Anti NWO

anti new world order.xoom.it

  • Home
  • New world order
  • blog
  • Forum
  • VideoS
  • MAIL

Uscire dall'euro come alternativa: il caso dell'Argentina

1/28/2012

0 Commenti

 
_Vicenç Navarro - Tradotto da  Alba Canelli
Tratto da www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=6629
Una teoria che è stata promossa da importanti ambienti finanziari, come il Fondo Monetario Internazionale (FMI), è quella sviluppata da due dei suoi economisti, Ken Rogoff e Carmen Reinhart, sorprendentemente definiti in un recente articolo come "nuovi guru dell' economia", i quali sostengono che le recessioni causate da crisi finanziarie devono essere risolte lentamente dopo molti anni di ripresa lenta e dolorosa. Nei loro scritti, questi autori sottolineano i termini lenta e dolorosa. La promozione di questa teoria da parte del FMI e la sua accettazione nei mezzi di comunicazione finanziari ed economici neoliberali, si spiega nel fatto che, discolpa le politiche pubbliche responsabili dello scarso recupero delle economie europee e, più in particolare, quelle dei paesi sprezzantemente definiti come PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), suini in inglese.

Il problema di questa teoria è che facilmente si è dimostrata essere sbagliata. Cioè, ci sono prove per invalidano la sua tesi. Prendiamo, per esempio, quello che è successo in Argentina. Questo paese ha avuto un'enorme crisi finanziaria, dovuta in parte al fatto che il valore della sua valuta era fissato in euro (scusate, volevo dire in dollaro USA). Questa parità l'aveva portata ad avere un debito di 95.000 milioni di dollari. Era il discepolo prediletto del Fondo Monetario Internazionale, applicando le ricette di tale istituzione e raggiungendo un livello di debito impossibile da sostenere.

Quindi, contro il volere del FMI e con grande ostilità da parte di questa istituzione, alla fine del 2001, il governo argentino ha deciso di abbandonare l'ancoraggio al dollaro e non pagare il debito al prezzo fissato dal FMI. Il sistema finanziario argentino è crollato e tutte le profezie predicevano che l'Argentina sarebbe entrata in recessione - a livelli di depressione - per molti, molti anni. Fin qui la teoria di Rogoff e Reinhart.

I dati, tuttavia, mostrano l'errore di quegli autori. E' vero che l'economia argentina diminuì nella prima metà dell'anno. Ma recuperò ben presto, e in tre anni il livello di attività economica e la crescita erano già identiche a quelle del periodo pre-recessione. Parte della soluzione fu quella di recuperare la propria moneta e una propria autonomia fiscale, garantita dalla propria Banca Centrale. Inoltre, non pagò il debito pubblico ai livelli richiesti, svalutandolo notevolmente. Tutto questo gli ha permesso di recuperare rapidamente, raggiungendo uno dei livelli di crescita economica più accentuati in America Latina, il doppio del Brasile, per esempio.

Questa crescita ha avuto un impatto attraverso politiche pubbliche redistributive, per migliorare il benessere delle masse popolari. La povertà e la povertà estrema sono state ridotte di due terzi dal 2002. La spesa pubblica sociale è triplicata nel periodo 2002-2010. E nel 2009, sviluppò un programma di trasferimenti pubblici all'infanzia, che ha riguardato 3,5 milioni di bambini, diventando il programma di riduzione della povertà infantile più ambizioso dell'America Latina. La disuguaglianza è diminuita. Nel 2001 i super-ricchi (il 5% del reddito superiore) avevano un reddito 32 volte quello dei poveri (il 5% di reddito inferiore). Nel 2010 era 17 volte.

E' vero che l'inflazione era troppo elevata, anche per gli standard dell'America Latina. Un 20-25% all'anno. Bene, ora se i salari aumentano più dell'inflazione (come sta avvenendo) e la protezione sociale, continua a ridurre le disuguaglianze, l'impatto di tale inflazione è meno dannoso di quello che sembra. Inoltre, quest'inflazione può e deve essere abbassata, ma non può essere usata per negare le grandi conquiste dell'Argentina, il che spiega l'ampio sostegno popolare al proprio governo, ampiamente rieletto alle ultime elezioni (The Argentina Success Story and its implication. Center for Economic and Policy Research. 2011)

Per valutare l'esperienza argentina dovrebbe essere confrontata con ciò che sarebbe successo se non avesse cambiato le sue politiche. Come previsto da Reinhart e Rogoff, sarebbe stata per lungo tempo (dieci o quindici anni) in una ripresa lenta e dolorosa. Invece, ha recuperato ed è cresciuta rapidamente, distribuendo in modo più uniforme la ricchezza prodotta in questi anni.
La Spagna non è l'Argentina. Ma è importante studiare la possibile rilevanza di quell'esperienza per la Spagna. Lasciare l'euro non sarebbe la mia prima proposta per uscire dalla crisi. Penso che sia meglio iniziare a trasformare l'architettura dell'Unione Europea e dell'Eurozona con la costituzione di una Banca Centrale (la Banca Centrale Europea non è una banca centrale, per paradossale che sembra: in realtà è una lobby della banca), un Dipartimento Tesoro ed altre misure, tra cui la democratizzazione delle istituzioni dell'Unione Europea volta a costruire gli Stati Uniti d'Europa. Ma temo che il dominio neoliberista della struttura del governo dell'Eurozona e dell'Unione Europea impedisce questo sviluppo, in questo caso la situazione insostenibile attuale si perpetuerà (che è ciò che vuole il capitale finanziario).


Rivolta in Ungheria contro l'Unione Europea il 14 gennaio 2012
Così, tutte le alternative devono essere considerate, compresa l'uscita della Spagna (e di Grecia, Portogallo, Irlanda e anche dell'Italia, se lo si desidera) dall'euro. La sua permanenza nell'euro, senza fare riforme mirate, significherà la Grande Depressione per milioni di cittadini di questi paesi. Inoltre, la discussione di questa possibilità - di uscire dall'euro - faciliterebbe la mano della Spagna nei negoziati con il governo Merkel e Sarkozy, dal momento che questa uscita è l'ultima cosa che vogliono tali governi, giacchè significherebbe il crollo delle loro banche. Da ciò deriva l'urgenza di avviare il dibattito sull'uscita dall'euro della Spagna, dal momento che l'assenza di questo dibattito sta impoverendo il nostro paese.

Per concessione di Vicenç Navarro
Fonte: http://www.vnavarro.org/wp-content/uploads/2012/01/salirse-del-euro-como-alternativa.pdf
Data dell'articolo originale: 13/01/2012
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=6629



www.disinformazione.it


0 Commenti

La cura di Monti: salassi alle famiglie, devozione al Vaticano

12/17/2011

0 Commenti

 
Picture
__Aliena
tratto da:
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=11998

I mercati esultano per la manovra ammazza-popolo varata dal governo non-eletto. Trenta miliardi di euro lordi – di cui 12-13 miliardi di tagli alla spesa ed il resto spremuto, nel triennio 2012-14, dalle tasche dei contribuenti – per salvare la moneta unica europea. Altrimenti “l’Italia rischia di macchiarsi della responsabilità di contribuire a far andare in senso negativo l’economia europea” ha detto il premier – che rinuncerà allo stipendio da presidente del Consiglio e ministro dell’Economia (tanto ha quello da neo-senatore a vita: 25mila euro al mese, in aggiunta ad altri redditi). Banche entusiaste della norma relativa alle garanzie di Stato su passività e bond. Lo spread crolla sotto ai quattrocento punti. A piangere – lacrime da coccodrillo del ministro Elsa Fornero a parte – sono invece pensionati e lavoratori del Belpaese, sulle cui spalle gravano tutti i sacrifici.
L’ex consulente di Goldman Sachs, ex presidente europeo della Commissione Trilaterale – una delle massime organizzazioni neoliberiste mondiali – nonché ex membro dell’oscuro gruppo Bilderberg, ha precisato che l’esecutivo i disagi ha “avuto grande cura nel distribuirli nel modo che ci è parso equo”. Ai tecnocrati è parso equo: tassare la prima casa e rivalutare le rendite catastali al 60%; calare la mannaia sulle pensioni e bloccarne l’adeguamento all’inflazione; aumentare l’Iva e le accise sui carburanti; sgretolare le Province. Mentre non è parso equo far pagare ai ricchi: nessuna imposta sui grandi patrimoni che, secondo Monti “sono un concetto facilissimo da cogliere mentalmente, difficilissimo da cogliere fiscalmente”. Al massimo si tasseranno elicotteri privati e yatch, mentre l’imposta sui capitali fatti rientrare dall’estero è di un irrisorio 6,5%, contro la pressione fiscale complessiva del 45% sul Paese – dove un’indagine Istat ha riscontrato, nel 2010, un nucleo famigliare su cinque sull’orlo della povertà.


Secondo Giuseppe Bertolussi, segretario della Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese) di Mestre, la manovra “peserà sulle famiglie italiane con un importo medio pari a 635 euro. Se teniamo conto anche delle manovre estive elaborate dal precedente governo Berlusconi, l’importo complessivo che graverà sulle famiglie italiane, raggiungerà, nel quadriennio 2011-2014, i 6.400 euro”. Questo bizzarro concetto di equità, Monti lo avrà imparato all’elitaria Università di Yale – sede della confraternita Skull & Bones (teschio e ossa), a cui appartengono anche i Bush e pure il tanto democratico John F. Kerry, nelle presidenziali 2004 suo “avversario” (si fa per dire) [1] – o presso l’Istituto dei gesuiti Leone XIII, ove si è diplomato nel 1961?

Di allievi eccellenti, le scuole private gesuitiche ne possono vantare una sfilza: ad iniziare dal presidente della Bce, Mario Draghi. Forgiati dai severi princìpi del fondatore Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) anche Carlo Azeglio Ciampi, Luca Cordero di Montezemolo, l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, il presidente della Bnl Luigi Abete, Francesco Rutelli, Leoluca Orlando, Piero Fassino e inoltre Marcello Dell’Utri, Enrico La Loggia e molti altri ancora [2]. Per non dimenticare Giovanni Battista Montini: Paolo VI.

Un’intera classe dirigente addestrata dall’esercito del papa. “Far pagare l’Ici alla Chiesa? È una questione che non ci siamo posti ancora” ha dichiarato Monti alla conferenza stampa tenutasi a Roma. Niente Ici sui cinquantamila (approssimativamente) immobili ecclesiastici disseminati sul suolo italiano: almeno due miliardi e quattrocentomila euro di risparmi per le dorate casse del Vaticano. Detassazione completa, un devoto omaggio prenatalizio a Benedetto XVI – il pontefice che ama passeggiare con indosso dei mocassini rossi firmati Prada [3]. Strano: Il diavolo veste Prada! [4]

La Chiesa è esente pure da Iva e Irpef. Può beneficiare dell’8 per mille – circa 970 milioni di euro, versati dallo Stato italiano fra il 1990 e il 2007. Inoltre, “il Vaticano è una delle maggiori potenze investitrici nelle borse di molti Paesi. I suoi profitti e i vescovi di tutto il mondo, che devono fornire al Vaticano le tasse della diocesi, sono in grado di superare ogni crisi con il multimilionario management di dollari che il Vaticano riceve dal globo. (...) Le sue riserve d’oro, che sono state usucapite, dal 1930 al 1990 da tutte le diocesi, sono state depositate nella Federal Reserve Bank di New York. (...) Senza avere paura di sbagliare, possiamo dire che i tesori d’oro e d’argento amministrati dal Vaticano, oggi comprendono circa il 49% delle riserve auree mondiali” [5]. Giunti a tal punto, ci siamo fatti un’idea più chiara del concetto d’equità e ingenti patrimoni che sfuggono al Fisco: è “facilissimo da cogliere mentalmente”, come asserisce Monti.

