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Notizie di ricerca Il Paracetamolo provoca gravi danni

8/30/2012

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Desiree Phillips aveva 20 anni e una figlia piccola. La sua vita è stata stroncata, incredibile a dirsi, dal paracetamolo. La ragazza è morta per insufficienza epatica per aver preso “un paio di pillole in più”, raconta la famiglia, per ridurre il dolore causato dall’intervento al seno con il quale erano stati rimossi alcuni noduli benigni a inzio anno.La ragazza, riporta il Daily Mail, era di Llanelli, Galles del Sud, ma è morta nell’ospedale di Birmingham. La cura era stata prescritta dai medici che l’avevano operata. Desiree ha subito un trapianto di fegato, ma il suo corpo ha rigettato l’organo. “Quando abbiamo saputo che era in ospedale, non abbiamo pensato nemmeno per un secondo che potesse morire”, ha raccontato il padre della giovane, Des Phillips, 58 anni. “La gente comune non si rende conto che due pillole in più al giorno possono danneggiare gravemente il fegato”, ha continuato, sconvolto, l’uomo.

La mancanza di trasparenza delle case farmaceutiche nel momento di commercializzare medicinali è ogni giorno più evidente. Gli effetti secondari vengono spesso minimizzati, si nascondono particolari imbarazzanti delle ricerche, affinché questi prodotti possano essere venduti, generando profitti astronomici.

Queste pratiche discutibili sono ancora più odievoli quando riguardano medicinali che si vendono senza ricetta medica.

La gente li compra liberamente, si automedica e perde di vista che si tratta di prodotti farmaceutici con una sfilza di controindicazioni ed effetti secondari. Pensa che siano caramelle.

Il paracetamolo è uno di questi farmaci senza ricetta medica che è entrato nell’uso quotidiano come analgesico ed antipiretico. Al giorno d’oggi si usa in abbondanza in ogni parte del mondo per calmare dolori di varia indole e per combattere la febbre. Le case farmaceutiche assicurano che non provoca effetti secondari nelle giuste dosi e che anche i bambini lo possono prendere.

Il successo del paracetamolo è dovuto al fatto che non colpisce i meccanismi di coagulazione, né la mucosa gastrica e che generalmente non provoca reazioni allergiche, come invece fanno gli altri analgesici sintetici. Ciò nonostante esistevano seri dubbi sull’effetto sul fegato, ma le case farmaceutiche non si pronunciano con chiarezza su questo argomento.

Non so che cosa abbia convinto la FDA a prendere questa decisione, (http://www.fda.gov/Drugs/DrugSafety/InformationbyDrugClass/ucm165107.htm) ma ora riconosce pubblicamente che assumere troppo paracetamolo provoca gravi danni epatici. La FDA spiega che i rischi per il fegato sono alti e in molti casi conducono al trapianto dell’organo, ma anche alla morte.

In dosi normali si dice che sia quasi sicuro, ma una dose eccessiva può provocare seri danni epatici. È però facile oltrepassare il limite della corretta amministrazione, perché il paracetamolo si trova in più di 170 prodotti, combinato in diverse formule. Il paracetamolo è un ingrediente molto comune in vari farmaci di uso quotidiano; per questo i casi di intossicazione sono più frequenti di quanto si pensi.

Per questa ragione probabilmente la FDA ha deciso di intervenire. Mi immagino che il numero di morti provocati da problemi epatici legati all’uso del paracetamolo sia già sufficiente per constatare che effettivamente danneggi il fegato. Ormai hanno i risultati della ricerca, una ricerca condotta, come sempre, sulla pelle la popolazione mondiale.

Nel mondo arabo la gente si sta ribellando contro quei governi che la opprimono, in occidente dovrebbe ribellarsi contro le lobby del potere economico che dirigono la vita delle masse; come tiranni sfruttano la popolazione per il proprio profitto. La spremono, la salassano e la usano. Sfruttano l’ambiente e utilizzano le risorse di tutti come se fossero di loro proprietà. Non gli importa nulla della salute.

Insomma… se qualcuno prende paracetamolo, faccia attenzione. Anche se si vende senza ricetta medica è un farmaco con le sue controindicazioni ed effetti indesiderati. Bisogna sempre rispettare la posologia e ogni volta che sia possibile è meglio non prenderlo perché è già ufficiale: il paracetamolo provoca gravi danni al fegato.

MARCHE COMMERCIALI

Tachipirina – Coefferalgan – Codamol – Tachiflu – Actigrip

Fonte – altranews

(ricerca foto web eventi notizie spazio cultura e tecnologia, paracetamolo salute, paracetamolo effetti, paracetamolo dannoso, paracetamolo e fegato, paracetamolo veleno, paracetamolo tossico)

Ricordiamoci che i Rothshild e Rokfeller hanno conquistato con finanziamenti l'università americana ha istituito assieme al congresso la FDA, ente privato finanziato anch'esso, ed è la maggior azionista delle Big Pharma Mondiali. La matematica non è un'opinione.



Read more: http://coscienza-universale.com/il-paracetamolo-provoca-gravi-danni-al-fegato/#ixzz254Bjl5Re difiche.

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Nei paesi industrializzati le persone mangiano  tra i 6 e 7 chili di additivi ogni anno 

8/29/2012

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Tratto da “50 fatti che dovrebbero cambiare il mondo”, Ponte alle grazie edizioni

Un panino di grano tenero con prosciutto e senape in una bella confezione triangolare di plastica, un pacchetto di patatine salate all'aceto, e una bottiglietta di una bevanda gassata all'arancia: è il genere di pranzo che le persone dei mondo occidentale mangiano ogni giorno. Sembra gustoso, non è particolarmente consigliato per la salute, ma è sicuramente un pranzo conveniente e che sazia. E si trova sulla mia scrivania.
Il panino al prosciutto contiene non meno di tredici additivi con funzioni strane: emulsionanti, agenti trattanti, stabilizzatori, regolatori di acidità (indicati sulla confezione con una « E » seguita da un numero). Ci sono anche degli ingredienti sorprendenti: che cos'è il frumentone e perché non lo ho mai usato quando ho fatto il pane? Perché il prosciutto affumicato dovrebbe avere bisogno di acqua? Apparentemente le patatine sono adatte a vegetariani e ai celiaci, ma contengono ancora degli esaltatori di sapidità: glutammato monosodico e ribonucleotide di sodio. E la bibita? Contiene l'8% di succo d'arancia e poi sciroppo di glucosio-fruttosio, zucchero, aspartame e saccarina, conservante, aroma, colorante e qualcosa chiamato cloud (che, a chi interessa, è lo stabilizzatore E1450). 
Nel 2000, l'industria alimentare ha speso circa venti miliardi di dollari per dare al nostro cibo un aspetto più carino, un gusto migliore e una durata maggiore. Si tratta di un grande giro di affari, indotto dall'enorme bisogno che i paesi industrializzati hanno di nutrire a buon mercato - e con profitto - moltissime persone. L'industria degli additivi alimentari è convinta che questi prodotti chimici semplifichino la nostra vita. Permettono al nostro cibo di rimanere fresco per un tempo maggiore e hanno reso possibile il concetto di «cibi pronti». Senza gli additivi, sostengono, dovremmo spendere molto più tempo in cucina. Dovremmo anche impiegare più tempo per fare la spesa, dato che il nostro cibo durerebbe solo un paio di giorni prima di iniziare ad andare a male. E poi dimenticatevi la margarina (che non contiene grassi saturi), i piatti a basso contenuto calorico e i prodotti con vitamine aggiunte. Come dice la Federation of European Food Additives and Food Enzymes Industries, «l'utilizzo di additivi alimentari... ha reso possibile la preparazione in larga scala di cibo buono e sano a prezzi economici... in effetti, molti dei cibi odierni non esisterebbero senza additivi».1

E’ facile immaginare la discussione sugli additivi alimentari come un dibattito tra chimica e natura, ma non è affatto così semplice. Per secoli, gli uomini hanno usato sostanze naturali, quali sale e fumo, come mezzo per conservare il cibo. Nelle società primitive dove l'esito di una battuta di caccia non poteva essere certo e i raccolti potevano facilmente essere vittime di malattie, la ricerca di un modo per conservare le eccedenze di cibo era di vitale importanza.
Ai giorni nostri, in rapporto al loro peso, meno dell'1% degli additivi alimentari servono alla conservazione del cibo. Il 90% è rappresentato da quelli conosciuti come additivi «cosmetici»: aromatizzanti, coloranti, emulsionanti (per rendere il cibo più omogeneo nella vostra bocca), addensanti e dolcificanti. Sono queste sostanze quelle che preoccupano maggiormente chi si batte contro gli additivi. Mascherando ingredienti base insipidi e di bassa qualità, sostanze dei genere possono convincerci che stiamo mangiando qualcosa che è migliore dell'insieme delle sue parti. Solo chi ha un'elevata conoscenza di come agisca ogni sostanza può essere sicuro dì quello che sta mangiando. E ciò è preoccupante. 
Il mercato mondiale degli aromi è di tre miliardi e seicento milioni di dollari ogni anno.(2) La sintesi degli aromi è un processo estremamente complesso e molti produttori custodiscono gelosamente le loro formule. Anche un sapore che potremmo considerare semplice - per esempio, di banana o di mela - è il prodotto dì un centinaio di reazioni chimiche. La quantità di aromi chimici necessaria a rendere la mia bevanda gassata più «aranciosa» è minima. I produttori non devono nemmeno fornire i dettagli di cosa sia contenuto in questo aroma, tutto quello che devono dire è se è naturale o artificiale.

