Nell’autunno del 1990, l’intera mandria di bestiame che pascola nei pressi della torre è ammalata. Gli animali sono esili, gli si vedono le costole, il loro pelo cresce ruvido, si comportano in modo strano – sono agitati e nervosi. Ben presto le mucche abortiscono e così anche le capre. Molti animali dopo la gestazione nascono deformi. Ci sono capre con colli palmati, capre con le zampe anteriori più corte rispetto a quelle posteriori. Un vitello nel grembo materno ha un tumore delle dimensioni di una palla da basket, un altro ha un tumore di quasi un metro di diametro, grande abbastanza da non potergli permettere di passare attraverso il canale uterino. Rall e il veterinario locale, quindi, decidono di incidere la madre aprendola per far si che la creatura esca viva. Il veterinario testimonia l’incubo : “Non ho mai visto nulla di simile in tutta la mia pratica professionale. […] Credo che tutto questo è il risultato della presenza della torre cellulare.”
Nel giro di sei mesi i tre giovani figli dei Rall iniziano a soffrire di strane eruzioni cutanee, con il rigonfiamento di parti arrossate e infiammate. I ragazzini sono colpiti da momenti di iperattività; il bambino più piccolo a volte si mette a girare in tondo, in modo folle e vorticoso. Le ragazze perdono i capelli. La Rall è presto incinta di un quarto figlio, ma non riesce ad aumentare di peso. Suo figlio viene messo alla luce con difetti alla nascita – ossa fragili, problemi neurologici – che non si riconoscono in una sindrome specifica. Gli altri suoi figli, concepiti prima dell’arrivo della torre, erano invece nati sani.
Nel disperato tentativo di capire cosa stia accadendo alla sua famiglia e alla sua fattoria, la Rall contatta l’Agenzia di Protezione Ambientale (Environmental Protection Agency) . Si finisce col parlare con uno scienziato dell’EPA chiamato Carl Blackman, un esperto degli effetti biologici delle radiazioni provenienti dai campi elettromagnetici (CEM)- il tipo di campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF – EMF) con cui funziona tutta la tecnologia wireless, che include non solo le torri cellulari e il telefoni cellulari, ma anche i router wi-fi, i computer compatibili wi-fi, le utility “intelligenti” e persino telefoni di casa senza fili. “Mettendomi nei panni di chi governa, dovrei dirvi che siete perfettamente sicuri”, le dice Blackman. “Vestendo in borghese, devo dirle di prendere in considerazione l’eventualità di andare via.”
L’avvertimento di Blackman semina preoccupazione sulla famiglia. Quando la Rall si mette in contatto con la compagnia di telefonia cellulare che opera sulla torre, le dicono che “non c’è alcuna probabilità” che la torre sia la fonte di tutti i suoi mali. “Siete probabilmente nel posto più sicuro d’America”, le dice il rappresentante della compagnia.
I Rall abbandonarono la fattoria proprio nel giorno di Natale del 1992 e non la rivendettero, non volendo riservare ad altri gli orrori che avevano vissuto. In poche settimane dall’abbandono della loro terra, con l’arrivo in Michigan i ragazzini si rimisero in salute, e così avvenne anche per il bestiame.
Non uno solo della mezza dozzina di scienziati con cui ho parlato ha saputo spiegare cos’era successo nella fattoria Rall. Perché gli animali si ammalavano? Qual era il perché delle eruzioni cutanee e dell’iperattività? Perché sorgevano questi difetti dalla nascita? Se la radiazione della radiofrequenza dalla torre cellulare non ne era la causa, allora qual era il meccanismo? E perché oggi, con milioni di torri cellulari che punteggiano il pianeta e con miliardi di telefoni cellulari accanto a milioni di teste ogni giorno, non siamo tutti ammalati?
Difatti, la grande maggioranza tra noi sembra essere sana. Viviamo tutti ora tra una grande varietà di torri cellulari, e siamo tutti operatori wireless. Più che operatori wireless, siamo pazzi per la tecnologia. Chi è che non tiene al suo fianco in ogni momento apparati elettro-plastici per l’assimilazione delle informazioni?