Non sarà, forse, che per salvaguardare la scuderia si voglia abbattere il cavallo zoppo? Anche il fiammeggiante purosangue rosso-Ferrari sogna di lasciare il nostro Paese. La “cura”, prima d’essere somministrata al malfermo paziente, necessiterà – probabilmente – del voto di fiducia in tempi brevi. Riflettori delle Borse puntati sulle nostre tasche: i mercati non lasciano alternativa. Lo spread non transige, i tecnocrati obbediscono – in particolar modo, quando l’obbedienza è stata loro inculcata quale ferrea disciplina gesuitica, unita alla tipica “asprezza del combattente”.

Note:
[1] Ne ha parlato diffusamente in Italia pure la nota trasmissione Voyager nella puntata del 29 ottobre 2008.
[2] Marco Nese, Fassino, ma anche Rutelli, Dell’Utri e Monti tutti a scuola dai gesuiti. Compreso Castro, “Corriere della Sera”, 29 settembre 2005. Vedi anche: Fabrizio Caccia, Quelli del Massimo: si trova all’Eur la scuola dei campioni, ivi, 22 dicembre 2005.
[3] Orazio La Rocca, Il look di Papa Ratzinger – spuntano le scarpe Prada, “la Repubblica”, 5 novembre 2005.
[4] Il diavolo veste Prada (The Devil Wears Prada) è un romanzo del 2003 di Lauren Weisberger (in Italia: traduzione di Roberta Corradin, Piemme, Casale Monferrato 2006). Sempre nel 2006 è uscito l’omonimo film diretto da David Frankel, interpretato da Meryl Streep e Anne Hathaway nel ruolo delle protagoniste.
[5] Monsignor Rafael Rodríguez Guillén, The Vatican’s finances, 2003, da pag. 37. Ved.: http:// wikicompany.org/ books/ Guillen_ The_ Vatican_ s_ Finances_ 2003_.pdf


www.disinformazione.it


_Per l’equità ci vuole coraggio

_Rodolfo Roselli, intervento su Radio Gamma 5 del 14.12.2011

Tutti gli italiani sono consapevoli che i sacrifici richiesti dovrebbero portare a dei benefici, almeno così ci è stato detto, per ora una promessa, domani….si vedrà.
Ma contemporaneamente si era assicurata equità, equità che significa che i sacrifici li devono fare tutti, a misura dei benefici fino ad ora goduti.
Equità non è solo un’esigenza di conti numerici, è un’esigenza di conti con la coscienza, è un’ esigenza che si possa riaffermare ancora una volta che ….mal comune mezzo gaudio.
Ma attenzione è anche un’ esigenza che possa smorzare sul nascere ogni occasione di rivolta, ogni occasione per boicottare poi tutto se, nel tutto, si dimostra che non esiste equità.


Non abbiamo dubbi che il prof. Mario Monti lo ha detto e lo vorrebbe fare, ma tra il dire e il fare occorre scavalcare l’abisso della nostra politica, sempre pronta a chiedere e mai disposta a dare.
Il problema della capacità realizzativa del prof. Mario Monti non è dunque nel non sapere quel che si dovrebbe fare, ma nella libertà limitata che gli è stata concessa dalle forze politiche.
Un governo di persone capaci, tenuto al guinzaglio dagli attuali partiti.
E la dimostrazione di quanto sopra lo si capisce chiaramente dalla scarsa incidenza e dalla diluita tempificazione dei provvedimenti orientati a ridurre drasticamente i costi della politica.


Perché la politica di oggi non è ancora sufficientemente sazia di ricevere i rimborsi elettorali attuali, gonfiati di proposito, prendendo come misura non i voti espressi, ma gli elettori iscritti nelle liste elettorali. Insomma chi non vota, perché disgustato dai partiti, contribuisce forzosamente al loro finanziamento. Rimborsi elettorali che fanno dell’Italia il paese europeo che spende di più per mantenere i partiti.
Ma non si era detto che l’Italia doveva uniformarsi alle regole europee?


Con questo trucco, che ha disgustato anche la Corte dei Conti, nelle elezioni europee del 2004,ad esempio, i partiti spesero in tutto circa 88 milioni di euro, ma quando passarono alla cassa ne ricevettero circa 250, con un utile netto di circa 162 milioni. E tutto questo grazie ad una legge del 1993, che avrebbe dovuta essere abrogata grazie al referendum del 18 aprile 1993, ove il 90,3% dei votanti aveva richiesto l’abolizione  del finanziamento pubblico,ma sbeffeggiata, semplicemente cambiando la parola da finanziamento dei partiti a rimborso elettorale.
Dunque abusi della prima Repubblica tranquillamente confermati dalla seconda.
Dunque equità inesistente confermata anche dal prof. Mario Monti.

Ma tutto questo è ancora poco, perché i partiti hanno il privilegio di ostacolare anche le donazioni spontanee alle associazioni benefiche, perché le hanno rese fiscalmente meno convenienti rispetto alle donazioni ai partiti.
Dunque equità inesistente ben nota al prof. Mario Monti.
E i soldi donati ai partiti potrebbero anche provenire da riciclaggio di denari sporchi, da proventi della droga, dalla malavita organizzata, perché oggi non esiste alcuna trasparenza  a questi finanziamenti che possono oggi legalmente restare occulti fino a 50 mila euro.  E tuttavia secondo il principio di equità, si vuole trasparenza e tracciabilità anche per i comuni mortali, con tutte le spese e le conseguenze, per i versamenti al di sopra dei 1000 euro.

Ma questa equità e tracciabilità non esiste per i partiti e per il prof. Mario Monti.
Oltre tutto la tracciabilità è stata introdotta per la lotta all’ evasione fiscale, ma questa lotta ovviamente non riguarda i partiti.
Ma intoccabili sono anche le dotazioni di Camera e Senato, che potevano essere ridotte senza intaccare la loro autonomia, si tratta di un miliardo e mezzo l’anno,e inoltre tutte le misure prese contro il valore delle pensioni e delle remunerazioni non varranno per tutto il loro personale, parlamentari compresi, sia della Presidenza della Repubblica, sia della Camera, Senato e Corte Costituzionale, un buon segnale di equità al quale si è rinunciato.


Ma altri splendidi esempi di equità li troviamo anche nella nuova tassa sugli immobili, prima detta ICI, oggi chiamata IMU, perché si vergognano di chiamarla come prima.
Perché non solo l’IMU non sarà pagata dai locali commerciali di proprietà del Vaticano per via del Concordato,m anche da una miriade di organizzazioni bancarie, assistenziali e di tutte le organizzazioni sindacali,che con il Concordato non c’entrano nulla, e inoltre su tutte queste proprietà, i valori catastali di questi immobili non saranno rivalutati, ma neanche l’IMU sarà pagata  dalle cinque regioni a statuto speciale (Val d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli–Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia) cioè dal 15% degli italiani, perché l’autonomia finanziaria di queste regioni non lo consente, se non lo vogliono. Un beneficio della equità del  federalismo fiscale.


Volete un altro esempio di equità?
Bene, era previsto un aumento dell’IRPEF del 3% solo sull’aliquota che oggi è del 43% e che riguarda gli scaglioni di reddito superiori ai 75.000 euro, cioè per i soli ricchi.
Invece per equità,questo è stato cancellato, ed  è stato introdotto un aumento dell’addizionale IRPEF regionale (se il professore mi consente, addizionale è una cosa che si aggiunge e quindi aumenta l’IRPEF ) .Questa passa dallo 0,9 % all’1,23 % cioè lo 0,33 % in più.


Ora mentre il primo aumento avrebbe interessato solo il 4% degli italiani, l’addizionale riguarderà 41 milioni di italiani, cioè 10 volte di più e quindi in realtà il carico economico complessivo non è del 0,33 % ma del 3,3%, cioè di più di quanto sarebbe stato l’incremento sui redditi dei ricchi, con la differenza però che, mentre il primo era calcolato su quanto superava i 75.000 euro d’imponibile, l’addizionale non fa questa distinzione e la pagano tutti, poveri e ricchi. In altre parole del totale di questo incremento il 90% lo pagheranno i poveri e il 10% i ricchi e quindi la situazione è totalmente rovesciata, perché il temuto 3% in più per i ricchi è diventato lo 0,3 per questi.
Alla faccia dell’ equità, e resta il dubbio se tutto questo varrà anche per le regioni a statuto speciale, perché altrimenti per gli altri italiani la situazione sarebbe ancora peggiore.

Ma l’equità dovrebbe essere anche l’obbiettivo per coloro che hanno trasferito i capitali all’estero e che, per combattere l’evasione, erano stati premiati dal governo Berlusconi con un rimborso tributario del 5%.
Infatti con questo condono tributario, secondo Banca d’Italia, sono sfuggiti alla tassazione italiana 85 miliardi di euro degli evasori totali, frutto anche di traffici illeciti, ricchezze di origine criminale, sui quali è stata posta una tassa del 5% (o al massimo 7%). Inoltre gli evasori sono rimasti rigorosamente anonimi e lo scopo era quello di far ritornare in Italia questi capitali. Ebbene la Banca d’Italia  ha comunicato che solo 35 miliardi degli 85 sono rientrati.


Con l’equità Monti, in totale oggi pagheranno al massimo l‘8,5% (7+1,5) mentre su un normale stipendio di un italiano la tassazione, su soldi leciti e puliti, è oggi circa del 45%. 
Quindi, senza voler applicare né multe, né sanzioni, per equità verso tutti gli altri italiani fessi, il governo Monti avrebbe dovuto richiedere a questi evasori almeno il 38% di tributi pari a circa 32 miliardi, cioè pari quasi a tutto l’importo dell’intera manovra, e non sarebbe stato necessario né introdurre l’IMU, né bloccare le pensioni, né dilazionarle all’infinito e tutte le altre tasse, accise sulla benzina e aggravi di ogni genere.


Tuttavia la tassa sui beni dello scudo fiscale è stata furbescamente strutturata dall’ex ministro Tremonti in modo che restino anonimi i possessori di questi beni, ricevendo solo i versamenti dalle banche sulle quali esistevano i conti. Tutto questo non rappresenta equità per due ragioni, prima di tutto perché in questo modo cambiando banca di appoggio del conto questi patrimoni praticamente scompaiono(molte banche svizzere hanno già creato banche fittizie per questo fine) e quindi non sono ulteriormente tassabili, neanche del +1,5% stabilito dalla manovra, secondo perché mente ai cittadini non evasori italiani cade il segreto bancario, per gli evasori il segreto bancario resta.
A enorme nostra consolazione, però è aumentata la tassa sulle auto di lusso, su panfili ed elicotteri.