Anche questa distinzione è ingannevole. Le disposizioni dell'Unione Europea prevedono che il termine «aromi naturali» possa essere usato solo per sostanze aromatizzanti estratte da materiali animali o vegetali, ma non viene richiesto che l'aroma naturale alla fragola dei vostro yogurt debba provenire da una fragola. Tutto quello che vuole dire è che è stato estratto da una fonte naturale.
La lettura dei siti Internet dei produttori di aromi è un'esperienza surreale. Un sito descrive un'«emulsione di aroma naturale al lime... omogeneizzata, resistente al calore, con certificazione kasher e senza sali». Puoi comprare concentrato di birra in polvere, liquidi che imitano il sapore di panna densa e di torta al burro. Finché provengono da fonti naturali, molti consumatori non lo sapranno mai.
I dolcificanti artificiali sono un altro settore immensamente redditizio. Il gruppo industriale Britain's Food Additives and Ingredients Association giustifica la popolarità dei dolcificanti facendo riferimento alla salute: «Il sovraconsumo è collegato all'obesità e al diabete, per cui i dolcificanti senza contenuto energetico sono ovviamente desiderabili in molti cibi»(3) Le persone preoccupate dall'assunzione di zuccheri, possono ora scegliere tra un'ampia varietà di cibi con pochi zuccheri, senza sacrificare quel dolce sapore che cercano.
Ma c'è un'altra potente ragione per esagerare la dolcezza senza zuccheri: il costo. Mentre addolcire un litro di bevanda con lo zucchero costa circa sei centesimi di sterlina, il dolcificante privo di zucchero più venduto, l'aspartame, ne costa solo due. La saccarina costa meno di mezzo centesimo.(4) In tutto il mondo vengono usati ogni anno approssimativamente quindicimila tonnellate di dolcificanti sintetici.(5)

Sia le industrie di additivi alimentari sia gli organi regolatori, come la Food Standard Agency della Gran Bretagna, sono convinti che i dolcificanti naturali siano sani. Ma coloro che sono contrari sostengono che sussistano dubbi considerevoli a proposito di molti dei prodotti più usati. Gli esperti di tumori hanno espresso dubbi circa gli esperimenti su un dolcificante, l'acesulfame-K, e hanno richiesto controlli più rigorosi; un vice Direttore Generale Federale della Sanità degli Stati Uniti in riposo ha detto che «è probabile che l'acesulfame-K può essere cancerogeno... e che dovrebbe essere eseguita un'apposita ricerca a lungo termine su topi e ratti».(6) E’ stato dimostrato che la saccarina provoca il cancro nei roditori e a quanto si dice l'aspartame è stato collegato ad effetti neurologici come le vertigini e l'emicrania.(7)
In Gran Bretagna la sicurezza degli additivi alimentari è determinata dalla Commissione Europea sulla sicurezza dei cibi. Ci sono prove di grandi pressioni dietro le quinte, con l'industria alimentare che cerca di influenzare l'Unione Europea. E neppure la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ne è immune. Nel 1977 uno studio canadese confermò dei test iniziali che avevano dimostrato che i ratti sviluppavano il tumore alla vescica quando venivano nutriti con alte quantità di saccarina e la Food and Drug Administration propose un bando totale. In seguito a una protesta pubblica, senza dubbio sovvenzionata dai produttori, il Congresso ordinò una moratoria e poi emanò una legge che richiedeva che i prodotti contenenti saccarina dovessero portare l'indicazione sull'etichetta di essere potenzialmente nocivi. Anche questa richiesta ora è stata limitata.
E’ chiaro che il pubblico inglese è preoccupato per la sicurezza dei cibo: una ricerca della compagnia di sondaggi Mintel ha mostrato che il 44% dei consumatori è preoccupato al riguardo e il 36% degli adulti crede che dovrebbe esserci un'etichettatura più chiara a proposito degli ingredienti, degli additivi e degli «E seguiti dai numeri». Non c'è dubbio che facciano bene a preoccuparsi. Ma inasprire le condizioni di etichettatura non porterà necessariamente a una soluzione. Mentre i comitati di controllo stimano che ci sono cinquecentoquaranta composti di additivi alimentari sicuri per il consumo umano, sussistono dubbi sulla sicurezza di centocinquanta di questi. Trenta potrebbero addirittura causare danni duraturi a chiunque li consumi. (8)

L'Autorità sulla Sicurezza Alimentare dell'UE ha annunciato nel marzo 2003 che avrebbe cambiato i criteri di regolamentazione degli aromi: dal luglio 2005 saranno autorizzati solo gli aromi che fanno parte di un «elenco sicuro». L'elenco comprenderà solo sostanze valutate secondo una procedura stabilita e risultate appunto sicure. è un buon inizio, ma ancora una volta il messaggio sembra essere chiaro: se il cibo viene considerato «sicuro», l'Europa non si preoccuperà di controllare di che cosa è fatto. Dunque non c'è differenza tra vere fragole e l'aroma di fragola frutto di dozzine di composti chimici?
Ebbene, in questo momento, no. Ma ciò di cui noi vogliamo parlare è che cosa ci mettiamo in bocca e il fatto che tutti questi additivi alimentari stiano perpetrando una sorte di frode a danno di tutti noi. Se compro un panino al prosciutto voglio sentire il sapore reale dei prosciutto, non uno strano miscuglio di tessuto animale aromatizzato con prodotti chimici. Non voglio dover leggere le parti stampate in piccolo sulla mia bibita alla frutta per vedere se contiene dolcificanti.
Il cibo fresco e ben cotto possiede già di per sé tutto l’aroma e la consistenza di cui ha bisogno.
Alcune di queste cose interessano le scelte che compiamo, ma la maggior parte riguardano scelte che sono fatte per noi dai venditori e dai produttori. Fare pressioni per introdurre delle regole migliori è una cosa facile, e la prossima volta che andate al supermercato fermatevi un momento a dare un’occhiata alle scritte piccole: se c’è qualcosa che ha un aspetto che non vi piace, non compratela. I produttori e i rivenditori non ci metteranno molto a capire l’antifona.

Preso da: www.disinformazione.it
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Ecco come le banche hanno ottenuto il potere 

8/25/2012

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Ecco come hanno conquistato il potere finanziare e di conseguenza il mondo le banche attraverso i Rotschild, Rokfeller, Morgan.....   film storico da vedere.
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LA MASSONERIA EBRAICA: IL B’NAI B’RITH

8/23/2012

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Esiste una speciale Fratellanza Massonica riservata esclusivamente a elementi ebraica: l’Ordine del B’nai B’rith talvolta trascritto anche come “Beni Berith” che in ebraico significa “Figli dell’Alleanza“. Ovviamente per Alleanza si intende quella contratta con il Dio Unico dal capostipite Abramo e sempre rinnovata dalla sua discendenza da Isacco a Giacobbe fino al patto stipulato da Mosè sul Monte Sinai. Secondo l’ideologia sionista i benefici di questa alleanza sono una esclusiva ebraica. Gli uomini delle altre razze – come abbiamo potuto vedere nei capitoli precedenti – sono escluse dal patto. Alla massoneria ebraica del B’nai B’rith difatti sono interdetti gli accessi a tutti i non ebrei, mentre sono aperte le porte anche a quei Figli dell’Alleanza convertiti al cristianesimo o all’Islam per mere esigenze speculative. L’ordine del B’nai B’rith è un’organizzazione ermetica, chiusa, assolutamente inaccessibile ai comuni mortali, rappresenta una Super Massoneria con diritto di veto e influenza sulle altre Massonerie. Il fatto stesso che, come scrive Emmanuel Ratier nel suo importante “Misteri e Segreti del B’nai B’rith” – “alla bibliothèque nationale non si trova alcunchè riguardo al B’nai B’rith salvo un modesto opuscolo in lingua ebraica, uno in tedesco datato 1932, un altro in inglese ed un quarto di un antisemitismo estremista“. 
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1°

