SOMMARIO: 1. Origine. □ 2. Metodi e tecniche. □ 3. Caratteristiche dei riflessi condizionati classici: a) importanza della sequenza degli stimoli condizionati e incondizionati durante il condizionamento; b) l'intensità della risposta condizionata; c) caratteristiche degli stimoli condizionati e incondizionati; d) il problema della localizzazione dei riflessi condizionati. □ 4. Inibizione dei riflessi condizionati: a) inibizione esterna o incondizionata; b) inibizione interna. □ 5. Il problema del meccanismo del condizionamento classico. □ 6. Condizionamento strumentale: a) osservazioni generali; b) condizionamento alimentare strumentale; c) inibizione dei riflessi strumentali; d) condizionamento strumentale alimentare in esperimenti di tipo behavioristico; e) riflessi condizionati strumentali di difesa; f) condizionamento strumentale di risposte mediate dal sistema nervoso autonomo; g) il meccanismo del condizionamento strumentale. □ 7. Osservazioni finali. □ Bibliografia.
1 Commento
No Mes
Meccanismo europeo di stabilità crisiesoluzioni.it Cosa sta accadendo? Il Parlamento italiano sta per autorizzare un trattato, «fondo salva stati», con cui s’intende costituire una organizzazione finanziaria intergovernativa (Mes) a cui l’Italia dovrebbe aderire impegnandosi a versare almeno 125 miliardi di euro. Lo Stato che intende ottenere un prestito deve sottostare a condizioni rigorose, una espressione che potrebbe coincidere con le imposizioni della Troika (UE, BCE e FMI) al popolo greco: licenziamenti di dipendenti pubblici, tagli alle pensioni e altre forme di austerità. Cosa puoi fare? Informati, informa e chiedi spiegazioni, puoi contribuire attivamente divulgando questo volantino e discutendone con amici, parenti e conoscenti. Organizza incontri informativi e divulgativi, potrebbe coincidere con le imposizioni della Troika (UE, BCE e FMI) al popolo greco: licenziamenti di dipendenti pubblici, tagli alle pensioni e altre forme di austerità. visiona il materiale e aderisci su www.crisiesoluzioni.it Chiedi ai politici di dare risposte alle seguenti domande: In cosa si tradurranno le «condizioni rigorose» contenute nel trattato? Come influenzeranno la vita dei cittadini? Perché i membri del MES dovrebbero godere di immunità, di inviolabilità dei documenti e di altri privilegi? Siamo sicuri che ulteriori piani di finanziamento giovino ai Paesi Europei visto che non abbiamo ancora individuato le cause della crisi? Chi sono e qual è il ruolo degli «osservatori» nell'ambito della concessione dei prestiti? Ciò non si traduce nel rischio che a dettare le disposizioni di politica interna, comprese quelle cosiddette lacrime e sangue, siano soggetti privati completamente fuori da qualsiasi logica democratica? Poiché il MES farà ricorso al mercato finanziario «esterno» per potere soddisfare le richieste di prestito, in che modo gli stati saranno protetti dal rischio di ingerenza dei capitali «sporchi» nelle operazioni di finanziamento? Qual è il limite del tasso di interesse che lo Stato in difficoltà dovrebbe pagare all'organizzazione qualora richieda un prestito? Per quale ragione il MES deve godere di esenzioni e condoni fiscali, considerato inoltre che gli imprenditori italiani e i lavoratori pagano tasse altissime? In cosa consiste la «procedura di sorveglianza multilaterale»? Cosa vuol dire che il versamento delle quote deve avvenire «incondizionatamente ed irrevocabilmente»? Cosa succede se non le versiamo? E quali sono le condizioni di uscita dal MES? Siete d’accordo con il salvataggio delle banche mediante il fondo MES che indebita gli stati? Potreste fornirci un «Patto legale» con dei punti fermi che tutelino i cittadini dai rischi legati alle questioni esposte? crisiesoluzioni.it Sull’11 settembre 2001 molti hanno suggerito spiegazioni complottiste. Pochi invece hanno parlato del grande inganno della Casa Bianca dietro l’attacco giapponese di Pearl Harbor, laddove i documenti dimostrano ampiamente come davvero – in quel caso – la presidenza americana volle, cercò ed ottenne un attacco proditorio da parte dei giapponesi per avere un casus belli in grado di trascinare l’intera nazione americana in un’avventura bellica.