Ma  il prof. Monti ci fa o ci è.
Non è possibile che non sappia che il gettito di questa nuova imposizione, se tutto va bene, frutterà non più di poche decine di milioni, e non è possibile che non sappia che, inoltre, in Sardegna la tassa sulle barche e gli aerei privati  ha avuto un gettito che non è arrivato nemmeno alla metà della spesa per l’esazione del tributo. Insomma con questa tassa la regione ci ha perduto.
Se poi esaminiamo l’incremento dell’occupazione la delusione è cocente, anche perché tutte le misure che si diceva si volessero prendere in questo campo, dovevano avere carattere di concretezza ed urgenza, e nel campo del lavoro invece è mancata sia l’una che l’altra.


Molte buone intenzioni, ma le intenzioni non creano né occupazione e nemmeno crescita. E infatti tutti i provvedimenti in questione avranno effetti, se e quando ci saranno, in futuro, e si dovranno attendere forse altre delibere, come la riforma dei contratti di lavoro, che era decisiva per lo sviluppo. Ma queste misure non facevano cassa per lo stato, ma per i disoccupati, e quindi non erano importanti.
Ma neanche le infrastrutture già finanziate da tempo sono ora vigorosamente attuabili perché, come in passato, nulla è cambiato per superare i ritardi e i colli di bottiglia burocratici.


Però in questa situazione di stallo si è data molta enfasi alla concessione di agevolazioni fiscali a quelle imprese che investono il capitale su se stesse attraverso utili non distribuiti, ma di quali capitali e utili si parla, se siamo in una situazione di scarsi profitti, di mancanza di liquidità e di crisi dei consumi ?
E i consumi non solo non aumenteranno, ma diminuiranno a causa della tassazione sugli immobili e la riduzione delle pensioni, che tolgono risorse proprio alla fascia di utenti che, avendo qualche soldo in più, ed essendo la maggioranza, li avrebbero potuti rilanciare proprio nei consumi, quindi sia di sviluppo, sia di lavoro in più, è meglio non parlare.
E’ poi ridicolo l’aver dilazionato le tasse da pagare a fine anno all’anno prossimo per far credere di avere soldi in più in tasca per le spese di fine anno, perché gli italiani che non sono imbecilli, hanno ben capito che spostare il debito non fa aumentare i soldi in tasca.


Oggi gli italiani potrebbero stilare una pagella per il professore Mario Monti con i seguenti voti :

LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE                                 0
SVILUPPO DEL LAVORO                                            3
EQUITA’ FISCALE                                                      0
COSTI DELLA POLITICA                                            0
LIBERALIZZAZIONI                                                   3
PENSIONI                                                                 0
BENI DI LUSSO                                                         0
SVILUPPO DEI CONSUMI                                          2
RILANCIO DELLO SVILUPPO                                     2


Mi spiace ma gli italiani con  questa pagella potrebbero dire al professore che deve studiare di più e quindi che è pregato di ripresentarsi alla prossima sessione.
Il prof. Mario Monti ha sottolineato più volte, anche dal pulpito di Porta a Porta, che la situazione era talmente grave da mettere in dubbio la possibilità di pagare stipendi e pensioni, ma tutto questo non solo era ben noto, perché i partiti italiani quando decidono di affossare l’Italia, sono degli esperti, ma non toglie e non aggiunge nulla alla decisioni conseguenti.
Dato per scontata la situazione da rimediare ,nessuno mette in dubbio né la buona fede del professore e tanto meno le sue qualità professionali, ma il risultato ottenuto  appare privo di quel coraggio necessario a scardinare gli antichi veti politici a protezione delle combriccole che fino ad oggi hanno danneggiato l’Italia.


E il coraggio è mancato, perché evidentemente durante le numerose conversazioni fatte a tutti i livelli, prima e dopo l’incarico, si sono dati al professore messaggi mafiosi ai quali non poteva dire di no. In sostanza il professore è stato lasciato libero di fare, tutto quello che gli altri volevano con un semplice, prendere o lasciare.
E chiaro che questa verità ci sarà svelata tra molto tempo, ma poiché gli italiani imbecilli non sono, molti l’ hanno già capita.
Tutti avevano sperato nel suo intervento, dopo il circo equestre del governo precedente, ricco di animali e di buffoni incompetenti, e sicuramente ,se avesse avuto le mani libere, ben diverse sarebbero state le decisioni, ma la politica italiana sa ben neutralizzare i volenterosi.
E allora non avendo avuto il coraggio per realizzare equità, la più grande equità l’avrebbe potuta dimostrare avendo il coraggio di rifiutarsi di presiedere un governo, che oggi è diventato solo un prestanome della vecchia politica.
Era lui che doveva dire …o prendere o lasciare … e non farselo dire dalla corte dei miracoli di oggi.



www.disinformazione.it


0 Commenti

La banconota da 500€

12/14/2011

0 Commenti

 

Tra i primi interventi del Governo Monti appena insediato risulta con molta chiarezza l’intenzione di abbassare la soglia per l’utilizzo del contante, che passerebbe dagli attuali 2500 €, così come fissata dall’ex ministro Tremonti, a quella di 300 €.
Ciò significherà che tutti i consumatori si ritroverebbero nell’impossibilità di pagare in contanti transazioni di importi superiori appunto a 300 €, dovendo necessariamente utilizzare bancomat o carte di credito.
Le ragioni che spingono ad un drastico abbassamento della soglia vigente riguardano per lo più la lotta all’evasione fiscale e la necessaria tracciabilità, unite all’abbattimento del costo del denaro (stampa, trasporto e così via) e alla volontà di eliminare le reticenze degli italiani all’uso della moneta elettronica.
Ricordiamo, infatti, che il nostro Paese è quello che in Europa utilizza il maggior numero di contante. Agi

Se non ho un conto corrente sono limitato nella mia libertà d’acquisto?
Che senso ha avere una pezzo di carta che non posso usare?
Allora cosa me ne faccio delle banconote da 500 euro? O le deposito o le cambio in banca…

Questa manovra è stata giustificata sia come arma contro l’evasione fiscale, tutti i pagamenti saranno tracciati, sia per abbattere il costo del denaro.

Per combattere l’evasione fiscale? -.-’ Pensando, mi è venuta un’idea.
Se ogni cittadino a fine anno facesse la dichiarazione dei bene e inserisse tutte le ricevute dei suoi acquisti , in cambio di uno sconto (che sia 1% il 5%…), lo stato potrebbe fare tutti i controlli incrociati, così facendo potrebbe investigare sui lestofanti.

Se 100 cittadini portano degli scontrini del bar di GEENO e quest’ultimo dichiara 56 scontrini…per lo stato sarebbe subito evidente l’evasione fiscale di GEENO.

Se lo stato volesse realmente combattere l’evasione fiscale, dovrebbe iniziare a investigare riguardo i conti correnti nei paradisi fiscali, riguardo le manovre oscure delle varie banche… come possono fare a spostare milioni e milioni di soldi da un conto corrente normale ad un conto in un paradiso fiscale, se non con le transazioni elettroniche?

Partendo dal fatto che il denaro ha un valore convenzionale non intrinseco perchè si devono abbatteri i costi?
Considerando che di media una banconota da 5€ o 500€ costa circa 1,30€, questo cifra copre i costi di stampa, di produzione della carta e della filigrana,

Chi paga i costi di stampa del denaro? Chi paga il denaro? Chi ci guadagna?

Molto probabilmente mantenere operosa una “zecca di stato” costa molto di più rispetto alla gestione di un server… e magari il server si trova a fianco di quello di facebook o di pay pal?

Si perchè il famoso social network ha deciso di pubblicizzare l’utilizzo del denaro elettronico.
Basta acconsentire alle clausule del contratto e scaricare l’applicazione Send Money; si può prestare o ricevere denaro senza nemmeno usare la carta di credito, bensì una semplice PayPal, la carta per gli acquisti on line (estratto da un articolo del fatto quotidiano).

Pay Pal è da poco anche una carta di credito, ma rimane un vero e proprio conto corrente virtuale che è associato al vostro conte corrente bancario o alla vostra carta di credito, così vi permette di utilizzare la moneta elettronica.

Send Money è gia presente in 65 paesi e si affianca a tanti altri provider che erogano il medesimo servizio.

Ad esempio il sito Zopa, secondo il comico genovese (Beppe Grillo) sponsorizzato direttamente dalla BBC. Questo sito permette a circa 800mila inglesi di prestarsi soldi a vicenda mettendosi d’accordo sul tasso d’interesse da pagare. Il tasso d’interesse viene deciso con una specie d’asta aperta dal prestatore sul modello Ebay. Tutta la transazione si compie con una sola tassazione dell’1 per cento. “In questo modo si bypassano le banche, non c’è più nessun usuraio”.
“Purtroppo questo non è possibilmente in Italia perché c’è una legge della Banca d’Italia che vieta espressamente la mutualità del credito”. Ma niente paura, da oggi in Italia ci pensa Facebook.

Così Alessio Pisanò del fatto quotidiano termina il suo articolo.

Non sono d’accordo con l’affermazione: ”Ma niente paura, da oggi in Italia ci pensa Facebook.” , dal momento che il social network non è nient’altro che un mondo virtuale controllato; che giorno dopo giorno, cerca di colmare quelle lacune che lo differiscono da Internet.
Il suo cambiamento è continuo non solo per migliorare il servizio, ma anche per non far diventare monotona la vita digitale dell’utente, che ogni giorno si trova una grafica e/o un funziona nuova.

Prima da le chiavi di accesso dei nostri profili allo stato, poi inserisce tra i suoi servizi il riconoscimento facciale e d’ora vorrebbe tracciare le nostre transazioni? e come mai il fatto quotidiano elogia questa novità?

Possiamo affermare: “Meno male che c’è il Codacons”?

Qui di seguito le dichiarazioni del presidente Carlo Rienzi :

L’imposizione del Governo sui pagamenti con denaro elettronico per importi superiori ai mille euro, rappresenta un enorme regalo alle banche e una sorta di “tangente” che i cittadini saranno costretti a versare agli istituti di credito. “E’ assolutamente incredibile che, nell’ambito di una manovra lacrime e sangue dovuta ad una crisi che è partita proprio dalla finanza allegra degli istituti di credito, gli unici soggetti a trarre lauti profitti siano proprio le banche, attraverso un massiccio incremento delle transazioni con carte di credito e denaro elettronico. Un conto, infatti, è salvare il sistema bancario dal fallimento, un conto è consentire loro di arricchirsi in questo momento di difficoltà per tutti. Condividiamo in pieno la lotta all’evasione e la tracciabilità delle operazioni finanziarie, ma vogliamo impedire che da ciò le banche possano trarre profitti miliardari a danno dei cittadini. Per questo presenteremo fin d’ora un ricorso al Tar del Lazio e alla Corte Costituzionale contro il provvedimento contenuto nella manovra, e chiediamo l’assoluta gratuità delle transazioni con carta di credito e assegni almeno fino a 2.500 euro”. “Dal momento che queste operazioni non sono più facoltative ma diventano obbligatorie per legge , lo Stato non può consentire che il loro costo vada in favore non dello stesso Stato, ma di un soggetto privato (le banche), con enorme danno per i cittadini che si ritrovano a versare una sorta di tassa occulta (le commissioni) nelle casse degli istituti di credito, subendo per giunta un ingiustificato rincaro dei prezzi. Una tale situazione, se non sanata, è palesemente anticostituzionale, poiché viola gli artt. 23 e 41 della nostra Costituzione”.

