Il differenziale fra titoli di Stato italiani e tedeschi scende sotto quota 400. Il record, 574 punti, era stato toccato il 9 novembre. Poi il presidente Napolitano ha imboccato la soluzione Monti. I numeri smentiscono le affermazioni di Alfano e La Russa, secondo i quali i mercati non avrebbero notato la differenza tra i due governi
”Dicevano che lo spread saliva per colpa di Berlusconi”, si lagnava una settimana fa il segretario del Pdl Angelino Alfano, intervenuto a Verona. Ma l’accusa, affermava, si è dimostrata “un castello di sabbia costruito sulle menzogne, mentre noi continuavamo a urlare la verità e cioè che la crisi è mondiale. Hanno eliminato il nostro governo e si sono accorti che non è cambiato nulla”. Lo stesso giorno, intervistato da Sky Tg24, l’ex ministro Ignazio La Russa affermava che associare l’impennata del divario di rendimento tra titoli di Stato italiani e tedeschi al governo Berlusconi era semplicemente “una bugia”, perché lo spread restava alto anche con l’esecutivo diMario Monti entrato in carica: “Grazie a questo esecutivo sappiamo che il governo Berlusconi non aveva alcuna responsabilità”, diceva La Russa con una certa soddisfazione.Sarà, ma i nudi numeri raccontano una storia tutta diversa. All’indomani della dura manovra economica annunciata dal governo Monti, lo spread tocca il minimo dell’ultimo mese: 375 punti, con i rendimenti dei Btp a dieci anni sotto il sei per cento. Il massimo era stato toccato il 9 novembre: spread a 574 punti (con chiusura a 552), record storico assoluto che portava il rendimento del Btp decennale a 7,47 punti, un salasso per le casse dello Stato sul fronte degli interessi sul debito pubblico. “Uno spread come quello che avevamo prima, a 570 punti, significava non avere conti pubblici sostenibili, avere banche non in grado di finanziarsi e quindi un credit crunch totale”, commenta oggi il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
Questi sono i fatti e i numeri del mese che ha cambiato il volto della politica italiana. Se poi si guarda tutta la durata del governo Berlusconi, come ha fatto recentemente il Financial Times, si scopre che cinque anni fa, quando a palazzo Chigi sedeva Romano Prodi, lo spread era a 24 punti. Vale a dire venti volte meno del livello record berlusconiano. Poi è arrivata la crisi e la grande tensione sui mercati finanziari che – sono sempre i numeri a dirlo – il Cavaliere non è riuscito a contenere, tra manovre estive montate e smontate, continui bracci di ferro con gli alleati leghisti, uno stillicidio di defezioni parlamentari e una credibilità internazionale irrimediabilmente perduta.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/05/spread-alle-stelle-colpa-berlusconi-numeri-dicono-esattamente-contrario/175367/
Tratto da: Informare per Resistere - Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!