di Stefano Schiavi L’11 settembre 2001 è una delle tante date storiche per gli Stati Uniti e per il mondo intero. Un giorno che difficilmente potrà essere dimenticato e che verrà celebrato nei libri di scuola come l’inizio del grande scontro tra l’Occidente e l’integralismo islamico. Un giorno che grida vendetta e che ha inorridito il mondo. Proprio come l’alba del 7 dicembre 1941. Un giorno come tanti per le isole Hawaii dove il clamore della guerra non giunge nemmeno attraverso la radio. Gli Stati Uniti del New Deal sono tranquilli, il presidente Franklin Delano Roosevelt ha assicurato che non entrerà in guerra al fianco dei cugini britannici che laggiù, in Europa, rischiano seriamente di capitolare dinanzi la forza distruttrice delle truppe di Adolf Hitler. Il non intervento era stato uno dei cavalli di battaglia per la terza rielezione del presidente che era riuscito a dare un nuovo corso a quell’America uscita con le ossa rotte dalla catastrofe economico-finanziaria che era stata la grande depressione del 1929. Man mano che il progresso scientifico avanza e nuove scoperte vengono fatte divulgate, più si va a delineare un quadro che noi appassionati di ufologia e paleoarcheologia abbiamo da sempre teorizzato: un intervento ‘esterno’ quale punto di partenza dell’incredibile storia del genere umano. Ma partiamo dall’alba della comparsa dell’Homo Sapiens, circa 300.000 anni fa in Africa, secondo le teorie antropologiche tradizionali. A quel tempo il precedente esemplare, l'Homo Erectus, è presente sul pianeta già da più di un milione e mezzo di anni e possiede una capacità cranica maggiore rispetto all'Homo Habilis. L'Homo Erectus avrebbe avuto una notevole somiglianza con gli esseri umani moderni, ma aveva un cervello di dimensioni corrispondenti a circa il 75% di quello dell'Homo Sapiens. Il modello paleoantropologico dominante descrive l’Homo Erectus inoltre come capace di usare rudimentali strumenti.
A un certo punto avviene qualcosa di rivoluzionario, la massa cerebrale aumenta del 30%, acquisisce capacità di articolare un linguaggio, modifica la propria biologia ormonale, … insomma l’Erectus si evolve in Homo Sapiens e poi successivamente circa 30.000 anni fa in Sapiens Sapiens e come descritto in figura, attraverso una serie di fasi migratorie i Sapiens vanno a popolare l’intero pianeta. di Giacomo Todaro
tratto da http://unimondo.oneworld.net/article/view/111339/1/ Un'inchiesta trasmessa da RaiNews24 sulla presenza italiana a Nassiriya e un dossier del governo italiano mostra come fu pianificata l'entrata in guerra contro l'Iraq a fianco degli Usa già 6 mesi prima dell'inizio dell'emergenza umanitaria, per sfruttarne il petrolio. Foto, mappe e documenti sull'attività del contingente italiano mostrano che la presenza dei militari italiani a Nassiriya abbia come chiaro obiettivo quello di proteggere oleodotti e raffinerie di petrolio, in una zona ricchissima di giacimenti, anche di uranio. Il giacimento di Nassiriya, il quinto in ordine di importanza in Iraq con riserve stimate tra i 2,5 i 4 miliardi di barili. Le immagini del reportage di RaiNew24 mostrano la raffineria di Nassiriya, e mostrano come i soldati italiani abbiano scortato migliaia di bidoni di petrolio e protetto zone ricche di giacimenti, anche giacimenti di uranio. Il confine di competenza italiana in Iraq comprende, guarda caso, proprio la raffineria di petrolio, il punto di stoccaggio e le paludi sotto cui risiedono i giacimenti petroliferi da sfruttare. Il reportage contiene interviste alla vedova Intravaia (vedova di uno dei 19 italiani morti nell'attentato di Nassiriya), a Marco Calamai - ex consigliere speciale della SPA (amministrazione provvisoria) dimessosi in seguito all'attentato a Nassiriya che fra le altre cose denuncia la cattiva prassi degli americani di non coinvolgere gli iracheni nell'amministrazione "dal basso" della cosa pubblica. A Calamai si aggiunge la testimonianze di Benito Li Vigni - ex dirigente Gruppo Eni ed ex collaboratore di Enrico Mattei, autore del libro "Le guerre del petrolio", che illustra l'enorme quantitativo potenziale di giacimenti petroliferi realmente presenti in Iraq (che l'Eni appurò essere superiori a quelli dell'Arabia Saudita); Li Vigni testimonia gli accordi tra Iraq ed Eni in merito ai giacimenti di Nassiriya risalenti agli anni '70 e segnala la strana coincidenza tra la presenza dei soldati italiani a Nassiriya e la presenza del giacimento petrolifero destinato all'Eni (il cui 30% è ancora di proprietà dello Stato italiano). Claudio Gatti - corrispondente da New York per il Sole24Ore, nel video racconta (fonti alla mano) perchè l'obiettivo dell'attentato di Nassiriya non fossero i carabinieri, ma piuttosto l'operatore economico presente in quella zona, ovvero l'Eni. Infatti, il giorno