo, per via di blocchi e occultamenti, ci sono voluti quasi nove anni per recuperare  i pezzi del DC-9, esaminarli e redarre una relazione di indagine formale dell’incidente, un tempo insondabilmente lungo per l’aviazione. Il rapporto concluse seccamente, “Tutte le prove disponibili confermano all’unanimità che l’incidente del DC-9 è stato causato da un missile che è esploso vicino al naso dell’aereo. Al momento attuale, le prove sono insufficienti per specificare origine, tipo e identità del missile.”
Aviation Week and Space Technology supportò la relazione con la pubblicazione che il danno alla fusoliera dell’aereo era coerente con quello causato da una testata bellica impiegata nei missili aria-aria. Tutti i dubbi sul coinvolgimento militare nella vicenda furono rapidamente dissolti; ma quali militari? Furono i libici, i responsabili dell’atto di terrorismo aereo? Fu qualcun altro? Ben presto la sinistra assunse l’idea che gli statunitensi e l’US Navy avessero accidentalmente abbattuto l’aereo.

Le morti improvvise di testimoni chiave
Ancora più agghiacciante, anche se forse ancora una volta casuale, un certo numero di coloro che lavoravano quella notte, e che sarebbero stati testimoni degli eventi, successivamente sarebbero morti in circostanze strane. Il comandante della base aerea italiana da cui i caccia intercettori italiani F-104S erano decollati, sarebbe morto improvvisamente in un incidente stradale. Due dei controllori radar che, sui loro schermi avevano assistito al quadro completo degli eventi di quella notte, si sarebbero suicidati impiccandosi (una scelta strana, per via del dolore conseguente). Un altro controllore radar sarebbe morto, ma questa volta per un infarto inaspettato, aveva solo 37 anni. Un quarto controllore del traffico aereo, che aveva una conoscenza diretta dei fatti di quella notte, fu poi ritrovato assassinato. Infine, due dei tre piloti dell’Aeronautica Militare che avevano intercettato il MiG-23 libico, morirono in una collisione a mezz’aria durante un air show nella base aerea di Ramstein, in Germania. Per molti teorici della cospirazione, queste morti erano tutti troppo coincidenti.
Alcuni degli ufficiali dall’aviazione militare italiana, che potrebbero avere conosciuto lo sfondo del disastro, sono morti improvvisamente.
- 3 agosto 1980: il Colonnello Pierangelo Teoldi, stava per diventare comandante della base aerea di Grosseto, ma non aveva ancora assunto il comando quando morì per un incidente d’auto.
- 9 maggio 1981: Maurizio Gari, controllore del radar della difesa aerea di Poggio Ballone, ebbe un infarto a 37 anni.
- 31 marzo 1987: Mario Alberto Dettori, controllore del radar della difesa aerea di Poggio Ballone, suicida per impiccagione .
- 28 agosto 1988: Mario Naldini e Ivo Nutarelli, dell’Aeronautica Militare Italiana:  i piloti che avevano attraversato la rotta del Volo 870, il 27 giugno, sopra la Toscana, morirono nella collisione aerea durante l’air show del 1988 di Ramstein.
- 1 febbraio 1991: Antonio Muzio, preposto alla torre di controllo di Lamezia Terme, fu assassinato.
- 2 febbraio 1992: Antonio Pagliara, controllore del radar della difesa aerea di Otranto, morto in un incidente d’auto.
- 21 dicembre 1995: Franco Parisi, controllore del radar della difesa aerea di Otranto, suicida per impiccagione