Il cellulare come tecnologia è stato sviluppato nel 1970, commercializzato a metà degli anni ’80, miniaturizzato negli anni ’90. Quando le prime compagnie di telefonia mobile lo lanciarono nel Regno Unito nel 1985, l’aspettativa era che avrebbero venduto forse 10.000 telefoni.
Le spedizioni dei cellulari in tutto il mondo hanno superato il miliardo nel 2006. A partire dall’ottobre del 2010 ci sono stati 5,2 miliardi di telefoni cellulari operanti sul pianeta. La “penetrazione” – che nel gergo del marketing in molti paesi raggiunge il cento per cento – simboleggia che c’è più di una connessione per persona. Il telefono cellulare nelle sue più disparate manifestazioni – l’iPhone, Android, Blackberry – è stato denominato come il “più prolifico dispositivo di consumo” mai offerto.
Non ho una connessione Internet nella mia casa a Brooklyn, e, come un dinosauro, ho ancora un telefono fisso. Ma se mi posiziono sul tetto di casa, vedo a un centinaio di metri di distanza, collegate ai mattoni dei garage del vicinato, una serie di pannelli di antenne di telefonia cellulare puntate diritte verso di me. Queste forniscono un incredibile livello di ricezione sul mio cellulare. I miei vicini del piano inferiore hanno un contratto per la connessione wireless – meglio conosciuta come Wi-Fi – di cui io usufruisco quando devo discutere con gli editori di riviste. Tutto ciò è molto conveniente. Lo uso. Ne abuso.
Eppure, anche se io ho in un certo modo rinunciato, eccomi qui, su un tetto a Brooklyn, in piedi immerso nelle radiazioni provenienti dai pannelli dei telefoni cellulari del garage accanto. Sono, inoltre, immerso nelle radiazioni del Wi-Fi dei vicini del piano inferiore. Le onde sono ovunque, dalle biblioteche pubbliche ai treni Amtrak, dai ristoranti e bar a piazze pubbliche come Zuccotti Park nel centro di Manhattan, dove gli abitanti di Wall Street “twittano” senza soste.
Oggi viviamo in una normalità satura di wireless che non è mai esistita nella storia della razza umana.
È un qualcosa senza precedenti a causa della complessità delle frequenze modulate che portano le informazioni sempre più complesse che noi trasmettiamo sui nostri cellulari, smartphone e sistemi Wi-Fi. La gran parte degli effetti sugli esseri umani di questi campi elettromagnetici non viene verificata. Il neuroscienziato svedese Olle Johansson, insegnante presso il rinomato Istituto Karolinska a Stoccolma, mi dice che la saturazione di massa nei campi elettromagnetici solleva una questione terribile. L’umanità – dice – ha intrapreso l’equivalente del “più grande esperimento su larga scala mai realizzato. Cosa accade quando, 24 ore al giorno durante tutta la nostra vita, permettiamo a noi stessi e ai nostri figli di irradiare il nostro corpo con nuovi, artificiali, campi elettromagnetici?”
Noi abbiamo qualche risposta. Lo scorso maggio l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC, un ramo dell’OMS), a Lione, in Francia, ha dichiarato che le frequenze elettromagnetiche dei cellulari d’ora in avanti possono essere classificate come “probabilmente cancerogene per l’uomo”. La dichiarazione è basata in parte sui dati di uno studio su tredici paesi, chiamato Interphone, che nel 2008 ha riportato, dopo un decennio di uso del cellulare, il rischio di un tumore al cervello – in particolare sul lato della testa dove si pone il telefono, sale fino al 40% per gli adulti. Alcuni ricercatori israeliani, utilizzando metodi di studio simili a quelli dell’indagine Interphone, hanno scoperto che gli utenti di telefonia più accaniti sono maggiormente esposti alla probabilità di soffrire di tumori maligni delle ghiandole salivari della guancia, mentre uno studio indipendente di altri scienziati in Svezia ha concluso che le persone che hanno iniziato a usare il telefono cellulare prima dei 20 anni hanno la possibilità di sviluppare un tumore al cervello cinque volte di più delle altre. Secondo uno studio pubblicato sull’International Journal of Cancer Prevention (Giornale Internazionale della Prevenzione dal Cancro), per le persone che vivono per più di un decennio nel giro di 350 metri da una torre di telefonia cellulare aumenta di quattro volte la possibilità di contrarre il cancro.