dell'attentato, l'amministratore delegato dell'Eni, Mincato, dichiarò all'agenzia ANSA che la possibile presenza dell'Eni a Nassiriya sarebbe slittata al 2004 proprio a causa di problemi legati alla "stabilità" della zona. A Gatti si aggiunge l’intervista a Elettra Deiana - parlamentare di RC membro della Commissione Difesa, l'intervento di Frattini - ex Ministro degli Esteri italiano, ad Antonello Falomi - senatore DS, al governatore iracheno di Nassiriya e a vari testimoni della base italiana in Iraq. Di fatto il Governo sapeva tutto. Il 22 ottobre 2003 alcuni parlamentari si recarono in visita a Nassiriya incontrando l'ambasciatore italiano a Baghdad, che illustrò ai parlamentari circa la presenza militare italiana finalizzata agli affari del petrolio, in maniera diretta e addirittura "ovvia". Anche la cosiddetta missione "Antica Babilonia" fu giustificata "ufficialmente" come missione con motivi "culturali" legati alla presenza di siti archeologici.... in realtà la scelta della base italiana fu dettata proprio da ragioni completamente estranee alla missione culturale-umanitaria per le quali i soldati furono mandati. Le cifre. Venne finanziata la costruzione di un ospedale a Baghdad sorvegliato da 30 carabinieri e poi vennero inviati altri 3.000 soldati italiani a Nassiriya. Le cifre: l'ospedale a Baghdad costò 21 milioni di euro, mentre i soldati italiani a Nassiriya costarono 232 milioni di euro.... a spese dei contribuenti italiani. Il reportage mostra anche un dossier del Ministero delle Attività Produttive (che il governo aveva precedentemente ufficialmente ignorato) risalente a 6 mesi prima dell'inizio della guerra, ovvero della prevista "emergenza umanitaria" da soccorrere. Tale dossier governativo indica il luogo migliore per una presenza italiana in Iraq e viene indicato proprio Nassiriya. Si parla del petrolio e di un affare da 300 miliardi di dollari. Nel dossier si descrive l'Iraq come una specie di eldorado e che "l'obiettivo del governo e delle istituzioni coinvolte è quello di mantenere l'Italia tra i 4 migliori fornitori dell'Iraq per il futuro". Guarda caso ben 15 delle 19 pagine del "dossier Iraq" del governo parlano di petrolio. Nel dossier del governo si legge anche dei retroscena internazionali, degli accordi fatti tra Usa, Cina, Francia e Russia per lo sfruttamento del petrolio iracheno dopo la guerra, che ancora non era iniziata. Infatti, la guerra in Iraq scattò solo 6 mesi dopo quel documento. L'affare Iraq fu pianificato: l'affare sporco in Iraq è un affare a cui il governo italiano si è scrupolosamente attenuto. Non una guerra "preventiva", dunque, ma una guerra premeditata. Immediata la reazione dell’organizzazione “Un Ponte per” che aveva gia denunciato il vero motivo della presenza italiana a Nassiriya all’indomani dell’attentato nel novembre 2003. “Tutte le frottole sulla “operazione umanitaria” e sul “portare la democrazia” si sgonfiano come quelle sulle armi di distruzione di massa: già sei mesi prima delle guerra, mentre gli ispettori dell’Onu erano in Iraq, il Consiglio di Sicurezza discuteva, il Governo stava già studiando dove mandare le proprie truppe. Ci chiediamo se ora l’ENI assumerà la responsabilità che le compete nei confronti delle famiglie che hanno perso un congiunto per sorvegliare i suoi barili di petrolio e nei confronti dei civili iracheni rimasti vittime nella “battaglia dei ponti”. Ci chiediamo se il Governo ammetterà di aver mentito agli italiani sugli obiettivi della presenza a Nassiriya e sul fatto che la discussione sull’invio delle truppe era una pura copertura di decisioni già prese. Invitiamo tutto il popolo della pace a mettere in atto una diffusa campagna di denuncia e di boicottaggio non-violento dell’ENI, come sta facendo da tempo il movimento pacifista statunitense con le multinazionali Bechtel e Halliburton”. www.disinformazione.it Sottoposti al sistema di sorveglianza globale. Verso la fine degli anni ottanta, prendendo una decisione che poi probabilmente avranno rimpianto, gli Stati Uniti coinvolsero anche la Nuova Zelanda in un nuovo e segretissimo sistema di spionaggio globale. L’inchiesta di Hager e le sue scoperte sui “dizionari” di ECHELON hanno portato alla luce uno dei maggiori e più segreti progetti dei servizi di intelligence. Il sistema permette alle varie agenzie di controllare la maggior parte delle comunicazioni via e-mail, telefono, fax e telex in tutto il mondo. - tratto da Covert Action Quarterly #59 Per 40 anni la più grande agenzia di intelligence della Nuova Zelanda, la Government Communications Security Bureau (GCSB) l’equivalente della americana National Security Agency (NSA) è stata aiutata dai suoi alleati occidentali a spiare nell’area del Pacifico, senza che questo fosse risaputo pubblicamente, ma neanche dalle maggiori cariche elettive dello