Oggi, più che mai, mi sento in dovere di utilizzare il denaro contante a discapito di quello elettronico, perchè la mia azione può influire più di qualunque altra cosa.
Se tutti, singolarmente, decidessimo di non utilizzare il denaro elettronico, questo cadrebbe in un baratro perdendo tutti collegamenti con la vita reale.

Be the change you want to see in the world – Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.

Oggi, la mia difesa è la mia decisione di boicottare tutto ciò che reputo sbagliato, con la mia azione coerente e coscienziosa ma nello stesso malleabile ad una critica costruttiva.

Grazie Adriano Celentano, che come altri, cerca di riaccendere quel barlume di coscienza in ognuno di noi.
Concludo suggerendovi di ascoltare con molta attenzione il testo della sua ultima canzone.

ps. Ricordatevi che nella vita digitale c’è sempre qualcuno che andrà più veloci di voi.

 


©®i

0 Commenti

LA MAFIA FINANZIARIA CHE HA DISTRUTTO IL PIANETA

12/14/2011

0 Commenti

 
Picture
_
Imbranata nel salvare chi è nei guai – la crisi greca poteva essere risolta subito, se solo la Germania non avesse frenato la Bce – ma poi bravissima nel sovvertire la democrazia. L’Unione Europea? «Efficace e spietata quanto una ben rodata associazione a delinquere». Parola di Marshall Auerback, economista del Levy Institute di New York e membro di "Economists for Peace and Security". Indignato per la doppia liquidazione, pressoché contemporanea, di Papandreou e Berlusconi, sostituiti da euro-burocrati non eletti e cresciuti nel vivaio della famigerata Goldman Sachs. Papademos e Monti? Due perfetti esemplari della «“mafia finanziaria” che ha distrutto il pianeta a partire dal 2008», ora al comando di Grecia e Italia con un unico mandato: far pagare alle famiglie il disastro dell’economia drogata dai finanzieri che dominano Bruxelles.

«In appena due settimane – scrive Auerback sul blog “New Economic Perspectives”, ripreso da “Megachip” – gli eurocrati sono riusciti ad eliminare due seccanti leader eletti, le cui azioni osavano interferire con il loro più ampio piano di finalizzazione del “Progetto Europeo”: un progetto che, a dirla chiara, somiglia molto a un golpe finanziario». Primo obiettivo, la Grecia: che ha «fatto da modello» per poi passare all’Italia. Il fatale “errore” di George Papandreou? «Ha avuto l’ardire di cercare il consenso popolare tramite referendum», per le riforme che avrebbero sconvolto la società ellenica. Risultato: le «petulanti reazioni» della Merkel e di Sarkozy, giunti ad attuare «pressioni e minacce» nei confronti del loro alleato democratico di Atene, «intervenendo spudoratamente negli affari interni» della Grecia.

E chi spunta, alle spalle del leader greco dimissionato da Bruxelles?
Lucas Papademos, proveniente dalla Goldman Sachs e poi dalla Bce. Missione: infliggere ai greci l’ultimo set di “riforme strutturali”, destinate a condannare Atene ad una deflazione ancora più profonda. «Sicuramente le privatizzazioni andranno avanti», e a ridere saranno «i rapaci oligarchi greci, grandi evasori fiscali: saranno loro ad approfittarne, a prezzo di saldo, presumibilmente coi soldi che hanno nascosto offshore nel mercato mobiliare londinese o nelle banche svizzere». Grazie alla scure di Bruxelles, i grandi predatori della Grecia avranno ancora più potere, mentre «la stragrande maggioranza dei greci soffrirà orribilmente». Per le famiglie, nessuna speranza: «Suicidarsi, o presentarsi davanti al plotone di esecuzione». Ma c’è di più: «Goldman Sachs guadagnerà sostanziali commissioni dall’aiutare il nuovo governo a mettere all’asta gli asset dello Stato».

Attraversato lo Ionio, ecco che il tandem “Merkozy” si aggiudica anche il secondo round: eliminare la loro «fastidiosa nemesi» chiamata
Silvio Berlusconi, che giustamente aveva denunciato il «rude stratagemma politico» messo in atto dalla Bce contro di lui, ovvero l’accettazione da parte di francesi e tedeschi degli «irrazionali e controproducenti programmi fiscali di austerità in cambio del “supporto” di gente del calibro dell’Fmi», i dirigenti del Fondo Monetario Internazionale responsabili, per dire, della catastrofe dell’Argentina. «A Roma – scrive Auerback – questo gioco di potere franco-tedesco è stato supervisionato da un astuto ex comunista, il presidente Giorgio Napolitano», che da lungo tempo «stava architettando» di far succedere al Cavaliere «un eurocrate di vecchia data, Mario Monti».

Date uno sguardo al background del neo-premier “tecnico”: Monti, dice Auerback, è «un
“ergastolano” virtuale all’interno delle strutture tecnocratiche che governano l’Unione Europea, il tutto mescolato con alcune esperienze nel settore privato come amministratore di entità come la Coca Cola e, naturalmente, come advisor internazionale per Goldman Sachs». Nessuna illusione: «Quel che sta prendendo piede non è altro che un colpo di Stato finanziario da parte delle classi di rentier dell’Eurozona». Come siamo arrivati a questo punto? Colpa di un «vasto progetto», coltivato per decenni da «una manciata di burocrati non eletti da nessuno». Jacques Delors? Non ha agito da solo: «L’intero progetto europeo è stato guidato in maniera sempre crescente da questi non-eletti eurocrati in pianta stabile, che si sono scambiati le posizioni dentro e fuori le strutture di governo dell’Ue, e hanno speso qualche anno per avere i requisiti allenandosi presso il settore privato in posti come Goldman Sachs o Jp Morgan».

Il primo leader europeo ad essere “messo al guinzaglio” dall’euro-élite, scrive l’economista americano, è stato il francese François Mitterrand all’inizio degli anni ’80: voleva attuare una genuina economia progressista per la Francia, ma fu «prontamente messo a repentaglio, fino a che non imparò a “collaborare” con i poteri che stanno nascosti dietro il trono». Le regole del gioco? Sempre le stesse: i commissari europei emanano diktat, mettendo popoli e governi di fronte al fatto compiuto. E se qualcuno protesta e ricorre all’arma del referendum, come l’Irlanda, Bruxelles prima ignora il risultato democratico e poi “convince” gli «sciocchi contadini» e votare daccapo, ma «nella maniera giusta». O, come nel caso greco, si sbarazza del leader eletto ancor prima che possa tentare la via del referendum.

Papandreou, sostiene Auerback, è stato cacciato dal super-potere di Bruxelles che ha «imposto una punizione collettiva al popolo greco a causa di decenni di corruzione interna al sistema, malgrado il fatto che il primo ministro avesse fatto pulizia». Fare della Grecia una moderna democrazia funzionante è stata la ragion d’essere dell’ingresso in politica di Papandreu. Ma gli stessi oligarchi parassitari di Atene «hanno visto nella sua azione un attacco frontale al loro controllo dell’economia greca». Sono stati loro, i parassiti della finanza greca, a combattere Papandreou per distruggerlo politicamente, «fino a spingere la Grecia ad un passo dall’essere uno Stato fallito.

E così, la Grecia è diventata un «comodo modello»: poteva essere
facilmente salvata, rappresentando appena il 2,5% del Pil europeo, ma il super-potere ha ritenuto più conveniente “mettere in piedi” una crisi che, all’occorrenza, si rivela perfetta per «liberarsi di seccanti uomini politici che non fanno ciò che gli era stato detto di fare: nella sostanza, di abbracciare la “cultura della stabilità” che la Germania continua ad invocare, ma che in realtà non è altro che il consolidamento del controllo dei rentier sui vari governi». Da Atene a Roma, il passo è stato breve: la Bce ha provveduto sì a comprare i bond italiani, «ma in maniera molto fredda e certamente non sufficiente ad arrestare l’incessante rialzo dei tassi d’interesse». E’ stato Mario Draghi, già dirigente della Goldman Sachs, il killer politico di Berlusconi: nascondendosi dietro «dubbi tatticismi legali», ha avvertito che la Bce «non avrebbe agito da prestatore di ultima istanza», costringendo così il premier italiano «in una posizione nella quale le sue dimissioni erano l’unica azione per salvare il Paese da un’immediata crisi finanziaria».

Berlusconi era anche un facile obiettivo, ammette Auerback, «data la sua pittoresca e dubbia storia privata». Ma il suo successore, Mario Monti, «è un perfetto
esattore del pizzo agli occhi degli oligarchi finanziari d’Europa», che l’economista newyorkese chiama «sicari», nascosti nel «fangoso e opaco mondo» dell’alta finanza. Che ora pretende una sola cosa: «Implementare le politiche di austerità sulle povere famiglie dei lavoratori per salvare il settore finanziario da una deflazione del debito». Per Auerback, è «una crisi artificiale, creata a causa dall’architettura dell’Eurosistema che, come sappiamo, era stata celebrata da questi stessi “mercati” finanziari quando l’euro fu lanciato nel 1999». Ancora oggi, «tristemente», moltissimi italiani «vedono nell’euro la loro salvezza da un passato di corruzione», mentre gli euro-potenti si preparano a schiacciarli sotto lo stivale dell’austerità, voluto «da un’élite irresponsabile». Tempi duri: «Non c’è di che stupirsi se le strade di Madrid, Atene e Roma stanno cominciando a infiammarsi».

