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TERZA GUERRA MONDIALE - THIRD WORLD WAR... Iran e Asia il nuovo scenario. Albert Pike lo scrisse

12/29/2011

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“Quando una guerra nucleare sponsorizzata dagli USA diventa uno ” strumento di pace “, perdonato e accettato dalle istituzioni del mondo e dalle più alte autorità, comprese le Nazioni Unite, abbiamo già oltrepassato il punto di non ritorno: la società umana sta irrimediabilmente percorrendo il sentiero dell’auto-distruzione. “(Verso uno scenario da Terza Guerra Mondiale, Global Research, maggio 2011)

Il mondo si trova di fronte ad un bivio pericoloso. L’America sta percorrendo la strada verso la Guerra.

La terza guerra mondiale non è più un concetto astratto

Gli Stati Uniti e i loro alleati si stanno preparando a scatenare una guerra nucleare contro l’Iran, con conseguenze devastanti.

Questa campagna militare rischia di minacciare il futuro dell’intera umanità.

Il progetto militare del Pentagono è quello di conquistare il mondo.

Si sta verificando, contemporaneamente, in diverse regioni del mondo un dispiegamento militare USA-NATO.

Pretesti di guerra e “giustificazioni” abbondano. L’Iran viene descritto costantemente come una minaccia per Israele e il mondo.

La guerra contro l’Iran è un piano che è sul tavolo del Pentagono da più di otto anni. In dei recenti sviluppi, una serie di nuove minaccie e accuse sono state rivolte a Teheran.

Una “guerra stealth” è già iniziata. Gli agenti del Mossad sono sul territorio. Stanno per essere lanciate all’interno dell’Iran formazioni paramilitari, i droni della Cia volano già in territorio iraniano.

Nel frattempo, Washington, Londra, Bruxelles e Tel Aviv hanno lanciato specifiche iniziative destabilizzanti “in modo da soffocare diplomaticamente, finanziariamente ed economicamente l’Iran”.

Il Congresso degli Stati Uniti ha deciso di intensificare il regime delle sanzioni:

”A Washington è emerso un parere favorevole (bipartisan) nel voler strangolare l’economia iraniana.” Il piano consiste nell’implementare un emendamento, progettato per “collassare l’economia iraniana”… rendendo praticamente impossibile la vendita del petrolio di Theran “(Tom Burghardt, Target Iran: Washington Countdown to War, Global Research, dicembre 2011).. :

Questa nuova ondata di proclami diplomatici insieme alla minaccia di sanzioni economiche ha contribuito anche ad innescare un alone di incertezza nel mercato del greggio, con conseguenze potenzialmente devastanti per l’economia globale.

Nel frattempo, i media corporativi hanno rinnovato la loro propaganda relativa al presunto programma nucleare iraniano.

In un recente sviluppo, di cui si fa appena menzione nei media americani, il presidente Barack Obama ha incontrato privatamente ( il 16 dicembre), il Ministro della Difesa israeliano Ehud Barak. L’incontro si è tenuto alla periferia di Washington DC presso l’Hotel Gaylord, National Harbor, Maryland, sotto gli auspici della Union for Reform Judaism.

L’importanza di questo fugace incontro privato, sotto gli auspici dell’URJ, non deve essere sottovalutato. I rapporti suggeriscono che il meeting tra Barack Obama ed Ehud Barak fosse incentrato per la maggior parte sulla questione di un attacco USA-Israele contro l’Iran.

Scrivendo su Haaretz, l’analista politico israeliano Amir Oren ha descritto la riunione come un potenziale “semaforo verde” per lanciare una guerra totale contro l’Iran:

“E’ possibile che l’incontro, di Venerdì scorso, tenutosi presso l’Hotel Gaylord al National Harbor, nel Maryland, tra il presidente americano Barack Obama e il ministro della Difesa Ehud Barak verrà ricordato nella storia di Israele come il momento in cui Barack O. diede il via libera ad E. Barak – nel bene e nel male – di attaccare l’Iran? L’evento potrebbe essere visto come una sorta di flashback dei discorsi tra il ministro della Difesa Ariel Sharon e il Segretario di Stato Alexander Haig a Washington nel maggio del 1982, che diede origine alla (erronea) impressione che gli Stati Uniti avessero una intesa con Israele per muovere guerra al Libano … No sign U.S. has given Israel green light to strike Iran – Haaretz Daily Newspaper | Israel News

Dopo questo incontro privato, Obama ha partecipato alla Biennale Plenaria della Union For Reform Judaism, rassicurando il suo pubblico che “la cooperazione tra i nostri eserciti [e servizi segreti] non è mai stata più forte.”

Obama ha sottolineato che l’Iran è una “minaccia per la sicurezza di Israele, degli Stati Uniti e del mondo … Ed è per questo che la nostra politica è stata assolutamente chiara: Siamo determinati a impedire che l’iran entri in possesso di armi atomiche … Ed è per questo …che abbiamo imposto le sanzioni più pesanti che il regime abbia mai sopportato …. Ed è per questo che, vi assicuriamo, non escluderemo nessuna opzione “(Trascrizione di President Obama Union for Reform Judaism Speech Video Dec. 16. 2011: Address at URJ Biennial, 71st General Assembly)..

VERSO UN ATTACCO COORDINATO USA-ISRAELE CONTRO L’IRAN?

Nelle ultime settimane, i tabloid nei media statunitensi, sono stati letteralmente tappezzati di propaganda sul tema con dichiarazioni di Hillary Clinton e del segretario alla Difesa Leon Panetta. Panetta ha lasciato intendere, tuttavia, “che Israele non dovrebbe prendere in considerazione un’azione unilaterale contro l’Iran” sottolineando “che qualsiasi operazione militare contro l’Iran da parte di Israele deve essere coordinata con gli Stati Uniti e avere il suo sostegno”. (Dichiarazione di Panetta del 2 dicembre presso il Centro Saban)

LA MINACCIA DI UNA GUERRA NUCLEARE CONTRO L’IRAN

L’affermazione “nessuna opzione esclusa” fa capire che gli Stati Uniti non solo prevedono un attacco all’Iran, ma che questo attacco potrebbe includere l’uso di armi nucleari con una capacità esplosiva che varia da un terzo e sei volte la bomba di Hiroshima. Tutto ciò come rappresaglia nei confronti dell’inesistente programma iraniano per la costruzione di armi atomiche.

Mentre l’Iran non possiede armi nucleari, ciò che viene raramente riconosciuto è che (ufficialmente) cinque Stati “non-nucleari”, tra cui Germania, Belgio, Paesi Bassi, Italia e Turchia hanno permesso agli Stati Uniti di dispiegare armi tattiche nucleari nelle loro rispettive basi militari. E’ previsto l’utilizzo di questo arsenale nucleare contro l’Iran.

Lo stoccaggio e il dispiegamento dei missili tattici B61 in questi cinque stati “non nucleari” ha come scopo l’acquisire bersagli in medio oriente. Inoltre, in conformità con i “piani d’attacco NATO”, queste bombe termonucleari B61 “bunker buster” (che esplode dentro il bunker solo dopo esservi penetrata sfondandone i muri) (conservate dagli stati “non nucleari”) potrebbero essere lanciate “contro obiettivi in ​​Russia o nei paesi del Medio Oriente come la Siria e l’Iran” (citazione National Resources Defense Council, Nuclear Weapons in Europe febbraio 2005)

Mentre questi stati “non” nuclerari accusano Teheran di sviluppare armi atomiche, senza prova documentate, essi stessi possiedono capacità offensive nucleari, destinate a Iran, Siria e Russia. (Vedi Michel Chossudovsky, Europe’s Five “Undeclared Nuclear Weapons States”, Global Research, 12 febbraio 2010)

Israele è una minaccia alla sicurezza globale piuttosto che l’Iran.

Israele possiede 100-200 testate nucleari strategiche, che sono puntate sull’Iran.

Già nel 2003, Washington e Tel Aviv confermarono che stavano collaborando “al dispiegamento di missili da crociera Harpoon armati con testate nucleari nella flotta di sottomarini classe Dolphin israeliana.” (The Observer 12 ottobre 2003).

Secondo il generale russo Leonid Ivashov:

I circoli politici e militari israeliani fecero apertamente dichiarazioni sulla possibilità di attacchi missilistici e nucleari contro l’Iran dall’ottobre 2006, quando l’idea venne immediatamente sostenuta da G. Bush. Attualmente [2007] la tesi viene propagandata come “necessità”. Al pubblico viene fatto credere che non c’è niente di mostruoso riguardo tale possibilità e che, al contrario, un attacco nucleare è piuttosto fattibile. Presumibilmente, non c’è altro modo per “fermare” l’Iran. (General Leonid Ivashov, Iran Must Get Ready to Repel a Nuclear Attack, Global Research,, gennaio 2007)

Vale la pena notare che all’inizio del secondo mandato di Bush, il vice presidente Dick Cheney aveva accennato, senza mezzi termini, che l’Iran era “proprio in cima alla lista” dei nemici dell’America, e che Israele, “avrebbe bombardato per noi”, senza il coinvolgimento militare degli Stati Uniti e senza che ci fossero pressioni.

Nel contesto riportato sopra, l’analista politico e storico Michael Carmichael ha sottolineato l’integrazione e il coordinamento del processo decisionale degli eserciti americano e israeliano riguardo il ​​dispiegamento di armi nucleari:

“Piuttosto che un attacco nucleare americano diretto contro i difficili obiettivi iraniani, ad Israele è stato dato il compito di lanciare un gruppo coordinato di attacchi nucleari che mirano a colpire le installazioni nucleari nelle città iraniane di Natanz, Isfahan e Arak. (Michael Carmichael, Global Research, gennaio 2007)

“Nessuna opzione verrà scartata”: cosa significa nel contesto della pianificazione militare? L’integrazione tra sistemi convenzionali e armi nucleari

Le regole e le linee guida che disciplinano l’uso delle armi nucleari dell’esercito americano sono state “liberalizzate” (“deregolamentate” in relazione a quelle in vigore durante la Guerra Fredda). La decisione di usare armi nucleari tattiche contro l’Iran non dipende più dal comandante in capo, vale a dire il presidente Barack Obama. Si tratta di una decisione strettamente militare. La nuova dottrina afferma che il Comando, il Controllo, e il Coordinamento (CCC) per quanto riguarda l’uso di armi nucleari dovrebbe essere “flessibile”, permettendo così ai vari comandi in battaglia di decidere quando e se utilizzare le armi nucleari:

Conosciuta ufficialmente aWashington come “Joint Publication 3-12″, la nuova dottrina nucleare (Doctrine for Joint Nuclear Operations (DJNO) (marzo 2005)), chiede di “integrare gli attacchi nucleari con quelli convenzionali” sotto un comando unificato, “integrato” Commando e Controllo (C2).

In gran parte descrive la pianificazione della guerra come un processo di gestione decisionale, in cui gli obiettivi militari e strategici vanno raggiunti, attraverso un mix di strumenti, con poca preoccupazione per le perdite umane.

Ciò significa che se venisse lanciato un attacco all’Iran, le armi nucleari tattiche sarebbero parte integrante dell’arsenale.

Da un punto di vista decisionale, “nessuna opzione esclusa” significa che l’esercito applicherà “l’uso più efficiente possibile della forza”. In questo contesto, le armi nucleari e convenzionali sono parte di ciò che il Pentagono chiama “la cassetta degli attrezzi”, dalla quale i comandanti militari possono scegliere gli strumenti di cui hanno bisogno in conformità con le “circostanze in costante cambiamento” del “teatro di guerra”. (Vedi Michel Chossudovsky, Is the Bush Administration Planning a Nuclear Holocaust? Global Research, 22 febbraio 2006)

“Una volta che è stata scelta l’opzione militare (ad esempio attacchi aerei contro l’Iran), i comandanti in battaglia hanno un grado di latitudine. Ciò significa che una volta che la decisione presidenziale viene presa, l’USSTRATCOM in collegamento con i comandanti sul campo di battaglia può decidere il targeting e il tipo di armi da utilizzare. Le armi nucleari tattiche sono ormai considerate come parte integrante dell’arsenale di guerra. In altre parole, le armi nucleari sono diventate “parte della cassetta degli attrezzi”, usate nei teatri di guerra convenzionali. Targeting Iran, Is the US Administration Planning a Nuclear Holocaust Global Research, febbraio 2006)

L’INTEGRAZIONE DI GUERRA NUCLEARE E CONVENZIONALE

Di massima rilevanza per l’attacco programmato contro l’Iran, i documenti militari Usa puntano verso l’integrazione delle armi convenzionali e nucleari e l’uso di armi atomiche su base preventiva nei teatri di guerra.

Questa proposta di “integrazione” dei tradizionali sistemi di armi nucleari viene per la prima volta formulata nel 2003 sotto il nome di CONPLAN 8022. Quest’ultimo viene descritto come “un concept plan per l’utilizzo rapido del potenziale bellico nucleare, convenzionale, per distruggere, preventivamente se necessario, “obiettivi urgenti “in tutto il mondo [tra cui l'Iran]. (Vedi Michel Chossudovsky,US, NATO and Israel Deploy Nukes directed against Iran, , Global Research, 27 settembre 2007). Coordinato dal Comando Strategico degli Stati Uniti, il CONPLAN è diventato operativo all’inizio del 2004. (Robert S. Norris and Hans M. Kristensen, Bulletin of Atomic Scientists).

Il CONPLAN apre un vaso di Pandora militare. Si offusca la linea di demarcazione tra armi convenzionali e nucleari. Si apre la porta per l’uso preventivo di testate atomiche “ovunque nel mondo”


IL PUBBLICO NON VIENE SENSIBILIZZATO SULL’ARGOMENTO

La “comunità internazionale” ha approvato un attacco all’Iran in nome della pace nel mondo.

“Rendere il mondo più sicuro” è la giustificazione per lanciare un’operazione militare che potrebbe potenzialmente causare un olocausto nucleare.

Mentre si può concettualizzare la perdita di vite umane e distruzione, derivante dalle attuali guerre in Iraq e in Afghanistan, è impossibile comprendere appieno la devastazione che potrebbe derivare da una terza guerra mondiale, l’utilizzo di “nuove tecnologie” e di armi avanzate, comprese le armi nucleari, finchè tutto ciò non si verifica e diventa reale.

I media corporativi sono coinvolti nelle operazioni di insabbiamento, bloccando così il flusso delle informazioni allo stesso modo dei dibattiti su questi preparativi di guerra. La guerra contro l’Iran ed i pericoli di una escalation non vengono considerati da “prima pagina”. I mainstream media stanno evitando di approfondire le analisi e i dibattiti sulle implicazioni di questi piani di guerra.

L’Iran non costituisce una minaccia nucleare.

Nelle parole del generale Ivashov, “Al pubblico viene detto che non ci sarà nulla di mostruoso in tutto ciò”. Le armi nucleari sono “parte della cassetta degli attrezzi”.

Un attacco all’Iran avrebbe conseguenze devastanti, scatenando una guerra nelle zone del Mediterraneo Orientale arrivando fino all’Asia Centrale, che potrebbe condurre l’umanità in uno scenario da terza guerra mondiale.