stato. Quello che la NSA non poteva sapere è che verso la fine degli anni ottanta diversi ufficiali dell’agenzia decisero che le loro attività erano state troppo segrete e per troppo tempo e mi rilasciarono delle interviste e dei documenti che illustravano le attività dei servizi di intelligence neozelandesi. Più di cinquanta persone che lavoravano o avevano lavorato con i servizi ed in campi correlati accettarono di farsi intervistare. Tra le attività descritte e la documentazione riportata è stato possibile, dal Sud del Pacifico, far luce su alcuni progetti nati dalla alleanza di queste agenzie e che erano stati mantenuti completamente segreti fino ad allora. Di questi senza dubbio il più importante è ECHELON. Progettato e amministrato dalla NSA, il sistema ECHELON è utilizzato per intercettare normali e-mail, fax, telex e telefonate che viaggiano nella rete di telecomunicazioni mondiale. Diversamente dalla maggior parte dei sistemi di spionaggio sviluppati durante la Guerra Fredda, ECHELON è progettato principalmente per obiettivi non militari: come governi, organizzazioni, aziende, gruppi, ed individui praticamente in ogni parte del mondo. Potenzialmente sono sottoposte a sorveglianza tutte le comunicazioni tra le persone tra uno stato e l’altro (ma anche all’interno dello stesso paese) ovunque nel mondo. Non è certo una novità che le agenzie di intelligence sorveglino le e-mail e gli altri mezzi di comunicazione pubblici. Quello che c’è di nuovo nei materiali fuoriusciti dai servizi segreti neozelandesi sono i dati precisi su come lavora il sistema, quali sono le basi operative, le sue capacità e le sue insufficienze e molti altri dettagli come i nomi in codice. ECHELON non è stato progettato per spiare una particolare e-mail di un individuo o una utenza fax specifica. Al contrario il sistema lavora indiscriminatamente intercettando grandissime quantità di comunicazioni, ed usando i computer è poi in grado di estrarre i messaggi interessanti dalla massa degli altri di nessun interesse. E’ stata organizzata una catena di strutture di intercettazione in giro per il pianeta per monitorare la rete di telecomunicazioni globale. Alcune strutture controllano i satelliti di comunicazione, altre i network a terra ed altre le comunicazioni radio. ECHELON lega insieme tutte queste strutture rendendo così possibile agli Stati Uniti ed ai suoi alleati di intercettare una grande quantità delle comunicazioni in atto nel pianeta.
I computer posti in ogni stazione del sistema ECHELON cercano tra i milioni di messaggi intercettati quelli contenenti le keywords, le parole chiave, precedentemente inserite. Le keywords includono tutti i nomi, le località, i soggetti etc. che potrebbero essere contenuti nei messaggi “interessanti”. Ogni parola di ogni messaggio intercettato viene scansionata automaticamente sia che il telefono, la e-mail o il fax siano nella lista di quelli “da controllare”, ma anche nel caso provengano da qualsiasi altra utenza o natura del messaggio. Le migliaia di messaggi simultanei vengono letti in “tempo-reale” come giungono alle stazioni, ora dopo ora, giorno dopo giorno e i computer riescono a trovare “l’ago” scelto dagli intelligence nel “pagliaio” delle telecomunicazioni.
QUALCUNO STA ASCOLTANDO. L’alleanza nasce dallo sforzo cooperativo per intercettare trasmissioni radio durante la Seconda Guerra Mondiale, formalizzata come detto nel 1948 nell’accordo UKUSA che era orientato essenzialmente contro l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Le cinque agenzie firmatarie del patto UKUSA sono oggi le agenzie più grandi nei loro paesi. Con la maggior parte delle comunicazioni di affari e non che viaggiano attraverso fax, e-mail e telefonate è chiaro che le maggiori risorse vengano riservate a queste agenzie. Per decine di anni prima dell’introduzione del sistema ECHELON, le agenzie dell’alleanza UKUSA lavoravano comunque l’una per l’altra, ma ognuna era solita intercettare ed analizzare i messaggi nelle proprie stazioni. Con ECHELON, i computer detti “dizionari”, contengono non solo le keywords immesse dalla propria agenzia, ma anche quelle immesse dalle altre quattro agenzie. In Nuova Zelanda nella stazione di intercettazione satellitare di Waihopai (nel Isola del Sud), per esempio, il computer ha differenti liste di ricerca per NSA, GCHQ, DSD, e CSE in aggiunta alle proprie. Laddove il “dizionario” incontra un messaggio contenente una delle keywords immesse dalle agenzie lo prende e lo spedisce automaticamente al quartier generale dell’agenzia competente. Nessuno in Nuova Zelanda conosce le informazioni raccolte dalle stazioni in Nuova Zelanda per le agenzie alleate. Così le stazioni degli alleati minori della alleanza UKUSA funzionano per la NSA come se fossero proprie basi fuori dal territorio USA.