La decisione dell’IARC ha seguito la scia di numerosi avvertimenti, per lo più dalle autorità di regolamentazione europee, sui possibili rischi per la salute provocati dai campi elettromagnetici. Nel settembre del 2007 il comitato di controllo di punta d’Europa, l’European Environment Agency dell’Unione Europea, ha suggerito che l’esposizione di massa non regolamentata degli esseri umani a una diffusa radiazione a radiofrequenza “potrebbe portare ad una crisi sanitaria simile a quelle causate da amianto, fumo e piombo nella benzina”. Nello stesso anno il Ministero dell’Ambiente tedesco ha individuato i pericoli dei campi elettromagnetici RF usati nel Wi-Fi, notando che le persone dovrebbero tenere la loro esposizione al Wi-Fi “al livello più basso possibile” e invece scegliere la “convenzionale connessione via cavo.” Nel 2008 la Francia ha diffuso un allarme nazionale generalizzato per la salute sull’uso eccessivo del cellulare e poi , un anno dopo, ha annunciato un divieto sulla pubblicità di telefoni cellulari per ragazzini sotto i dodici anni.
Nel 2009, in seguito a una riunione tenuta nella città brasiliana di Porto Alegre, più di cinquanta scienziati provenienti da sedici paesi interessati – funzionari della sanità pubblica, biologi, neuro scienziati, medici – hanno firmato quello che è divenuto noto come la Risoluzione di Porto Alegre. I firmatari l’hanno descritto come un “richiamo urgente” per effettuare ulteriori ricerche basate sul “corpo del reato che indica che l’esposizione ai campi elettromagnetici interferisce con la biologia umana di base”.
Le prove sono sempre più numerose. “La radiazione di radiofrequenza ha una serie di effetti biologici che possono essere riscontrati negli animali e nei sistemi cellulari,” afferma David O. Carpenter, direttore dell’Istituto per la Salute e l’Ambiente presso l’Università dello Stato di New York (SUNY). “Non possiamo affermare con certezza che gli effetti negativi si producano sugli umani”, mi dice Carpenter. “Ma le indicazioni ci evidenziano che ci potrebbero essere – e uso le parole “potrebbero essere”- effetti molto gravi sugli esseri umani.” Egli osserva che, nei test di esposizione con cellule umane ed animali, le radiofrequenze elettromagnetiche causano l’attivazione di alcuni geni. “Sappiamo anche che la generazione di campi elettromagnetici RF provoca la generazione dei radicali liberi, aumenta la produzione di quelle che vengono chiamate proteine da shock termico, e altera la regolazione del calcio ionico. Questi sono tutti comuni meccanismi che sono alla base di molti tipi di danni ai tessuti.”
La rottura del doppio filamento nel DNA – una delle cause indiscusse del cancro – è stata segnalata in test simili con le cellule animali. Il neuro-oncologo svedese Leif Salford, presidente del Dipartimento di Neurochirurgia dell’Università di Lund, ha scoperto che, sui topi, le radiazioni del telefono cellulare provocano danni ai neuroni, in particolare a quelle cellule associate con la memoria e l’apprendimento. Il danno si verifica dopo un’esposizione di appena due ore. Salford ha ulteriormente scoperto che i campi elettromagnetici del cellulare tendono a forare la barriera tra il sistema circolatorio e il cervello. Di certo la perforazione della barriera sangue-cervello non è una cosa positiva. Ciò permette alle molecole tossiche del sangue di penetrare nell’ambiente ultra-stabile del cervello. Uno dei possibili risultati, nota Salford, è la demenza.