L’amministrazione Obama rappresenta una minaccia nucleare.

La NATO costituisce una minaccia nucleare

Cinque stati europei “non-nucleari” (Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Turchia) con armi tattiche nucleari dispiegate sotto il comando nazionale, da utilizzare contro l’Iran costituiscono una minaccia nucleare.

Il governo israeliano del primo ministro Benjamin Netanyahu, non solo costituisce una minaccia nucleare, ma anche una minaccia per la sicurezza del popolo d’Israele, che verranno mal considerati riguardo le implicazioni di un attacco USA-Israele contro l’Iran.

La compiacenza edell’opinione pubblica occidentale, tra cui segmenti del movimento anti-guerra degli Stati Uniti, è inquietante. A livello politico, nessuna preoccupazione è stata espressa per le probabili conseguenze di un attacco USA-NATO-Israele contro l’Iran, usando armi nucleari contro uno Stato non nucleare.

Tale azione si tradurrebbe “nell”impensabile”: un olocausto nucleare su gran parte del Medio Oriente.

Va notato che un incubo nucleare si sarebbe verificato anche se le armi nucleari non fossero state utilizzate. Il bombardamento degli impianti nucleari iraniani con armi convenzionali avrebbe contribuito a scatenare un disastro Chernobyl-Fukushima con un’estesa ricaduta radioattiva.

Fonte

Preso da: www.informarexresistere.fr

_IL FUTURO SECONDO ALBERT PIKE E LA CORRISPONDENZA CON MAZZINI
Ma il culto di Lucifero e l'idea dell'iniziazione luciferina dell'umanità, sempre accompagnati da un odio implacabile per la Chiesa cattolica (che comunque non è affatto espressione vera del messaggio universale del Cristo – ndr) e per la “civiltà cristiana” (che è uno spirito d'amore e altruistico attivo nei secoli nelle persone spesso vituperate e uccise dalle gerarchie della falsa cristianità – ndr), non sono invenzione di David Spangler ["Reflections on the Christ", Findhorn, Scotland, 1978], ma sono una costante ricorrente sia della dottrina teosofica come di quella degli alti iniziati della Massoneria.
Da "O.N.U. gioco al massacro" di Franco Adessa, Edizioni Civiltà - 1996

Segue al link qui affianco "read more"

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HUGO CHAVEZ RACCONTA LA VERITA' e AUMENTA I SALARI MINIMI DEL 30% - Tributo al colonello GHEDDAFI

12/27/2011

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ELOQUENT FACTS OF THE SOCIALIST LIBYA:


* GDP per capita - $ 14,192.
* Unemployment benefit - $ 730.
* Each family member subsidized by the state gets annually $ 1.000
* Salary for nurses - $ 1.000.
* For every newborn is paid $ 7.000.
* The bride and groom receive a $ 64 thousand to purchase flats.
* Major taxes and levies prohibited.
* To open a personal business a one-time financial assistance of $ 20.000
* Education and medicine are free.
* Educ.Internships abroad - at government expense.
* Stores for large families with symbolic prices for basic foodstuffs.
* Part of pharmacies - with free dispensing.
* Loans for buying a car and an apartment - no interest.
* Real estate services are prohibited.,
* Buying a car up to 50% paid by the State.
* No Payment for electricity for the population.
* Sales and use of alcohol is prohibited.
* Petrol is cheaper than water. 1 liter of gasoline - $ 0.14.

http://www.cpeurasia.eu/1404/appello-al-parlamento-italiano-ed-al-parlamento-...

NON CI SARA' MAI PARAGONE TRA GHEDDAFI E I CRIMINALI SIONISTI CHE HANNO ARCHITETTATO LA PROPAGANDA MEDIATICA PER DEMONIZZARLO AGLI OCCHI DELLE MASSE MANIPOLABILI,CHE HANNO RIEMPITO D'ORO LE TASCHE DI QUEI VISCIDI AVANZI DI GALERA CHIAMATI 'RIBELLI' E CHE ORA STANNO BOMBARDANDO LA LIBIA PER COSTRINGERLA A DIVENTARE UN COLONIA DELLA PIU' FEROCE DITTATURA CHE L'UOMO ABBAI MAI CONOSCIUTO: IL NWO SIONISTA
ANCHE PER VOI LIBICI CHE AVETE SEGUITO QUEI VENDUTI DEI RIBELLI VERRA' PRESTO IL GIORNO IN CUI RIMPIANGERETE GHEDDAFI PERCHE' BANCHE MULTINAZIONALI E DEMOCRAZIA SIONISTA NON VI LASCERANNO NEANCHE PIU' GLI OCCHI PER PIANGERE..ASSAGGERETE LA VERA DITTATURA:QUELLA DEL FMI E DELLA BANCA MONDIALE



si ringrazia EuropeanFascism per il video:
http://www.youtube.com/user/EuropeanFascism
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La censura "interessata" della scienza

12/27/2011

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Dalla sua comparsa, nel 1996, il ceppo d’influenza aviaria H5N1 ha ucciso centinaia di milioni di uccelli. Per quanto riguarda la trasmissione del virus all’uomo, le statistiche sono piuttosto preoccupanti: da un lato, stando ai dati della OMS, dal 2003 sono state contagiate meno di seicento persone, e tutte con una storia clinica di contatto diretto con degli uccelli malati. Dall’altro, però, dei 573 infettati, ben 336 sono deceduti, il che significa un tasso mortalità di più attorno al 60%. La pandemia di Spagnola del 1918, per dire, che pure aveva un tasso di mortalità cinquanta volte inferiore, si portò via una decina di milioni di uomini, donne e bambini.
Insomma, la H5N1, fortunatamente non è facilmente trasmissibile dagli animali all’uomo ma, se ciò accade, può diventare maledettamente pericolosa: il limite vero alla sua diffusione pandemica è la difficoltà del virus a diffondersi tramite le goccioline d’acqua presenti nell’aria.

Se lo H5N1 dovesse improvvisamente essere in grado di trasmettersi da uomo a uomo con uno starnuto o una stretta di mano, la sopravvivenza del genere umano sarebbe seriamente a rischio. E proprio per scoprire come ci si dovrebbe comportare nel caso che questo evento malaugurato dovesse verificarsi, si sono attivati The National Institutes of Health, organismo finanziato dal Congresso degli Stati Uniti e dedito per statuto alla ricerca finalizzata al “miglioramento della salute”.
Ed è così che, in una location lontana dagli Stati Uniti, più precisamente in un laboratorio collocato nei sotterranei dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam, il professor Ron Fouchier, operando cinque mutazioni su due dei geni principali del virus, ha riprodotto in laboratorio una variante di H5N1 in grado di diffondersi tra gli umani (a farne le spese, almeno per ora, un manipolo di furetti, cavie sacrificate sull’altare della scienza o, se si preferisce, dell’arroganza umana). Come hanno ammesso candidamente i membri di un secondo team di ricercatori che hanno svolto simili esperimenti a Tokyo e nel Wisconsin, creare una variante di H5N1 in grado di trasmettersi con grande facilità da un furetto all’altro è stato “sorprendentemente facile”.
Non che il pericolosissimo esperimento non avesse senso. Secondo Fouchier, la realizzazione in vitro della mostruosa arma di distruzione di massa è di grande utilità, in quanto in caso di epidemia nella popolazione umana consente agli scienziati di “capire quale mutazione analizzare per bloccarla prima che sia troppo tardi. Cosa che faciliterebbe lo sviluppo di vaccini e terapie”.
Tuttavia si potrebbe discutere a lungo dell’opportunità di condurre simili esperimenti, potenzialmente devastanti, in un centro medico che consente sì la conservazione del virus mutato in relativa sicurezza, ma che non è protetto da guardie armate. Una vera manna per qualche Dottor Stranamore degli anni Duemila, o per qualche altro terrorista senza stato, desideroso di sfogare sull’umanità le sue nevrosi ossessive.
Del resto, l’Indipendent, che riporta il caso con dovizia di particolari e numerosi commenti anonimi di addetti ai lavori, racconta come già nel 1977 si sia verificata una sottrazione indebita di un virus da laboratorio, che causò effettivamente un’epidemia. Con un pizzico di malizia, si potrebbe anche aggiungere che, in fondo, le conseguenze di un eventuale incidente o sabotaggio danneggerebbero, almeno inizialmente, principalmente i cittadini europei.
A queste notizie inquietanti si è aggiunto un paio di giorni fa un interessante corollario: poiché i risultati della ricerca sono considerati pericolosi per la sicurezza, è probabile che essi non verranno pubblicati per esteso, come almeno inizialmente sembrava sarebbe accaduto. Attualmente lo US National Science Advisory Board for Biosecurity (NSABB) sta conducendo una revisione dello studio: saranno in sostanza gli Stati Uniti a decidere quanta e quale parte di scienza potrà diventare patrimonio di altri scienziati e quindi dell’umanità.
La BBC ha sentito sull’argomento due scienziati: John Oxford professore di Virologia della London Medical School e Wendy Barclay dell’Imperial College di Londra. Entrambi sono contrari alla censura sulla scienza. “La vera minaccia è costituita dal virus stesso”, sostiene infatti il primo, mentre la seconda sottolinea che “si vogliono nascondere importanti informazioni scientifiche che altri ricercatori devono conoscere approfonditamente e che devono essere analizzate da tutti coloro che lavorano nel campo”.
Difficile non coincidere con le tesi dei due studiosi britannici, ma è altrettanto difficile cogliere nella scelta della Casa Bianca un semplice dettato di prudenza: sembra piuttosto emergere, dall’atteggiamento statunitense, l’intenzione di non divulgare alla comunità scientifica quello che si ritiene essere - e non c’è dubbio che lo sia - un elemento di grande vantaggio nella dotazione del loro arsenale batteriologico. La partita si gioca sulla possibile ricerca dell’antitodo e averne, unici, la possibilità di svilupparlo, risponde pienamente alla logica di un paese che unisce vocazione imperiale verso l’estero con isolazionismo e protezionismo verso l’interno. Una scelta di predominio scientifico a scopo militare che non ha nulla a che vedere con la sicurezza globale per la quale si dicono impegnati.
Un riflesso condizionato, quello USA, che potrebbe rivelarsi inutile, prima che sbagliato. Non occorrono certo terroristi per diffondere un virus che può fare il giro del mondo anche solo grazie ai flussi migratori degli uccelli (lo dice anche uno sciocco film di fiction come Contagion di Steven Sodebergh); e soprattutto che un’arma biologica di questo tipo è talmente pericolosa che non può essere utile in alcun conflitto: in una cosa, infatti, i virus sono migliori degli uomini: ignorano i confini. Anche quelli degli USA.

fonte: http://www.altrenotizie.org/cultura/4558-censura-interessata-sulla-scienza.html

Preso da: nocensura.com
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Dall'USA all'Italia passando per l'Unione Europea: preparativi per la legge marziale e l'eliminazione fisica di chi si ribella

12/24/2011

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Fonte: ScienzaMarcia

Ho tradotto il seguente articolo del 4 febbraio 2008 scritto da Paul Joseph Watson sul sito Prison Planet

C'è il forte sospetto che a breve i servizi segreti ed il governo USA costruiscano a tavolino un altro attentato in stile 11 settembre 2001, probabilmente un attentato nucleare, come si può sospettare leggendo questo articolo sulla curiosissima "sparizione" di missili con testate atomiche e componenti militari sensibili: Testate nucleari svanite nel nulla. In seguito i campi di concentramento (pare siano circa 800) già predisposti negli USA potrebbero finalmente essere utilizzati. Su tali campi leggete questo articolo: I campi di concentramento FEMA negli Stati Uniti.

In una trasmissione televisiva di Santoro qualche tempo fa fu denunciata l'esistenza di prigioni terminate ma mai utilizzate (nonostante l'affollamento carcerario): stanno organizzando qualcosa di simile anche in Italia? Molto plausibile, d'altronde anche in Italia i soldati reduci dal Medio Oriente vengono mandati nelle strade con la scusa dell'ordine pubblico ed elicotteri neri (a dir poco sospetti) girano continuamente sulle nostre teste. In questo contesto va inquadrato il trattato di Lisbona (seppure momentaneamente bloccato dal NO degli irlandesi), uno strumento di sopraffazione globale che prevede la pena di morte per chi si ribella. A quanto pare i preparativi per l'instaurazione di un governo dittatoriale sono già in fase avanzata in diversi paesi.

Ringrazio gli amici freenfo e straker per la segnalazione della vicenda e per la pubblicazione nei loro blog degli articoli cui ho fatto riferimento qui sopra. Prossimamente pubblicherò altre traduzioni di articoli americani per fare luce su queste inquietanti vicende.



Truppe statunitensi vengono addestrate ad effettuare rastrellamenti, a confiscare armi da fuoco ed a sparare a cittadini americani, persino i propri amici e i propri familiari, come parte di un programma di addestramento di lunga durata per la dichiarazione della legge marziale, secondo le rivelazioni di un soldato che è recentemente ritornato dall’Iraq.

Abbiamo ricevuto una e-mail da “Scott”, membro di un sindacato di idraulici che tiene un programma di apprendistato chiamato “Da elemetti a caschi” [Helmets To Hard Hats], che secondo il proprio sito è “un programma nazionale che connette la Guardia Nazionale [National Guard], la Riserva [Reserve, ovvero i militari riservisti] e membri dell’esercito appena ritornati in abiti civili cui viene concesso un addestramento lavorativo ed un’occasione di impiego nell’industria delle costruzioni”.

Scott scrive che la sua azienda ha impiegato un soldato recentemente ritornato dall’Iraq, che gli ha detto che alle truppe Statunitensi veniva chiesto se sarebbero stati preparati a sparare ai propri amici ed ai propri familiari nell’eventualità di una dichiarazione dello stato di emergenza nazionale in America.

“Sono diventato molto amico di questo ragazzo e mi sono guadagnato il suo rispetto e la sua fiducia”dice Scott. “Voglio che voi sappiate che egli mi ha informato su un particolare esercizio di addestramento che veniva loro imposto dai superiori. Riguardava il rastrellamento di cittadini americani che disobbediscono ad ogni tipo di legge marziale o, in altre parole, si tratta di violazione delle nostre libertà civili”.

“Gli è stato chiesto se avrebbe potuto sparare ai suoi amici o familiari se glielo avessero ordinato. In quel momento ha risposto di sì” scrive Scott. Scott dice che in seguito il soldato “ha avuto tempo di schiarirsi le idee” e di rendersi conto della verità, tornando indietro sulla sua precedente decisione di uccidere i propri concittadini (in caso gli venisse ordinato).

Alla domanda se le truppe USA fossero preparati ad eseguire rastrellamenti, disarmare ed in caso di necessità uccidere americani che disobbedissero ad ordini durante un periodo di applicazione della legge marziale i vertici militari hanno cercato di rispondere negli ultimi 15 anni.

È possibile rintracciare una prova storica di quanto sopra affermato nel questionario della marina dell’ottobre 1994 utilizzato nella base di Twentynine Palms Marine in California. Alle reclute furono poste 46 domande, una delle quali chiedeva se sarebbero stati in grado di uccidere cittadini statunitensi che rifiutassero di consegnare le loro armi da fuoco.