Grazie a Informare per Resistere


0 Commenti

“Spread alle stelle non era colpa di Berlusconi” Ma i numeri dicono esattamente il contrario

12/6/2011

0 Commenti

 
__
Il differenziale fra titoli di Stato italiani e tedeschi scende sotto quota 400. Il record, 574 punti, era stato toccato il 9 novembre. Poi il presidente Napolitano ha imboccato la soluzione Monti. I numeri smentiscono le affermazioni di Alfano e La Russa, secondo i quali i mercati non avrebbero notato la differenza tra i due governi

”Dicevano che lo spread saliva per colpa di Berlusconi”, si lagnava una settimana fa il segretario del Pdl Angelino Alfano, intervenuto a Verona. Ma l’accusa, affermava, si è dimostrata “un castello di sabbia costruito sulle menzogne, mentre noi continuavamo a urlare la verità e cioè che la crisi è mondiale. Hanno eliminato il nostro governo e si sono accorti che non è cambiato nulla”. Lo stesso giorno, intervistato da Sky Tg24, l’ex ministro Ignazio La Russa affermava che associare l’impennata del divario di rendimento tra titoli di Stato italiani e tedeschi al governo Berlusconi era semplicemente “una bugia”, perché lo spread restava alto anche con l’esecutivo diMario Monti entrato in carica: “Grazie a questo esecutivo sappiamo che il governo Berlusconi non aveva alcuna responsabilità”, diceva La Russa con una certa soddisfazione.Sarà, ma i nudi numeri raccontano una storia tutta diversa. All’indomani della dura manovra economica annunciata dal governo Monti, lo spread tocca il minimo dell’ultimo mese: 375 punti, con i rendimenti dei Btp a dieci anni sotto il sei per cento. Il massimo era stato toccato il 9 novembre: spread a 574 punti (con chiusura a 552), record storico assoluto che portava il rendimento del Btp decennale a 7,47 punti, un salasso per le casse dello Stato sul fronte degli interessi sul debito pubblico. “Uno spread come quello che avevamo prima, a 570 punti, significava non avere conti pubblici sostenibili, avere banche non in grado di finanziarsi e quindi un credit crunch totale”, commenta oggi il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
Picture
_Ma il 9 novembre non è un giorno qualunque. Vista la drammatica situazione dei mercati finanziari, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano imprime un’improvvisa accelerazione al quadro politico. Nomina senatore a vita Mario Monti, l’economista dell’Università Bocconi che da tempo è dato per favorito alla guida di un governo tecnico che sostituisca l’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi. Taglia drasticamente, da un mese a una settimana, l’iter parlamentare della Legge sviluppo, nel tentativo di offrire qualche provvedimento concreto ai mercati e ai partner europei. Ottiene da Berlusconi, ormai privo di una maggioranza alla Camera, la formale assicurazione delle sue dimissioni da presidente del consiglio appena approvato il provvedimento. Il giorno dopo, 10 novembre, lo spread cade di oltre cento punti e chiude a 460. Questo significa un punto percentuale in meno d’interesse sui Btp.Si compie la svolta politica. La Legge sviluppo è approvata e, il 12 novembre, Berlusconi rassegna le dimissioni. Lunedì 14 lo spread chiude a 492. Due giorni dopo, il 16, il governo Monti giura e si insedia, in attesa di una fiducia assicurata. Lo spread sale a 518, dato massimo del periodo post berlusconiano. Nei giorni successivi resta su livelli alti, e questo ispira la “riscossa” del centrodestra sulla presunta indifferenza dei mercati davanti a un governo Berlusconi o a un governo Monti. Quest’ultimo è accusato a livello internazionale di non fare abbastanza “in fretta”, lo spread si muove sempre intorno ai 500 punti, ma non supera mai quota 504. Nonostante le affermazioni di Alfano, Di La Russa e di tanti altri esponenti dell’ex maggioranza, i numeri dicono che sono 70 punti in meno del poco invidiabile record berlusconiano. Fino al 5 dicembre, quando la la manovra “lacrime e sangue” di Monti è svelata ai cittadini e ai mercati: la differenza di rendimento fra titoli italiani e tedeschi scende sotto la soglia dei 400 punti.

Questi sono i fatti e i numeri del mese che ha cambiato il volto della politica italiana. Se poi si guarda tutta la durata del governo Berlusconi, come ha fatto recentemente il Financial Times, si scopre che cinque anni fa, quando a palazzo Chigi sedeva Romano Prodi, lo spread era a 24 punti. Vale a dire venti volte meno del livello record berlusconiano. Poi è arrivata la crisi e la grande tensione sui mercati finanziari che – sono sempre i numeri a dirlo – il Cavaliere non è riuscito a contenere, tra manovre estive montate e smontate, continui bracci di ferro con gli alleati leghisti, uno stillicidio di defezioni parlamentari e una credibilità internazionale irrimediabilmente perduta.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/05/spread-alle-stelle-colpa-berlusconi-numeri-dicono-esattamente-contrario/175367/

Tratto da: Informare per Resistere - Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
0 Commenti

Parlano di come superare una "crisi" che non può essere superata... - editoriale

12/6/2011

0 Commenti

 
Siamo sicuri al 100% che i cittadini interpellati abbiano risposto davvero come indicato nel sondaggio di Ballarò del 29 Novembre riportato sopra. Il problema è che la risposta giusta è la "C", quella che non hanno proposto. Da questa "crisi" non se ne esce. Si ostinano a non dirlo, ma per capirlo ci vuole veramente poco. Sondaggi come questo servono solo a far digerire ai cittadini-telespettatori le varie "stangate" che si susseguiranno, convincendo i cittadini che i "sacrifici" sono necessari, e che la maggioranza degli italiani sono disposti ad accettarli di buon grado: "mal comune, mezzo gaudio". Li accettano gli altri, perché non dovresti accettarli tu? E se davvero la gente è disposta a pagare ancora più di quanto stia pagando, è grazie al lavoro certosino che stanno facendo i partiti politici e i mass media a loro asserviti.

Continuano a paragonare la situazione attuale alla crisi del '29, che fu causata da circostanze ben diverse, in uno scenario economico post-bellico altrettanto diverso. Per definire la situazione di oggi infatti, la parola crisi è utilizzata a sproposito: questa non è una "crisi" ma la logica conseguenza di scelte politico-economiche pianificate a tavolino da quei poteri forti che gestiscono il sistema economico ed i mercati (il debito pubblico è conseguenza del sistema monetario a debito) e quelle multinazionali che si stanno trasferendo in massa nei paesi del terzo mondo.

Abbiamo perso milioni di posti di lavoro grazie alla delocalizzazione verso il terzo mondo, ma non è ancora finita. Ne perderemo altrettanti nei prossimi anni. Se alcune aziende hanno già terminato il processo di delocalizzazione, in alcuni casi è tuttora in corso: le fabbriche non chiudono mai i battenti all'improvviso, per ovvi motivi di immagine: se dichiarassero spudoratamente che si trasferiscono dove il costo del lavoro e le tasse sono convenienti, e le leggi sulle emissioni inquinanti sono permissive (risparmiando sui costi di depurazione e smaltimento dei rifiuti) rischierebbero di perdere clienti. Chiudono per gradi, come sta facendo la Fiat, tagliando il personale "a rate", adducendo a quella "crisi" che stanno aggravando loro stesse, licenziando in massa. E' di pochi giorni fa, la notizia che gli stabilimenti Whirpool presenti in Italia manderanno a casa 1.000 lavoratori. Lo hanno detto giornali e tv, che si sono "dimenticate" di farci presente che negli USA, "patria" della multinazionale, l'ultimo stabilimento Whirpool ha chiuso i battenti nel 2010. Si sono trasferiti in Messico, dove il costo della manodopera è di 4$ contro i 18$ necessari per pagare un lavoratore statunitense. L'indignazione dei cittadini di Evansville non è servita: tra l'altro, lo stabilimento Whirpool era l'ultima fabbrica presente in città: tanto per capire cosa dobbiamo aspettarci anche in Italia e in Europa.

Ai milioni di posti di lavoro persi direttamente a causa della delocalizzazione, dobbiamo sommare quelli che perdiamo come conseguenza indiretta della stessa:

  • Le piccole imprese, che non hanno la possibilità di trasferirsi altrove, non reggono la concorrenza di chi produce con costi irrisori, finiscono "fuori mercato" e chiudono; 
  • Meno lavoro significa meno consumi, e i piccoli commercianti - quelli che hanno resistito all'avvento della "grande distribuzione - sono costretti a chiudere. Spesso la diminuzione degli incassi è progressiva: guadagnano sempre meno, fino a quando i guadagni non sono più sufficienti per coprire le spese; e quelli che non dispongono di risparmi per far fronte alla situazione - o qualcuno che li aiuta - finiscono per indebitarsi, finendo inevitabilmente nelle grinfie di equitalia. 
  • Se il commercio piange, gli artigiani non ridono. Tutti gli interventi che non sono strettamente necessari, vengono rimandati, e aumenta il fai-da-te.
  • Anche il settore turistico, dalle strutture ricettive ai negozi di souvenir, risentono della crisi: si viaggia meno, e quando si viaggia si spende meno. Sono molti i turisti che pranzano con un panino all'ombra dei monumenti storici: e nei prossimi anni, ovviamente sarà sempre peggio. I dati tra l'altro, dimostrano che il calo più vistoso lo hanno registrato le strutture più economiche: anche i prezzi più bassi ormai sono proibitivi. Mentre gli alberghi di lusso, di contro, aumentano il fatturato.
  • Nei mesi scorsi il numero dei cassaintegrati ha toccato la soglia record di 450.000 unità; e il trend dimostra che buona parte non saranno reintegrati. A questi, si aggiungono coloro che sono nelle liste di mobilità. Nel giro di pochi mesi, la maggioranza di queste persone finirà per ingrassare le liste di disoccupazione, e molte famiglie resteranno senza reddito...

Quando quindici, venti anni fa pochi economisti liberi avevano previsto quello che sta accadendo oggi, nessuno gli dette importanza. Le TV non gli concessero spazio, internet era cosa per pochi, e chi ebbe modo di ascoltare quelle previsioni disfattiste - ma realistiche - nella maggioranza dei casi le considerava "castronerie": roba da folli, da "complottisti", come probabilmente farà oggi qualcuno leggendo queste righe.

Le cose andavano a gonfie vele, a quei tempi tutte le famiglie potevano comprarsi una casa, sposarsi e fare dei figli non era un lusso, le ferie estive e la settimana bianca erano praticamente alla portata di tutti, se "babbo e mamma" lavoravano entrambi i figli potevano ancora chiedere loro il "regalino" fuori stagione. Alcune famiglie riuscivano a vivere con uno stipendio solo, se la cavavano pressappoco come quelle dove oggi lavorano entrambi. Il precariato non esisteva. Oggi tutto questo sembra un sogno, ieri era realtà. Guardavamo al futuro con fiducia, ci aspettavamo "il grande progresso", le auto volanti e la cura per tutte le malattie. Altri tempi.

Anche un altro movimento, dieci anni fa, aveva previsto tutto questo. Movimenti di tutto il mondo, di varia estrazione culturale - dai cattolici della rete Lilliput fino ai centri sociali - si erano uniti per dire NO alla globalizzazione, per contestare le scelte dei "grandi della terra", per denunciare come questo sistema selvaggio non avrebbe potuto reggere.  Un movimento nato a Porto Alegre, in Brasile, e morto a Genova, dove ha avuto luogo la "più grande repressione di massa e sospensione dello stato di diritto dal dopoguerra", per utilizzare le parole con la quale Amnesty ha definito le vicende del G8 di Genova. Più di 200.000 persone (una cifra immensa se consideriamo la strategia della tensione alimentata dai mass media, che annunciavano attentati di ogni tipo) scesero in piazza gridando che "un mondo diverso è possibile". Furono massacrati.

Quello che è successo, lo sappiamo tutti. Un morto, e migliaia di persone inermi prese a manganellate. Non si contavano le persone con trauma cranico e ossa rotte. Quelle immagini hanno fatto il giro del mondo. I responsabili, anche quelli condannati (a pene lievissime, con molti capi di accusa finiti in prescrizione) in molti casi hanno fatto carriera, con il silenzio-assenso di tutto l'arco parlamentare: fu approvata, con il totale silenzio dell'opposizione, una legge per salvare i violenti dal dover risarcire le vittime.