Confermerebbe il grado di segretezza e di massima riservatezza che questa organizzazione riesce a imporre sulla stampa, sui media e più vastamente al di fuori delle sue potenti logge. Non citeremo ovviamente altri passi dell’ottimo e fondamentale lavoro del Ratier, basti al lettore sapere che la situazione in Italia circa opere o libri su questa organizzazione appare praticamente identica a quella descritta oltrealpe dall’autore. In generale esisterebbe una cappa di silenzio e omertà, un’alone di ossequioso rispetto, che i massmedia riserverebbero a questa strana Massoneria. Fondata negli Stati Uniti, esattamente il 13 ottobre 1843 presso il Caffè Sinsheimer nella Essentrat del quartiere di Wall Street a Nuova York, durante una riunione da alcuni ebrei immigrati dalla Germania, il B’nai B’rith difatti assunse quale nome primordiale quello germanico di “Bundes-Bruder“. L’ordine B’nai B’rith è una delle più antiche organizzazioni sorte negli Stati Uniti così come evidenzia il Ratier. Tutti i fondatori appartenevano all’ondata migratoria di ebrei askhenazy provenienti dalla Germania e dall’Est Europa, in particolare era diffusa fra questi gruppi la lingua yiddish un miscuglio incomprensibile di tedesco, polacco, ceco e ebraico.

L’organizzazione era in stretto rapporto, almeno all’inizio, con la Loggia Massonica dell’Aurora Crescente di Francoforte, sorta nel 1908 sotto il patrocinio del Grand’Oriente di Francia. Dunque a valutare l’origine del B’nai B’rith questo assumerebbe i tratti di una delle molte ordinanze massoniche, filiazioni di altre e comunque derivate sempre da una Gran Loggia Madre. In realtà il ruolo che svolgerà il B’nai B’rith sarebbe stato immediatamente distino rispetto alle massoneie dell’epoca. Fra i membri della “loggia sorella” di Francoforte annotiamo la presenza dell’influente Leon Baruch, membro del Gran Sinedrio Ebraico Mondiale. Sebbene all’interno delle Logge Massoniche Germaniche gli ebrei non fossero ammessi dobbiamo registrare come presso quella dell’Aurora Crescente l’influenza di falsi conversi fu notevole e determinante alla successiva trasformazione dei regolamenti interni delle massonerie tedesche. Nel mentre in Germania aumentava la pressione degli ebrei per entrare nelle logge oltre oceano, a Nuova York, nasceva quella che sarebbe diventata la più influente di tutte le Massonerie. Il B’nai B’rith divise il mondo in 11 distretti ognuno dei quali doveva contare di almeno una Gran Loggia dell’Ordine. Senza dubbi 7 di questi distretti restarono negli Stati Uniti – designata dal Gran Sinedrio qualche anno più tardi come novella “Terra Promessa” dove impiantare l’establishment di potere giudaico-massonico. Le capitali degli altri 4 distretti erano Berlino, Vienna, Bucarest e Costantinopoli ossia nel cuore delle nazioni rappresentative della cristianità protestante, cattolica e ortodossa oltre che nella capitale dell’Impero Ottomano dove – fra i fondatori dell’ordine – ritroviamo numerosi i criptogiudei della setta sabbatea dei “Dummeh“.

2°

In Germania la Gran Loggia B’nai B’rith si organizzò in modo efficace solamente a partire dal 1885, utilizzando fino a quel momento i fratelli dell’Aurora Crescente. Questi ultimi erano riusciti a far schiudere le porte della Massoneria Nazionale di Germania nel 1874 evento che portò numerosi massoni tedeschi di chiara ideologia razzista e antisemita a abbandonare l’istituzione madre e a fondare nuove Massonerie Nazionalistiche (sarebbero nate da queste – Germanen Orden, Loggia del Vril, Thule Geselschafft ecc – le organizzazioni politiche d’estrema destra e di stampo antisemita che successivamente alla 1^ Guerra Mondiale avrebbero dato vita all’ NSDAP , il Partito Nazional-Socialista dei Lavoratori Tedeschi di Adolf Hitler). L’unificazione di queste logge nazionaliste avvenne nel 1912 (costituzione del Germanen Orden) e da questa derivò probabilmente la Società Thule del barone Von Sebottendorf, alto iniziato in precedenza alla massoneria operativa turca e in contattò con ordini esoterici islamici di scuola sufi. La Loggia Thule rischiò di scomparire durante l’insurrezione socialista del 1918-19 quando alcuni fra i suoi più influenti membri (fra questi il principe Thurn Von Taxis) vennero trucidati per ordine dei commissari del popolo ebrei Tobias Axelrod, Eugenio Levine e Max Lieven. Nonostante questi momenti difficili, descritti minuziosamente dal barone Von Sebottendorf nel suo “Prima che Hitler venisse“.

3°

La Società si riorganizzò attraverso la preziosa collaborazione di personalità di assoluto valore fra i quali spiccavano lo studioso di Geopolitica Karl Hausopher, Gottfrid Feder, Dietich Eckert, Alfred Rosemberg, Rudolf Hess e uno sconosciuto caporale di origini austriache che ben presto il mondo avrebbe imparato a conoscere molto bene: Adolf Hitler. Per quanto riguarda le altre centrali del B’nai B’rih in Europa possiamo dire che tutte si organizzarono in maniera minuziosa per muovere all’assalto del potere politico e economico. In Romania, a Bucarest, la loggia israelita venne diretta da Benjamin Peixotto, un sefardita di origine spagnola. Nominato Gran Segretario a soli 29 anni nel 1863, sette anni più tardi venne nominato dal presidente statunitense Grant console degli Stati Uniti in Romania, paese nel quale lavorò sotterraneamente per il raggiungimento dell’uguaglianza di diritti degli ebrei. Nel 1872 creò assieme a Adolphe Stern la “Confraternita di Sion” altro organismo sionista che riuscì – anche attraverso i buoni uffici di Lord Disraeli – ad ottenere l’indipendenza della Romania durante il famoso Congresso di Berlino sei anni più tardi. Nel 1888 la Confraternità di Sion venne trasformata in Gran Loggia di Sion nr° 9 e la Romania divenne – un’anno più tardi – sede del Distretto nr° 9 del B’nai B’rith. L’influenza della massoneria ebraica in terra di Romania risultò impressionante nei decenni successivi. Appena nata contava almeno 544 mebri suddivisi in 11 comunità.

Nell’anno 1927 il 9° Distretto raggiungeva il numero di 1700 fratelli ripartiti in 15 logge delle quali 11 nella Romania storica e 4 nei territori di Transilvania annessi alla fine della 1^ Guerra Mondiale. In Turchia prenderà la direzione del Grand’Oriente di Turchia il sefardita Edipo Servet che installò la sede a Costantinopoli, poi Istambul nel quartiere di Pera. Nell’area balcanica prese le redini del Grand’Oriente di Yugoslavia l’askhenazita Jorge Wiefurt. Nell’anno 1938 l’Ordine contava circa 800 logge e 75.000 affiliati in tutto il mondo. Sarebbero diventati quasi mezzo milione alla fine del secolo. Il ruolo svolto dall’ordine nei processi dissolutivi delle società cristiane appare evidente e indiscutibile. Per fare un solo esempio la rivoluzione bolscevica del 1917 venne “profetizzata” da uno dei più influenti membri dell’ordine, il famoso banchiere ebreo Jacob Schiff, più volte tesoriere promotore di iniziative volte al finanziamento dell’ala bolscevica di Lenin, da lui lucidamente ‘annunciata con quindici anni d’anticipo’ come spiega Ratier nel suo volume.

4°

Da parte dell’Ordine del resto non si sarebbe manifestata alcuna preoccupazione né segni di ostilità verso i regimi comunisti che si sarebbero installati nell’intera Europa Orientale. L’unico problema, casomai, era quello di ottenere garanzie sufficienti dai vertici della nomenklatura sovietica (retta da ebrei askhenazity) circa il rischio dell’assimilazione delle comunità ebraiche al laicismo, all’ateismo o più vastamente alla società Goym russa. I dirigenti sovietici, come vedremo, mantennero sempre queste promesse: le comunità ebraiche saranno infatti le sole che potranno mantenere le proprie istituzioni, sviluppare il proprio culto e – se possibile – inquadrare fanaticamente i propri fedeli forgiando entusiasti sionisti da individui fino ad allora restii al combattimento. Sarà proprio l’Est Europa a fornire i principali dirigenti del neo costituito stato d’Israele. L’ordine mise ovviamente in campo il suo stato maggiore in occasione dell’intervento americano nella 1^ Guerra Mondiale. Nacque una Lega per il benessere dei soldati e dei marinai finanziata dal B’nai B’rith di cui venne nominato presidente l’ebreo Adolf Kraus, successivamente membro della commissione statunitense inviata ai trattati di pace a Versailles.