Il realizzatore di documentari Alex Jones portò alla luce simili programmi di addestramento che si stavano svolgendo in tutta la nazione nei tardi anni ’90 incentrati sull’utilizzo di marine che venivano addestrati ad arrestare cittadini militari e portarli in campi di internamento.

Durante uno di tali programmi in Oakland California, chiamato “Operazione Guerriero Urbano” ["Operation Urban Warrior] i marine rifiutarono di rispondere alla domanda [posta da Jones] se avrebbero obbedito all’ordine di puntare le armi su cittadini americani per confiscarne le armi. [Qui trovate il video relativo]


Quando avvenne l’uragano Katrina unità della Guardia Nazionale furono utilizzate per confiscare armi appartenenti ai residenti di New Orleans. [Qui trovate il video relativo]


Come abbiamo già esposto nel maggio 2006, dei “Gruppi di Risposta del Clero” [Clergy Response Teams] vengono addestrati dal governo federale e dall’Agenzia Federale per la Gestione delle Emergenze [FEMA, ovvero Federal Emergency Management Agency] a neutralizzare i dissidenti ed a convincere i cittadini ad obbedire agli ordini del governo in caso di dichiarazione di legge marziale.

I pastori e gli altri rappresentanti religiosi vengono istruiti per diventare funzionari di supporto della polizia segreta che insegnano alle loro congregazioni ad “ubbidire al governo” in preparazione della realizzazione della legge marziale, confisca delle proprietà e delle armi da fuoco, programmi di vaccinazione di massa, e dislocazione forzata della popolazione.

Molti hanno deriso il nostro racconto originale, che era basato su testimoni e su informatori a cui era stato chiesto di partecipare al programma. Le supposizioni che si trattasse solo di una “teoria della cospirazione” sono state confutate quando una notizia diffusa da KSLA, che non è certo un media di oppositori o dissidenti, confermò l’esistenza di questo programma. [Qui trovate il video relativo]


L’esperienza delle truppe degli USA nelle aree più pericolose dell’Iraq, dove ai soldati viene ordinato di andare casa per casa ad arrestare tutti i maschi in età da combattimento e confiscare le loro armi, fa presagire quello che si sta pianificando per l’America, nel caso in cui questi programmi di addestramento vengano poi attuati.
Preso da: http://freenfo.blogspot.com/2008/06/dallusa-allitalia-passando-per-lunione.html
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ESCLUSIVO - Nigel Farage risponde alle domande di nocensura.com! DA NON PERDERE!

12/20/2011

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_La redazione di nocensura.com ha rivolto alcune domande all'Eurodeputato inglese dell'UKIP, Mr. Nigel Farage, divenuto famoso anche in Italia per il suo duro intervento in europarlamento, a seguito della sostituzione dei governi italiano e greco con quelli che non ha esitato a definire "governi fantoccio". Gli abbiamo rivolto una serie di domande su temi molto importanti - dal "MES" alla democrazia in Europa - alla quale Mr. Farage ha risposto con grande schiettezza, mentre possiamo scommettere che i "nostri" cari onorevoli avrebbero replicato con i classici "convenevoli". Le sue risposte, sono veritiere quanto sconcertanti: il coraggio di quest'uomo - che in passato ha già subito un attentato alla propria vita - è incommensurabile: leggete le sue risposte! 
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Carissimo On. Nigel Farage, vorremmo proporLe alcune domande, alla quale i politici italiani non risponderebbero mai, oppure lo farebbero con i classici "discorsi di rito" e convenevoli. L'intervista sarà pubblicata sul libero blog nocensura.com e probabilmente sarà ripresa da molti altri blog liberi italiani.
- Domanda di nocensura.com - Entro la fine dell'anno sarà approvato il trattato del "Meccanismo Europeo di Stabilità" - "MES". Quali conseguenze comporterà questo nuovo organo sovranazionale per i cittadini e le nazioni europee? Perché, secondo lei, hanno protetto questo organo e i membri che ne faranno parte, con un trattato che consente loro di operare al di sopra delle leggi e di ogni controllo?
- Risposta di Mr. Farage - Il MES consentirà a un piccolo gruppo di ministri delle finanze dell'UE di prendere decisioni per conto di governi eletti, riducendo così apertamente quei governi allo status di autorità locali. I Governi eletti sono stati in gran parte ridotti a tale status da molti anni, ma questa riduzione è sempre stata accuratamente nascosta. Da ora in poi, con la gestione centralizzata delle decisioni in ambito finanziario e fiscale, l'UE ha abbandonato ogni pretesa di legittimità democratica, proprio come ha fatto quando ha disposto il collocamento dei non eletti "eurocrati" a capo dei governi italiano e greco. L'immunità e l'esenzione dal controllo sono privilegi standard, conferiti a tutti gli "Eurocrati".


- Domanda di nocensura.com - Quali obiettivi cercherà di conseguire Mario Monti durante il suo mandato di governo? E' sbagliato credere che le manovre finanziarie che sono state imposte agli italiani negli ultimi tempi, siano finalizzate allo scopo di reperire i 125 miliardi necessari per versare la quota di adesione italiana al "MES"?
- Risposta di Mr. Farage - Ovviamente! La chiamano "integrazione". Suona bene, vero? Ma chiamiamola "centralizzazione" (che è molto più appropriato) e non suona così bene. E suona anche peggio, se si considera quanto costerà. La cosa "divertente" è che tutti i programmi dell'UE progettati per creare stabilità finanziaria - o qualsiasi altro tipo di "stabilità" o "integrazione" - risultano sempre più costosi rispetto agli accordi esistenti, e producono una maggiore instabilità. Le reali conseguenze non sono così difficili da capire: avremo un altro strato di irresponsabile, costosa, buro-euro-crazia, che comporterà  più corruzione, più sprechi - non è divertente da nessun punto di vista!

- Domanda di nocensura.com - Un numero crescente di italiani vedrebbe di buon occhio l'uscita dall'Euro, nonostante la pressione dei mass media, che sostengono che ciò avrebbe effetti disastrosi. Qual'è la sua opinione?
- Risposta di Mr. Farage - Se questo è quello che pensano gli italiani, hanno ragione. L'intero concetto di "valuta multi-nazionale" è una follia. Ma il progetto degli eurocrati è un altro: loro sanno bene che la valuta multinazionale non funziona, l'obiettivo è abolire le nazioni per creare un impero, con una singola moneta imperiale, qualsiasi sia il prezzo da pagare per i comuni cittadini, in termini di disoccupazione, povertà e privazione dei diritti. In effetti, gli eurocrati pensano che il totale collasso sociale sia necessario, per imporre il proprio (glorioso) progetto per il futuro su di noi. Dal punto di vista degli eurocrati, sta andando tutto molto bene.


- domanda di nocensura.com - I cosiddetti "complottisti" sostengono che gli organi sovranazionali, non solo Europei ma addirittura mondiali, avranno sempre più influenza, e che il loro progetto vada verso una "moneta unica mondiale". Qual'è la Vostra opinione?
- Risposta di Mr. Farage - Sì, penso che sia l'obiettivo della "cricca megalomane", che sta lavorando per creare una Unione Europea in stile dittatoriale, non solo in Europa, ma in tutto il mondo. Ciò comporterà la soppressione di tutti gli Stati-nazione, e quindi di tutte le valute nazionali.
Intervista concessa in esclusiva per nocensura.com - la diffusione è consigliata! Vi preghiamo però di non alterare nessuna parte del testo.

staff nocensura.com

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IL PRESIDENTE DELL'ECUADOR CON LA REVISIONE DEL DEBITO SCOPRE LA FRODE DELLE BANCHE PRIVATE.

12/20/2011

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_Una revisione del debito estero eseguita dal Ecuador con l'aiuto di Alejandro Olmos, mette in evidenza le porcate contenute nei vari contratti fatti al paese da parte dei creditori internazionali.
Una classe politica corrotta e compiacente ha collaborato strettamente per impoverire il paese.
Questa tecnica viene speso usata dai creditori internazionali che trovano l'appoggio di politici corrotti disposti a tradire la loro patria, per espropriare i paesi del terzo mondo.
Grazie a questa revisione il mondo ora è al corrente del sistema usato dalla FED, FMI, E BANCA MONDIALE, BANCO INTERAMERICANO DE DESAROLLO per impoverire i popoli del mondo.
Per far si che rimangano poveri e diventino sempre più poveri.
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La cura di Monti: salassi alle famiglie, devozione al Vaticano

12/17/2011

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Picture
__Aliena
tratto da:
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=11998

I mercati esultano per la manovra ammazza-popolo varata dal governo non-eletto. Trenta miliardi di euro lordi – di cui 12-13 miliardi di tagli alla spesa ed il resto spremuto, nel triennio 2012-14, dalle tasche dei contribuenti – per salvare la moneta unica europea. Altrimenti “l’Italia rischia di macchiarsi della responsabilità di contribuire a far andare in senso negativo l’economia europea” ha detto il premier – che rinuncerà allo stipendio da presidente del Consiglio e ministro dell’Economia (tanto ha quello da neo-senatore a vita: 25mila euro al mese, in aggiunta ad altri redditi). Banche entusiaste della norma relativa alle garanzie di Stato su passività e bond. Lo spread crolla sotto ai quattrocento punti. A piangere – lacrime da coccodrillo del ministro Elsa Fornero a parte – sono invece pensionati e lavoratori del Belpaese, sulle cui spalle gravano tutti i sacrifici.
L’ex consulente di Goldman Sachs, ex presidente europeo della Commissione Trilaterale – una delle massime organizzazioni neoliberiste mondiali – nonché ex membro dell’oscuro gruppo Bilderberg, ha precisato che l’esecutivo i disagi ha “avuto grande cura nel distribuirli nel modo che ci è parso equo”. Ai tecnocrati è parso equo: tassare la prima casa e rivalutare le rendite catastali al 60%; calare la mannaia sulle pensioni e bloccarne l’adeguamento all’inflazione; aumentare l’Iva e le accise sui carburanti; sgretolare le Province. Mentre non è parso equo far pagare ai ricchi: nessuna imposta sui grandi patrimoni che, secondo Monti “sono un concetto facilissimo da cogliere mentalmente, difficilissimo da cogliere fiscalmente”. Al massimo si tasseranno elicotteri privati e yatch, mentre l’imposta sui capitali fatti rientrare dall’estero è di un irrisorio 6,5%, contro la pressione fiscale complessiva del 45% sul Paese – dove un’indagine Istat ha riscontrato, nel 2010, un nucleo famigliare su cinque sull’orlo della povertà.


Secondo Giuseppe Bertolussi, segretario della Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese) di Mestre, la manovra “peserà sulle famiglie italiane con un importo medio pari a 635 euro. Se teniamo conto anche delle manovre estive elaborate dal precedente governo Berlusconi, l’importo complessivo che graverà sulle famiglie italiane, raggiungerà, nel quadriennio 2011-2014, i 6.400 euro”. Questo bizzarro concetto di equità, Monti lo avrà imparato all’elitaria Università di Yale – sede della confraternita Skull & Bones (teschio e ossa), a cui appartengono anche i Bush e pure il tanto democratico John F. Kerry, nelle presidenziali 2004 suo “avversario” (si fa per dire) [1] – o presso l’Istituto dei gesuiti Leone XIII, ove si è diplomato nel 1961?

Di allievi eccellenti, le scuole private gesuitiche ne possono vantare una sfilza: ad iniziare dal presidente della Bce, Mario Draghi. Forgiati dai severi princìpi del fondatore Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) anche Carlo Azeglio Ciampi, Luca Cordero di Montezemolo, l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, il presidente della Bnl Luigi Abete, Francesco Rutelli, Leoluca Orlando, Piero Fassino e inoltre Marcello Dell’Utri, Enrico La Loggia e molti altri ancora [2]. Per non dimenticare Giovanni Battista Montini: Paolo VI.

Un’intera classe dirigente addestrata dall’esercito del papa. “Far pagare l’Ici alla Chiesa? È una questione che non ci siamo posti ancora” ha dichiarato Monti alla conferenza stampa tenutasi a Roma. Niente Ici sui cinquantamila (approssimativamente) immobili ecclesiastici disseminati sul suolo italiano: almeno due miliardi e quattrocentomila euro di risparmi per le dorate casse del Vaticano. Detassazione completa, un devoto omaggio prenatalizio a Benedetto XVI – il pontefice che ama passeggiare con indosso dei mocassini rossi firmati Prada [3]. Strano: Il diavolo veste Prada! [4]

La Chiesa è esente pure da Iva e Irpef. Può beneficiare dell’8 per mille – circa 970 milioni di euro, versati dallo Stato italiano fra il 1990 e il 2007. Inoltre, “il Vaticano è una delle maggiori potenze investitrici nelle borse di molti Paesi. I suoi profitti e i vescovi di tutto il mondo, che devono fornire al Vaticano le tasse della diocesi, sono in grado di superare ogni crisi con il multimilionario management di dollari che il Vaticano riceve dal globo. (...) Le sue riserve d’oro, che sono state usucapite, dal 1930 al 1990 da tutte le diocesi, sono state depositate nella Federal Reserve Bank di New York. (...) Senza avere paura di sbagliare, possiamo dire che i tesori d’oro e d’argento amministrati dal Vaticano, oggi comprendono circa il 49% delle riserve auree mondiali” [5]. Giunti a tal punto, ci siamo fatti un’idea più chiara del concetto d’equità e ingenti patrimoni che sfuggono al Fisco: è “facilissimo da cogliere mentalmente”, come asserisce Monti.

Non sarà, forse, che per salvaguardare la scuderia si voglia abbattere il cavallo zoppo? Anche il fiammeggiante purosangue rosso-Ferrari sogna di lasciare il nostro Paese. La “cura”, prima d’essere somministrata al malfermo paziente, necessiterà – probabilmente – del voto di fiducia in tempi brevi. Riflettori delle Borse puntati sulle nostre tasche: i mercati non lasciano alternativa. Lo spread non transige, i tecnocrati obbediscono – in particolar modo, quando l’obbedienza è stata loro inculcata quale ferrea disciplina gesuitica, unita alla tipica “asprezza del combattente”.