Altri effetti delle radiofrequenze dei telefoni cellulari sono stati riportati prendendo in considerazione soggetti umani. Presso la Loughborough University in Inghilterra, nel 2008 degli specialisti del sonno hanno riscontrato che dopo trenta minuti di uso del telefono cellulare, i loro soggetti avevano bisogno del doppio del tempo per addormentarsi rispetto al tempo impiegato quando evitavano il cellulare prima di andare a letto. L’elettroencefalogramma ha mostrato un disturbo delle onde cerebrali che regolano il sonno. Nel 2009 alcuni neuroscienziati dell’Università della Tecnologia di Swinburne in Australia hanno scoperto un “power boost” delle onde cerebrali quando i volontari sono stati esposti alle radiofrequenze dei telefoni cellulari. I ricercatori hanno legato i loro telefoni Nokia alle teste dei loro soggetti, poi hanno acceso e spento i cellulari. Telefono acceso: il cervello andava in una modalità di difesa. Telefono spento: il cervello si calmava. Il cervello, come ipotizzava uno dei principali ricercatori, era “concentrato a superare le interferenze elettriche”.
Ma per tutto questo, non c’è consenso scientifico sui rischi dei campi elettromagnetici RF per gli esseri umani.
Le principali organizzazioni di controllo per la salute pubblica, negli Stati Uniti e in tutto il mondo, hanno respinto le preoccupazioni a riguardo. “L’attuale prova,” afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), “non conferma l’esistenza di eventuali conseguenze per la salute causate dall’esposizione ai campi elettromagnetici di basso livello”. (L’OMS, quindi, contraddice le conclusioni a cui è giunta una sua unità di ricerca). La US Federal Communications Commission ha fatto dichiarazioni simili. L’American Cancer Society riporta che “la maggior parte degli studi pubblicati finora non hanno ritrovato un legame tra uso del cellulare e formazione dei tumori”. L’organizzazione di lobbying dell’industria di telefonia cellulare, la CTIA – Wireless Association, assicura al pubblico che le radiazioni dei telefoni cellulari sono sicure, citando degli studi – molti dei quali sono finanziati dal settore delle telecomunicazioni – che non mostrano alcun rischio.
Centinaia di meta-revisioni di questi studi pubblicate suggeriscono che l’appoggio finanziario dell’industria tende ad alterarne i risultati. Secondo un sondaggio condotto da Henry Lai, professore di ricerca presso l’Università di Washington, solo il 28% degli studi finanziati dall’industria del wireless ha mostrato un certo tipo di effetto biologico da radiazioni dei telefoni cellulari. Allo stesso tempo, gli studi finanziati indipendentemente producono una serie del tutto diversa di dati: il 67% di questi studi ha mostrato un effetto biologico. L’Iniziativa Wireless Sicuro, di un gruppo di ricerca a Washington DC che da allora ha cessato l’attività, ha analizzato i dati ricavati da centinaia di studi sui rischi del wireless per la salute, disponendoli nei termini di fonte di finanziamento. “I nostri dati dimostrano che il settore della telefonia mobile ha finanziato/influenzato il lavoro ed è sei volte più probabile trovare ‘nessun problema’ che nel lavoro finanziato indipendentemente”, osserva il gruppo: “L’industria dunque ha notevolmente contaminato l’insieme delle prove scientifiche.”
Le prove riguardo i rischi a lungo termine causati dai campi elettromagnetici per la salute pubblica possono essere contraddittorie. Eppure è chiaro che alcune persone si ammalano quando si espongono pesantemente alle nuove radiofrequenze. E non stiamo ad ascoltare i loro reclami.
Prendete in considerazione la storia di Michele Hertz. Quando una società di servizi pubblici locali installò un contatore digitale wireless – meglio conosciuto come contatore “intelligente” – nella sua casa a nord dello stato di New York nell’estate 2009, Hertz ci badò poco. Poi cominciò a sentirsi strana. Era una scultrice esperta, ma non poteva più farlo. “Non riuscivo a concentrarmi, non riuscivo a dormire, non riuscivo nemmeno a terminare le frasi”, mi disse. La Hertz dice di aver provato una “perdita incredibile di memoria” e, all’età di 51 anni, ha temuto di aver preso l’Alzheimer.