La stazione britannica del GCHQ si trova in cima alle alte scogliere sul mare a Morwenstow in Cornovaglia. Le antenne paraboliche, accanto agli edifici di calcolo, puntano i satelliti Intelsats sull’Atlantico, l’Europa e inclinando le antenne verso l’orizzonte anche sull’Oceano Indiano. Una stazione della NSA a Sugar Grove, posizionata a 250 chilometri a sud-ovest di Washington, DC, nelle montagne della Virginia occidentale copre le trasmissioni Atlantiche degli Intelsats verso Nord e Sud America. Un’altra stazione sta nello stato di Washington [nord-ovest degli USA ndt], 200 chilometri a sud ovest di Seattle, all’interno di una base militare, Yakima Firing Center. Le sue parabole satellitari sono puntate sugli Intelsats del Pacifico verso Est. Ciò che non viene intercettato a Yakima arriva in Nuova Zelanda ed in Australia. La loro posizione nel Sud del Pacifico garantisce la copertura globale delle intercettazioni. La Nuova Zelanda con la stazione di Waihopai e l’Australia con quella di Geraldton nell’Australia Occidentale (che punta sugli Intelsats dell’Oceano Pacifico e su quelli sull’Oceano Indiano). Ognuna delle cinque stazione dove sono i “dizionari” possiede un nome in codice che la distingue dalle altre della rete. Ad esempio la stazione di Yakima, posizionata in un paese deserto tra le Saddle Mountains e le Rattlesnake Hills, ha il nome in codice di COWBOY Dictionary, mentre la stazione di Waihopai ha quello di FLINTLOCK Dictionary. Questi nomi in codice sono registrati all’inizio di ogni messaggio intercettato prima che sia distribuito attraverso il network di ECHELON, e permette così all’analizzatore di individuare subito quale stazione ha effettuato l’intercettazione. Fino all’integrazione della Nuova Zelanda in ECHELON, avvenuta nel 1989 con l’apertura della stazione di Waihopai, la propria quota di comunicazioni giapponesi veniva intercettata a Yakima e spedita grezza al quartier generale del GCSB a Wellington per la decrittazione, la traduzione e la codifica nel formato UKUSA (i programmi di decrittazione erano forniti dal NSA).
“COMUNICAZIONE” ATTRAVERSO I SATELLITI Un insieme di strutture che monitora direttamente le comunicazioni via terra è l’elemento finale del sistema ECHELON. Oltre alle comunicazioni radio e satellitari, l’altro maggiore metodo per trasmettere grandi quantità di comunicazioni (pubbliche, di business, governative e quant’altro) è costituito da una combinazione di cavi sottomarini, che passano sotto gli oceani, e reti a microonde sulla terraferma. Pesanti cavi, posati nel fondo marino tra i vari stati, si fanno carico del grosso delle comunicazioni internazionali mondiali. Dopo che escono dall’acqua ed arrivano alle basi a terra dei network a microonde sono molto vulnerabili alle intercettazioni.
Dato che le strutture per le intercettazioni satellitari richiedono l’uso di enormi antenne paraboliche che è difficile mantenere a lungo nascoste, possiamo dire di avere un quadro ragionevolmente ben documentato di questa rete di stazioni di intercettazione. Ma tutto quello che serve per controllare la rete di comunicazioni via terra è un edificio situato sul percorso delle microonde o un cavo nascosto che va dalla rete ordinaria di telecomunicazioni a qualche edificio “anonimo”. Anche se tutto ciò suona come tecnicamente molto difficile da realizzare, avvengono anche intercettazioni di microonde da parte dei satelliti spia statunitensi. La rete mondiale di intercettazioni di questo tipo è comunque molto poco documentata, e dato che il GCSB neozelandese non partecipava a questo tipo di intercettazioni, le mie fonti all’interno dell’agenzia non hanno potuto aiutarmi ulteriormente nella raccolta di informazioni.
NIENTE E’ SICURO IN UNA MICROONDA L’unica testimonianza pubblica del sistema dei “Dizionari” è stata resa in relazione ad una di queste strutture “nazionali”, gestita dal GCHQ nel centro di Londra. Nel 1991 un ex-ufficiale del GCHQ rese un’intervista anonima al programma della televisione di Granada “World in Action” sugli abusi di potere perpetrati dalla sua agenzia. Durante il programma parlò di un anonimo edificio in mattoni rossi situato al numero 8 di Palmer Street da dove il GCHQ segretamente intercettava ogni telex che passava, partiva, arrivava o attraversava Londra, inserendoli poi in potenti computer con software conosciuti come “dizionari”. L’operazione, ha spiegato, era attentamente supervisionata da particolare personale della British Telecom: “Ma tutto ciò non ha nulla ha che fare con la sicurezza nazionale. Tutto questo non è legale. Non è legale prendere ed analizzare ogni singolo telex. E loro li analizzavano tutti, quelli delle ambasciate, del mondo degli affari, ma anche quelli con gli auguri di compleanno. Li intercettano tutti e li mettono nei ‘dizionari’.” Quello che nel documentario non viene detto è che il sistema dei “dizionari” non è una esclusività britannica, ma è operante in tutti e cinque i paesi del UKUSA. Similarmente il ricercatore inglese Duncan Campbell ha descritto come dalla stazione USA di Menwith Hill (in Gran Bretagna) la NSA si infili direttamente all’interno della rete a microonde della British Telecom, che è attualmente stata disegnata in modo che differenti nodi della rete convergano verso un trasmettitore isolato connesso alla stazione tramite cavi sotterranei.