Alla fine del primo conflitto mondiale l’ordine sviluppò nuove attività, nel 1923 creò la Hillel Foundation con Boris Bogen, la B’nai Brith Youth Organization detta anche A.Z.A, il Vocation AL Service Bureau e molte altre. Nel 1938 venne eletto presidente dell’ordine Henry Monsky il primo alto dirigente di origini russe dopo molti tedeschi. Sionista dichiarato e presidente della Conferenza Nazionale per la Prevenzione della delinquenza minorile, Monsky avrebbe svolto un ruolo discreto ma importante nella creazione delle Nazioni Unite. Grazie alla presidenza Monsky l’ordine superò rapidamente i 100.000 iscritti assicurando lealtà e sostegno alla presidenza del massone mezzo ebreo Roosevelt. Unica organizzazione non militare a ricevere una citazione d’onore dalla Marina Militare degli Stati Uniti alla fine del conflitto per gli sforzi eccezionali sostenuti a favore dell’intervento bellico.

Una delle autorità di massimo rilievo che il B’nai B’rith collocò a lato del presidente Roosevelt fu Henry Morghentau, già ambasciatore in Turchia durante il periodo 1913-1916, divenne presidente della Commissione per i rifugiati della Società delle Nazioni nel 1923 e poi presidente della Croce Rossa statunitense. Il ruolo svolto da Morghentau risulterà decisivo al fine di convincere un titubante Roosevelt a finanziare la Guerra Ebraica contro la Germania e il Giappone. Una guerra dichiarata palesemente dall’intera nazione ebraica attraverso le colonne dei principali organi d’informazione sionisti. Già il 24 Marzo 1933 il Daily Express annunciava: “Judea declares War on Germany. Jews of all the World unite. Boycott of German Goods. Mass Demonstrations” subito seguito da altri organi di stampa diretta dal Kahal Supremo.

Il 3 Aprile 1933 (ben sei anni e cinque mesi prima dello scoppio delle ostilità) il Daily Herald indica la Germania come “il paese dei macellatori di ebrei“. L’organizzazione di questa dichiarata guerra commerciale avviene attraverso la Federazione Economica Ebraica diretta dall’avv. Samuel Untermeyer. Se ciò non bastasse dobbiamo rilevare come in maniera ancor più perentoria il Sionismo Mondiale avrebbe ribadito l’assoluta e incondizionata volontà di sostegno ala Guerra contro la Germania Nazional-Socialista. Chaim Weizmann – l’unico che avrebbe potuto parlare a nome di tutto l’ebraismo – rassicurò in una lettera pubblicata sul Times del 5 settembre 1939 il Governo di Londra dell’assoluto e sincero sostegno che gli ebrei di tutti i continenti avrebbero combattuto al fianco delle democrazie contro il fascismo. In tutti i paesi democratici numerosi fuoriusciti antifascisti si metteranno al servizio dello sforzo propagandistico degli Alleati.

Saranno soprattutto gli ebrei a sostenere le trasmissioni radiofoniche che da Londra e New York inonderanno di menzogne Germania e Italia. Le trasmissioni radiofoniche da Londra in lingua italiana sono un feudo ebraico: Aldo Cassuto è dietro la voce del famoso colonnello Stevens, Giulio Finzi ed Umberto Limentani sono capiturno dell’emittente; Massimo Coen legge in italiano i notiziari della BBC, ma altri ancora sono i collaboratori ebrei: Giulio Perugia, Mario Forti, Elio Nissim, Paolo Treves, figlio dell’ex segretario socialista Claudio. Negli USA l’ebraismo si agita per influenzare in senso antifascista gli ambienti italo-americani. Mentre Bruno Foà dirige, coadiuvato da Alfredo Segre,Roberto Bolaffi e Sergio Jesi, il Bureau of Latin American Research, altri elementi ebraici, tra i quali si distinguono Bruno Zevi, Aldo Garosci,Enzo Tagliacozzo, danno vita alla “Mazzini Society“, della quale saranno rispettivamente presidente e segretario Max Ascoli e Paolo Milano. Con i correligionari della Mazzini Society entrano in contatto Ernst Cuneo e Dino Gentili.

5°

Il B’nai B’rith che da sempre ha ottimi rapporti con le comunità italiane (tanto che da anni si svolge sotto la sua egida l’annuale giornata della solidarietà ebraico-italiana) in particolare con la Grande Loggia newyorchese dei Figli d’America e d’Italia sostenne attivamente anche l’antifascismo dei fuoriusciti italiani in Francia e di quelli rimasti in Italia. Alla morte di Monsky nel 1947 l’Ordine del B’nai B’rith aveva raggiunto la cifra di 185000 membri che sarebbero progressivamente aumentati soprattutto tra il 1950 e il 1970. L’America rimane il feudo principale dell’Ordine sebbene moltissimi fratelli “Beni Berith” si sarebbero installati in Israele.

Tutti i presidenti eletti negli Stati Uniti dal dopoguerra fino ai giorni nostri hanno dovuto scendere a patti con l’Ordine, sottoponendosi alle forche caudine di questa Massoneria de facto autentica domina della scena politica statunitense. I candidati (siano essi democratici o repubblicani) devono inevitabilmente convincere quest’assise speciale delSionismo Mondialista per aspirare all’elezione a presidente della repubblica. Ne sanno qualcosa Richard Nixon e Dwight Eisenhowernegli anni cinquanta; John Kennedy e Lyndon Johnson nei sessanta eJimmy Carter nei settanta, Ronald Reagan e Bush senior negli ottanta,Bill Clinton e Bush junior attualmente. L’Establishment sionista controlla l’America, l’intera struttura di potere è solidamente nelle mani di questi alti iniziati, i quali (e fra loro il B’nai B’rith) formano l’autentico vertice della piramide del potere occulto ebraico-massonico.

6°

Come ha ricordato qualcuno, è necessario ricordare che, a capo della campagna elettorale di Bill Clinton nell’anno 1992 era situato Stuart Eizenstadt, alto rappresentante ebreo e massone dell’Ordine. L’Aipac lobby che riunisce circa 140 associazioni dell’ebraismo americano, è stato l’ente che ha patrocinato e finanziato le fazioni democratiche e repubblicane nelle ultime campagne elettorali. Nel numero del febbraio 1993 della rivista France-Pays Arabes comparve un’articolo, estratto dalWashington Times, che metteva in relazione l’allora presidente dell’Aipac, David Steiner, e un influente industriale ebraico, Henry Katz, alle possibilità di vittoria elettorali di Clinton.

Nell’articolo citato veniva riferito che Clinton avrebbe goduto di ampi favori proprio a causa della sua posizione dichiaratamente pro-sionista rispetto a Bush senior. Non dobbiamo qui dimenticare come durante quelle elezioni Bush e i repubblicani erano impegnati nelle faticose trattative per avviare un processo di pace nel Medio Oriente che stava mettendo a rischio Israele e la sua politica oltranzista. Non dobbiamo inoltre dimenticare come lo stesso scandalo Lewinsky, che coinvolse direttamente il presidente Clinton, avvenne in un momento di stallo delle trattative mediorientali e, soprattutto, a fronte delle difficoltà israeliane dell’ex premier del Likud Nethanyau di arrivare ad una pace con l’Olp e Yasser Arafat.

Infine per concludere con le interferenze del B’nai B’rith nella politica statunitense ricordiamo la recente elezione della moglie di Clinton,Hillary, costretta a ossequiose dichiarazioni pro-israeliane e a rinunciare e rifiutare dei fondi elettorali provenienti dalle comunità arabe americane. Allo stesso modo l’Ordine ha esteso le sue influenti logge anche verso l’Europa dell’Est dove le sole comunità religiose tollerate dallo stato ateo e materialista dei Soviet erano proprio quelle ebraiche.