Una notte, durante una tempesta di neve nel 2010, in casa sua andò via la corrente, e quando ritornò, nella sua testa esplose un suono squillante, “un acuto terribile”. Persisteva un ronzio nella sua testa. Iniziò a dormire sul pavimento della cucina quell’inverno, dove il frigorifero copriva quel rumore lamentoso. Ci furono altri sintomi: mal di testa, nausea e vertigini, persistenti e tendenti al peggioramento. “A volte mi svegliavo con il cuore che mi pulsava in gola in modo incontrollabile”, mi disse: “Ho pensato che avrei avuto un attacco di cuore. Avevo incubi in cui mi stavano uccidendo.”
Circa un anno dopo l’installazione del contatore wireless, con l’aiuto di un elettricista la Hertz pensò di aver capito quale fosse la fonte del problema: ci doveva essere qualcosa di elettrico in casa. Su intuizione, lei riferì alla società di servizio pubblico, Con Edison di New York, di rimuovere il contatore senza fili. Disse loro: “Morirò se non si installa un contatore analogico.” Nel giro di pochi giorni i sintomi peggiori scomparvero. “La gente mi guarda come se fossi pazza quando racconto tutto ciò”, dice la Hertz.
L’esposizione al contatore ha iper-sensibilizzato la Hertz a tutti i tipi di sorgenti di altri campi elettromagnetici. “I contatori intelligenti mi hanno reso la vita impossibile”, dice. Un telefono cellulare acceso nella stessa stanza le dà ancora il mal di testa. Entrare in una casa col Wi-Fi è qualcosa di intollerabile. Il passaggio davanti a una torre cellulare per strada le fa male. “A volte se la radiazione è molto forte le mie dita si ritorcono”, dice. “Ora posso sentire i cellulari che suonano anche se sono in modalità silenziosa. La vita”, dice, “è drammaticamente cambiata.”
La Hertz ben presto scoprì che c’erano altre persone come lei: vengono denominate “elettrosensibili”. A dire il vero, fanno parte di una tormentata minoranza, spesso non compresa e isolata. Condividono le loro storie su forum online come Smartmeters.org, l’EMF Safety Network e l’Electrosensitive Society. “Alcuni si ammalano a causa dei cellulari, altri a causa dei contatori intelligenti, altri dalle torri cellulari”, afferma la Hertz: “Alcuni non possono più lavorare e hanno dovuto abbandonare le proprie case. Alcuni stanno perdendo la vista, altri non riescono a smettere di tremare, la maggior parte non riesce a dormire.”
Negli ultimi anni ho imparato a conoscere decine di “elettro sensibili”. A Santa Fe, nel New Mexico, ho incontrato una donna che aveva preso l’abitudine di indossare un copricapo di carta stagnola. (Questo funziona davvero – basta avvolgere un cellulare in alcuni fogli di carta stagnola e il segnale verrà annullato). Ho incontrato una ex-maratoneta detentrice di record, una 54enne che aveva vissuto per otto anni nella sua automobile prima di stabilirsi in una casa circondata da montagne che diceva potessero proteggere il luogo dalle frequenze cellulari. Ho incontrato persone che hanno affermato di non voler più vivere a causa delle loro condizioni. Molte delle persone con cui ho parlato erano professionisti affermati, scrittori, produttori televisivi, imprenditori. Ho incontrato uno scienziato dei Laboratori Nazionali di Los Alamos di nome Bill Bruno, il cui datore di lavoro aveva tentato di licenziarlo dopo che aveva richiesto una protezione dai campi elettromagnetici nel laboratorio. Ho incontrato una bibliotecaria locale chiamata Rebecca Azen che ha lasciato il suo lavoro dopo essersi ammalata a causa della nuova installazione della connessione Wi-Fi in biblioteca. Ho incontrato un brillante attivista di nome Arthur Firstenberg, che per molti anni ha pubblicato una newsletter, “No Place to Hide”, ma che ora è senza fissa dimora, che viveva esclusivamente nel retro della sua auto, dormiva nella landa fuori dalla città dove poteva sfuggire ai segnali.