Note:
[1] Ne ha parlato diffusamente in Italia pure la nota trasmissione Voyager nella puntata del 29 ottobre 2008.
[2] Marco Nese, Fassino, ma anche Rutelli, Dell’Utri e Monti tutti a scuola dai gesuiti. Compreso Castro, “Corriere della Sera”, 29 settembre 2005. Vedi anche: Fabrizio Caccia, Quelli del Massimo: si trova all’Eur la scuola dei campioni, ivi, 22 dicembre 2005.
[3] Orazio La Rocca, Il look di Papa Ratzinger – spuntano le scarpe Prada, “la Repubblica”, 5 novembre 2005.
[4] Il diavolo veste Prada (The Devil Wears Prada) è un romanzo del 2003 di Lauren Weisberger (in Italia: traduzione di Roberta Corradin, Piemme, Casale Monferrato 2006). Sempre nel 2006 è uscito l’omonimo film diretto da David Frankel, interpretato da Meryl Streep e Anne Hathaway nel ruolo delle protagoniste.
[5] Monsignor Rafael Rodríguez Guillén, The Vatican’s finances, 2003, da pag. 37. Ved.: http:// wikicompany.org/ books/ Guillen_ The_ Vatican_ s_ Finances_ 2003_.pdf


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_Per l’equità ci vuole coraggio

_Rodolfo Roselli, intervento su Radio Gamma 5 del 14.12.2011

Tutti gli italiani sono consapevoli che i sacrifici richiesti dovrebbero portare a dei benefici, almeno così ci è stato detto, per ora una promessa, domani….si vedrà.
Ma contemporaneamente si era assicurata equità, equità che significa che i sacrifici li devono fare tutti, a misura dei benefici fino ad ora goduti.
Equità non è solo un’esigenza di conti numerici, è un’esigenza di conti con la coscienza, è un’ esigenza che si possa riaffermare ancora una volta che ….mal comune mezzo gaudio.
Ma attenzione è anche un’ esigenza che possa smorzare sul nascere ogni occasione di rivolta, ogni occasione per boicottare poi tutto se, nel tutto, si dimostra che non esiste equità.


Non abbiamo dubbi che il prof. Mario Monti lo ha detto e lo vorrebbe fare, ma tra il dire e il fare occorre scavalcare l’abisso della nostra politica, sempre pronta a chiedere e mai disposta a dare.
Il problema della capacità realizzativa del prof. Mario Monti non è dunque nel non sapere quel che si dovrebbe fare, ma nella libertà limitata che gli è stata concessa dalle forze politiche.
Un governo di persone capaci, tenuto al guinzaglio dagli attuali partiti.
E la dimostrazione di quanto sopra lo si capisce chiaramente dalla scarsa incidenza e dalla diluita tempificazione dei provvedimenti orientati a ridurre drasticamente i costi della politica.


Perché la politica di oggi non è ancora sufficientemente sazia di ricevere i rimborsi elettorali attuali, gonfiati di proposito, prendendo come misura non i voti espressi, ma gli elettori iscritti nelle liste elettorali. Insomma chi non vota, perché disgustato dai partiti, contribuisce forzosamente al loro finanziamento. Rimborsi elettorali che fanno dell’Italia il paese europeo che spende di più per mantenere i partiti.
Ma non si era detto che l’Italia doveva uniformarsi alle regole europee?


Con questo trucco, che ha disgustato anche la Corte dei Conti, nelle elezioni europee del 2004,ad esempio, i partiti spesero in tutto circa 88 milioni di euro, ma quando passarono alla cassa ne ricevettero circa 250, con un utile netto di circa 162 milioni. E tutto questo grazie ad una legge del 1993, che avrebbe dovuta essere abrogata grazie al referendum del 18 aprile 1993, ove il 90,3% dei votanti aveva richiesto l’abolizione  del finanziamento pubblico,ma sbeffeggiata, semplicemente cambiando la parola da finanziamento dei partiti a rimborso elettorale.
Dunque abusi della prima Repubblica tranquillamente confermati dalla seconda.
Dunque equità inesistente confermata anche dal prof. Mario Monti.

Ma tutto questo è ancora poco, perché i partiti hanno il privilegio di ostacolare anche le donazioni spontanee alle associazioni benefiche, perché le hanno rese fiscalmente meno convenienti rispetto alle donazioni ai partiti.
Dunque equità inesistente ben nota al prof. Mario Monti.
E i soldi donati ai partiti potrebbero anche provenire da riciclaggio di denari sporchi, da proventi della droga, dalla malavita organizzata, perché oggi non esiste alcuna trasparenza  a questi finanziamenti che possono oggi legalmente restare occulti fino a 50 mila euro.  E tuttavia secondo il principio di equità, si vuole trasparenza e tracciabilità anche per i comuni mortali, con tutte le spese e le conseguenze, per i versamenti al di sopra dei 1000 euro.

Ma questa equità e tracciabilità non esiste per i partiti e per il prof. Mario Monti.
Oltre tutto la tracciabilità è stata introdotta per la lotta all’ evasione fiscale, ma questa lotta ovviamente non riguarda i partiti.
Ma intoccabili sono anche le dotazioni di Camera e Senato, che potevano essere ridotte senza intaccare la loro autonomia, si tratta di un miliardo e mezzo l’anno,e inoltre tutte le misure prese contro il valore delle pensioni e delle remunerazioni non varranno per tutto il loro personale, parlamentari compresi, sia della Presidenza della Repubblica, sia della Camera, Senato e Corte Costituzionale, un buon segnale di equità al quale si è rinunciato.


Ma altri splendidi esempi di equità li troviamo anche nella nuova tassa sugli immobili, prima detta ICI, oggi chiamata IMU, perché si vergognano di chiamarla come prima.
Perché non solo l’IMU non sarà pagata dai locali commerciali di proprietà del Vaticano per via del Concordato,m anche da una miriade di organizzazioni bancarie, assistenziali e di tutte le organizzazioni sindacali,che con il Concordato non c’entrano nulla, e inoltre su tutte queste proprietà, i valori catastali di questi immobili non saranno rivalutati, ma neanche l’IMU sarà pagata  dalle cinque regioni a statuto speciale (Val d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli–Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia) cioè dal 15% degli italiani, perché l’autonomia finanziaria di queste regioni non lo consente, se non lo vogliono. Un beneficio della equità del  federalismo fiscale.


Volete un altro esempio di equità?
Bene, era previsto un aumento dell’IRPEF del 3% solo sull’aliquota che oggi è del 43% e che riguarda gli scaglioni di reddito superiori ai 75.000 euro, cioè per i soli ricchi.
Invece per equità,questo è stato cancellato, ed  è stato introdotto un aumento dell’addizionale IRPEF regionale (se il professore mi consente, addizionale è una cosa che si aggiunge e quindi aumenta l’IRPEF ) .Questa passa dallo 0,9 % all’1,23 % cioè lo 0,33 % in più.


Ora mentre il primo aumento avrebbe interessato solo il 4% degli italiani, l’addizionale riguarderà 41 milioni di italiani, cioè 10 volte di più e quindi in realtà il carico economico complessivo non è del 0,33 % ma del 3,3%, cioè di più di quanto sarebbe stato l’incremento sui redditi dei ricchi, con la differenza però che, mentre il primo era calcolato su quanto superava i 75.000 euro d’imponibile, l’addizionale non fa questa distinzione e la pagano tutti, poveri e ricchi. In altre parole del totale di questo incremento il 90% lo pagheranno i poveri e il 10% i ricchi e quindi la situazione è totalmente rovesciata, perché il temuto 3% in più per i ricchi è diventato lo 0,3 per questi.
Alla faccia dell’ equità, e resta il dubbio se tutto questo varrà anche per le regioni a statuto speciale, perché altrimenti per gli altri italiani la situazione sarebbe ancora peggiore.

Ma l’equità dovrebbe essere anche l’obbiettivo per coloro che hanno trasferito i capitali all’estero e che, per combattere l’evasione, erano stati premiati dal governo Berlusconi con un rimborso tributario del 5%.
Infatti con questo condono tributario, secondo Banca d’Italia, sono sfuggiti alla tassazione italiana 85 miliardi di euro degli evasori totali, frutto anche di traffici illeciti, ricchezze di origine criminale, sui quali è stata posta una tassa del 5% (o al massimo 7%). Inoltre gli evasori sono rimasti rigorosamente anonimi e lo scopo era quello di far ritornare in Italia questi capitali. Ebbene la Banca d’Italia  ha comunicato che solo 35 miliardi degli 85 sono rientrati.


Con l’equità Monti, in totale oggi pagheranno al massimo l‘8,5% (7+1,5) mentre su un normale stipendio di un italiano la tassazione, su soldi leciti e puliti, è oggi circa del 45%. 
Quindi, senza voler applicare né multe, né sanzioni, per equità verso tutti gli altri italiani fessi, il governo Monti avrebbe dovuto richiedere a questi evasori almeno il 38% di tributi pari a circa 32 miliardi, cioè pari quasi a tutto l’importo dell’intera manovra, e non sarebbe stato necessario né introdurre l’IMU, né bloccare le pensioni, né dilazionarle all’infinito e tutte le altre tasse, accise sulla benzina e aggravi di ogni genere.


Tuttavia la tassa sui beni dello scudo fiscale è stata furbescamente strutturata dall’ex ministro Tremonti in modo che restino anonimi i possessori di questi beni, ricevendo solo i versamenti dalle banche sulle quali esistevano i conti. Tutto questo non rappresenta equità per due ragioni, prima di tutto perché in questo modo cambiando banca di appoggio del conto questi patrimoni praticamente scompaiono(molte banche svizzere hanno già creato banche fittizie per questo fine) e quindi non sono ulteriormente tassabili, neanche del +1,5% stabilito dalla manovra, secondo perché mente ai cittadini non evasori italiani cade il segreto bancario, per gli evasori il segreto bancario resta.
A enorme nostra consolazione, però è aumentata la tassa sulle auto di lusso, su panfili ed elicotteri.


Ma  il prof. Monti ci fa o ci è.
Non è possibile che non sappia che il gettito di questa nuova imposizione, se tutto va bene, frutterà non più di poche decine di milioni, e non è possibile che non sappia che, inoltre, in Sardegna la tassa sulle barche e gli aerei privati  ha avuto un gettito che non è arrivato nemmeno alla metà della spesa per l’esazione del tributo. Insomma con questa tassa la regione ci ha perduto.
Se poi esaminiamo l’incremento dell’occupazione la delusione è cocente, anche perché tutte le misure che si diceva si volessero prendere in questo campo, dovevano avere carattere di concretezza ed urgenza, e nel campo del lavoro invece è mancata sia l’una che l’altra.


Molte buone intenzioni, ma le intenzioni non creano né occupazione e nemmeno crescita. E infatti tutti i provvedimenti in questione avranno effetti, se e quando ci saranno, in futuro, e si dovranno attendere forse altre delibere, come la riforma dei contratti di lavoro, che era decisiva per lo sviluppo. Ma queste misure non facevano cassa per lo stato, ma per i disoccupati, e quindi non erano importanti.
Ma neanche le infrastrutture già finanziate da tempo sono ora vigorosamente attuabili perché, come in passato, nulla è cambiato per superare i ritardi e i colli di bottiglia burocratici.


Però in questa situazione di stallo si è data molta enfasi alla concessione di agevolazioni fiscali a quelle imprese che investono il capitale su se stesse attraverso utili non distribuiti, ma di quali capitali e utili si parla, se siamo in una situazione di scarsi profitti, di mancanza di liquidità e di crisi dei consumi ?
E i consumi non solo non aumenteranno, ma diminuiranno a causa della tassazione sugli immobili e la riduzione delle pensioni, che tolgono risorse proprio alla fascia di utenti che, avendo qualche soldo in più, ed essendo la maggioranza, li avrebbero potuti rilanciare proprio nei consumi, quindi sia di sviluppo, sia di lavoro in più, è meglio non parlare.
E’ poi ridicolo l’aver dilazionato le tasse da pagare a fine anno all’anno prossimo per far credere di avere soldi in più in tasca per le spese di fine anno, perché gli italiani che non sono imbecilli, hanno ben capito che spostare il debito non fa aumentare i soldi in tasca.


Oggi gli italiani potrebbero stilare una pagella per il professore Mario Monti con i seguenti voti :

LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE                                 0
SVILUPPO DEL LAVORO                                            3
EQUITA’ FISCALE                                                      0
COSTI DELLA POLITICA                                            0
LIBERALIZZAZIONI                                                   3
PENSIONI                                                                 0
BENI DI LUSSO                                                         0
SVILUPPO DEI CONSUMI                                          2
RILANCIO DELLO SVILUPPO                                     2


Mi spiace ma gli italiani con  questa pagella potrebbero dire al professore che deve studiare di più e quindi che è pregato di ripresentarsi alla prossima sessione.
Il prof. Mario Monti ha sottolineato più volte, anche dal pulpito di Porta a Porta, che la situazione era talmente grave da mettere in dubbio la possibilità di pagare stipendi e pensioni, ma tutto questo non solo era ben noto, perché i partiti italiani quando decidono di affossare l’Italia, sono degli esperti, ma non toglie e non aggiunge nulla alla decisioni conseguenti.
Dato per scontata la situazione da rimediare ,nessuno mette in dubbio né la buona fede del professore e tanto meno le sue qualità professionali, ma il risultato ottenuto  appare privo di quel coraggio necessario a scardinare gli antichi veti politici a protezione delle combriccole che fino ad oggi hanno danneggiato l’Italia.


E il coraggio è mancato, perché evidentemente durante le numerose conversazioni fatte a tutti i livelli, prima e dopo l’incarico, si sono dati al professore messaggi mafiosi ai quali non poteva dire di no. In sostanza il professore è stato lasciato libero di fare, tutto quello che gli altri volevano con un semplice, prendere o lasciare.
E chiaro che questa verità ci sarà svelata tra molto tempo, ma poiché gli italiani imbecilli non sono, molti l’ hanno già capita.
Tutti avevano sperato nel suo intervento, dopo il circo equestre del governo precedente, ricco di animali e di buffoni incompetenti, e sicuramente ,se avesse avuto le mani libere, ben diverse sarebbero state le decisioni, ma la politica italiana sa ben neutralizzare i volenterosi.
E allora non avendo avuto il coraggio per realizzare equità, la più grande equità l’avrebbe potuta dimostrare avendo il coraggio di rifiutarsi di presiedere un governo, che oggi è diventato solo un prestanome della vecchia politica.
Era lui che doveva dire …o prendere o lasciare … e non farselo dire dalla corte dei miracoli di oggi.



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Islanda, quando il popolo sconfigge l'economia globale

12/17/2011

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__di Andrea Degl'Innocenti
tratto da http://www.ilcambiamento.it/lontano_riflettori/islanda_rivoluzione_silenziosa.html

L'hanno definita una 'rivoluzione silenziosa' quella che ha portato l'Islanda alla riappropriazione dei propri diritti. Sconfitti gli interessi economici di Inghilterra ed Olanda e le pressioni dell'intero sistema finanziario internazionale, gli islandesi hanno nazionalizzato le banche e avviato un processo di democrazia diretta e partecipata che ha portato a stilare una nuova Costituzione.

Una rivoluzione silenziosa è quella che ha portato gli islandesi a ribellarsi ai meccanismi della finanza globale e a redigere un'altra costituzione .
Oggi vogliamo raccontarvi una storia, il perché lo si capirà dopo. Di quelle storie che nessuno racconta a gran voce, che vengono piuttosto sussurrate di bocca in orecchio, al massimo narrate davanti ad una tavola imbandita o inviate per e-mail ai propri amici. È la storia di una delle nazioni più ricche al mondo, che ha affrontato la crisi peggiore mai piombata addosso ad un paese industrializzato e ne è uscita nel migliore dei modi.