Torneremo ampiamente nel capitolo dedicato a Ebraismo e Comunismoalle numerose convergenze fra sovietici e sionisti, tra esponenti della nomenklatura bolscevica e membri della massoneria B’nai B’rith. Non và qui dimenticata anche l’enorme influenza che il B’nai B’rith esercita direttamente sui rappresentanti delle Nazioni Unite, di qualsiasi paese e nazionalità essi siano. Pensiamo per fare un solo esempio aBoutros Ghali, per anni presidente dell’Assemblea delle Nazioni Unite, “cristiano copto” di nazionalità egiziana sposato ad una israelita eappartenete alla massoneria anglo-americana.

7°

Concludiamo questo capitolo dedicato al B’nai B’rith ricordando comunque che questa Massoneria esclusivista ebraica – per quanto potente e influente possa essere – non rappresenta la cupola del Sistema Mondialista (sebbene certamente non ne sia estranea) essendo questa rappresentata dal Gran Sinedrio Ebraico Mondiale il quale – entità occulta e nota a pochi altissimi iniziati - da secoli, come abbiamo potuto annotare in precedenza, è stato spostato dal Sionismo Mondiale per mere esigenze tattiche e strategiche di sicurezza e segretezza. Vedremo prossimamente di cosa si tratta.

Note al capitolo 10°:

1° Emmanuel Ratier – “Misteri e Segreti del B’nai B’rith“, edizioni Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia 1995

2° Sulla setta ebraica dei Dummeh turchi crediamo utile rimandare all’ottimo libro dell’ebreo Arthur Mandel “Il Messia Militante ovvero la Fuga dal Ghetto“, edizioni Archè, Milano 1984. In questo testo difficile da reperire viene ripercorsa la storia di Jacob Frank e del suo Movimento (il Frankismo), il ruolo chiave assunto dalla figlia Eva e l’attività sovversiva che alcuni membri frankisti svolgeranno durante le fasi più acute della Rivoluzione Francese.

3° Sul ruolo e l’attività della Thule Geselschafft si consulti quest’ottimo volume del barone Rudolf Von Sebottendorf tradotto in italia con il titolo “Prima che Hitler venisse” a cura della casa editrice Arktos, Torino 1987 unicamente all’altro volume del Sebottendorf “La pratica operativa dell’antica massoneria turca” edizioni Il Delfino, Torino 1980.

4° Emmanuel Ratier – op. citata 

5° Piero Sella – “Prima di Israele” edizioni L’Uomo Libero, Milano1990

6° – Sebbene il B’nai B’rith attualmente cerchi, invano, di evitare qualsiasi riferimento alla Massoneria, il Ratier nel suo volume esamina testi di autori e iviste massoniche che – in passato – hanno apertamento parlato di B’nai B’rith come di una Super-Massoneria Giudaica: sono citati Daniel Ligou e il suo “Dictionnaire de la franc-massonerie” (1932), l’Almanach maconnerie de l’Europe, Jean-Pierre Bayard, la rivista Globe che non esita a definire il B’nai B’rith chiaramente “ramo ebraico della Massoneria”, Daniel Beresniak e la sua “Guide de la vie juive en France’ e la potente ‘Tribune Juive” che conferma come il B’nai B’rith rappresenti “l’obbedienza massonica riservata ai soli ebrei”.

7° Citato dal PHI Auslandsdienst, Berlino 21/06/1993 e riportato nel volume della Fraternità Sacerdotale S.Pio X° – “New Age: il Piano Anticristico per la Dissoluzione del Cristianesimo”, Atti del 1° Convegno di Studi Cattolici tenutosi a Rimini il 29, 30, 31 ottobre 1993.

da IL GOVERNO MONDIALE EBRAICO
di Dagoberto Huseyn Bellucci
(Capitolo 10)
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10 buoni motivi per evitare il vostro medico

8/14/2012

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Dottor Mercola – dal sito Effedieffe - agosto 2012 
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Da tempo sostengo che la strategia migliore per stare in salute consiste prima di tutto nell’evitare di fare visita al vostro medico. Perchè? 
Perché in molti casi tutto quello che succede è che ve ne uscirete con una o due ricette e che queste raramente risolveranno il problema. La maggior parte delle visite dai medici producono solo la soppressione dei sintomi, spesso causando effetti e problemi collaterali.
Piuttosto che informare i pazienti sulle vere condizioni sottostanti e sulle reali soluzioni che portano alla salute, è come se i medici vi applicassero dei cerotti medicati tossici su ferite aperte. Ci sono quindi molti validi motivi stando ai quali l’interesse della vostra salute consiste nell’evitare il vostro medico...

1. Il PAP test annuale
Molti medici continuano a suggerire alle donne di eseguire l’annuale del PAP test, ma le ultime informative dalla U.S. Preventive Services Task Force raccomandano il contrario. Le nuove raccomandazioni suggeriscono che le donne procedano al PAP test una volta ogni 3 anni dai 21 ai 65 anni.
Sottoporsi al test più di frequente – o prima dei 21 anni – determina più facilmente l’individuazione del papillomavirus (HPV) e delle lesioni ad esso associate. Se un medico individua lesioni simili, le considera automaticamente pre-cancerose e le “cura” di conseguenza.

Al contrario, la maggior parte delle infezioni HPV – e delle lesioni intraepiteliali squamose di basso livello associate – spariscono per conto loro senza bisogno di cure specifiche mentre, al contrario, il trattamento in sé può risultare nocivo. Poiché la maggior parte dei casi di HPV guariscono da soli, questo è un esempio di cura che fa più male che bene.

Ciò detto, i PAP tests  (che ricercano un tumore della cervice dell’utero generalmente associato all’HPV), sono sicuramente il miglior strumento per evitare di morire di tumore alla cervice, ma un test all’anno è ugualmente inutile: è infatti dimostrato che una frequenza superiore ai 3 anni non aumenta la frequenza di diagnosi del tumore. Donne non a rischio HPV non sono a rischio tumore alla cervice. Inoltre, quand’anche l’infezione non sparisse da sé – cosa rara – occorrono 10 anni prima che evolva in un tumore. I tumori alla cervice crescono molto lentamente, ed è questo il motivo che rende efficaci anche dei test meno frequenti.

Nonostante le nuove linee guida, la maggior parte dei medici continuano a consigliare ai propri pazienti l’esame su base annuale, e questo solo perché gli uni e gli altri sono abituati così.
Alcuni medici temono che, senza una necessità di PAP test su base annuale, non vedranno i loro pazienti nemmeno per altri esami.
In effetti, ci sono anche buoni motivi per ritenere che queste nuove linee guida facciano parte di un piano di salvataggio del Gardasil, il vaccino per l’HPV, le cui vendite sono preoccupantemente basse. Il vaccino HPV è molto costoso ed è stato pubblicizzato con grossi investimenti ma è stato un colossale insuccesso con meno del 27% delle donne che hanno optato per vaccinarsi ed una serie di seri effetti collaterali che continuano a venire alla luce.

2. Mammografia
Una recente analisi ha evidenziato che solo 1 donna su 8 con diagnosi di tumore al seno diagnosticata durante una mammografia di routine è stata salvata da tale controllo abitudinario; l’analisi non tiene conto poi, all’opposto, di quanti casi di tumore al seno siano stati indotti dalle mammografie di routine.
I ricercatori, utilizzando i dati ufficiali relativi al tumore al seno in possesso del The National Cancer Institute e il The Centers for Disease Control and Prevention, hanno calcolato le probabilità per una 50enne di sviluppare un tumore al seno nei successivi 10 anni, le probabilità che il tumore venga individuato da una mammografia ed il rischio che muoia per tumore al seno nei successivi 20 anni.

Nella migliore delle ipotesi, una mammografia ha una probabilità di salvarle la vita pari al 13%, ma potrebbe essere oggettivamente più bassa, a livello di un 3%. Indipendentemente dal tipo di analisi condotta – e considerando donne di età differenti – la probabilità che una mammografia salvi la vita restano comunque sotto al 25%. I ricercatori hanno dunque concluso che: «La maggior parte delle donne alle quali è stato diagnosticato un tumore al seno tramite una mammografia di routine non hanno avuto la vita salvata da tale esame. Al contrario, la diagnosi è stata o talmente precoce da non influire sulla mortalità, o un falso positivo».

Vale la pena ripeterlo: «Con le mammografie vengono spesso diagnosticate – come pericolose – lesioni o tumori che non costituirebbero mai una minaccia per la vita della donna. Portano anche spesso a falsi positivi [ovviamente si ricorda che un esame positivo è una notizia negativa per il paziente, ndt] che causano trattamenti non necessari: spesso le donne vittime di queste diagnosi eccessive [sbagliate nei fatti] subiscono mastectomie, radioterapie e chemioterapie non necessarie e che possono avere effetti devastanti sia sulla qualità che sulla durata della loro vita. Come se non bastasse, le mammografia utilizza delle radiazioni ionizzanti che di per sé producono o possono contribuire a produrre lo sviluppo del tumore al seno.