Una parola finale sul Volo 870?
Infine, una inchiesta formale fu avviata dal giudice Rosario Priore, ma anche allora i suoi sforzi furono ostacolati da blocchi imposti da figure politiche e militari della NATO e italiane. Avrebbe preso nota dell’apparente occultamento, nella sua relazione e, successivamente, quattro generali italiani furono accusati di alto tradimento per aver ostacolato le indagini. Con la scadenza della prescrizione, i casi furono archiviati.
Nel luglio 2006, i frammenti recuperati del Volo 870 furono riassemblati e portati a Bologna dalla base aerea di Pratica di Mare, nei pressi di Roma. Un anno dopo, nel giugno 2007, la fusoliera rimontata venne esposta al pubblico presso il Museo, aperto di recente, in Memoria di Ustica a Bologna. Si erge come muta testimonianza di quello che probabilmente fu un attentato fallito, e la morte di 81 civili innocenti e del pilota del MiG libico.
Poi, nel 2008, l’ex presidente Francesco Cossiga si fece avanti confermando che il Volo Itavia 870 era stato abbattuto dai caccia francesi. La sua ammissione era una bomba, ma ancora, i dettagli degli eventi di quella notte non sono stati rilasciati. Poco dopo, alla Francia fu presentata una domanda di risarcimento. Meno di due anni dopo, Cossiga sarebbe morto di problemi respiratori.
Infine nel 2011, il tribunale italiano ordinò 127 milioni di dollari di risarcimento a carico del governo italiano, per le famiglie di coloro che morirono. La vera storia di ciò che è accaduto nel cielo notturno sopra il Mar Tirreno è finalmente venuta alla luce. Con il rilascio dei più recenti documenti provenienti dagli archivi del governo libico, l’unica domanda che rimane è se i funzionari pubblici finalmente si assumerano la responsabilità di quello che è successo, confermando o smentendo la sequenza degli eventi dichiarata nei documenti libici. Dopo 32 anni, sembra che sia passato abbastanza tempo perché la verità sia rivelata.

Per maggiori informazioni si veda: Il mistero del volo 870

NOTE
Gli eventi di cui sopra si basano su un mix di fatti, di accurate sentenze e fonti pubbliche, e in larga misura sui documenti recentemente scoperti in Libia. Questa storia presume che i documenti libici siano validi… Ragionevolmente, dobbiamo affermare che parte delle relazioni possono essere imprecise. Se e quando noto, gli aggiornamenti saranno pubblicati e correzioni effettuate. Ci auguriamo vivamente che il rilascio ufficiale finale confuti la complicità del governo francese nella morte di coloro che erano a bordo del Volo 870. In definitiva, tuttavia, dobbiamo anche accettare il fatto che forse non sapremo mai tutta la verità di ciò che è successo durante la più Buia Notte dell’Italia.
Nel 1981, il presidente francese Valéry Giscard d’Estaing aveva tramato con l’Egitto un tentato omicidio. La sua amministrazione ne aveva chiesto all’amministrazione Reagan l’approvazione. Il 19 agosto 1981, come rivelato, gli Stati Uniti programmarono di assassinare Muammar Gheddafi. La Sesta Flotta USA iniziò le manovre al largo delle coste libiche, nel Golfo della Sirte (acque apertamente proclamate territorio libico).

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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Terremoto, procura apre indagine su “possibili trivellazioni abusive” 

6/6/2012

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Preso da Il www.ilfattoquotidiano.it | di Stefano Santachiara
Dopo diversi esposti di cittadini, gli accertamenti del pm di Modena Musti riguardano ipotetiche attività di fracking soprattutto attorno la zona di Rivara. Lì era in progetto un deposito di gas della Erg, fortemente appoggiato da Carlo Giovanardi. Ma l'azienda smentisce: "A scavare erano persone non autorizzate, non noi"

Più informazioni su: Carlo Giovanardi, Corrado Clini, deposito gas, Erg, fracking, Franco Ortolani, inchiesta, indagine, perforazioni, perforazioni abusive, Petrolio, procura di Modena,rifondazione comunista, Rivara, terremoto, trivellazioni.
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La procura di Modena ha avviato un’indagine per verificare se sono state effettuate trivellazioninelle zone interessate dal terremoto. Gli accertamenti, aperti formalmente dopo esposti di cittadini che segnalavano alcune attività di perforazione, rientrano nel fascicolo senza ipotesi di reato (a modello 45) aperto dal procuratore aggiunto Lucia Musti dopo la prima scossa del 20 maggio.