A New York ho avuto modo di conoscere un membro di lunga data dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE) che si è definito elettrosensibile. Lo chiamerò Jake, dato che la sua condizione gli provoca imbarazzo e non vuole mettere a repentaglio il suo posto di lavoro e la sua appartenenza alla IEEE (che ha come scopo la diffusione della tecnologia elettrica, inclusi i telefoni cellulari). Jake mi ha raccontato di come un giorno, qualche anno fa, iniziò a star male ogni volta che entrava nella camera da letto del suo appartamento per dormire. Aveva mal di testa, soffriva di stanchezza e nausea, sudorazione notturna, palpitazioni cardiache, vista offuscata, difficoltà respiratorie e sobbalzava a causa di ronzii all’orecchio, tipici sintomi dell’elettro sensibilità. Ha scoperto che il suo vicino di casa nel condominio teneva una connessione Wi-Fi attraverso un trasmettitore, dall’altra parte del muro delle sua camera da letto. Quando Jake chiese al suo vicino di bloccarlo, i suoi sintomi scomparvero.
Il governo svedese riporta che il disturbo noto come ipersensibilità elettromagnetica, o EHS, affligge circa il 3% della popolazione. Uno studio del Dipartimento di Salute della California ha rilevato che, sulla base di alcune autovalutazioni, a ben 770.000 californiani – quindi il 3% della popolazione dello stato – sarebbe attribuibile qualche forma di malattia dovuta ai campi elettromagnetici. Uno studio in Svizzera ha recentemente riscontrato un’incidenza di elettrosensibili pari al 5% di elettrosensibili. In Germania del 6%. Anche l’ex primo ministro della Norvegia, la dottoressa Gro Harlem Brundtland, fino al 2003 direttore generale dell’OMS, ha ammesso di soffrire di mal di testa e di “forti disagi” quando esposta a telefoni cellulari. “La mia ipersensibilità”, ha detto a un giornale norvegese nel 2002, “è andata così oltre che ora reagisco ai telefoni cellulari vicini a me al giro di circa quattro metri”. Ha poi aggiunto nella stessa intervista: “Varie persone sono state nel mio ufficio con i loro cellulari in tasca o in borsa senza sapere se fossero accesi o spenti, abbiamo testato le mie impressioni che ho puntualmente provato quando il telefono era acceso – mai quando era spento.”
Eppure l’OMS – stessa organizzazione in cui la Brundtland ne era una volta il capo – riporta che “non vi è alcuna base scientifica che colleghi i sintomi dell’elettro sensibilità all’esposizione ai campi elettromagnetici”. Le ricerche dell’OMS sono state confermate da uno studio del 2008 presso l’Università di Berna in Svizzera che non ha trovato “alcuna prova che gli individui ipersensibili siano in grado di rilevare la presenza o l’assenza” di frequenze che presumibilmente li fanno ammalare. Uno studio condotto nel 2006 presso l’Unità di Ricerca di Telefonia Mobile al King’s College di Londra è arrivato ad una conclusione simile. “Non c’è alcuna prova che indichi che coloro i quali si autodefiniscano sensibili ai segnali dei telefoni cellulari siano in grado di rilevare questi segnali o che reagiscano con una maggiore gravità dei sintomi”, dice il rapporto. “Dato che una finta esposizione è stata sufficiente a scatenare sintomi gravi in alcuni partecipanti, i fattori psicologici possono giocare un ruolo importante nel portare a questa condizione.” I ricercatori del King’s College nel 2010 hanno concluso che questa era una “malattia clinicamente inspiegabile”.
“I dati scientifici fino ad ora non aiutano gli elettro sensibili”, dice Louis Slesin, redattore ed editore di Microwave News, un sito web e una newsletter che riguarda i potenziali effetti delle radiofrequenze elettromagnetiche. “La concezione di questi studi, tuttavia, è discutibile.” Egli aggiunge: “Francamente, sarei sorpreso se la circostanza non esistesse. Noi siamo esseri elettromagnetici. Non potremmo aver un pensiero nella testa senza i segnali elettromagnetici. I segnali elettrici attraversano sempre il nostro corpo, e l’idea che i campi elettromagnetici esterni non ci possano influenzare non ha senso. Siamo esseri sia biologici che chimici, e sappiamo di poter sviluppare allergie a composti chimici e biologici. Perché non indaghiamo se ci sono anche delle allergie ai campi elettromagnetici? Ogni prodotto chimico non dovrebbe essere testato per i suoi effetti sugli esseri umani? Ebbene, si può dire lo stesso per ogni frequenza delle radiofrequenze.”