3. Raffreddore e influenza
Pensate che sia una cosa furba andare dal medico per queste cose? Ripensateci. Grazie all’abitudine per l’eccessiva prescrizione di antibiotici, ed alla prescrizione di antibiotici inadatti, avete molte probabilità di uscire dallo studio con la ricetta per una medicina che non vi serve.
Gli antibiotici NON funzionano contro i virus, dunque contro raffreddore ed influenza sono inutili. Sfortunatamente, sono prescritti alla grande proprio per tali malattie. Se avete un raffreddore od un’influenza ricordatevi che, a meno che non abbiate una seria polmonite batterica secondaria, un antibiotico farà peggio piuttosto che meglio, perchè ogni volta che assumi un antibiotico aumenti la tua vulnerabilità a sviluppare infezioni che siano resistenti a tale antibiotico – fino a diventare portatore sano di una simile infezione, resistente al farmaco e diffonderla agli altri.

La prima cosa che devi fare se senti che stai per prenderti un raffreddore od un’influenza è sospendere TUTTI gli zuccheri, i dolcificanti artificiali, gli alimenti industriali. Lo zucchero è particolarmente dannoso per il sistema immunitario, sistema che necessita di essere potenziato e non indebolito, al fine di combattere l’infezione in atto. Negli zuccheri rientra anche il fruttosio dei succhi di frutta, e tutti i tipi di cereali, in quanto nell’organismo vengono smontati in zucchero semplice.
Teoricamente, non appena senti che potresti avere un’influenza che si avvicina, dovresti controllare l’alimentazione, il sonno, l’attività fisica e lo stress. Disporre di una grossa quantità di sonno è decisivo ai fini della difesa perchè è la fase nella quale sono più efficaci le strategie di potenziamento immunitario. Inoltre, lo studio scientifico dimostra che più alto è il livello di vitamina D, più basso il rischio di contrarre raffreddore, influenza ed altre infezioni del tratto respiratorio. Sono assolutamente convinto che tu possa evitare raffreddore ed influenza solo mantenendo la vitamina D ai livelli ottimali.

4. Colesterolo
Molti medici sono inconsapevoli del fatto che una dieta ad alto contenuto di grassi NON è la causa dei disturbi al cuore. Questi medici sono tratti in inganno nel credere che il colesterolo totale sia un accurato indicatore previsionale di disturbi al cuore. Se vai dal tuo medico ed il tuo colesterolo è alto, ci sono due cose che probabilmente ti sentirai dire:

1. prendi un farmaco a base di statine che abbassi il colesterolo e

2. non mangiare grassi saturi.

Se è vero che i farmaci a base di statine abbassano il colesterolo con grande efficacia, il demonio responsabile degli attacchi di cuore non è il colesterolo. Anche una ricerca del MIT, Massachusetts Institute of Technology, chiarisce che non c’è un solo studio scientifico che dimostri che le statine abbiano migliorato la mortalità qualsiasi ne fosse la causa. Detto in altre parole: non prolungano la vita, non più di quanto si sarebbe prolungata senza prenderle. In verità, invece di prolungare la vita, contribuiscono al deterioramento della qualità della tua vita: distruggono i muscoli, danneggiano fegato, reni e funzionalità cardiaca. Il modo migliore per ottimizzare i tuoi livelli di colesterolo e la salute del tuo cuore è collegato al tuo stile di vita: mangiare cibi con pochissimi grassi industriali, evitare grassi vegetali sottoposti ad elaborati processi industriali ed olii caricati di grassi tossici quali gli omega-6.

5. Depressione
Ancora una volta, la cosa più probabile è che te ne uscirai dallo studio del tuo medico con la ricetta per un farmaco che sarà più pericoloso del problema in sé [ammesso che tu ce l’avessi, ndt]. Ogni anno vengono compilate 230.000.000 ricette per antidepressivi [nella sola America], il che la rende il farmaco più prescritto degli USA. L’industria psichiatrica stessa è un affare da 330.000.000.000 di dollari; non male per un’industria che fornisce ben pochi risultati...
Nonostante tutte queste ricette, gli Americani depressi sono più di 1 su 20. L’80% di tali depressi dice di patire un qualche tipo di calo di prestazione; il 27% lamenta di essere in condizioni tali per cui gli è estremamente difficile essere all’altezza dei normali compiti quotidiani, tipo lo svolgere il proprio lavoro o stare insieme agli altri.

Il numero di consumatori di farmaci antidepressivi – la risposta medica alla depressione – è raddoppiato in un solo decennio, passando dai 13.300.000 di Americani del 1996 ai 27.000.000 del 2005.
Ma se questi farmaci sono prescritti così diffusamente, come mai i risultati sono così scadenti?
Perchè non mirano alle cause alle cause. La ricerca ha confermato che i farmaci antidepressivi non sono più efficaci di semplici pillole di zucchero. Anzi, alcune ricerche hanno evidenziato che semplici pillole di zucchero possono produrre risultati anche MIGLIORI di quelli degli antidepressivi! Penso che il motivo di un tale sorprendente risultato sia da ascrivere al fatto che entrambi i tipi di pillole funzionano per effetto placebo; ma le pillole di solo zucchero hanno molti meno effetti collaterali dannosi.

Molti dimenticano che gli antidepressivi conducono a moltissimi effetti collaterali, alcuni dei quali mortali. Ogni anno, nella sola America, tentano il suicidio almeno 750.000 persone, ed in circa 30.000 ci riescono.
Assumere dunque un farmaco che non toglie i sintomi e che di fatto può aumentare il rischio che tu ti uccida... non sembra proprio una gran scelta. Inoltre, siccome la maggior parte della cura si incentra sul farmaco, vengono completamente ignorate molte tecniche sicure, naturali e CHE FUNZIONANO, quali: attività fisica, EFT, vitamina D ed un’accurata alimentazione.

6. Ipertensione
La definizione di pressione sanguigna alta [ipertensione], si è di molto allargata nel 2003, in modo da permettere alle case farmaceutiche di poter vendere farmaci pieni zeppi di effetti collaterali ad un buon 45.000.000 di persone in più. Dato che il Joint National Committee on Prevention, Detection, Evaluation and Treatment of High Blood Pressure – all’interno di un gigantesco giro di collusione con l’industria farmaceutica – ha deciso che dei valori di fatto relativamente bassi di pressione sanguigna erano diventati dei fattori di rischio cardiaco, di colpo – milioni di persone ed altri milioni a venire – si sono ritrovate etichettate come anormali e bisognose di trattamento per una diagnosi che non sarebbe mai esistita se quel comitato scientifico non si fosse mai riunito.

Un’alta pressione sanguigna che non viene curata è sicuramente una cosa seria e può di fatto portare a disturbi cardiaci ed aumenta il tuo rischio di infarto. Ma la buona notizia è che seguendo un buon programma alimentare – insieme ad attività fisica e ad un programma di tecniche di riduzione dello stress – la maggior parte delle persone normalizza la propria pressione sanguigna senza ulteriori conseguenze.

7. Il test PSA per il tumore alla prostata
Di fatto questo test rivela ben poco ed un test positivo farlocco porterà senza dubbio ad una rapida biopsia della prostata con la certezza di un rischio di infezioni. Il test PSA (antigene specifico per la prostata), analizza il tuo sangue alla ricerca dell’antigene (PSA) specifico, una sostanza prodotta dalla tua prostata. Quando si riscontrano livelli superiori alla norma, si ritiene sia presente un tumore. Comunque stiano le cose, un test PSA non ha praticamente il minimo impatto sul tasso di mortalità da tumore alla prostata. Non per niente la U.S. Preventive Services Task Force presto raccomanderà che gli uomini non seguano programmi di controllo PAS della prostata.

Oggigiorno, molti esperti concordano che il test PSA è nel migliore dei casi inattendibile e nel peggiore assolutamente inutile per una corretta diagnosi del tumore alla prostata. In molti poi concordano che conduca a falsi positivi ed a trattamenti antitumorali inutili e dannosi. Non diversamente dalla mammografia, il test PSA è diventato una nuova abitudine medica. Il tasso di falsi positivi è alto, ed una quantità di danni non è che la conseguenza dei trattamenti non necessari.
Quello che può avere un grande impatto sulla salute della vostra prostata è la dieta che può prevenire il suo ingrossamento ed il tumore. Ma troppi medici non si curano di questi aspetti.