L’inchiesta si affianca ai filoni principali di Ferrara, Modena e Bologna coordinati dal procuratore generale Emilio Le Donne, sulla violazione delle norme antisismiche e urbanistiche relative ai capannoni crollati anche il 29 maggio in un terremoto infinito che ha già provocato 26 vittime. Le nuove verifiche si inseriscono in una materia incandescente oggetto di dibattito scientifico. Molti esperti del settore, la parte maggioritaria dei geologi e le compagnie petrolifere, garantiscono che il problema non esiste perché le tecniche di perforazione più invasive non sono autorizzate in Italia e, ove praticate, non risulta un collegamento con terremoti di sesto grado della scala Richter.

Tuttavia alcuni studi hanno evidenziato una relazione tra sisma a bassa magnitudo e trivellazioni con la tecnica della frantumazione, dall’inglese fracking o hydrofracking. Si tratta dello sfruttamento della pressione di fluidi di tipologia chimica iniettati in uno strato roccioso per creare una frattura nei giacimenti di petrolio e di gas. Le fratture sono tenute aperte introducendo materiali come sabbia e ghiaia per impedire alle rocce di richiudersi con l’abbassamento di pressione. Tra i possibili effetti dei cedimenti del terreno ci sarebbero anche le oscillazioni sussultorie e ondulatorie denominate‘scosse’ di assestamento.

Uno studio del professor Franco Ortolani, ordinario di Geologia dell’Università Federico II di Napoli e direttore del dipartimento di Scienza del territorio, ritiene opportuni approfondimenti, fra gli altri, “sull’incidenza che possono avere le reiniezioni di fluidi in pressione nelle rocce serbatoio ad alcuni chilometri di profondità in corrispondenza di faglie attive: equivale al ruolo che può avere una mosca che si appoggi su un edificio pericolante oppure all’impatto che può derivare da un elicottero che atterri sullo stesso edificio pericolante? Tali considerazioni vanno fatte con l’apporto di studi scientifici indipendenti e qualificati”.

L’ampia indagine conoscitiva della Procura di Modena, in via preliminare, mira a verificare se vi siano state perforazioni abusive sul territorio, che ad esempio nella Bassa presenta giacimenti petroliferi, mentre nella provincia di Ferrara è ricco di gas. La multinazionale inglese Erg rivara storage srl (Ers), giocando d’anticipo, in questi giorni ha garantito di non aver effettuato perforazioni in relazione al progetto di un maxi-deposito sotterraneo di gas a Rivara di San Felice sul Panaro. Il progetto, appoggiato in particolare dal senatore Carlo Giovanardi e una parte del Pdl e avversato in questi anni da ambientalisti, Rifondazione comunista e Movimento Cinque Stelle, è stato bocciato dalla Regione Emilia Romagna e nei giorni scorsi dal ministro dell’AmbienteCorrado Clini che pure esclude un collegamento con il terremoto.

Le trivellazioni autorizzate nel 2008 avevano sollevato le perplessità dell’assessore provinciale all’Ambiente Alberto Caldana (Pd), interpellato da Stefano Lugli (Fed) sulle attività condotte dall’istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e sul progetto di ricerca per idrocarburi della multinazionale americana Forest Oil-Cmi Spa. Caldana, poi costretto alle dimissioni per la vicenda riguardante una dirigente del suo ufficio condannata per il rimborso indebito di 30 euro di buoni pasto, pur chiarendo che si trattava di “sondaggi su terreni agricoli privati effettuati all’interno di un progetto di ricerca autorizzato” e non concernenti il maxideposito di gas, esprimeva perplessità, in generale, per “un evidente assalto al territorio di Finale Emilia e della bassa finalese”.