Ma davvero qualcuno credeva che tale "macelleria messicana" potesse passare inosservata? La sanguinaria irruzione alla Diaz, le torture di Bolzaneto, le feroci cariche ai cortei pacifici... o forse, l'obiettivo era quello - raggiunto pienamente - di distruggere un movimento che iniziava a dare fastidio? I cittadini, shoccati da ciò che hanno subito, o terrorizzati da ciò che ha visto in TV, si sono ben guardati dal tornare in piazza. Al G8 successivo, parteciparono poche migliaia di persone. Tutto il lavoro svolto fino a quel momento, è andato in fumo.


Quali erano gli obiettivi del "Genoa Social Forum", alla quale avevano aderito oltre 700 organizzazioni di tutto il mondo? (elenco adesioni qui + qui) 
Cosa contestavano? 
Cosa proponevano? 

Per farla breve, contestavano "il sistema" che ci ha condotto a questa situazione: in tutte le sue sfaccettature. Dal punto di vista sociale, legislativo, ambientale. 

La maggioranza di quei cittadini che disprezzavano o comunque non davano importanza a quel grande movimento di massa - e tra questi mi inserisco anch'io, che all'epoca avevo 20 anni - grazie all'immagine distorta che ci trasmettevano i mass media,  se avessero conosciuto a fondo "il messaggio" che essi proponevano, non avrebbero potuto che dargli ragione.  Ma come al solito, tutto viene vissuto e interpretato dal punto di vista ideologico: senza obiettività, senza la minima razionalità... MA LA STORIA GLI HA DATO RAGIONE, anche se purtroppo, di quel movimento, di quei giorni, è rimasto solo il ricordo dei "black block", delle violenze delle forze dell'ordine, la città di Genova a ferro e fuoco...


Alessandro R. per www.nocensura.com

APPROFONDIMENTI:

  • "La delocalizzazione delle imprese italiane" File PDF -Illustra la situazione e cita alcuni esempi di aziende italiane che hanno delocalizzato. a cura di UGL
  • "Le aziende italiane emigrano all'estero" File PDF un articolo dell'Espresso del 2004 sulle delocalizzazioni
  • Documento di presentazione del Genoa Social Forum
0 Commenti

L‟INFLAZIONE

11/29/2011

0 Commenti

 
_L‟INFLAZIONECorrisponde a Mankiw, Cap.30

Che cosa è l'inflazione?
L‟inflazione è il fenomeno di aumento nel livello generale dei prezzi (misurato dal IPC o dal deflatore del PIL). Il tasso di inflazione esprime la velocità di incremento del livello generale dei prezzi in un certo periodo.
Con il termine deflazione si indica invece la diminuzione nel livello generale dei prezzi.
Tale fenomeno si è verificato spesso nel passato (p.e. durante la Grande Crisi degli anni „30); oggi è più raro, ma esistono esempi recenti (Giappone).
L‟inflazione è un fenomeno monetario che riguarda il valore della moneta, più che quello dei beni.
Infatti P, il livello generale dei prezzi, è anche una misura del valore della moneta (pari a 1/P):
se P cresce (= inflazione), il valore della moneta diminuisce perché con un‟unità di moneta si possono comprare meno beni.

Il mercato della moneta
Se l‟inflazione riguarda il valore della moneta, possiamo analizzarla in termini di domanda ed offerta di moneta.
L‟offerta di moneta Ms è controllata (in realtà non perfettamente, ma qui supporremo che lo sia) dalla BC.
La domanda di moneta Md (cioè il fatto che gli agenti desiderino detenere moneta invece che beni) dipende da due delle funzioni della moneta: mezzo di scambio e riserva di valore.
Considerando la sola funzione di mezzo di scambio, la domanda di moneta dipende dal prezzo dei beni: se P cresce, serve più moneta per comprare un dato paniere di beni.
Quindi la domanda di moneta cresce con P e decresce con 1/P (cioè decresce al crescere del suo valore).
Come tutti i mercati, anche il mercato monetario trova nel lungo periodo un equilibrio in cui l‟offerta uguaglia la domanda attraverso l‟aggiustamento del valore della moneta, ovvero del livello generale dei prezzi.
Picture
_L‟effetto di un aumento di Ms
Hp: la banca centrale decide di aumentare Ms attraverso un‟operazione di mercato aperto.
L‟offerta di moneta si sposta a destra.
Data Md, il valore di equilibrio della moneta diminuisce e quindi il livello generale dei prezzi aumenta.
L‟aumento dell‟offerta di moneta, e in generale qualsiasi politica monetaria espansiva (p.e. la riduzione del TUS), motivata dalla volontà di far crescere il PIL, ha dunque un effetto inflazionistico nel lungo periodo.
Quindi l‟inflazione è un fenomeno che origina dal mercato monetario ed è la conseguenza dell‟aggiustamento indotto da un eccesso di offerta di moneta.
Picture
_La teoria quantitativa della moneta
La teoria quantitativa (TQM) è la teoria tradizionalmente usata per spiegare il livello generale dei prezzi e l‟inflazione.
Risale al „600 e venne usata per spiegare l‟inflazione spagnola causata dall‟afflusso di oro dalle Americhe.
Elaborata in modo preciso da David Hume nel „700
E‟ una teoria valida nel lungo periodo.
Due tesi:
1. Il valore della moneta dipende nel lungo periodo dalla quantità di moneta presente nell‟economia.
2. La causa principale dell‟inflazione è l‟aumento della quantità di moneta.

La dicotomia classica
Uno dei cardini della TQM è la tesi secondo cui l‟andamento delle variabili reali dell‟economia è nel lungo periodo indipendente dalle variazioni della quantità di moneta presente nel sistema economico.
Variabili nominali: tutte le variabili economiche espresse in unità monetarie (p.e. il PIL nominale).
Variabili reali: tutte le variabili economiche espresse in unità fisiche (p.e. il PIL reale).
Dicotomia classica: la tesi secondo cui variabili reali e nominali dipendono da forze differenti.
In particolare, si afferma che nel lungo periodo le variazioni della quantità di moneta modificano soltanto le variabili nominali: principio di neutralità della moneta.

La velocità di circolazione della moneta
E‟ la grandezza che misura il numero di volte che un‟unità di moneta (p.e. una banconota) cambia di mano a seguito di transazioni in un dato intervallo di tempo.
V = (PY)/M
 dove il PIL Y è usato come una proxy del numero reale di transazioni che avvengono in un‟economia in un dato periodo di tempo
Se cresce il valore delle transazioni in un‟economia, tali transazioni dovranno essere “finanziate” con moneta. Quindi …
o aumenta la quantità di moneta, parità di V
o cresce la velocità di circolazione, a parità di M
o accadono entrambe le cose.

L‟equazione quantitativa
Dalla definizione di velocità di circolazione discende la equazione quantitativa (detta anche equaz. degli scambi):
MV = PY
Tale equazione (dovuta a Fisher 1892) è alla base della moderna TQM.
Le due tesi della TQM sono infatti che:
1. P dipende da M
2. P è direttamente proporzionale a M
Dimostriamo la seconda (la prima è ovvia).

La TQM spiegata in poche righe
Hp 1 (Hp empirica): la velocità di circolazione della moneta è pressoché stabile nel tempo.
Quindi se la banca centrale aumenta Ms di un ammontare pari a M, ciò induce un aumento proporzionale nel PIL nominale pari a (PY) perché V non varia.
Hp 2 (Hp teorica): vale il principio di neutralità della moneta, per cui M non può modificare il PIL reale Y nel lungo periodo.
Quindi qualsiasi M si “scarica” tutto in un aumento proporzionale del livello generale dei prezzi P:
P  M
L‟aumento di Ms ha quindi nel lungo periodo soltanto un effetto inflazionistico.
Vedremo invece che nel breve periodo l‟effetto è anche su Y.
Picture
_Una verifica empirica della TQM
Con il termine iperinflazione si indicano i casi in cui il tasso di inflazione è maggiore del 50% mensile.
Ovvero: alla fine del primo mese ciò che costava 10, ora costa 15; alla fine del secondo mese costa 22,5; e così via.
Fenomeni di iperinflazione si sono verificati in passato in paese in cui il governo faceva fronte ai propri impegni (p.e. stipendi pubblici e pensioni) semplicemente stampando moneta.
Un esempio classico è l‟iperinflazione tedesca (e di tutta l‟Europa Centrale) degli anni „20.
Gli episodi di iperinflazione convalidano la TQM: il tasso di crescita dei prezzi coincide con il tasso di crescita dell‟offerta di moneta.
Picture
_Il signoraggio e l‟imposta da inflazione
Stampare moneta è un modo con cui un governo può finanziare la propria spesa, in alternativa alle imposte vere e proprie ed al debito pubblico. Tale metodo di finanziamento prende il nome di signoraggio
In pratica, il signoraggio è pari all‟emissione di nuova moneta.
Inoltre, aumentando Ms il governo riscuote una specie di tassa da chiunque detiene moneta, perché la moneta perde valore in termini dei beni che si possono comprare con essa. Tale tassa prende il nome di imposta da inflazione.
In pratica, il governo compra beni e servizi (p.e. il lavoro dei dipendenti pubblici) o salda i suoi debiti pagando con moneta svalutata ovvero riducendo il valore reale di ciò che dà in cambio.
Il signoraggio e l‟imposta da inflazione come metodi di finanziamento della spesa pubblica erano molto diffusi in passato. Oggi sono rilevanti solo per i governi dei paesi con elevata inflazione e sistema fiscale inefficiente.
L‟effetto di Fisher
Sappiamo che la relazione tra interesse nominale i e interesse reale r è: i = r + tasso di inflazione
L‟effetto di Fisher è il fenomeno per cui al crescere del tasso di inflazione aumenta anche l‟interesse nominale, mentre a causa della dicotomia classica il tasso reale rimane invariato.
Quindi, se la banca centrale aumenta Ms il risultato è un aumento sia del tasso di inflazione che del tasso nominale di interesse.
Anche tale effetto è una verifica indiretta della TQM
Picture
L‟inflazione è davvero un male?
In genere si ritiene che l‟inflazione riduca il potere di acquisto dei redditi nominali e peggiori il tenore di vita.
In realtà l‟inflazione dei prezzi di acquisto di beni e servizi significa anche l‟inflazione dei redditi dei venditori (inclusi i venditori di servizi di lavoro).
Quindi, se tutti i prezzi aumentassero contemporaneamente ed in pari misura (caso della perfetta indicizzazione) i redditi nominali varierebbero allo stesso ritmo del livello generale di prezzi: non vi sarebbe alcun effetto reale
Tuttavia, anche se questo fosse vero (e, realisticamente, non lo è…), l‟inflazione sarebbe comunque da evitare perché provoca dei costi rilevanti (e se provoca dei costi, allora essa ha anche un effetto reale).