L'Islanda. Già, proprio quel paese che in pochi sanno dove stia esattamente, noto alla cronaca per vulcani dai nomi impronunciabili che con i loro sbuffi bianchi sono in grado di congelare il traffico aereo di un intero emisfero, ha dato il via ad un'eruzione ben più significativa, seppur molto meno conosciuta. Un'esplosione democratica che terrorizza i poteri economici e le banche di tutto il mondo, che porta con se messaggi rivoluzionari: di democrazia diretta, autodeterminazione finanziaria, annullamento del sistema del debito.

Ma procediamo con ordine. L'Islanda è un'isola di sole di 320mila anime – il paese europeo meno popolato se si escludono i micro-stati – privo di esercito. Una città come Bari spalmata su un territorio vasto 100mila chilometri quadrati, un terzo dell'intera Italia, situato un poco a sud dell'immensa Groenlandia.
15 anni di crescita economica avevano fatto dell'Islanda uno dei paesi più ricchi del mondo. Ma su quali basi poggiava questa ricchezza? Il modello di 'neoliberismo puro' applicato nel paese che ne aveva consentito il rapido sviluppo avrebbe ben presto presentato il conto. Nel 2003 tutte le banche del paese erano state privatizzate completamente. Da allora esse avevano fatto di tutto per attirare gli investimenti stranieri, adottando la tecnica dei conti online, che riducevano al minimo i costi di gestione e permettevano di applicare tassi di interesse piuttosto alti. IceSave, si chiamava il conto, una sorta del nostrano Conto Arancio. Moltissimi stranieri, soprattutto inglesi e olandesi vi avevano depositato i propri risparmi.


Così, se da un lato crescevano gli investimenti, dall'altro aumentava il debito estero delle stesse banche. Nel 2003 era pari al 200 per cento del prodotto interno lordo islandese, quattro anni dopo, nel 2007, era arrivato al 900 per cento. A dare il colpo definitivo ci pensò la crisi dei mercati finanziari del 2008. Le tre principali banche del paese, la Landsbanki, la Kaupthing e la Glitnir, caddero in fallimento e vennero nazionalizzate; il crollo della corona sull'euro – che perse in breve l'85 per cento – non fece altro che decuplicare l'entità del loro debito insoluto. Alla fine dell'anno il paese venne dichiarato in bancarotta.

Il Primo Ministro conservatore Geir Haarde, alla guida della coalizione Social-Democratica che governava il paese, chiese l’aiuto del Fondo Monetario Internazionale, che accordò all'Islanda un prestito di 2 miliardi e 100 milioni di dollari, cui si aggiunsero altri 2 miliardi e mezzo da parte di alcuni Paesi nordici. Intanto, le proteste ed il malcontento della popolazione aumentavano.
A gennaio, un presidio prolungato davanti al parlamento portò alle dimissioni del governo. Nel frattempo i potentati finanziari internazionali spingevano perché fossero adottate misure drastiche. Il Fondo Monetario Internazionale e l'Unione Europea proponevano allo stato islandese di di farsi carico del debito insoluto delle banche, socializzandolo. Vale a dire spalmandolo sulla popolazione. Era l'unico modo, a detta loro, per riuscire a rimborsare il debito ai creditori, in particolar modo a Olanda ed Inghilterra, che già si erano fatti carico di rimborsare i propri cittadini.


Il nuovo governo, eletto con elezioni anticipate ad aprile 2009, era una coalizione di sinistra che, pur condannando il modello neoliberista fin lì prevalente, cedette da subito alle richieste della comunità economica internazionale: con una apposita manovra di salvataggio venne proposta la restituzione dei debiti attraverso il pagamento di 3 miliardi e mezzo di euro complessivi, suddivisi fra tutte le famiglie islandesi lungo un periodo di 15 anni e con un interesse del 5,5 per cento.

Si trattava di circa 100 euro al mese a persona, che ogni cittadino della nazione avrebbe dovuto pagare per 15 anni; un totale di 18mila euro a testa per risarcire un debito contratto da un privato nei confronti di altri privati. Einars Már Gudmundsson, un romanziere islandese, ha recentemente affermato che quando avvenne il crack, “gli utili [delle banche, ndr] sono stati privatizzati ma le perdite sono state nazionalizzate”. Per i cittadini d'Islanda era decisamente troppo.

Fu qui che qualcosa si ruppe. E qualcos'altro invece si riaggiustò. Si ruppe l'idea che il debito fosse un'entità sovrana, in nome della quale era sacrificabile un'intera nazione. Che i cittadini dovessero pagare per gli errori commessi da un manipoli di banchieri e finanzieri. Si riaggiustò d'un tratto il rapporto con le istituzioni, che di fronte alla protesta generalizzata decisero finalmente di stare dalla parte di coloro che erano tenuti a rappresentare.
Accadde che il capo dello Stato, Ólafur Ragnar Grímsson, si rifiutò di ratificare la legge che faceva ricadere tutto il peso della crisi sulle spalle dei cittadini e indisse, su richiesta di questi ultimi, un referendum, di modo che questi si potessero esprimere.


La comunità internazionale aumentò allora la propria pressione sullo stato islandese. Olanda ed Inghilterra minacciarono pesanti ritorsioni, arrivando a paventare l'isolamento dell'Islanda. I grandi banchieri di queste due nazioni usarono il loro potere ricattare il popolo che si apprestava a votare. Nel caso in cui il referendum fosse passato, si diceva, verrà impedito ogni aiuto da parte del Fmi, bloccato il prestito precedentemente concesso. Il governo inglese arrivò a dichiarare che avrebbe adottato contro l'Islanda le classiche misure antiterrorismo: il congelamento dei risparmi e dei conti in banca degli islandesi. “Ci è stato detto che se rifiutiamo le condizioni, saremo la Cuba del nord – ha continuato Grímsson nell'intervista - ma se accettiamo, saremo l’Haiti del nord”.

A marzo 2010, il referendum venne stravinto, con il 93 per cento delle preferenze, da chi sosteneva che il debito non dovesse essere pagato dai cittadini. Le ritorsioni non si fecero attendere: il Fmi congelò immediatamente il prestito concesso. Ma la rivoluzione non si fermò. Nel frattempo, infatti, il governo – incalzato dalla folla inferocita – si era mosso per indagare le responsabilità civili e penali del crollo finanziario. L'Interpool emise un ordine internazionale di arresto contro l’ex-Presidente della Kaupthing, Sigurdur Einarsson. Gli altri banchieri implicati nella vicenda abbandonarono in fretta l'Islanda.

In questo clima concitato si decise di creare ex novo una costituzione islandese, che sottraesse il paese allo strapotere dei banchieri internazionali e del denaro virtuale. Quella vecchia risaliva a quando il paese aveva ottenuto l'indipendenza dalla Danimarca, ed era praticamente identica a quella danese eccezion fatta per degli aggiustamenti marginali (come inserire la parola 'presidente' al posto di 're'). 
Per la nuova carta si scelse un metodo innovativo. Venne eletta un'assemblea costituente composta da 25 cittadini. Questi furono scelti, tramite regolari elezioni, da una base di 522 che avevano presentato la candidatura. Per candidarsi era necessario essere maggiorenni, avere l'appoggio di almeno 30 persone ed essere liberi dalla tessera di un qualsiasi partito.


Ma la vera novità è stato il modo in cui è stata redatta la magna charta. "Io credo - ha detto Thorvaldur Gylfason, un membro del Consiglio costituente - che questa sia la prima volta in cui una costituzione viene abbozzata principalmente in Internet".

Chiunque poteva seguire i progressi della costituzione davanti ai propri occhi. Le riunioni del Consiglio erano trasmesse in streaming online e chiunque poteva commentare le bozze e lanciare da casa le proprie proposte. Veniva così ribaltato il concetto per cui le basi di una nazione vanno poste in stanze buie e segrete, per mano di pochi saggi. La costituzione scaturita da questo processo partecipato di democrazia diretta verrà sottoposta al vaglio del parlamento immediatamente dopo le prossime elezioni.

Ed eccoci così arrivati ad oggi. Con l'Islanda che si sta riprendendo dalla terribile crisi economica e lo sta facendo in modo del tutto opposto a quello che viene generalmente propagandato come inevitabile. Niente salvataggi da parte di Bce o Fmi, niente cessione della propria sovranità a nazioni straniere, ma piuttosto un percorso di riappropriazione dei diritti e della partecipazione.
Lo sappiano i cittadini greci, cui è stato detto che la svendita del settore pubblico era l'unica soluzione. E lo tengano a mente anche quelli portoghesi, spagnoli ed italiani. In Islanda è stato riaffermato un principio fondamentale: è la volontà del popolo sovrano a determinare le sorti di una nazione, e questa deve prevalere su qualsiasi accordo o pretesa internazionale. Per questo nessuno racconta a gran voce la storia islandese. Cosa accadrebbe se lo scoprissero tutti?


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_Lezioni Ecuadoriane: se il debito è illegittimo non si paga

_di Andrea Degl'Innocenti - 2 Dicembre 2011
tratto da http://www.ilcambiamento.it

Come accaduto in Islanda, anche in Ecuador il popolo, guidato dal presidente Rafael Correa, si è rifiutato di pagare il debito. Una commissione appositamente istituita l'ha dichiarato illegittimo in quanto si trattava di un prestito che faceva gli interessi esclusivi di banche e multinazionali e non del paese che avrebbe dovuto aiutare. Un'altra lezione di cui tenere conto.

In Ecuador, come in Islanda, ci si è rifiutati di pagare un debito contratto in maniera ingiusta

Parliamo di vulcani. E di eruzioni. Tempo fa, in Islanda, l'impronunciabile vulcano Eyjafjallajökull sbuffava nubi di ceneri bianche mandando in tilt i collegamenti aerei di mezzo mondo; allo stesso tempo il popolo islandese decideva di sollevarsi contro i poteri forti della finanza globale. Nell'altro emisfero, in Ecuador, da qualche anno si è risvegliato il potente Tungurahua - appena più facile da pronunciare, ma neanche poi tanto – proprio nel periodo in cui il presidente Rafael Correa dichiarava il debito estero che gravava sulle spalle dei suoi cittadini “illegittimo ed illegale”.

In una sinergia quasi sovrannaturale, sembra che la natura e gli esseri umani si destino all'unisono, in varie parti del mondo, in un moto di ribellione verso i propri oppressori. Che a ben vedere, per l'una e per gli altri, sono i medesimi. Quell'elite finanziaria che controlla l'economia globale, possiede corporazioni e multinazionali, controlla le banche e gestisce i mercati, è responsabile da un lato dei maggiori crimini ambientali: emissioni nocive, fallimento dei vertici internazionali sul clima, deforestazione, disastri petrolieri; dall'altro della schiavitù dei popoli, oppressi da debiti immensi, privati dei propri diritti e della sovranità nazionale.
Dunque è curioso vederli sbottare all'unisono, quasi che vulcani ed esseri umani siano due diversi strumenti nelle mani di un unico potente flusso vitale. Ma accantoniamo la retorica e andiamo a vedere cosa è successo. Dell'Islanda, e di come il popolo si sia ribellato ai poteri forti internazionali e abbia dato vita ad un percorso di democrazia partecipata, vi abbiamo già parlato tempo addietro. Occupiamoci dell'Ecuador.


Qui è accaduto che il paese si ritrovava schiacciato, da una trentina d'anni circa, da un debito pubblico enorme. Nel 1983, infatti, lo Stato si era fatto carico, di fronte ai creditori, del debito estero contratto da privati, per un totale di 1371 milioni di dollari, ai tempi una cifra notevole. 
Talmente notevole che nei successivi sei anni il paese non fu in grado di pagarla. Invece essa crebbe fino a raggiungere la soglia di 7 miliardi.


Ora, i creditori erano principalmente istituti di credito statunitensi; nel contratto stipulato con il governo dell'Ecuador esisteva una clausola che prevedeva che dopo sei anni il debito cadesse in prescrizione. Ma il 9 dicembre 1988, a New York, in un atto unilaterale, venne abolita la prescrizione della totalità del debito. In pratica, gli Stati Uniti decisero che, a dispetto di ogni accordo preso in precedenza e senza consultare l'altra parte, l'Ecuador avrebbe pagato ugualmente tutto il debito, che intanto continuava a crescere. Nessun membro del congresso ecuadoregno si oppose alla risoluzione, che gli organismi statali nascosero persino alla popolazione.
Poco tempo dopo, sempre dagli Stati Uniti arrivò la seguente proposta: che il debito estero fosse scambiato con l'acquisto dei cosiddetti Buoni Brady. Nicholas Brady era ai tempi, siamo nel 1992, Segretario del Tesoro americano, e stava attuando il Piano Brady, che interveniva sul debito di molti paesi latinoamericani ristrutturandolo attraverso la vendita di nuovi bond e obbligazioni. Molti paesi accettarono l'offerta, che consisteva di fatto nel pagare il proprio debito contraendone un altro, sul quale sarebbero maturati nuovi interessi. Anche l'Ecuador accettò.
Le condizioni imposte da questo nuovo debito furono decisamente pesanti. Fra il 1992 ed il 1993 molte delle compagnie statali venero privatizzate. In particolar modo si stabilì che sarebbero state le risorse di metano e di petrolio a dover garantire il debito.


Alejandro Olmos Gaona, storico ed investigatore ecuadoregno, ha dichiarato di aver personalmente trovato sia nel ministero dell'economia argentino che in quello ecuadoriano tre lettere: una da parte del Fondo Monetario Internazionale diretta alla comunità finanziaria, ovvero a tutte le banche; un'altra della Banca Mondiale; una terza della Banca Interamericana dello Sviluppo (BID). Cosa chiedevano? Di appoggiare il governo argentino di Carlos Menem, che si era impegnato a privatizzare il sistema pensionistico, a cambiare le leggi sul lavoro, a riformare lo stato e privatizzare tutte le imprese pubbliche, specialmente quelle riguardanti il petrolio.
Nell'accettare il Piano Brady, l'Ecuador si impegnava a rispettare una serie di clausole molto articolate e piuttosto confuse. Ve n'era una, ad esempio, che fissava i termini ed i tempi per i reclami. L'Ecuador avrebbe potuto reclamare qualsiasi tipo di controversia legata al contratto a partire dal 21° anno dopo la morte dell'ultimo membro della famiglia Kennedy. Una clausola che suonava come una vera e propria beffa, volta ad impedire qualsiasi tipo di reclamo futuro da parte del paese.


Passiamo al 2000. I buoni Brady vengono sostituiti con i buoni Global, che aggiungono alle vecchie condizioni nuove misure di austerità e privatizzazioni, sotto pressione di alcune banche. I nomi? JP Morgan, Citibank, Chase Manhattan Bank, Lloyds Bank, Loeb Roades, E.F. Hutton. Il contratto viene stipulato dallo studio legale Milbank.
Lo studio Milbank – il cui nome steso è Milbank, Tweed, Hadley & McLoy - ha fra i propri clienti, guarda caso, JP Morgan e Chase Manhattan Bank, e ha curato negli anni la maggior parte dei contratti sul debito stipulati dai paesi dell'America Latina. Ogni singolo contratto dell'Ecuador è uscito da quelle stanze. Fra i suoi avvocati più brillanti sono annoverati John McLoy, primo presidente della Banca Mondiale, William H. Webster, ex-direttore dell'Fbi e della Cia e giudice della corte dello Stato di New York.