”Nonostante le numerose smentitesullo svolgimento di qualsiasi attività, sistematici interventi di disinformazione sulla stampa e su internet hanno coinvolto Ers con gravi ripercussioni sull’immagine e onorabilità della società e dei suoi azionisti. Purtroppo le Autorità locali responsabili hanno gravemente tardato nello smentire attività illegali quali le perforazioni senza autorizzazione”. Lo dice una nota di Erg Rivara Storage (Ers), dopo la notizia che la magistratura ha avviato un’indagine conoscitiva, senza ipotesi di reato, per chiarire se siano state fatte o meno trivellazioni per il progetto di mega deposito di gas a Rivara nel Modenese.

Progetto che nei giorni scorsi, dopo il sisma, è stato definitivamente accantonato con lo stop alle autorizzazioni dato dal ministero dello sviluppo economico, che ha preso atto del no della Regione Emilia Romagna. Ma dopo la notizia del fascicolo della Procura di Modena, stamani Ers ha diffuso un testo in cui “plaude all’iniziativa della Magistratura che, a quanto appreso da note di agenzia stampa, verificherà se sono state svolte attività geologiche non autorizzate nell’area coinvolta dal terremoto in Emilia, in riferimento al permesso di ricerca sismica chiesto dalla Società. Ers ribadisce che non ha effettuato alcuna attività di esplorazione sul territorio di Rivara, e non avrebbe potuto perchè il ministero dello Sviluppo economico, decisore finale nell’ambito della procedura amministrativa, non l’aveva autorizzata a fare alcunchè. Vista la gravità dell’accaduto la Società Ers auspica che la Magistratura riesca anche ad identificare i responsabili della diffusione di notizie palesemente prive di ogni fondamento ed è a disposizione dei magistrati per offrire la massima collaborazione”.
Preso da Il www.ilfattoquotidiano.it | di Stefano Santachiara 

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NIGEL FARANGE - La lunga guerra contro i mulini...

11/19/2011

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_Questo video lo dedico a tutte le persone che si fermano alle Notizie dei nostri Telegiornali, senza guardarsi intorno... l'Italia è l'unico paese che una Notizia di cronaca diventa una telenovela che ci accompagna per molti mesi, per non dire anni, verso l'oblio !
Quanto vorrei essere l'umile scudiero di quest'uomo, che rischia la sua vita per degli ideali che per molti sono scomparsi, un eroe fuori epoca, l'ultimo baluardo della Democrazia in Europa.
Perché in Italia non lo conosciamo ?! Eppure parla al Parlamento Europeo, dice cose tanto schiette quanto vere, eppure un "velo" lo nasconde alla nostra vista !
Si mette ai margini dell'ilarità pur di scoccare sciabolate al "cuore" di persone "intoccabili"... e a quanto pare sembra proprio ci sia riuscito...
Tutte le persone che desiderano la Globalizzazione se incontrano qualcuno che parla di Democrazia lo vogliono tener "fuori"...... molto strana come filosofia !
Quest'anno, come nel 2001, sono gli aerei i veri protagonisti di cambiamenti epocali. MEDITATE !
Questi fatti di cronaca che non hanno spiegazioni, ne tanto meno colpevoli, ma semplici capri espiatori, come ai tempi della caccia alle streghe, quale messaggio poco subliminale vogliono dare ?! CI STANNO FORSE SCHIERANDO ?!
Come me, altre voci, vogliono far conoscere mitici personaggi e le loro avventurose imprese. Esorto chiunque possa tradurre video in lingua straniera di aiutarci a divulgare la VERITA' in maniera LIBERA.