Nei primi anni ‘90 il movimento che si è battuto per la chiusura della base di Menwith Hill ha ottenuto una grossa quantità di documenti dall’interno della stazione. Tra tutte queste carte c’erano dei riferimenti ad un sistema di computer della NSA chiamato “Platform”. L’integrazione di tutta la rete delle stazioni UKUSA in ECHELON probabilmente si è realizzata con l’introduzione di questo sistema all’inizio degli anni ‘80. James Bamford scrisse all’epoca di una rete mondiale di computer del NSA “nome in codice Platform” che collegava insieme 52 sistemi di computer sparsi in diversi punti del mondo. Punto cruciale di questo poderoso network sarebbe stato il quartier generale della NSA a Fort Meade. Tra le agenzie coinvolte nel progetto “Platform” c’era anche l’agenzia di SIGINT [signal intelligence] britannico il GCHQ.
CERCANDO NEL DIZIONARIO Scelgono la categoria divisa per soggetto, vedono il risultato della loro ricerca, cioè quanti messaggi contenenti quel soggetto sono stati catturati dalla rete di ECHELON, e così inizia una nuova giornata di lavoro. Gli analisti scorrono schermata dopo schermata fax, messaggi e-mail, etc. e quando un messaggio appare interessante lo selezionano dal resto della lista. Se non in inglese il messaggio viene tradotto e scritto nel formato codificato standard degli intelligence UKUSA.
IL CONTROLLO DELLE INFORMAZIONI I terminali dei “dizionari” non hanno semplicemente la lunga lista delle parole chiave per fare la ricerca e neanche tutte le informazioni vanno in un unico database che le agenzie possono consultare a proprio piacimento. E tutto molto più controllato. Gli indici di ricerca sono divisi nelle stesse categorie del codice a quattro cifre. Ogni agenzia decide le proprie categorie compatibilmente alle responsabilità della stessa all’interno del network. Per il GCSB questo significa il controllo delle comunicazioni dei governi dell’area del Sud Pacifico, delle ambasciate Giapponesi, delle attività Russe nell’Antartide e così via.
Una foto ufficiale dell'ufficio PR della NSA: "L'agenzia intercetta un messaggio dall'alto" Le agenzie poi lavorano dalle 10 alle 50 parole chiave che hanno immesso in ogni categoria. Le keywords comprendono nomi di persone, di navi, di organizzazioni, nomi di paesi e di argomenti. Questo include numeri di telex e di fax, indirizzi di posta elettronica etc. di tutti i soggetti bersaglio di ECHELON. Questi nomi, numeri e indirizzi fanno di solito parte del messaggio scritto ed è così abbastanza semplice per i computer "dizionari" riconoscerli ed archiviarli. Le agenzie specificano anche delle combinazioni di keywords per aiutarsi a scovare le comunicazioni interessanti. Per esempio possono cercare comunicazioni contenenti le parole “Santiago” e “aid” o per comunicazioni contenenti la parola “Santiago” ma non “consul” (cosicché si possa scartare facilmente la massa di comunicazioni consolari di routine). Tutti questi tipi di combinazioni di parole e numeri, divisi in particolari categorie, sono il cuore dei “dizionari”. (In ogni agenzia alcuni elementi dello staff chiamati Dictionary Managers aggiornano la lista delle keywords per la propria agenzia.) L’intero sistema escogitato dalla NSA, è stato adottato completamente dalle altre agenzie. I computer “dizionari” cercano tra tutti i messaggi in entrata per ognuna delle keywords immessa dalle agenzie. Nello stesso tempo i computer annotano automaticamente dei dati tecnici come data, orario e luogo dell’intercettazione sul messaggio cosicché l’analista, in qualsiasi agenzia esso sia, potrà sapere da dove viene e di quando è il messaggio. Poi il computer scrive le quattro cifre del codice (in base alle keywords rinvenute nel messaggio) alla fine del testo. Questo è molto importante. Permetterà poi di catalogare tutti insieme nel database dell’agenzia di destinazione e di reperirli successivamente con estrema facilità. Più tardi, quando gli analisti ricercheranno una categoria, tutto ciò risulterà estremamente semplificato ed il database potrà reperire tutti i messaggi precedentemente archiviati e marchiati con quel codice. Questo sistema si rivela particolarmente efficace per le particolari condizioni di amministrazione del network di ECHELON. Difatti ogni agenzia non ha accesso a tutto il database, ma solo hai propri codici di quattro numeri. Ad esempio anche se il lavoro del GCSB è rivolto soprattutto all’alleanza UKUSA, la Nuova Zelanda non ha accesso all’intero network di ECHELON. L’accesso che ha è strettamente controllato. Un ufficiale dei servizi neozelandesi ha spiegato che: “Le agenzie possono cercare attraverso i propri codici anche negli altri “dizionari”. I più difficili da trattare sono quelli americani. ... [Ci sono] molti livelli attraverso cui passare, a meno che non sia anche di loro interesse, in quel caso lo faranno per te.” Per che cosa viene usato il sistema?