I contratti venivano stipulati con gli avvocati dell'Ecuador negli Stati Uniti: Cleary, Gottlieb, Steen e Hamilton, uno studio fantoccio che si limitava a ratificare quanto già deciso senza mai sollevare contestazioni.
La situazione è proseguita, uguale, fino al 2008. Poi qualcosa è cambiato. L'Ecuador si trovava allora in una situazione particolarmente difficile, con un debito gonfiatosi fino a raggiungere gli 11 miliardi di dollari, decisamente troppo per un'economia relativamente povera. Il presidente socialista Rafael Correa, in carica dal Gennaio 2007, prese allora la grande decisione.


“L'Ecuador non pagherà il proprio debito estero, in quanto è stato contratto in maniera illegittima”, dichiarò davanti al mondo intero. Come poteva fare un'affermazione così forte?
Perché nel frattempo egli aveva istituito una commissione d'inchiesta che srotolasse il bandolo della matassa del debito, che negli anni era andato crescendo e ingarbugliandosi sempre più.
Dalla relazione di tale commissione sono emerse tutte le alterne vicende che hanno portato alla creazione e alla crescita del debito – le stesse di cui vi abbiamo parlato sopra. Ed una serie di dati interessanti.
È emerso, ad esempio, che oltre l'80% del debito è servito a re-finanziare il debito stesso, mentre solo il 20% è stato  destinato a progetti di sviluppo. Si è reso così lampante che il sistema dell'indebitamento è un modo per fare gli interessi di banche e multinazionali, non certo dei paesi che lo subiscono. La Commissione è quindi giunta alla conclusione che il debito estero dell'Ecuador è illegittimo e dunque non verrà pagato.


Da allora, potendo utilizzare le proprie risorse per la crescita sociale e non più per il pagamento del debito, l'Ecuador è andato incontro ad uno sviluppo senza precedenti; la popolazione sotto la soglia di povertà è diminuita di quasi il 15 per cento. 
Nell'ottobre 2010 il presidente Correa è riuscito a scampare ad un colpo di stato militare grazie all'incredibile sostegno di cui gode da parte della popolazione. Da dentro l'ospedale in cui era stato rinchiuso dichiarava: “Il presidente sta governando la nazione da questo ospedale, da sequestrato. Da qui io esco o come presidente, o come cadavere, ma non mi farete perdere la mia dignità”.


Dall'Ecuador, come dall'Islanda, ci arriva un messaggio di speranza. Il ricatto del debito, utilizzato dai poteri forti della finanza globale per imporre misure drastiche e impopolari - depredare così intere nazioni - può essere interrotto. Dell'enorme debito che grava sul mondo intero, solo una piccolissima parte è in mano a piccoli risparmiatori, cittadine e cittadini. La stragrande maggioranza appartiene ad enormi gruppi finanziari privati, che lo usano per alimentare e gonfiare all'infinito questo meccanismo suicida. In Ecuador hanno deciso che a questo debito, ingiusto, è giusto ribellarsi.

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TUTTA LA VERITA’ SULL’ OMICIDIO DI BOB KENNEDY. L’UOMO CHE AVREBBE CAMBIATO IL MONDO.

12/17/2011

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Semplicemente il più grande insabbiamento della storia. La storia ufficiale racconta che un ragazzo palestinese disturbato, Shiran Shiran, sia riuscito ad intrufolarsi nel blindatissimo Hotel Ambassador di Los Angeles e uccidere a colpi di pistola il futuro presidente degli Stati Uniti, Robert Kennedy, fratello di JFK. É il 5 giugno 1968.

Bob Kennedy avrebbe cambiato l’America e di conseguenza l’intero Mondo Libero: indignato dalla morte del fratello voleva davvero cambiare le cose: basta guerre, basta dominio delle banche e della politica corrotta. Un personaggio troppo scomodo. Che doveva essere messo a tacere.

Bobby stava transitando per la cucina dell’hotel, dopo il discorso di ringraziamento per aver vinto le primarie della California. La sala congressi era così gremita che per uscire dall’hotel bisognava per forza passare per le cucine. C’erano centinaia di persone e telecamere al seguito del terzogenito della famiglia Kennedy. L’omicidio é stato filmato e fotografato. Si vede Shiran (foto qui a fianco) che punta la pistola contro Bobby e spara. Il futuro presidente cade a terra. Viene immediatamente soccorso. morirà il giorno seguente al Good Samarithan, l’ospedale di L.A. É l’ 1:44 del 6 giugno 1986. La seconda operazione chirurgica per salvare Bobby, é appena fallita. Aveva 42 anni.

Il caso sembra chiuso. Uno psicopatico ha eluso la sicurezza, ha seguito Kennedy nelle cucine e l’ha ucciso. Incastrato da centinaia di testimonianze oculari. Un filmato. Foto. Registrazioni audio. Il processo stesso sembrerebbe addirittura un optional. Tutti vorrebbero friggere Shiran sulla sedia elettrica. Immediatamente.

Eppur non é come sembra..:

Come ci rimanete se vi dicessi che non é stato Shiran a uccidere Bob Kennedy? Sembra paradossale, ma é così.

Ci sono diverse cose che non quadrano:

  • La pistola di Shiran poteva sparare solo 8 colpi. Sulla scena del delitto ce ne sono 11.
  • I test sulla balistica dimostrano che dal punto in cui si trovava Shiran era impossibile colpire Bobby in quel modo.
  • Shiran era in stato di tranche. Ciondolava meccanicamente a destra e sinistra. Continuava a ripetere l’agghiacciante cantilena “Bob Kennedy must die”. Non ricorda più nulla dell’accaduto. La perizia psichiatrica parla di reale amnesia, indotta da psicofarmaci ed LSD. E se vi dicessi che gli hanno fatto il lavaggio del cervello? Non sto scherzando. (leggi tutta la verità sul progetto MK-ULTRA della CIA)
  • La guardia del corpo di Kennedy venne sostituito all’ultimo da un certo Eugen Then Caesar. La sua pistola non venne mai ritrovata o analizzata.
  • Il difensore d’ufficio di Shiran non fece nulla per difendere il suo assistito.
  • La polizia di L.A. si sostituì misteriosamente all’F.B.I. in un caso così importante.
  • Lo stipite della porta con due colpi conficcati venne fatto sparire. Venne ritrovato anni dopo in un magazzino di L.A. Era una prova schiacciante che a sparare non fu Shiran.
  • L’Autopsia ufficiale del dottor Nogouchi parla di tracce di polvere da sparo sull’orecchio di Bobby. Solo un colpo a bruciapelo, da 2-3 cm avrebbe potuto lasciare quelle tracce. Shiran era ad un metro e mezzo. Le improbabili traiettorie dei proiettili, ufficialmente scoppiati dalla pistola dello sprovveduto ragazzo palestinese, non sono affatto compatibili con gli esami del dottor Nogouchi. L’unica spiegazione compatibile é che a sparare i colpi mortali sia stato proprio Caesar, il sostituto della guardia del corpo, mentre trascinava a terra Bobby, subito dopo i primi colpi a vuoto scoccati da Shiran e che si sono conficcati, guarda caso nello stipite che é stato fatto sparire.
  • Un ragazzino di nome Scott Henyart é riuscito a scattare un rullino intero di foto e lo ha consegnato alla polizia di L.A. Solo anni dopo gli é stato restituito. All’appello però mancano 8 fotografie.
  • Sandra Cerrano poteva essere una testimone chiave. Ha visto due personaggi scappare urlando: “il piano é riuscito, abbiamo ucciso Kennedy!” Dopo ore di interrogatorio i poliziotti di L.A. Hanno costretto la teste a cambiare testimonianza. La registrazione dell’interrogatorio parla chiaro. Sandra Cerrano é stata costretta a ritrattare.

Il 1968 fu un anno cruciale per la storia americana, con la drammatica escalation in Vietnam (a cui Kennedy avrebbe immediatamente posto fine), l’esplosione contemporanea dei movimenti giovanili e di quelli per i diritti civili. Kennedy e Martin Luther King rischiavano di unificare in una miscela inarrestabile di rinnovamento.

Un’ipotesi evidentemente inaccettabile, per chi decise di far uccidere Martin Luther King in aprile e Kennedy a Giugno.

 

 

Guarda il docufilm “L’Altra Dallas” (in quattro parti, da Youtube). L’inchiesta che spiega in dettaglio tutti i punti oscuri dell’omicidio di Bob Kennedy. Rimarrai allibito nel constatare in che modo subdolo ci hanno mentito fino ad oggi:




http://ilcorsivoquotidiano.net/2011/12/15/omicidio-bob-kennedy/

Preso da: www.informarexresistere.fr

L’assassino di Robert Kennedy afferma di esser stato sotto controllo mentale  
Tratto da http://neovitruvian.wordpress.com/

Abbiamo visto nei precedenti articoli (in particolare in Origini e Tecniche del controllo mentale Monarch) che ci sono diversi tipi di programmazione per il condizionamento mentale tra cui la Programmazione Delta, che viene anche chiamata “programmazione killer”. Sirhan Sirhan, il “folle solitario” che uccise RFK afferma di esser stato sotto il controllo mentale quando commise l’omicidio. Questi fantocci purtroppo vengono usati molto più spesso di quanto si pensi nel portare a termine, senza fiatare, missioni di alto livello e programmati addirittura, per confessare tutto. Se qualcosa va storto, il suicidio fa parte della loro programmazione. Ecco un articolo proveniente da Yahoo News sul caso di Sirhan Sirhan.

L’assassino di RFK, Sirhan Sirhan sostiene la teoria del complotto, cerca la scarcerazione.
Gli avvocati di Sirhan Sirhan, l’uomo che ha assassinato Robert Kennedy nel 1968, hanno chiesto che venisse rilasciato dalla prigione, sostenendo il fatto che fosse stato vittima del “controllo mentale”.
Dopo meno di una settimana dall’anniversario dell’assassinio del presidente John F. Kennedy, gli avvocati di Sirhan hanno presentato la loro teoria del complotto su Kennedy, sostenendo che nel processo a Sirhan nel 1969 vennero ignorate le prove che vi fossero due tiratori presenti durante l’assassinio di RFK. Il team legale di Sirhan sostiene anche che il revolver trovato addosso al loro cliente, non sarebbe l’arma con cui è stato ucciso Kennedy.

“Anche se la pratica della programmazione/controllo mentale tramite ipnosi non è affatto nuova, il pubblico è ignorante riguardo al lato oscuro di questa pratica”, si legge dalla documentazione processuale di Sirhan. “La persona media non è a conoscenza che l’ipnosi può e viene usata per indurre una condotta anti sociale negli esseri umani.”
Gli avvocati William F. Pepper e Laurie D. Dusek sostengono che Sirhan meriterebbe per lo meno un nuovo processo, affermando che, quello originale, nel 1969 fu una frode in quanto la corte permise che venisse utilizzato un proiettile sostitutivo al posto del proiettile originale, rimosso dal collo di Kennedy .

Gli avvocati di Sirhan dicono inoltre di aver recentemente scoperto le registrazioni audio che dimostrano che vennero sparati ben 13 colpi al momento dell’attentato a Kennedy. Come spiega la CNN, i dettagli risultano ancora più intricati:
Gli avvocati sostengono inoltre che Sirhan venne ipno-programmato per fungere da diversivo al vero assassino, il fatto che sia arabo avrebbe poi facilitato anche la propensione al giudizio di colpevolezza. Sirhan, 67 anni, è un palestinese cristiano nato a Gerusalemme che nel 1950 assieme alla famiglia emigrò negli States.
Sirhan “fu un partecipante involontario dei crimini commessi in quanto venne sottoposto a sofisticate programmazioni ipnologiche e tecniche per impiantare memorie che lo resero incapace di controllare coscientemente i suoi pensieri e azioni al momento in cui i crimini vennero commessi”.

L’ufficio del procuratore generale della California si è finora rifiutato di commentare alle affermazioni di Sirhan.
Sirhan Sirhan da tempo va avanti a dire di non ricordare il momento dell’assassinio. Daniel Brown esperto di ipno-programmazione alla Harvard Medical School ha recentemente lavorato con Sirhan, dicendo di averlo aiutato con successo a ricordare l’assassinio. Brown afferma che Sirhan nel 69, a causa del controllo mentale, pensava di trovarsi in un poligono di tiro.
Pepe e Dusek hanno rappresentato Sirhan anche durante il suo recente tentativo (fallito), di ottenere la condizionale.


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LE RADIAZIONI DI CELLULARI E WI-FI FANNO AMMALARE: SIAMO TUTTI A RISCHIO

12/14/2011

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_Siamo attualmente esposti alle radio frequenze elettromagnetiche 24 ore al giorno. Benvenuti nel più grande esperimento umano di sempre. Prendiamo in considerazione questa storia: siamo nel gennaio del 1990 durante la fase iniziale del servizio di telefonia mobile. Una torre cellulare viene costruita a circa 200 metri dalla casa di Alison Rall, a Mansfield in Ohio, dove, con suo marito, ha una fattoria di 160 acri dove producono latticini. La prima cosa che salta all’occhio alla famiglia Rall è che le uova delle anatre delle loro terre non si schiudono. Per quella primavera non nascono anatroccoli.

Nell’autunno del 1990, l’intera mandria di bestiame che pascola nei pressi della torre è ammalata. Gli animali sono esili, gli si vedono le costole, il loro pelo cresce ruvido, si comportano in modo strano – sono agitati e nervosi. Ben presto le mucche abortiscono e così anche le capre. Molti animali dopo la gestazione nascono deformi. Ci sono capre con colli palmati, capre con le zampe anteriori più corte rispetto a quelle posteriori. Un vitello nel grembo materno ha un tumore delle dimensioni di una palla da basket, un altro ha un tumore di quasi un metro di diametro, grande abbastanza da non potergli permettere di passare attraverso il canale uterino. Rall e il veterinario locale, quindi, decidono di incidere la madre aprendola per far si che la creatura esca viva. Il veterinario testimonia l’incubo : “Non ho mai visto nulla di simile in tutta la mia pratica professionale. […] Credo che tutto questo è il risultato della presenza della torre cellulare.”

Nel giro di sei mesi i tre giovani figli dei Rall iniziano a soffrire di strane eruzioni cutanee, con il rigonfiamento di parti arrossate e infiammate. I ragazzini sono colpiti da momenti di iperattività; il bambino più piccolo a volte si mette a girare in tondo, in modo folle e vorticoso. Le ragazze perdono i capelli. La Rall è presto incinta di un quarto figlio, ma non riesce ad aumentare di peso. Suo figlio viene messo alla luce con difetti alla nascita – ossa fragili, problemi neurologici – che non si riconoscono in una sindrome specifica. Gli altri suoi figli, concepiti prima dell’arrivo della torre, erano invece nati sani.