Aiutaci ad uscire dal buio, GRAZIE !
Preso da: Informare Per Resistere

PER CHI VUOLE APPROFONDIRE L'ARGOMENTO:
http://www.youtube.com/watchv=afP7tTnPrsc&feature=PlayList&p=AD5D7FE1 ...
http://www.youtube.com/watch?v=J7FHZ0ui9dc
http://www.youtube.com/watch?v=FNz79Yk0Bws
Grazie per il supporto musicale: WOLFUNERAL "Out of the dark"
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Festeggiano la BEATA IGNORANZA davanti alle piazze d'Italia.

11/12/2011

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Grande Daniele
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J.A. Reguffe in un solo colpo riforma il governo risparmiando un milione di euro al popolo.

10/1/2011

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Milagre em Brasília...divulguem, espalhem, pulverizem, disseminem!!!!

O deputado federal José Antonio Reguffe (PDT-DF), que foi proporcionalmente o mais bem votado do país com 266.465 votos, com 18,95% dos votos válidos do DF, estreou na Câmara dos Deputados fazendo barulho. De uma tacada só, protocolou vários ofícios na Diretoria-Gera...l da Casa. Abriu mão dos salários extras que os parlamentares recebem (14° e 15° salários), reduziu sua verba de gabinete e o número de assessores a que teria direito, de 25 para apenas 9. E tudo em caráter irrevogável, nem se ele quiser poderá voltar atrás. Além disso, reduziu em mais de 80% a cota interna do gabinete, o chamado “cotão”. Dos R$ 23.030 a que teria direito por mês, reduziu para R$ 4.600. Segundo os ofícios, abriu mão também de toda verba indenizatória, de toda cota de passagens aéreas e do auxílio-moradia, tudo também em caráter irrevogável. Sozinho, vai economizar aos cofres públicos mais de R$ 2,3 milhões (isso mesmo R$ 2.300.000,000) nos quatro anos de mandato. Se os outros 512 deputados seguissem o seu exemplo, a economia aos cofres públicos seria superior a R$ 1,2 BIlhão. “A tese que defendo e que pratico é a de que um mandato parlamentar pode ser de qualidade custando bem menos para o contribuinte do que custa hoje. Esses gastos excessivos são um desrespeito ao contribuinte. Estou fazendo a minha parte e honrando o compromisso que assumi com meus eleitores”, afirmou Reguffe em discurso no plenário. ................ Quantos poderiam seguir este exemplo??

di: Luciano Nascimento

Perché anche gli italiani capiscano,ve lo compatto...:In Brasilia il deputato federale J.A.Reguffe, [...]ha esordito alla Camera dei Deputati "facendo confusione". In un solo colpo ha riformato un bel po' di cose. Ha rinunciato ai salari extra dei parlamentari (14°e15° salario),ha ridotto il proprio salario d'ufficio e il numero dei collaboratori a cui avrebbe avuto diritto da 25 ad appena 9.e il tutto in maniera irrevocabile,non potrà più tornare indietro.Oltre a ciò ha ridotto dell' 80% gli stanziamenti del gabinetto.Dei 23.030 reais (circa 10000 euro) mensili a cui avrebbe diritto é passato a 4600 reais(circa 1800 euro). Ha rinunciato anche a qualsiasi indennizzazione di viaggi aerei e dell'aiuto sull'abitazione, tutto in maniera inderogabile!Da solo farà risparmiare alle casse pubbliche brasiliane più di 2,3 milioni di reais (un milione di euro circa) nei 4 anni di mandato. Se tutti i 512 deputati brasiliani facessero lo stesso il risparmio pubblico brasiliano sarebbe superiore a 1,2 miliardi di reais(480 milioni di euro circa). Ha dichiarato:" La tesi che difendo e che pratico é che un mandato parlamentare puo' essere di qualità costando molto meno per il contribuente rispetto ad oggi..Queste spese sono eccessive e sono una mancanza di rispetto per il cittadino. Sto facendo la mia parte e onorando l'impegno che ho preso con i miei elettori"..in quanti seguirebbero il suo esempio???
di Andrea Ciardulli
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