SPIONAGGIO PIÙ VELOCE, MA STESSA MISSIONE Con questa struttura, così potente e così segreta, tutto può essere possibile. Per esempio nel Giugno del 1992, un gruppo “di agenti operativi di alto livello” del GCHQ britannico parlarono con il London Observer dichiarando: “Sentiamo che non possiamo più rimanere in silenzio per ciò che riguarda le malefatte e le aberrazioni della struttura nella quale operiamo”. Essi portarono ad esempio il fatto che il GCHQ intercettava regolarmente tre organizzazioni umanitarie, tra cui Amnesty International e Christian Aid. Come riportato dagli agenti all’Observer: “Il GCHQ è pronto in ogni momento ad inserirsi nelle loro comunicazioni per controlli di routine”. Nel caso di inserimento nelle conversazioni telefoniche la procedura viene chiamata Mantis, mentre con i telex la procedura si chiama Mayfly. Digitando uno dei codici relativi agli aiuti al Terzo Mondo, il sistema è in grado di elencare i telex intercettati alle tre organizzazioni. “E’ poi possibile per noi inserire nuove parole che ci rendono possibile ottenere tutti i telex nei quali quelle parole appaiono”. “E possiamo leggere un predeterminato numero di caratteri da ogni lato della parola chiave.” Senza chiamarlo con il nome attuale, è evidente che questa è una dettagliata e precisa descrizione di come lavorano i "dizionari" nel network ECHELON. Quello che non veniva rivelato è che si tratta di un sistema esteso ai cinque del UKUSA. La struttura di ECHELON consente che le intercettazioni di queste organizzazioni possano avvenire in un qualsiasi punto del network, in ogni stazione dove il GCHQ ha richiesto che il codice a quattro cifre riguardante gli aiuti al Terzo Mondo venisse utilizzato. Nella descrizione fatta da Mike Frost del sistema di intercettazioni tramite le ambasciate Canadesi nel mondo si trova la descrizione del computer usato dalla NSA, chiamato Oratory, che può “ascoltare” le conversazioni telefoniche ed individuare quando viene pronunciata la parola chiave. Così come noi riusciamo ad individuare le parole nei differenti toni ed accenti nelle quali le incontriamo, allo stesso modo, secondo Frost, lo possono fare questi computer. Le prede più facili per ECHELON sono le persone, le organizzazioni o i governi che non usano sistemi di crittografia. Nell’area neozelandese ad esempio, questo colpisce e rende particolarmente vulnerabili le piccole nazioni del Sud Pacifico che non usano alcun tipo di codice anche per le comunicazioni strategiche governative (tutte queste comunicazioni dei vicini della Nuova Zelanda, “non protette”, arrivano negli uffici delle agenzie del UKUSA). Come risultato delle rivelazioni del mio libro so che si è sviluppato un progetto nell’area del Pacifico per far conoscere e fornire software di crittografia ai soggetti più vulnerabili quali ad esempio i movimenti per la democrazia in paesi con regimi oppressivi e dittatoriali. Questo è un metodo efficace per ostacolare le illegittime intrusioni di ECHELON. Un commento finale. Tutti i giornalisti, i commentatori e le “fonti bene informate” affermano che gli intelligence USA hanno messo fuori la Nuova a metà degli anni ‘80. Questo è completamente falso. Il lavoro di intelligence fornito dall’agenzia neozelandese non si è mai arrestato, anzi bisogna sottolineare che negli ultimi dieci anni c’è stata una maggiore integrazione della Nuova Zelanda nel sistema USA. Praticamente tutto nell’equipaggiamento che viene usato dal GCSB dai manuali, al modus operandi, ai codici e tutto il resto viene interamente fornito dagli alleati del UKUSA (ciò di solito significa, in pratica, dalla National Security Agency - USA). Lo stesso discorso vale anche per le agenzie canadese e australiana. Quello che principalmente protegge queste agenzie dal cambiamento è la loro segretezza. Il giorno che il mio libro è uscito nelle librerie, senza alcuna precedente pubblicità, c’è stata una riunione durata tutto il giorno dei burocrati dell’agenzia di intelligence al dipartimento del Primo Ministro per provare a decidere come si sarebbe potuta impedire la distribuzione e la circolazione del libro. Per poi eventualmente concludere che i costi politici sarebbero stati troppo alti. Ed è facile comprendere perché fossero così agitati. Approfondimenti:
CANADA,TROVATA LA CURA PER IL CANCRO.MA LE BIG PHARMA E I MASS MEDIA FANNO FINTA DI NULLA..7/1/2012 I ricercatori dell'Università di Alberta, a Edmonton, in Canada hanno trovato la cura per il cancro, nel mese di maggio, ma se ne parla pochissimo nei notiziari e alla TV. È una tecnica semplice, si utilizza un farmaco molto semplice. Il metodo impiega dicloroacetato, che è attualmente usato per trattare i disordini metabolici. Quindi, non vi è alcuna preoccupazione per gli effetti collaterali o gli effetti a lungo termine. Questo farmaco non richiede un brevetto, per cui chiunque lo può utilizzare ampiamente ed è economico rispetto ai costosi farmaci antitumorali prodotti da grandi aziende farmaceutiche. Gli scienziati canadesi hanno testato questo dicloroacetato (DCA) sulle cellule dell'uomo, ed ha ucciso le cellule del cancro dal polmone, mammella e cervello ed ha lasciato intatte quelle sane. È stato testato su topi con tumori gravi che si sono ridotti quando sono stati alimentati con acqua integrata con DCA. Il farmaco è ampiamente disponibile e la tecnica è facile da usare. Perché le case farmaceutiche più importanti non sono coinvolte? O i media non ne sono interessati? Nel corpo umano c'è un elementa naturale che lotta contro il cancro: i mitocondri, ma hanno bisogno di essere “spinti” per essere abbastanza efficaci [i mitocondri sono organi contenuti in ogni cellula umana, con una struttura simile a quella dei batteri, e con un proprio DNA mitocondriale; la funzione principale del mitocondrio è quella di produrre energia - N.d.T.]. Gli scienziati hanno sempre pensato che i mitocondri venissero danneggiati dal cancro e quindi hanno pensato di concentrarsi sulla glicolisi che è meno efficace e più dispensiosa. I produttori di farmaci si sono concentrati solo su questo metodo della glicolisi per combattere il cancro. Questo DCA invece non si basa sulla glicolisi ma sui mitocondri, “innesca” i mitocondri che combattono le cellule tumorali. L'effetto collaterale di questo è che viene anche riattivato un processo chiamato apoptosi. Vedete, i mitocondri contengono un fin troppo importante “pulsante di autodistruzione” che viene a mancare nelle cellule tumorali. Senza di esso, i tumori diventano più grandi e le cellule rifiutano di estinguersi. I mitocondri pienamente funzionanti, grazie al DCA invece possono finalmente morire. Le aziende farmaceutiche non investono in questa ricerca perché il metodo DCA non può essere brevettato, senza un brevetto non possono fare soldi, come stanno facendo ora con le cure contro l'AIDS. Dal momento che le case farmaceutiche non se ne interesseranno, altri laboratori indipendenti dovrebbero iniziare a produrre questo farmaco e fare ulteriori ricerche per confermare le conclusioni di cui sopra e produrre i farmaci. La ricerca originale (vedi lo screenshot nel presente articolo) è disponibile sul dello stato di Alberta (Canada). Traduzione dell'immagine:
Le cellule normali (blu) nel bel mezzo della crescita benigna sono affamate di ossigeno, ma possono sopravvivere con la glicolisi, un modo diverso di fare energia. Nel processo i mitocondri, che contengono il meccanismo di autodistruzione cellulare, si spengono. Questo rende le cellule “immortali” e cancerogene (rosso), così esse continuano a replicarsi e il tumore cresce. La Glicolisi genera anche l'acido lattico che permette al cancro di mangiare cellule attraverso il tessuto, e formare tumori secondari in altre parti del corpo. Un farmaco chiamato dicloroacetato rimette in funzione i mitocondri nelle cellule tumorali (blu) in modo che esse fermino la glicolisi e inizino a produrre energia di nuovo dai mitocondri. Il meccanismo di autodistruzione è quindi attivato, e le cellule avvizziscono e muoiono (marrone). L'ARTICOLO ORIGINALE IL VIDEO SULLA NOTIZIA TRADUZIONE A CURA DI ECPLANET L'ARTICOLO DEL 2 SETTEMBRE 2011 DI REPUBBLICA CHE PARLA DI UNA CURA PER IL CANCRO Preso da: http://www.free-italy.info//2011/10/canadatrovata-la-cura-per-il-cancroma.html |
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Agosto 2016
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