Il dottor David Carpenter della SUNY, che ha anche esaminato l’elettrosensibilità, mi dice che “non è del tutto convinto che l’elettrosensibilità sia reale”. Comunque afferma che “ci sono troppe persone che riportano malattie croniche quando sono vicini a dispositivi con campi elettromagnetici, e i loro sintomi vengono alleviati quando vi si allontanano. Come la sensibilità chimica multipla e la Sindrome della Guerra del Golfo, c’è qualcosa anche qui, ma non lo riusciamo ancora a capire del tutto.”
La giornalista scientifica B. Blake Levitt, autrice di “Electromagnetic Fields: A Consumer’s Guide to the Issues”, afferma che gli studi che ha recensito sull’EHS (Electromagnetic Hypersensivity) sono “contraddittori e non definitivi. Emergono difetti nella progettazione sperimentale”. Molti EHS possono semplicemente essere “troppo sensibili”, secondo lei, per poter sopportare l’esposizione ai protocolli di ricerca, probabilmente i risultati sono stati alterati dal fatto che all’inizio si stava analizzando un gruppo diverso, meno sensibile. Levitt ha recentemente stilato alcuni degli studi più incriminanti sugli effetti sulla salute causati dalle torri cellulari in una relazione per la Commissione sulla Sicurezza Elettromagnetica in Italia. “Alcuni gruppi di persone reagiscono negativamente quando si trovano a lavorare nel raggio di 500 metri da una torre cellulare”, mi dice la Levitt. Diversi studi da lei citati hanno trovato un aumento di mal di testa, eruzioni cutanee, tremori, disturbi del sonno, vertigini, problemi di concentrazione e alterazioni della memoria.
“L’EHS può essere uno di quei problemi che non si riesce mai a ben definire – si può solo credere a quello che la gente ci riporta”, dice la Levitt. “E le persone stanno segnalando sintomi del genere in tutto il mondo in questo momento, quando vengono introdotte nuove tecnologie o infrastrutture come le torri cellulari nei quartieri. Non può essere un’allucinazione transculturale di massa. Il sistema immunitario è un raffinato meccanismo di allarme. Sono questi i nostri canarini nella miniera di carbone.”
Il neuroscienziato svedese Olle Johansson è stato uno dei primi ricercatori a prendere sul serio le dichiarazioni di elettrosensibilità. Egli ha scoperto, per esempio, che le persone con l’EHS hanno subito dei cambiamenti nei mastociti della pelle – marcatori di reazione allergica – quando si sono esposti a specifici campi elettromagnetici. Altri studi hanno rivelato che i campi elettromagnetici a radiofrequenza possono aumentare i livelli sierici di istamina, un segno distintivo di una reazione allergica. Johansson ha ipotizzato che l’elettrosensibilità nasce esattamente come nascerebbe qualsiasi altra forma di allergia comune, visto che il sistema immunitario si indebolisce. E proprio come solo alcune persone contraggono allergie ai gatti o al polline o alla polvere, solo alcuni di noi cadono preda dei campi elettromagnetici. Johansson ammette che, tuttavia, la sua ipotesi deve essere ancora dimostrata in studi in laboratorio.