I costi dell‟inflazione
Possibili costi dell‟inflazione:
1) i c.d. costi della suola delle scarpe;
2) i c.d. costi della variazione dei menù;
3) la distorsione dei prezzi relativi;
4) la redistribuzione arbitraria della ricchezza;
5) il drenaggio fiscale;
6) l‟incertezza (in caso di inflazione instabile).
I costi di tipo 1) e 2) si verificano anche nel caso, del tutto ipotetico, di perfetta indicizzazione.
I costi della suola delle scarpe
Con questo termine si intendono le risorse che vengono sprecate quando l‟inflazione induce gli agenti a minimizzare la detenzione di mezzi liquidi.
Dato che l‟inflazione riduce il valore della moneta (cioè il suo potere di acquisto), gli agenti hanno un incentivo a detenere la loro ricchezza in una forma diversa dalla moneta contante e che sia protetta dall‟inflazione (p.e. depositi indicizzati).
Il circolante è l‟unico asset che non può, per definizione, essere indicizzato!
Questo però significa doversi recare più spesso in banca o al Bancomat per prelevare mezzi liquidi: di qui il consumo della suola delle scarpe!
In generale, qualsiasi operazione di conversione da assets illiquidi a mezzi liquidi è un‟operazione del tutto improduttiva che comporta uno spreco di tempo e risorse. L‟inflazione aumenta il numero di tali operazioni e quindi incrementa lo spreco.

I costi di cambiamento dei menù
I c.d. menu costs sono i costi che si devono sostenere per aggiornare i listini dei prezzi per effetto dell‟inflazione (p.e. il menù di un ristorante).
Questo vale anche in caso di perfetta indicizzazione, anzi è proprio in questo caso che si devono continuamente cambiare i listini dei prezzi.
E‟ questo un nuovo caso di operazione del tutto improduttiva che comporta uno spreco di tempo e risorse.
Un esempio di tali costi, anche se ovviamente non dipendente dall‟inflazione, si è avuto con il passaggio dalla lira all‟euro: tutti i listini prezzo sono stati adeguati, con costi non irrilevanti.
Se l‟inflazione è elevata tale aggiustamento deve essere compiuto molto spesso, aumentando lo spreco.
Il drenaggio fiscale
Il sistema fiscale non è indicizzato, quindi l‟inflazione, aumentando i redditi nominali dei contribuenti, fa crescere il carico fiscale, distorcendo così l‟allocazione delle risorse.
In Italia si parla di drenaggio fiscale (fiscal drag) soprattutto riguardo alla distorsione indotta dall‟inflazione in presenza di imposte sul reddito progressive.
Se per hp i salari sono perfettamente indicizzati, l‟inflazione fa approdare il contribuente ad uno scaglione di reddito nominale più alto (perché il salario nominale è cresciuto), su cui grava un‟aliquota di imposta più elevata: a parità di reddito reale, si pagano più imposte.
Questo fenomeno però non si verifica se anche gli scaglioni di imposta sono a loro volta indicizzati.
Un ulteriore esempio si ha nel caso delle imposte sui guadagni in conto capitale realizzati sul valore di Borsa delle azioni: se l‟aumento dei prezzi delle azioni è solo il riflesso dell‟aumento generalizzato di tutti i prezzi, si pagano tasse su un guadagno puramente nominale.

La distorsione dei prezzi relativi
Uno degli effetti più significativi dell‟inflazione è la distorsione del sistema dei prezzi relativi che si produce ogni volta che non tutti i prezzi crescono allo stesso modo e simultaneamente (ogni volta cioè che il sistema non è perfettamente indicizzato).
Alcuni prezzi si adeguano subito all‟inflazione, ma altri sono molto più difficili da aggiustare (p.e. salari). Si parla in quest‟ultimo caso di prezzi vischiosi.
In caso di inflazione, l‟effetto della presenza di prezzi vischiosi è proprio l‟alterazione dei prezzi relativi.
N.b.: i prezzi relativi (del tipo: p1/p2) sono variabili reali
Il più importante prezzo relativo è il salario reale w/P, ovvero il rapporto tra salario nominale w e livello generale dei prezzi P.
Questo fenomeno distorce le decisioni economiche degli agenti (che, come sappiamo, si basano proprio sui prezzi relativi p1/p2) ed induce un‟allocazione inefficiente delle risorse.
La redistribuzione arbitraria della ricchezza
Uno dei costi più rilevanti dell‟inflazione è la redistribuzione arbitraria della ricchezza a vantaggio dei debitori ed a danno dei creditori.
Tale fenomeno esiste ogni volta che il debito non è perfettamente indicizzato.
Il debitore infatti si impegna contrattualmente a pagare un dato interesse nominale che, in assenza di perfetta indicizzazione, corrisponde però ad un minore interesse reale  vedi equazione di Fisher.
Il principale debitore che si avvantaggia di tale effetto è ovviamente lo Stato stesso, sugli interessi del debito pubblico.
Più in generale, l‟inflazione impoverisce in termini di potere di acquisto reale tutti coloro che, in assenza di indicizzazione, non hanno la possibilità di “aggiustare il proprio prezzo” perché godono di un reddito fisso (p.e. i pensionati o i lavoratori “deboli”).

Inflazione inattesa
I costi dell‟inflazione derivano anche dal fatto che l‟entità del tasso d‟inflazione difficilmente può essere perfettamente prevista dagli agenti. Se tale previsione perfetta fosse possibile, gli agenti ne terrebbero conto nel definire i contratti a lungo termine. In questo caso ideale, sarebbe persino inutile prevedere un meccanismo di indicizzazione ex post, in quanto tutti gli aggiustamenti dei prezzi sarebbero stabiliti ex ante in funzione dell‟inflazione attesa.
Esempio: nel fissare il salario, le parti sociali (sindacati ed associazioni di imprese) si accordano su un dato salario nominale w, ma tutti sono in realtà interessati al salario reale w/P dove P è I‟IPC. Dato però che il contratto, una volta firmato, vale per un certo periodo di tempo, il valore di P di cui tener conto nel fissare w non è l‟IPC effettivo in quel dato momento ma il IPC previsto per il futuro. L‟aspettativa sul tasso di inflazione (o inflazione attesa) riveste quindi un ruolo cruciale in tutti i contratti di durata pluriennale.
Quando, come avviene nella realtà, l‟inflazione è invece inattesa, o comunque non si è certi del tasso preciso a cui essa si manifesterà, l‟unica difesa del salario reale è l‟indicizzazione ex post. Questo però alimenta ulteriormente l‟inflazione

L‟inflazione come fattore di incertezza
La presenza di inflazione inattesa rende più difficile operare le scelte economiche perché il sistema dei prezzi relativi diviene inaffidabile. Si dice quindi che l‟inflazione alimenta l‟incertezza.
In particolare, un‟inflazione molto elevata è anche più variabile (cioè può oscillare maggiormente attorno al valore medio). Ciò induce ulteriori difficoltà ed incertezze nelle decisioni economiche.
P.e. un imprenditore che deve decidere un investimento pluriennale deve anticipare il futuro livello dei prezzi degli input che gli serviranno e dell‟output che vuole produrre. Se l‟inflazione è inattesa e molto variabile, tali previsioni possono essere anche molto lontane dal vero e l‟imprenditore può prendere decisioni sbagliate oppure rinunciare del tutto ad investire.
Ogni errore nell‟allocazione delle risorse è un costo reale indotto dall‟inflazione. Quindi limitare il più possibile il tasso di inflazione e cercare di renderlo prevedibile è un tipo di politica economica che favorisce l‟ottenimento dell‟allocazione ottimale delle risorse.

Domanda lezione 24
Dopo avere definito i concetti di inflazione, deflazione e iperinflazione, spiegare in che senso si può dire che l‟inflazione è un fenomeno che riguarda il valore della moneta
Spiegare quali sono gli effetti dell‟inflazione anche in presenza di una perfetta indicizzazione dei prezzi
0 Commenti

Da Prodi a Monti: agli ordini dei Padroni dell’Universo

11/19/2011

0 Commenti

 
Picture
_
I “padroni dell’universo”. Un soprannome modesto per gli uomini di punta di Goldman Sachs (Gs). Una banca d’affari con 142 anni di vita, più volte sull’orlo del baratro, da sempre creatrice di conflitti di interesse terrificanti, da far impallidire – per dimensione e pervasività – quelli berlusconiani. Famosa per “prestare” i propri uomini alle istituzioni, quasi dei civil servants con il pessimo difetto di passare spesso dalla banca privata ai posti di governo. Come peraltro i membri della Trilaterale o del Bilderberg Group. Mario Monti è uomo accorto: è presente in tutti e tre. Per Gs ha fatto finora l’international advisor, come anche Gianni Letta, dal 2007, nonostante il ruolo di governo.Cos’è un advisor? Beh, è un consigliere; una persona in grado di indicare a una banca internazionale i migliori affari in circolazione. Specie quando uno Stato deve privatizzate le società pubbliche. Sta nella buca del suggeritore, ma può diventare premier. E G&S ha comunicato ai mercati che in tal caso lo spread per i Btp italiani calerebbe a 350 punti in un lampo. È la banca che ha inventato (subito copiata dalle altre) i prodotti derivati, quei 600.000 miliardi di dollari virtuali che stanno strangolando il mondo. Che ha aiutato i conservatori greci a nascondere lo stato reale dei conti pubblici davanti alla Ue. Che ha mandato l’amministratore delegato Henry Paulson, nel 2006, a fare il ministro del tesoro di Bush figlio.
Dopo il crack di Lehmann Brothers inventò il piano Tarp: 700 miliardi di dollari statali per salvare le banche private anche a costo di far esplodere il debito pubblico Usa. Gs riuscì in quel caso a intascare buona parte dei 180 miliardi destinati al salvataggio di Aig, gruppo assicurativo. Prima di Paulson era stato su quella poltrona Robert Rubin, con Clinton presidente; c’era poi tornato molto vicino, con Obama, ma dovette lasciare quasi subito il team economico: troppo evidente il suo doppio ruolo. Robert Zoellick è invece partito da G&S per coprire decine di ruoli per conto dei repubblicani, fino a diventare 11° presidente della Banca Mondiale.

Picture
_
Ma anche gli italiani si difendono bene. Romano Prodi era stato luiadvisor, prima di tornare all’Iri per privatizzarla e spiccare quindi il volo verso la presidenza del Consiglio, per ben due volte. Al suo fianco, negli anni, Massimo Tononi, ex funzionario della sede di Londra e quindi sottosegretario all’economia tra il 2006 e il 2008. Ma il più noto è certamente Mario Draghi. Dal 2002 al 2005 è stato vicepresidente e membro del management Committee Worldwide della Goldman Sachs; in pratica il responsabile per l’Europa. Ha lasciato l’incarico per diventare governatore della Banca d’Italia e prendere la presidenza del Financial Stability Forum (ora rinominato Board), incaricato di trovare emettere a punto nuove regole per il sistema finanziario globale.

Picture
_Compito improbo, che ha partorito molte raccomandazioni ma nessun risultato operativo di rilievo (le regole di Basilea 3 sono tutto sommato a tutela della solidità delle banche, non certo limitative di certe “audacie” speculative). Dall’inizio di questo mese siede alla presidenza della Banca Centrale Europea, ma prima ancora di entrarci aveva scritto e poi fatto co-firmare a Trichet la lettera segreta con cui il governo veniva messo alle strette: o le “riforme consigliate” in tempi stretti o niente acquisti di Btp. Forse rimpiange di ver lasciato il Financial Stability Board. Ma non deve preoccuparsi: al suo posto Mark Carney, governatore della Banca centrale canadese. Anche lui, per 13 lunghi anni, al fianco dei “padroni dell’universo” targati Goldman Sachs.