La dieta deve essere il più possibile organica cioè di cibi naturali, non manipolati industrialmente che comprenda in quantità illimitata verdure fresche ed aromi freschi. Limitate il più possibile gli zuccheri – glucosio e fruttosio – ed i cereali, in modo da mantenere livelli ottimali di insulina, il che riduce in generale il rischio di tumore. Carni trattate o grigliate, latte e derivati pastorizzati industrialmente e derivati dei grassi sintetici non fanno che aumentare il rischio di tumori alla prostata, e vanno evitati.

8. Consigli dietetici inappropriati e malsani
Molti medici non hanno la minima idea di come sia fatta una dieta sana. Ne consegue che consigliano delle catastrofi alimentari quali i dolcificanti artificiali, oli vegetali al posto del burro, prodotti latteo-caseari privi di grassi e pastorizzati. Molti non vi diranno nemmeno quali cibi potete mangiare per migliorare la vostra salute, tipo: vegetali fermentati, prodotti latteocaseari freschi, grassi salutari (quali i grassi animali saturi della classe omega 3), la carne da allevamenti ad erba ecc.

E, come se non bastasse, la maggior parte dei medici non ha la minima idea dell’effetto dovuto al modo di cucinare i cibi: il modo migliore per cucinare la maggior parte dei cibi è a crudo o poco cotta. Ciò vale anche per le proteine animali tipo uova e carne. Parlare della qualità del cibo è fondamentale per una buona salute: comperare la carne da un piccolo allevatore è ben diverso che non da un CAFO (confined animal feeding operation), ma dal vostro medico non sentirete neanche questo consiglio.
Volete sapere cosa mangiano quelli che godono di ottima salute? Leggetevi questo mio programma alimentare.

9. Le ricette mediche ti possono uccidere e non prendono di mira la causa del problema
Una ricetta medica solitamente non è che un cerotto che non viene nemmeno appiccicato vicino alla causa del problema. Molti farmaci sono poi solo pericolosi. Un’analisi di dati condotta l’anno scorso dagli U.S. Centers for Disease Control (CDC), ha rivelato che negli Stati Uniti le morti conseguenti a ricette prescritte correttamente ora superano in numero quelle da incidenti stradali! Quando poi si aggiunge il numero delle morti derivanti da altre pratiche mediche – pronti soccorso ed interventi chirurgici, per esempio – ecco che il moderno sistema sanitario americano diventa la prima causa di morte e danni fisici in America. Ed era il 2003.

Nel 2010, un’analisi pubblicata sul New England Journal of Medicine rivelava che, nonostante ci fossero stati negli ultimi anni degli sforzi volti a migliorare la sicurezza per i malati, il sistema sanitario nel complesso non era cambiato per nulla.
Un esempio per tutti: la pillola contraccettiva Yaz and Yasmin – che è stata appoggiata dal comitato consulente della FDA (Food and Drug Administration), contiene una sostanza denominata drospirenone che rende le donne che l’assumono 7 volte più a rischio di tromboembolia, cioè di un’ostruzione dei vasi sanguigni che può portare ad una trombosi venosa profonda, embolia polmonare, attacchi di cuore e morte. Perchè la FDA ha approvato un farmaco così pericoloso?

È saltato fuori che almeno 4 componenti del comitato di consulenti o avevano lavorato per le case farmaceutiche produttrici o loro subappaltatori, oppure avevano ricevuto da queste finanziamenti per la ricerca.

Stando alla Alliance for Natural Health:
«Ognuno dei 4 membri che avevano ricevuto denaro dalla casa produttrice della pillola ha votato a favore. Degno di nota è che la votazione che ha deciso se i benefici della pillola superassero i danni da essa causati è stata a favore della pillola per 4 voti. È poi grottesco che, mentre la FDA ha permesso di votare ai 4 coinvolti con case che producevano il drospirenone, l’istituto lo ha impedito a Sidney M. Wolfe argomentando che, sulla base di dati raccolti per anni, aveva raccomandato ai suoi lettori di non assumere la pillola Yaz».

10. Forse il tuo medico non ti dice nemmeno la verità
Un’indagine telefonica condotta negli Stati Uniti ha rivelato che il 79% degli Americani si fida del proprio medico. Ma una recente indagine su 1.900 medici ha rivelato che alcuni non sono sempre chiari od onesti con i propri pazienti. Per dirla in modo delicato, i risultati del sondaggio sono un tantino sconvolgenti:

• il 33% dei medici non è completamente d’accordo nell’ammettere con i pazienti propri errori, anche se gravi;

• il 20% non è completamente d’accordo sul fatto che un medico non dovrebbe mai dire al paziente una cosa non vera;

• un sorprendente 40% ritiene che di dovrebbero tenere nascosti ai pazienti i legami finanziari con le industrie farmaceutiche e produttrici di apparecchiature;

• il 10% ammette di aver detto ai propri pazienti qualcosa di non vero durante lo scorso anno.

Quando ci sono da prendere delle decisioni inerenti alla salute, è certo che valga la pena sentire il proprio medico – dopo tutto è pagato per questo. Fortunatamente hai scelto un sistema sanitario che sulla salute la pensa come te e sulla cui esperienza si può contare. Ma ricordati: quando devi prendere una decisione che riguarda la tua salute, devi essere l’avvocato di te stesso: prima di accettare un’esame, delle procedure o delle cure, è importante che tu ponga tutte le domande perché è una tua decisione anche quella di optare per meno trattamenti medici e più metodi naturali per guarire il tuo corpo.

Da ultimo, più ti fai carico in prima persona della tua salute – per esempio prendendoti cura dell’alimentazione per prevenire le malattie – meno avrai bisogno di contare sugli assistenti sanitari forniti dal sistema sanitario. Se segui con cura alcuni principi base – cose semplici come un po’ di esercizio fisico, mangiare cibi integrali, dormire a sufficienza, prendere del sole, ridurre lo stress e coltivare relazioni personali – ridurrai drasticamente il bisogno di cure mediche convenzionali, che di per sé ridurrà oltretutto le possibilità di patire conseguenze per effetti collaterali non previsti.

Ma nel caso tu necessiti di cure mediche, cerca un professionista che ti aiuti a raggiungere un vero star bene e che ti aiuti a scoprire e comprendere le cause più profonde del tuo star male... ed a mettere a punto, per te ,un programma di cure completo e su misura – per esempio di tipo olistico.

Dottor Mercola

Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Massimo Frulla, revisione di Lorenzo de Vita

Preso da www.disinformazione.it

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Ingegneria dell’uguaglianza

8/14/2012

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Massimo Turrisi – Tratto da “Rinascita” mercoledì 8 agosto 2012
http://www.rinascita.eu/?action=news&id=16430 
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C'è una schizofrenia dilagante su termini di carattere puramente intellettivo come la democrazia, la libertà, l’uguaglianza.

Ma guai a farlo notare, si rischia di passare per nazista. Ci troviamo in una dittatura capitalistica dove c’è l’aggravante di non poter neanche riconoscere il dittatore; subiamo in continuazione il lavaggio del cervello su libertà e uguaglianza per farci credere siano categorie personali e non condizioni dell’essere: sono condizioni perché si realizzano in forza delle relazioni con il contesto, fatto dal sistema dove esistono anche gli “altri”.

E la aberrazione del concetto di uguaglianza parte dentro il nostro cervello, con una serie di varianti che distruggono ogni logica e principio di non contraddizione, fatto in forza della falsificabilità popperiana. Infatti l’uomo tutto è tranne che essere coerente che applica tale principio.
Per fare un esempio banale se ci muore la madre siamo capaci di piangere due giorni, muoiono 10 mila bambini al giorno, ed è una notizia come un’altra… Allora siamo noi i primi a non considerare uguali tutti se non in forza a certi contesti, per esempio la parentela o la prossimità: mi abita vicino… Dunque il pensiero secondo il quale siamo tutti uguali ha già una variabile, ossia siamo tutti uguali ma se qualcuno è parente certamente è più uguale degli altri (direbbe Orwell).

Eppure il voler imporre una uguaglianza industriale serve. Serve a chi ha un unico fine: quello di proiettarci nel progetto generale di formare pezzi di ricambio per il sistema.
L’ingegneria della uguaglianza psicologica ha diversi aspetti positivi, naturalmente solo per il sistema. Livellare il più possibile le aspirazioni, eliminare le identità, reprimere le unicità, pianificare ed impiantare il pensiero unico, incentivare l’emulazione ed il controllo in modo da far sentire scarto il “diverso” verso il controllo e la gestione industriale dell’umanità “uguagliando” prodotti, vita, orari, malattie, pensieri, film, bevande, ecc.

L’uguaglianza così com’è stata impiantata è una droga che viene ricercata da tutti e più la si usa più si diventa tossicodipendenti e ci si rovina.