Un pomeriggio di non molto tempo fa un’infermiera di nome Maria Gonzalez, che vive nel Queens a New York, mi mostrò i tralicci delle torri cellulari che irradiano la scuola di sua figlia. I tralicci avevano i soliti pannelli schiacciati impilati insieme dall’aspetto alieno, ornati come con festoni e con fili metallici, in alto sul tetto di fronte alla Public School 122 nell’Astoria. Questi emettevano un eccellente segnale, cinque barre sul mio cellulare. L’operatore che si occupa dei tralicci, la Sprint-Nextel, aveva costruito un muro di mattoni finti per nasconderli alla vista, ma Maria non era pienamente convinta di questa trovata. Era terrorizzata da questi tralicci. Quando, nel 2005, furono costruiti, e poi presto attivati, stava lavorando presso il reparto di terapia intensiva dell’ospedale St. Vincent. Aveva sentito storie bizzarre riguardo i telefoni cellulari dai suoi colleghi del reparto di oncologia. Alcuni dei medici del St. Vincent le avevano riferito che avevano dei dubbi sulla sicurezza dei propri cellulari e dei cercapersone. Ciò fu abbastanza inquietante. Così, sul web, fece delle ricerche su vari studi. Dopo aver letto una relazione pubblicata nel 2002 riguardo ai bambini in Spagna che hanno sviluppato la leucemia poco dopo l’installazione di una torre cellulare vicino alla loro scuola, entrò nel panico.
Quando telefonò alla Sprint-Nextel nell’estate del 2005 per esprimere le sue preoccupazioni, la società si mostrò indisponente. La compagnia le concesse un unico appuntamento quello stesso autunno, con un tecnico della Sprint-Nextel, con un avvocato, e un sedicente “esperto di radiazioni” sotto contratto con la società. “Continuarono dicendo: ‘Siamo certi al 100% che le antenne siano sicure’”, mi raccontò Maria mentre fissavamo i tralicci. “Sicuri al 100%! Si tratta di bambini! Non vorremmo mai far del male a dei bambini”. La donna chiamò anche l’ufficio di Hilary Clinton e tormentò la senatrice una volta a settimana per sei mesi, ma non ottenne alcun risultato. Un anno dopo la Gonzalez citò in giudizio il governo degli Stati Uniti, accusando la Federal Communications Commission di non aver dovutamente valutato i rischi derivanti dalle frequenze dei telefoni cellulari. L’azione legale fu subito accantonata. Il giudice concluse che se i controllori del governo avevano confermato che le radiazioni erano sicure, lo erano davvero. Il messaggio emerso, secondo ciò che dice la Gonzalez, era che lei fosse “pazza […] e che alzando un grande polverone per nulla”.
Io oserei dire, piuttosto, che lei ha applicato un principio di buon senso nella scienza ambientale: il principio di precauzione, che afferma che quando un’azione o una politica – o una tecnologia – non viene provato con certezza che siano sicure, allora si dovrebbe supporre che siano dannose. In una società entusiasta per la magia del wireless digitale, abbiamo messo da parte questo principio. E cerchiamo di respingere, come degli sciocchi, coloro che lo sostengono, le persone come la Gonzalez. Abbiamo accettato senza esitazione di avere punti d’accesso Wi-Fi nelle nostre case, nelle biblioteche, nei caffè e nelle librerie, sistemi d’allarme senza fili, baby monitor wireless, strumenti d’utilità e videogiochi con cui giocheranno i bambini; continueremo a stare accanto ai nostri iPad, iPod e smartphone senza fili. Siamo incantati dall’efficienza e dalla convenienza degli apparati che spettacolarizzano l’informazione, dalle parole e dai suoi che vengono emessi. Siamo, in altre parole, spensierati per il nostro abbraccio diretto alla tecnologia.
A causa della nostra spensieratezza, non abbiamo avuto l’esigenza di conoscere le conseguenze che apporta. Forse questi gadget ci stanno lentamente uccidendo, e noi non lo sappiamo. Forse sono perfettamente sicuri, e noi non lo sappiamo. Forse ci stanno facendo del male in modi che possiamo a malapena capire, e noi non lo sappiamo. Ciò che sappiamo, senz’ombra di dubbio, è che i campi elettromagnetici ci circondano e che vivere nella civiltà moderna implica il non poter sfuggire al loro contatto, sempre e ovunque.
Fonte: Radiation From Cell Phones and WiFi Are Making People Sick — Are We All at Risk? Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di AMINA FABOZZI
http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=9505
Tratto da: LE RADIAZIONI DI CELLULARI E WI-FI FANNO AMMALARE: SIAMO TUTTI A RISCHIO | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2011/12/13/le-radiazioni-di-cellulari-e-wi-fi-fanno-ammalare-siamo-tutti-a-rischio/#ixzz1gVQZvOO7
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!