_
fonte (“Goldman Sachs, la banca d’affari vivaio dei padroni dell’universo”, da “Il Manifesto” del 14 novembre 2011).
di nocensura.com
0 Commenti

Il Legame Fra Crisi Economica e Crisi Etica

11/16/2011

0 Commenti

 
Picture
_di Sabrina Mantini

Il nostro tempo, così ossessionato dalla ricerca del successo e del benessere, è un tempo grigio. Nonostante tutti abbiano il necessario e spesso anche il superfluo per vivere, ognuno di noi ha l’impressione che le cose vadano male, anzi che la situazione stia ruzzolando verso un declino precipitoso. Il quadro politico è desolante, popolato da personalità corrotte o incapaci, l’impianto economico dei paesi occidentali sembrerebbe in disfacimento, le nuove generazioni appaiano del tutto disinteressate ai valori e al futuro, la religione e la spiritualità sono ormai fantasmi e sopravvivono come entità puramente formali.


La società è in crisi e non sa trovare risposte efficaci alla sua malattia, i cambiamenti sembrano impossibili da realizzare. Il futuro è fosco: gli studi di settore ci informano che crescerà sempre di più il divario tra ricchi e poveri, che la globalizzazione penalizzerà sempre più l’economia dei cosiddetti paesi progrediti, la storia ci spinge a ritenere che il potere diventerà sempre più aggregato e centralizzato (come sempre accadde nelle epoche di crisi) e che risorgeranno nazionalismi e particolarismi. Quando le risorse diminuiscono diminuisce la generosità, quando si ha l’impressione di stare diventando deboli si cerca di diventare più forti a spese degli altri. Ma come è germogliato questo vento di decadenza? Qual è stata la sua genesi? Forse non tutti sanno che la crisi statunitense è collegata non solo all’insensato proliferare di concessioni di mutui Subprime ma anche alle speculazioni sbagliate di operatori di borsa mossi da uno sfrenato desiderio di guadagno. La crisi è nata negli USA dove l’essere qualcuno equivale ad avere (tanti soldi) e dove essere benestante è una necessità perché possedere denaro significa potersi permettere sanità e servizi scolastici di qualità. E’ dilagata poi nel resto del mondo, soprattutto nelle zone maggiormente influenzate dal modello americano. L’attuale degradamento del sistema di vita occidentale deriva quindi davvero da fatti puramente economici o da fattori più complessi? Potrebbe essere la conseguenza finale di una mentalità errata? Secondo una tesi stravagante, giunta a noi dalle nebbie della storia, sarebbe esistito già alla fine del 700’ ed esisterebbe ancora negli USA un settore massone infiltrato nelle sedi del potere. Il fine originario della setta non era del tutto negativo: volevano distruggere un mondo fondato su ingiustizie sociali per poi “riorganizzarlo”. Per fare questo il gruppo massone si proponeva di distruggere tutte le religioni, tutte le Monarchie e gli Stati per creare una repubblica Universale fondata solo sui bisogni dell’uomo (visto come essere dotato di una propria forza spirituale). Con il tempo però la setta si è allontanata sempre più dall’aspetto ugualitario e spirituale fino a farlo scomparire. La versione moderna della loggia denominata "Governo occulto", (che avrebbe avuto tra le sue fila, personaggi di spicco come George Bush, Ronald Reagan e quasi tutti i direttori della Cia) tramerebbe da anni per provocare una crisi economica su tutto il pianeta… al fine ultimo di indebolire le strutture democratiche esistenti e sostituire tutti i governi con un Nuovo Ordine Mondiale, retto da una Sinarchia, cioè da un governo unico composto da banchieri ed economisti.

Si tratterebbe della moderna interpretazione del disegno massone degli Illuminati che voleva realizzare sulla Terra l’ "adveniat regnum viri" (la venuta del regno dell’uomo) al posto dell’ "adveniat regnum tuum" di Dio nel Pater Noster. Le esigenze dell’uomo (materiale) poste al centro del mondo: controllo totale, ordine totale, economia vincolata. Prove materiali dell’esistenza storica della setta sarebbero disseminate ovunque: nell’aula del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a New York, troneggia una strana opera pittorica costituita da grandi tavole. In una di queste si può osservare una piccola colomba bianca inseguita da tre corvi minacciosi e in fondo la firma del pittore e una scritta molto piccola che dice: "L’uomo trionferà su Dio". Perfino nella banconota da un dollaro sono disseminati simboli tipici della massoneria. Sono state registrate testimonianze (perfino di banchieri e di funzionari dell’FBI) anche sull’effettiva esistenza e operatività del settore moderno della setta. Al di là dell’affascinanti interpretazioni storiche e delle facili, possibili, accuse di sensazionalismo pseudo-esoterico bisogna cogliere l’evidente metafora celata in questa “eccentrica” tesi. Ogni leggenda, si sa, come del resto ogni diceria popolare, possiede un fondo di verità. QUALE FORZA SI NASCONDE DIETRO ALLA CRISI GLOBALE CHE IL NOSTRO TEMPO STA VIVENDO? LO SMODERATO ED EGOISTICO AMORE PER IL DENARO. E cosa più del denaro è invenzione ed espressione dell’umano e contemporaneamente rappresenta il contrario di un Dio inteso come valore etico e spiritualità? La società è insieme di individui interagenti finalizzati al raggiungimento di un bene comune, non può esistere senza cooperazione e collaborazione, non può prosperare senza fini condivisi. Il modello di una Sinarchia che domini l’economia non renderà sicuro il mondo né contribuirà a farlo migliorare: al massimo introdurrà rigidità e sospetto e ci priverà della libertà. I bisogni reali dell’essere umano sono ben altri.

Solo l’aiuto e il rispetto reciproco permetterebbero davvero di uscire dalla crisi, dalla vera crisi, quella riguardante economia e scelte di vita, morale e bisogni sociali. Solo la condivisione di nuove scelte etiche, sentite e concrete impedirà il realizzarsi del disfacimento di una società completamente marcia, schiava del materialismo più bieco e disperato. Ma convincere gli abitanti del mondo che il loro reale interesse è l’accordo, il lavorare insieme, il dialogo, l’altruismo sembra un’impresa disperata. E’ necessario mettere in atto un progetto complesso di informazione e persuasione perché, come diceva Baudelaire, “Il male in fondo viene fatto senza sforzo, naturalmente, è l’opera del fato; il bene invece è sempre il prodotto di un’arte”.

Predo da EccoCosaVedo
0 Commenti

Non pagare il debito!

9/23/2011

0 Commenti

 
Picture
di Giulietto Chiesa - Il fatto quotidiano

Un anno fa la Grecia era in rosso per 110 miliardi di euro.
L’hanno “salvata”.
Adesso il debito è salito a 340 miliardi.
Non so se la ri-salveranno, ma, in tal caso (e non è una battuta di spirito, perché la Finlandia proprio questo ha chiesto) dovrà dare in pegno il Partenone.
A riprova che i “nove banchieri” di Wall Street amano molto le collezioni private. Non so dove lo metteranno, il Partenone, ma troveranno un posto, magari vicino a San Diego, California.

Il problema è che adesso tocca a noi. Chiederanno in pegno il Colosseo, o la Galleria degli Uffizi. E non basterà, perchè il nostro debito pare sia superiore ai 1.900 miliardi di euro.

Dicono che dobbiamo privatizzare tutto. Arriveranno a comprare ai saldi con i denari fasulli, creati con un click sul computer, con cui hanno gonfiato il debito mondiale fino a cifre astronomiche, che nessuno è più in grado di pagare.

Ho publicato i risultati di un Gao (Government Accountability Office) Audit sulla Federal Reserve , il primo e unico mai effettuato sulla prima banca planetaria nei suoi circa 100 anni di storia, dal quale emerge che, tra il 2007 e il 2010, la Federal Reserve ha spalmato 16 trilioni di dollari su tutte le più importanti banche occidentali, non solo su quelle americane.

L’Audit è stato fatto da due senatori americani, Bernie Sanders e Jim DeMint, e chi vuole se lo va a leggere sul sito di Sanders. Qualcuno si è scandalizzato per il mio “complottismo”. Sfortunatamente non sono io che complotto. L’operazione è stata definita, dallo stesso Sanders, del tutto illegale.

Tredicimilamiliardididollari inventati e inviati illegalmente a tutte quelle banche? E perchè?

La risposta è una sola: perchè tutte quelle banche sono fallite. Ma non lo si poteva dire. Quindi si è rimessa la benzina nel loro serbatoio. E, con quella benzina, il debito (nostro) ha  ripreso a crescere.

John Kenneth Galbraith definì questa come “economia della truffa”. Se potesse resuscitare, adesso riderebbe. Forse, da qualche parte, lo fa. Ma riderebbe di noi se pagassimo il debito di quei nove balordi che si riuniscono a Wall Street, in segreto, per renderci schiavi.
0 Commenti
<<Precedente
    Tweet
    Sponsorizzato da:
    www.ivanleo.it
    ivanleo.weebly.com
    topteamrobertostefani.weebly.com
    tribejiujitsubologna.weebly.com

    Archivio

    Agosto 2016
    Marzo 2016
    Ottobre 2015
    Settembre 2015
    Agosto 2015
    Giugno 2015
    Gennaio 2015
    Novembre 2014
    Agosto 2014
    Aprile 2014
    Febbraio 2014
    Gennaio 2014
    Dicembre 2013
    Novembre 2013
    Ottobre 2013
    Luglio 2013
    Maggio 2013
    Aprile 2013
    Marzo 2013
    Febbraio 2013
    Gennaio 2013
    Novembre 2012
    Ottobre 2012
    Settembre 2012
    Agosto 2012
    Luglio 2012
    Giugno 2012
    Maggio 2012
    Aprile 2012
    Marzo 2012
    Febbraio 2012
    Gennaio 2012
    Dicembre 2011
    Novembre 2011
    Ottobre 2011
    Settembre 2011
    Agosto 2011

    Feed RSS

    Categorie

    Tutto
    Acqua Del Popolo
    Alimentazione
    Alla Canna Del Gas
    Altamente Nocivo
    Altamente Tossico
    Apocalisse 2012
    Articoli
    Banchieri Ladri
    Bioterrorismo
    Chi Comanda La Droga?
    Chi Combatte Il Nwo
    Chi Controlla Il Mondo
    Chi Votare?
    Coincidenze
    Consumismo
    Controllati
    Creati Dagli Alieni
    Crisi
    Cure Alternative
    Energia
    Evento
    Films
    Fuori Dal Nwo
    Guerre Per Il Potere
    Il Cancro
    Indignatos
    Invenzione Aids
    L'acqua è Un Diritto
    La Crisi
    La Terra Cava
    La Verità
    Massoneria Ed Illuminati
    Medicina Alternativa
    Musica
    News
    Omg E Controllo Delle Semenze
    Orwell
    Risveglio Globale
    Schiavitù Globale
    Soppravvivere
    Sovranità Perduta
    Storia
    Vaccinazione

  • Anti New World Order Blog
  • NEWS
  • email
  • Forum
Powered by Create your own unique website with customizable templates.

Copyright © 2007 Featuring. All Rights Reserved. Designed by Ivan Leo Design

Anti New World Order