Naturalmente sarà frainteso ma non importa, invece è importante che passi la follia dell’umanità che non ha niente di sapiens sapiens. Come fa l’80% della popolazione mondiale a vivere con meno del 15% delle risorse del pianeta, ed il 20 per cento con la restante parte della ricchezza? Chi è che non ha capito il significato della parola uguaglianza? Oppure non è chiaro cosa significhi uguaglianza? Oppure di uguale c’è solo il trattamento delle pecore? Cosa non è stato capito? Come mai oltre 6 miliardi di persone non capiscono il concetto di uguaglianza? Forse è concetto difficile, oppure irrealizzabile o è uno specchietto per le allodole? Perché, soprattutto quando l’uomo diventa sempre più dipendente della industrializzazione c’è la necessità di uguagliargli la vita, forse per renderlo sempre più intercambiabile?
Gira nel mondo del lavoro la famosa frase che esplicita perfettamente questo concetto, “tutti sono utili nessuno indispensabile”, allora l’uguaglianza di fatto è una utilità del sistema? Il sistema non riconosce elementi estranei a prodotti “uguali” fatti in copia proprio perché utili al sistema, l’elemento diverso non trova collocazione nel sistema. L’industria spesso focalizza l’esigenza di avere specializzazioni per il suo sistema produttivo, e c’è la diatriba storica che l’università benché malridotta, sforna (sforma) elementi non proprio adatti al sistema.
L’industria ha la necessità di “risistemare” la formazione dei neo-laureati, un po’ per la decadenza dell’istruzione, un po’ perché, soprattutto, l’università non realizza “prodotti perfettamente uguali” come li vorrebbe l’industria del profitto. Paradossalmente le università private di un certo tipo, fanno uscire “soldatini perfetti” da impiegare nella battaglia del profitto dove vince chi è più competitivo (altro che uguaglianza), dove il manager ragiona (esegue programmi) in termini di margine, di profitto, di crescita ad ogni costo. Senza poi comprendere che se la ricchezza in questo sistema è rappresentata solo dal denaro che è controllato nella sua circolazione in termini di quantità con ogni mezzo, questo significa, che qualcuno fa profitto e qualcun altro sta fallendo o sta morendo, ma questi devono sempre avere l’idea di essere uguali e soprattutto di avere pari opportunità, invece andranno a combattere una guerra di cui non conoscono le vere strategie. La economia neoliberista prevede una uguaglianza di opportunità, peccato che chi è ricco parte molto più avvantaggiato e vincerà quasi certamente sul meno ricco. Cosa c’è di logico, di razionale, di uguale in tutto questo? Niente solo un film che ci proiettano per non farci capire la dittatura che tiene in piedi l’alibi della uguaglianza dell’uomo libero.

L’uguaglianza fluidifica la responsabilità rendendoci inermi e depressi, con il fatto che ci dobbiamo necessariamente livellare e sentire uguali, nessuno si prende la briga di prendersi la responsabilità dell’azione. Questa “ingegneria della uguaglianza industriale” di fatto ci rende inabili ad agire collettivamente, infatti essendo tutti uguali, tutti hanno la stessa sorte ed allora perché mai qualcuno si dovrebbe sentire investito e motivato per fare una rivoluzione che lo renderebbe diverso?

Anzi l’ingegneria dell’uguaglianza prevede la cultura del controllo e del sospetto, ogni uguale deve controllare il grado di uguaglianza dell’altro per incriminarlo, salvo poi desiderare inconsciamente, di emergere e distinguersi. Già il sistema sovietico applicò l’ingegneria dell’uguaglianza in maniera diretta, oggi il neoliberismo la sta applicando in maniera diretta, ossia ti pone le condizioni di contorno al fine di avere un solo pensiero, una sola OGM, una sola banca, una sola industria farmaceutica, una sola casa cinematografica, un solo esercito buono e giusto che porta la democrazia nel mondo… Per fare tutto questo il sistema crea i propri generali, i propri dirigenti, i propri guardiani della verità, i propri “gatekeeper”, allevati e cresciuti già all’interno di famiglie agiate del sistema, solitamente il padre o la madre già fanno lo stesso mestiere (ingegneri dell’uguaglianza - degli altri naturalmente - ricordate il discorso di Monti: i giovani – uguali - si devono abituare a cambiare posto in continuazione). In questo contesto possiamo dunque dire che ci sono diversi livelli di uguaglianze che non interagiscono tra loro e che si reggono attraverso equilibri. Non è facile passare da un livello di uguaglianza ad un altro. Il passaggio da un livello all’altro prevede l’acquisizione dei requisiti del livello superiore, ed in parte l’abbandono di quelli inferiore.

I bambini in Africa certamente sono uguali nel morire di fame, i bambini americani sono certamente uguali, nell’ingrassare con patatine ed hamburger, i bambini italiani sono certamente uguali nel’essere difesi se la maestra si azzarda a pretendere la disciplina in classe, i bambini eschimesi sono certamente uguali a stare al freddo... Dobbiamo rassegnarci di essere irrazionali nel pretendere di attuare cose impossibili poiché innaturali.

E’ mai possibile che sei miliardi non comprendono e non sappiano mettere in pratica questo grande principio della uguaglianza? Spostare l’attenzione sulla uguaglianza è stato il più grande atto di manipolazione mentale che sia stato fatto, infatti nel rincorrere questo principio ci siamo persi una marea di battaglie sui diritti veri, l’uguaglianza non è un diritto al massimo può essere una condizione, le condizioni invece si realizzano solo con i diritti, il diritto è misurabile, l’uguaglianza poiché è un prodotto della filosofia astratta non è misurabile.
I diritti si possono misurare in termini di quantità ed in termini di qualità come l’acqua, la casa, l’istruzione, la salute, ecc. Oggi il vero pensiero stupefacente (nel senso di droga) è proprio nel fatto che siamo tutti convinti fino all’ultimo osso del piede (appunto drogati) di “uguaglianza” come principio inderogabile, ma poi non abbiamo un minimo di eziologia di come questa uguaglianza debba esprimersi.

Se l’uguaglianza è la risultante di una serie di diritti che creano un contesto allora la si può anche accettare, ma se questa è solo una astrazione per imporre il mono pensiero, e soprattutto un comportamento fotocopia per servire il sistema allora è il caso di riformulare un pensiero alternativo all’essenza dell’uomo. Il diritto dell’ ‘essere’ viene confuso con il diritto dell’”essere uguale”: è una tecnica di manipolazione eccezionale poiché sposta l’attenzione da un diritto materiale e contingente (oltre che spirituale) “quello di essere” (senza nulla aggiungere) ad un principio astratto “quello di essere uguale”*.

L’uguaglianza è un qualcosa che si deve “avere”. Il diritto di essere c’è e basta, solo che bisogna esserne consapevoli ma il cammino della consapevolezza viene distolto dalle cose serie e finisce per rincorrere quella astrazione irraggiungibile.

Un aspetto psicologico di malessere sociale che può portare al suicidio potrebbe essere fatto risalire a questa “uguaglianza” imposta per esempio agli imprenditori costretti a stare in un mercato neoliberista competitivo dove si “fallisce scientificamente” per colpa del sistema di emissione monetaria e non certo per incapacità imprenditoriale. Eppure l’evento viene percepito come vergogna di non essere stato capace come gli altri imprenditori, uguale agli altri.
L’Ingegneria della uguaglianza (concetto astratto) comunque venga applicata fa sempre danni.
E c’è da fare molta attenzione al meta messaggio, ossia al messaggio nascosto che c’è sempre dietro ad un concetto astratto, come quello di “uguaglianza”. Per fare degli esempi: poniamo “l’uguaglianza nella italianità” (ossia quando leggiamo scrittori italiani, leggiamo scrittori italiani uguali). Siamo tutti italiani perché c’è lo hanno detto/imposto? Siamo tutti italiani perché stiamo nello stesso territorio fatto sulla carta?

Siamo tutti italiani perché paghiamo tutti le stesse tasse allo stesso dittatore? Siamo tutti italiani perché dobbiamo pagare l’IMU? Siamo tutti italiani perché parliamo la stessa lingua? Siamo tutti italiani perché abbiamo la stessa bandiera? Siamo tutti italiani perché abbiamo lo stesso presidente?

Fino agli anni Novanta dovevamo essere tutti italiani uguali, ora dobbiamo essere tutti europei uguali. Siamo noi, o ci impongono di essere “uguali” con la camicia di forza, per esempio con l’imposizione dell’euro? Possiamo essere uguali a noi stessi e basta?

Preso da www.disinformazione.it
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