Nel disperato tentativo di capire cosa stia accadendo alla sua famiglia e alla sua fattoria, la Rall contatta l’Agenzia di Protezione Ambientale (Environmental Protection Agency) . Si finisce col parlare con uno scienziato dell’EPA chiamato Carl Blackman, un esperto degli effetti biologici delle radiazioni provenienti dai campi elettromagnetici (CEM)- il tipo di campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF – EMF) con cui funziona tutta la tecnologia wireless, che include non solo le torri cellulari e il telefoni cellulari, ma anche i router wi-fi, i computer compatibili wi-fi, le utility “intelligenti” e persino telefoni di casa senza fili. “Mettendomi nei panni di chi governa, dovrei dirvi che siete perfettamente sicuri”, le dice Blackman. “Vestendo in borghese, devo dirle di prendere in considerazione l’eventualità di andare via.”

L’avvertimento di Blackman semina preoccupazione sulla famiglia. Quando la Rall si mette in contatto con la compagnia di telefonia cellulare che opera sulla torre, le dicono che “non c’è alcuna probabilità” che la torre sia la fonte di tutti i suoi mali. “Siete probabilmente nel posto più sicuro d’America”, le dice il rappresentante della compagnia.

I Rall abbandonarono la fattoria proprio nel giorno di Natale del 1992 e non la rivendettero, non volendo riservare ad altri gli orrori che avevano vissuto. In poche settimane dall’abbandono della loro terra, con l’arrivo in Michigan i ragazzini si rimisero in salute, e così avvenne anche per il bestiame.

Non uno solo della mezza dozzina di scienziati con cui ho parlato ha saputo spiegare cos’era successo nella fattoria Rall. Perché gli animali si ammalavano? Qual era il perché delle eruzioni cutanee e dell’iperattività? Perché sorgevano questi difetti dalla nascita? Se la radiazione della radiofrequenza dalla torre cellulare non ne era la causa, allora qual era il meccanismo? E perché oggi, con milioni di torri cellulari che punteggiano il pianeta e con miliardi di telefoni cellulari accanto a milioni di teste ogni giorno, non siamo tutti ammalati?

Difatti, la grande maggioranza tra noi sembra essere sana. Viviamo tutti ora tra una grande varietà di torri cellulari, e siamo tutti operatori wireless. Più che operatori wireless, siamo pazzi per la tecnologia. Chi è che non tiene al suo fianco in ogni momento apparati elettro-plastici per l’assimilazione delle informazioni?

Il cellulare come tecnologia è stato sviluppato nel 1970, commercializzato a metà degli anni ’80, miniaturizzato negli anni ’90. Quando le prime compagnie di telefonia mobile lo lanciarono nel Regno Unito nel 1985, l’aspettativa era che avrebbero venduto forse 10.000 telefoni.

Le spedizioni dei cellulari in tutto il mondo hanno superato il miliardo nel 2006. A partire dall’ottobre del 2010 ci sono stati 5,2 miliardi di telefoni cellulari operanti sul pianeta. La “penetrazione” – che nel gergo del marketing in molti paesi raggiunge il cento per cento – simboleggia che c’è più di una connessione per persona. Il telefono cellulare nelle sue più disparate manifestazioni – l’iPhone, Android, Blackberry – è stato denominato come il “più prolifico dispositivo di consumo” mai offerto.

Non ho una connessione Internet nella mia casa a Brooklyn, e, come un dinosauro, ho ancora un telefono fisso. Ma se mi posiziono sul tetto di casa, vedo a un centinaio di metri di distanza, collegate ai mattoni dei garage del vicinato, una serie di pannelli di antenne di telefonia cellulare puntate diritte verso di me. Queste forniscono un incredibile livello di ricezione sul mio cellulare. I miei vicini del piano inferiore hanno un contratto per la connessione wireless – meglio conosciuta come Wi-Fi – di cui io usufruisco quando devo discutere con gli editori di riviste. Tutto ciò è molto conveniente. Lo uso. Ne abuso.

Eppure, anche se io ho in un certo modo rinunciato, eccomi qui, su un tetto a Brooklyn, in piedi immerso nelle radiazioni provenienti dai pannelli dei telefoni cellulari del garage accanto. Sono, inoltre, immerso nelle radiazioni del Wi-Fi dei vicini del piano inferiore. Le onde sono ovunque, dalle biblioteche pubbliche ai treni Amtrak, dai ristoranti e bar a piazze pubbliche come Zuccotti Park nel centro di Manhattan, dove gli abitanti di Wall Street “twittano” senza soste.

Oggi viviamo in una normalità satura di wireless che non è mai esistita nella storia della razza umana.

È un qualcosa senza precedenti a causa della complessità delle frequenze modulate che portano le informazioni sempre più complesse che noi trasmettiamo sui nostri cellulari, smartphone e sistemi Wi-Fi. La gran parte degli effetti sugli esseri umani di questi campi elettromagnetici non viene verificata. Il neuroscienziato svedese Olle Johansson, insegnante presso il rinomato Istituto Karolinska a Stoccolma, mi dice che la saturazione di massa nei campi elettromagnetici solleva una questione terribile. L’umanità – dice – ha intrapreso l’equivalente del “più grande esperimento su larga scala mai realizzato. Cosa accade quando, 24 ore al giorno durante tutta la nostra vita, permettiamo a noi stessi e ai nostri figli di irradiare il nostro corpo con nuovi, artificiali, campi elettromagnetici?”

Noi abbiamo qualche risposta. Lo scorso maggio l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC, un ramo dell’OMS), a Lione, in Francia, ha dichiarato che le frequenze elettromagnetiche dei cellulari d’ora in avanti possono essere classificate come “probabilmente cancerogene per l’uomo”. La dichiarazione è basata in parte sui dati di uno studio su tredici paesi, chiamato Interphone, che nel 2008 ha riportato, dopo un decennio di uso del cellulare, il rischio di un tumore al cervello – in particolare sul lato della testa dove si pone il telefono, sale fino al 40% per gli adulti. Alcuni ricercatori israeliani, utilizzando metodi di studio simili a quelli dell’indagine Interphone, hanno scoperto che gli utenti di telefonia più accaniti sono maggiormente esposti alla probabilità di soffrire di tumori maligni delle ghiandole salivari della guancia, mentre uno studio indipendente di altri scienziati in Svezia ha concluso che le persone che hanno iniziato a usare il telefono cellulare prima dei 20 anni hanno la possibilità di sviluppare un tumore al cervello cinque volte di più delle altre. Secondo uno studio pubblicato sull’International Journal of Cancer Prevention (Giornale Internazionale della Prevenzione dal Cancro), per le persone che vivono per più di un decennio nel giro di 350 metri da una torre di telefonia cellulare aumenta di quattro volte la possibilità di contrarre il cancro.

La decisione dell’IARC ha seguito la scia di numerosi avvertimenti, per lo più dalle autorità di regolamentazione europee, sui possibili rischi per la salute provocati dai campi elettromagnetici. Nel settembre del 2007 il comitato di controllo di punta d’Europa, l’European Environment Agency dell’Unione Europea, ha suggerito che l’esposizione di massa non regolamentata degli esseri umani a una diffusa radiazione a radiofrequenza “potrebbe portare ad una crisi sanitaria simile a quelle causate da amianto, fumo e piombo nella benzina”. Nello stesso anno il Ministero dell’Ambiente tedesco ha individuato i pericoli dei campi elettromagnetici RF usati nel Wi-Fi, notando che le persone dovrebbero tenere la loro esposizione al Wi-Fi “al livello più basso possibile” e invece scegliere la “convenzionale connessione via cavo.” Nel 2008 la Francia ha diffuso un allarme nazionale generalizzato per la salute sull’uso eccessivo del cellulare e poi , un anno dopo, ha annunciato un divieto sulla pubblicità di telefoni cellulari per ragazzini sotto i dodici anni.

Nel 2009, in seguito a una riunione tenuta nella città brasiliana di Porto Alegre, più di cinquanta scienziati provenienti da sedici paesi interessati – funzionari della sanità pubblica, biologi, neuro scienziati, medici – hanno firmato quello che è divenuto noto come la Risoluzione di Porto Alegre. I firmatari l’hanno descritto come un “richiamo urgente” per effettuare ulteriori ricerche basate sul “corpo del reato che indica che l’esposizione ai campi elettromagnetici interferisce con la biologia umana di base”.

Le prove sono sempre più numerose. “La radiazione di radiofrequenza ha una serie di effetti biologici che possono essere riscontrati negli animali e nei sistemi cellulari,” afferma David O. Carpenter, direttore dell’Istituto per la Salute e l’Ambiente presso l’Università dello Stato di New York (SUNY). “Non possiamo affermare con certezza che gli effetti negativi si producano sugli umani”, mi dice Carpenter. “Ma le indicazioni ci evidenziano che ci potrebbero essere – e uso le parole “potrebbero essere”- effetti molto gravi sugli esseri umani.” Egli osserva che, nei test di esposizione con cellule umane ed animali, le radiofrequenze elettromagnetiche causano l’attivazione di alcuni geni. “Sappiamo anche che la generazione di campi elettromagnetici RF provoca la generazione dei radicali liberi, aumenta la produzione di quelle che vengono chiamate proteine da shock termico, e altera la regolazione del calcio ionico. Questi sono tutti comuni meccanismi che sono alla base di molti tipi di danni ai tessuti.”

La rottura del doppio filamento nel DNA – una delle cause indiscusse del cancro – è stata segnalata in test simili con le cellule animali. Il neuro-oncologo svedese Leif Salford, presidente del Dipartimento di Neurochirurgia dell’Università di Lund, ha scoperto che, sui topi, le radiazioni del telefono cellulare provocano danni ai neuroni, in particolare a quelle cellule associate con la memoria e l’apprendimento. Il danno si verifica dopo un’esposizione di appena due ore. Salford ha ulteriormente scoperto che i campi elettromagnetici del cellulare tendono a forare la barriera tra il sistema circolatorio e il cervello. Di certo la perforazione della barriera sangue-cervello non è una cosa positiva. Ciò permette alle molecole tossiche del sangue di penetrare nell’ambiente ultra-stabile del cervello. Uno dei possibili risultati, nota Salford, è la demenza.

Altri effetti delle radiofrequenze dei telefoni cellulari sono stati riportati prendendo in considerazione soggetti umani. Presso la Loughborough University in Inghilterra, nel 2008 degli specialisti del sonno hanno riscontrato che dopo trenta minuti di uso del telefono cellulare, i loro soggetti avevano bisogno del doppio del tempo per addormentarsi rispetto al tempo impiegato quando evitavano il cellulare prima di andare a letto. L’elettroencefalogramma ha mostrato un disturbo delle onde cerebrali che regolano il sonno. Nel 2009 alcuni neuroscienziati dell’Università della Tecnologia di Swinburne in Australia hanno scoperto un “power boost” delle onde cerebrali quando i volontari sono stati esposti alle radiofrequenze dei telefoni cellulari. I ricercatori hanno legato i loro telefoni Nokia alle teste dei loro soggetti, poi hanno acceso e spento i cellulari. Telefono acceso: il cervello andava in una modalità di difesa. Telefono spento: il cervello si calmava. Il cervello, come ipotizzava uno dei principali ricercatori, era “concentrato a superare le interferenze elettriche”.

Ma per tutto questo, non c’è consenso scientifico sui rischi dei campi elettromagnetici RF per gli esseri umani.

Le principali organizzazioni di controllo per la salute pubblica, negli Stati Uniti e in tutto il mondo, hanno respinto le preoccupazioni a riguardo. “L’attuale prova,” afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), “non conferma l’esistenza di eventuali conseguenze per la salute causate dall’esposizione ai campi elettromagnetici di basso livello”. (L’OMS, quindi, contraddice le conclusioni a cui è giunta una sua unità di ricerca). La US Federal Communications Commission ha fatto dichiarazioni simili. L’American Cancer Society riporta che “la maggior parte degli studi pubblicati finora non hanno ritrovato un legame tra uso del cellulare e formazione dei tumori”. L’organizzazione di lobbying dell’industria di telefonia cellulare, la CTIA – Wireless Association, assicura al pubblico che le radiazioni dei telefoni cellulari sono sicure, citando degli studi – molti dei quali sono finanziati dal settore delle telecomunicazioni – che non mostrano alcun rischio.

Centinaia di meta-revisioni di questi studi pubblicate suggeriscono che l’appoggio finanziario dell’industria tende ad alterarne i risultati. Secondo un sondaggio condotto da Henry Lai, professore di ricerca presso l’Università di Washington, solo il 28% degli studi finanziati dall’industria del wireless ha mostrato un certo tipo di effetto biologico da radiazioni dei telefoni cellulari. Allo stesso tempo, gli studi finanziati indipendentemente producono una serie del tutto diversa di dati: il 67% di questi studi ha mostrato un effetto biologico. L’Iniziativa Wireless Sicuro, di un gruppo di ricerca a Washington DC che da allora ha cessato l’attività, ha analizzato i dati ricavati da centinaia di studi sui rischi del wireless per la salute, disponendoli nei termini di fonte di finanziamento. “I nostri dati dimostrano che il settore della telefonia mobile ha finanziato/influenzato il lavoro ed è sei volte più probabile trovare ‘nessun problema’ che nel lavoro finanziato indipendentemente”, osserva il gruppo: “L’industria dunque ha notevolmente contaminato l’insieme delle prove scientifiche.”

Le prove riguardo i rischi a lungo termine causati dai campi elettromagnetici per la salute pubblica possono essere contraddittorie. Eppure è chiaro che alcune persone si ammalano quando si espongono pesantemente alle nuove radiofrequenze. E non stiamo ad ascoltare i loro reclami.

Prendete in considerazione la storia di Michele Hertz. Quando una società di servizi pubblici locali installò un contatore digitale wireless – meglio conosciuto come contatore “intelligente” – nella sua casa a nord dello stato di New York nell’estate 2009, Hertz ci badò poco. Poi cominciò a sentirsi strana. Era una scultrice esperta, ma non poteva più farlo. “Non riuscivo a concentrarmi, non riuscivo a dormire, non riuscivo nemmeno a terminare le frasi”, mi disse. La Hertz dice di aver provato una “perdita incredibile di memoria” e, all’età di 51 anni, ha temuto di aver preso l’Alzheimer.

Una notte, durante una tempesta di neve nel 2010, in casa sua andò via la corrente, e quando ritornò, nella sua testa esplose un suono squillante, “un acuto terribile”. Persisteva un ronzio nella sua testa. Iniziò a dormire sul pavimento della cucina quell’inverno, dove il frigorifero copriva quel rumore lamentoso. Ci furono altri sintomi: mal di testa, nausea e vertigini, persistenti e tendenti al peggioramento. “A volte mi svegliavo con il cuore che mi pulsava in gola in modo incontrollabile”, mi disse: “Ho pensato che avrei avuto un attacco di cuore. Avevo incubi in cui mi stavano uccidendo.”

Circa un anno dopo l’installazione del contatore wireless, con l’aiuto di un elettricista la Hertz pensò di aver capito quale fosse la fonte del problema: ci doveva essere qualcosa di elettrico in casa. Su intuizione, lei riferì alla società di servizio pubblico, Con Edison di New York, di rimuovere il contatore senza fili. Disse loro: “Morirò se non si installa un contatore analogico.” Nel giro di pochi giorni i sintomi peggiori scomparvero. “La gente mi guarda come se fossi pazza quando racconto tutto ciò”, dice la Hertz.

L’esposizione al contatore ha iper-sensibilizzato la Hertz a tutti i tipi di sorgenti di altri campi elettromagnetici. “I contatori intelligenti mi hanno reso la vita impossibile”, dice. Un telefono cellulare acceso nella stessa stanza le dà ancora il mal di testa. Entrare in una casa col Wi-Fi è qualcosa di intollerabile. Il passaggio davanti a una torre cellulare per strada le fa male. “A volte se la radiazione è molto forte le mie dita si ritorcono”, dice. “Ora posso sentire i cellulari che suonano anche se sono in modalità silenziosa. La vita”, dice, “è drammaticamente cambiata.”

La Hertz ben presto scoprì che c’erano altre persone come lei: vengono denominate “elettrosensibili”. A dire il vero, fanno parte di una tormentata minoranza, spesso non compresa e isolata. Condividono le loro storie su forum online come Smartmeters.org, l’EMF Safety Network e l’Electrosensitive Society. “Alcuni si ammalano a causa dei cellulari, altri a causa dei contatori intelligenti, altri dalle torri cellulari”, afferma la Hertz: “Alcuni non possono più lavorare e hanno dovuto abbandonare le proprie case. Alcuni stanno perdendo la vista, altri non riescono a smettere di tremare, la maggior parte non riesce a dormire.”

Negli ultimi anni ho imparato a conoscere decine di “elettro sensibili”. A Santa Fe, nel New Mexico, ho incontrato una donna che aveva preso l’abitudine di indossare un copricapo di carta stagnola. (Questo funziona davvero – basta avvolgere un cellulare in alcuni fogli di carta stagnola e il segnale verrà annullato). Ho incontrato una ex-maratoneta detentrice di record, una 54enne che aveva vissuto per otto anni nella sua automobile prima di stabilirsi in una casa circondata da montagne che diceva potessero proteggere il luogo dalle frequenze cellulari. Ho incontrato persone che hanno affermato di non voler più vivere a causa delle loro condizioni. Molte delle persone con cui ho parlato erano professionisti affermati, scrittori, produttori televisivi, imprenditori. Ho incontrato uno scienziato dei Laboratori Nazionali di Los Alamos di nome Bill Bruno, il cui datore di lavoro aveva tentato di licenziarlo dopo che aveva richiesto una protezione dai campi elettromagnetici nel laboratorio. Ho incontrato una bibliotecaria locale chiamata Rebecca Azen che ha lasciato il suo lavoro dopo essersi ammalata a causa della nuova installazione della connessione Wi-Fi in biblioteca. Ho incontrato un brillante attivista di nome Arthur Firstenberg, che per molti anni ha pubblicato una newsletter, “No Place to Hide”, ma che ora è senza fissa dimora, che viveva esclusivamente nel retro della sua auto, dormiva nella landa fuori dalla città dove poteva sfuggire ai segnali.

A New York ho avuto modo di conoscere un membro di lunga data dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE) che si è definito elettrosensibile. Lo chiamerò Jake, dato che la sua condizione gli provoca imbarazzo e non vuole mettere a repentaglio il suo posto di lavoro e la sua appartenenza alla IEEE (che ha come scopo la diffusione della tecnologia elettrica, inclusi i telefoni cellulari). Jake mi ha raccontato di come un giorno, qualche anno fa, iniziò a star male ogni volta che entrava nella camera da letto del suo appartamento per dormire. Aveva mal di testa, soffriva di stanchezza e nausea, sudorazione notturna, palpitazioni cardiache, vista offuscata, difficoltà respiratorie e sobbalzava a causa di ronzii all’orecchio, tipici sintomi dell’elettro sensibilità. Ha scoperto che il suo vicino di casa nel condominio teneva una connessione Wi-Fi attraverso un trasmettitore, dall’altra parte del muro delle sua camera da letto. Quando Jake chiese al suo vicino di bloccarlo, i suoi sintomi scomparvero.

Il governo svedese riporta che il disturbo noto come ipersensibilità elettromagnetica, o EHS, affligge circa il 3% della popolazione. Uno studio del Dipartimento di Salute della California ha rilevato che, sulla base di alcune autovalutazioni, a ben 770.000 californiani – quindi il 3% della popolazione dello stato – sarebbe attribuibile qualche forma di malattia dovuta ai campi elettromagnetici. Uno studio in Svizzera ha recentemente riscontrato un’incidenza di elettrosensibili pari al 5% di elettrosensibili. In Germania del 6%. Anche l’ex primo ministro della Norvegia, la dottoressa Gro Harlem Brundtland, fino al 2003 direttore generale dell’OMS, ha ammesso di soffrire di mal di testa e di “forti disagi” quando esposta a telefoni cellulari. “La mia ipersensibilità”, ha detto a un giornale norvegese nel 2002, “è andata così oltre che ora reagisco ai telefoni cellulari vicini a me al giro di circa quattro metri”. Ha poi aggiunto nella stessa intervista: “Varie persone sono state nel mio ufficio con i loro cellulari in tasca o in borsa senza sapere se fossero accesi o spenti, abbiamo testato le mie impressioni che ho puntualmente provato quando il telefono era acceso – mai quando era spento.”

Eppure l’OMS – stessa organizzazione in cui la Brundtland ne era una volta il capo – riporta che “non vi è alcuna base scientifica che colleghi i sintomi dell’elettro sensibilità all’esposizione ai campi elettromagnetici”. Le ricerche dell’OMS sono state confermate da uno studio del 2008 presso l’Università di Berna in Svizzera che non ha trovato “alcuna prova che gli individui ipersensibili siano in grado di rilevare la presenza o l’assenza” di frequenze che presumibilmente li fanno ammalare. Uno studio condotto nel 2006 presso l’Unità di Ricerca di Telefonia Mobile al King’s College di Londra è arrivato ad una conclusione simile. “Non c’è alcuna prova che indichi che coloro i quali si autodefiniscano sensibili ai segnali dei telefoni cellulari siano in grado di rilevare questi segnali o che reagiscano con una maggiore gravità dei sintomi”, dice il rapporto. “Dato che una finta esposizione è stata sufficiente a scatenare sintomi gravi in alcuni partecipanti, i fattori psicologici possono giocare un ruolo importante nel portare a questa condizione.” I ricercatori del King’s College nel 2010 hanno concluso che questa era una “malattia clinicamente inspiegabile”.

“I dati scientifici fino ad ora non aiutano gli elettro sensibili”, dice Louis Slesin, redattore ed editore di Microwave News, un sito web e una newsletter che riguarda i potenziali effetti delle radiofrequenze elettromagnetiche. “La concezione di questi studi, tuttavia, è discutibile.” Egli aggiunge: “Francamente, sarei sorpreso se la circostanza non esistesse. Noi siamo esseri elettromagnetici. Non potremmo aver un pensiero nella testa senza i segnali elettromagnetici. I segnali elettrici attraversano sempre il nostro corpo, e l’idea che i campi elettromagnetici esterni non ci possano influenzare non ha senso. Siamo esseri sia biologici che chimici, e sappiamo di poter sviluppare allergie a composti chimici e biologici. Perché non indaghiamo se ci sono anche delle allergie ai campi elettromagnetici? Ogni prodotto chimico non dovrebbe essere testato per i suoi effetti sugli esseri umani? Ebbene, si può dire lo stesso per ogni frequenza delle radiofrequenze.”

Il dottor David Carpenter della SUNY, che ha anche esaminato l’elettrosensibilità, mi dice che “non è del tutto convinto che l’elettrosensibilità sia reale”. Comunque afferma che “ci sono troppe persone che riportano malattie croniche quando sono vicini a dispositivi con campi elettromagnetici, e i loro sintomi vengono alleviati quando vi si allontanano. Come la sensibilità chimica multipla e la Sindrome della Guerra del Golfo, c’è qualcosa anche qui, ma non lo riusciamo ancora a capire del tutto.”

La giornalista scientifica B. Blake Levitt, autrice di “Electromagnetic Fields: A Consumer’s Guide to the Issues”, afferma che gli studi che ha recensito sull’EHS (Electromagnetic Hypersensivity) sono “contraddittori e non definitivi. Emergono difetti nella progettazione sperimentale”. Molti EHS possono semplicemente essere “troppo sensibili”, secondo lei, per poter sopportare l’esposizione ai protocolli di ricerca, probabilmente i risultati sono stati alterati dal fatto che all’inizio si stava analizzando un gruppo diverso, meno sensibile. Levitt ha recentemente stilato alcuni degli studi più incriminanti sugli effetti sulla salute causati dalle torri cellulari in una relazione per la Commissione sulla Sicurezza Elettromagnetica in Italia. “Alcuni gruppi di persone reagiscono negativamente quando si trovano a lavorare nel raggio di 500 metri da una torre cellulare”, mi dice la Levitt. Diversi studi da lei citati hanno trovato un aumento di mal di testa, eruzioni cutanee, tremori, disturbi del sonno, vertigini, problemi di concentrazione e alterazioni della memoria.

“L’EHS può essere uno di quei problemi che non si riesce mai a ben definire – si può solo credere a quello che la gente ci riporta”, dice la Levitt. “E le persone stanno segnalando sintomi del genere in tutto il mondo in questo momento, quando vengono introdotte nuove tecnologie o infrastrutture come le torri cellulari nei quartieri. Non può essere un’allucinazione transculturale di massa. Il sistema immunitario è un raffinato meccanismo di allarme. Sono questi i nostri canarini nella miniera di carbone.”

Il neuroscienziato svedese Olle Johansson è stato uno dei primi ricercatori a prendere sul serio le dichiarazioni di elettrosensibilità. Egli ha scoperto, per esempio, che le persone con l’EHS hanno subito dei cambiamenti nei mastociti della pelle – marcatori di reazione allergica – quando si sono esposti a specifici campi elettromagnetici. Altri studi hanno rivelato che i campi elettromagnetici a radiofrequenza possono aumentare i livelli sierici di istamina, un segno distintivo di una reazione allergica. Johansson ha ipotizzato che l’elettrosensibilità nasce esattamente come nascerebbe qualsiasi altra forma di allergia comune, visto che il sistema immunitario si indebolisce. E proprio come solo alcune persone contraggono allergie ai gatti o al polline o alla polvere, solo alcuni di noi cadono preda dei campi elettromagnetici. Johansson ammette che, tuttavia, la sua ipotesi deve essere ancora dimostrata in studi in laboratorio.

Un pomeriggio di non molto tempo fa un’infermiera di nome Maria Gonzalez, che vive nel Queens a New York, mi mostrò i tralicci delle torri cellulari che irradiano la scuola di sua figlia. I tralicci avevano i soliti pannelli schiacciati impilati insieme dall’aspetto alieno, ornati come con festoni e con fili metallici, in alto sul tetto di fronte alla Public School 122 nell’Astoria. Questi emettevano un eccellente segnale, cinque barre sul mio cellulare. L’operatore che si occupa dei tralicci, la Sprint-Nextel, aveva costruito un muro di mattoni finti per nasconderli alla vista, ma Maria non era pienamente convinta di questa trovata. Era terrorizzata da questi tralicci. Quando, nel 2005, furono costruiti, e poi presto attivati, stava lavorando presso il reparto di terapia intensiva dell’ospedale St. Vincent. Aveva sentito storie bizzarre riguardo i telefoni cellulari dai suoi colleghi del reparto di oncologia. Alcuni dei medici del St. Vincent le avevano riferito che avevano dei dubbi sulla sicurezza dei propri cellulari e dei cercapersone. Ciò fu abbastanza inquietante. Così, sul web, fece delle ricerche su vari studi. Dopo aver letto una relazione pubblicata nel 2002 riguardo ai bambini in Spagna che hanno sviluppato la leucemia poco dopo l’installazione di una torre cellulare vicino alla loro scuola, entrò nel panico.

Quando telefonò alla Sprint-Nextel nell’estate del 2005 per esprimere le sue preoccupazioni, la società si mostrò indisponente. La compagnia le concesse un unico appuntamento quello stesso autunno, con un tecnico della Sprint-Nextel, con un avvocato, e un sedicente “esperto di radiazioni” sotto contratto con la società. “Continuarono dicendo: ‘Siamo certi al 100% che le antenne siano sicure’”, mi raccontò Maria mentre fissavamo i tralicci. “Sicuri al 100%! Si tratta di bambini! Non vorremmo mai far del male a dei bambini”. La donna chiamò anche l’ufficio di Hilary Clinton e tormentò la senatrice una volta a settimana per sei mesi, ma non ottenne alcun risultato. Un anno dopo la Gonzalez citò in giudizio il governo degli Stati Uniti, accusando la Federal Communications Commission di non aver dovutamente valutato i rischi derivanti dalle frequenze dei telefoni cellulari. L’azione legale fu subito accantonata. Il giudice concluse che se i controllori del governo avevano confermato che le radiazioni erano sicure, lo erano davvero. Il messaggio emerso, secondo ciò che dice la Gonzalez, era che lei fosse “pazza […] e che alzando un grande polverone per nulla”.

Io oserei dire, piuttosto, che lei ha applicato un principio di buon senso nella scienza ambientale: il principio di precauzione, che afferma che quando un’azione o una politica – o una tecnologia – non viene provato con certezza che siano sicure, allora si dovrebbe supporre che siano dannose. In una società entusiasta per la magia del wireless digitale, abbiamo messo da parte questo principio. E cerchiamo di respingere, come degli sciocchi, coloro che lo sostengono, le persone come la Gonzalez. Abbiamo accettato senza esitazione di avere punti d’accesso Wi-Fi nelle nostre case, nelle biblioteche, nei caffè e nelle librerie, sistemi d’allarme senza fili, baby monitor wireless, strumenti d’utilità e videogiochi con cui giocheranno i bambini; continueremo a stare accanto ai nostri iPad, iPod e smartphone senza fili. Siamo incantati dall’efficienza e dalla convenienza degli apparati che spettacolarizzano l’informazione, dalle parole e dai suoi che vengono emessi. Siamo, in altre parole, spensierati per il nostro abbraccio diretto alla tecnologia.

A causa della nostra spensieratezza, non abbiamo avuto l’esigenza di conoscere le conseguenze che apporta. Forse questi gadget ci stanno lentamente uccidendo, e noi non lo sappiamo. Forse sono perfettamente sicuri, e noi non lo sappiamo. Forse ci stanno facendo del male in modi che possiamo a malapena capire, e noi non lo sappiamo. Ciò che sappiamo, senz’ombra di dubbio, è che i campi elettromagnetici ci circondano e che vivere nella civiltà moderna implica il non poter sfuggire al loro contatto, sempre e ovunque.

Fonte: Radiation From Cell Phones and WiFi Are Making People Sick — Are We All at Risk? Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di AMINA FABOZZI

http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=9505


Tratto da: LE RADIAZIONI DI CELLULARI E WI-FI FANNO AMMALARE: SIAMO TUTTI A RISCHIO | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2011/12/13/le-radiazioni-di-cellulari-e-wi-fi-fanno-ammalare-siamo-tutti-a-rischio/#ixzz1gVQZvOO7
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

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