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HANNO DICHIARATO GUERRA ALL'ITALIA MA NESSUNO LO DICE

11/12/2011

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_HANNO DICHIARATO GUERRA ALL'ITALIA: LE LOBBY CHE FINO A IERI HANNO "GOVERNATO" SOTTOBANCO GLI USA, STANNO ESTENDENDO IL LORO DOMINIO ALL'EUROPA: HANNO INIZIATO GLOBALIZZANDO IL MERCATO, AUMENTANDO I POTERI DEGLI ORGANI SOVRANAZIONALI, HANNO IMPOSTO LA "MONETA UNICA" EUROPEA DI CUI HANNO IL CONTROLLO, E ORA VOGLIONO RENDERCI SCHIAVI: ATTRAVERSO IL DEBITO GENERATO DAL LORO SISTEMA ECONOMICO.

Berlusconi, i ministri, i parlamentari di maggioranza e opposizione, i giornalisti di TV e giornali... SANNO MEGLIO DI NOI come funziona il sistema economico... sanno meglio di noi che le lobby bancarie stanno "invadendo" l'Italia... la differenza rispetto alle aggressioni subite da Iraq, Afganistan, Libia & Co. è che contro di noi stanno utilizzando le "armi del debito", le armi "economiche", della speculazione dei mercati che manovrano a loro uso e consumo; armi che forse causano danni PEGGIORI di quelle "esplosive".  Dietro alla speculazione, alla "crisi del debito" ci sono le stesse potenze economiche che - per coltivare i loro interessi - hanno dichiarato la guerra ad altre nazioni utilizzando le "armi convenzionali".

Perché nessuno di loro prende le PALLE in mano e dice davvero agli italiani cosa sta succedendo?!? Sig. Berlusconi, ci pensi bene... perché lei ha tante colpe, ma pagherà anche quelle che non ha... sarà un perfetto "capro espiatorio" con la quale giustificare tante, tante nefandezze.

La BCE, massima espressione del "Nuovo ordine mondiale" in Europa, ci ha dichiarato guerra e nessuno lo dice. (Il peggio è che molti cittadini, controllati dalle "armi di distrazione di massa" non se ne accorgono nemmeno) i massimi dirigenti della Banca Centrale (una banca privata che produce profitto per i propri soci/azionisti) ci stanno invadendo. Fino a ieri si sono "limitati" a minacciare il nostro governo con i "missili" dei "mercati" (controllati dai potenti, molti dei quali fanno parte del gruppo Bilderberg di cui fa parte anche Mario Monti) e dello "spread"; solo pochi mesi fa, hanno imposto una "finanziaria" da 50 miliardi, e oggi senza nemmeno sentire l'esigenza di nascondersi, stanno assumendo il controllo del GOVERNO DEL PAESE: non hanno fatto nemmeno lo "sforzo" di farsi eleggere...



E il fatto che Luca Cordero di Montezemolo non sia ancora sceso in campo "ufficialmente", nonostante da molti mesi stia spianando il terreno, alimenta il sospetto, nemmeno troppo infondato, che lo faccia in futuro, dopo la "tempesta": quando le misure "lacrime e sangue" assunte da poteri forti a lui forse non troppo "estranei", saranno già state varate; il momento d'oro per uscirsene, sostenuto da una grande campagna mediatica, come "salvatore della Patria" che farà da "anello di congiunzione" tra "Grande Centro" e "Centrosinistra", che nel frattempo avvallano la mattanza sociale, senza però sporcarsi le mani. Montezemolo può far convivere sotto lo stesso tetto i "postfascisti" finiani insieme ai "postcomunisti" radical chic del Partito Democratico; sopratutto, può rendere la coalizione digeribile

Berlusconi ha coltivato i propri interessi personali, è sicuro: ma sono POCA COSA rispetto agli interessi che coltivano i signori delle banche centrali, ovvero gli "emissari" del NWO (New World Order) che controllano le principali lobby finanziarie (In USA ci sono una quarantina di lobby che controllano migliaia di grandi aziende e capitali incredibili in tutto il mondo) nonché le istituzioni finanziarie: la "FED", la BCE, il FMI e tutte le "banche centrali" Rotschild

Per convincere gli italiani a votarlo, e arrivare al governo, Berlusconi ne ha inventate di tutti i colori con le sue TV: dal "contratto con gli italiani" alla promessa di milioni di posti di lavoro; questi invece non li ha votati nessuno: si sono fatti spazio, minacciando di farci fallire con i loro "giochetti virtuali". A condizionare  questo "benedettissimo" spread sono le LORO MANOVRE sul mercato finanziario; manovre ordite con lo scopo ben preciso di ottenere questi "risultati"; Con il loro "giochino virtuale" (borsa e mercati) che esiste solo nei loro computer, possono generare immensi profitti; possono mandare sul lastrico milioni di risparmiatori, possono far fallire uno Stato intero: l'aumento dello Spread (che provocano deliberatamente) costringe lo stato a pagare tassi di interesse più alti, che possono diventare insostenibili. Berlusconi per ottenere benefici in Libia baciava le mani a Gheddafi; questi gli hanno dichiarato guerra, imbavagliando i giornalisti di tutto il mondo, ai quali propinavano le loro "veline" sui "bombardamenti chirurgici"...

Fino a dieci anni fa, per dichiarare le guerre dovevano sforzarsi di trovare "scuse" serie, dei motivi almeno apparentemente condivisibili da far "ingoiare" all'opinione pubblica. Ora di punto in bianco, accendi la TV e scopri che è partita un'aggressione militare verso la Libia: danno il "via" ai loro piani, sicuramente ben pianificati in segreto, senza dare all'opinione pubblica il tempo di capire il motivo. In passato, le guerre dominavano l'informazione, che pur essendo controllata faceva la propria parte: quantomeno ne parlavano. Nel caso della Libia, invece, ne è stato parlato marginalmente, non sembrava nemmeno che ci fosse una vera e propria guerra in corso...

I politici sono benestanti: forse pensano di essere esentati dalla crisi, ma si sbagliano. Perché se questo paese diventerà un posto di m...da, lo sarà anche per loro e per i loro cari. I nostri politici sono tutti "maturi", sanno bene come si viveva in Italia vent'anni fa: si stava tutti meglio, politici compresi. La classe politica, come è emerso da tangentopoli, rubava almeno quanto oggi: ma si viveva bene, ed i politici erano benvoluti, qualcuno di loro aveva la fila sotto l'ombrellone di persone che andavano a chiedere una raccomandazione; oggi l'idea che gli italiani hanno dei politici, generalizzando, è quella di una banda di ladri che andrebbe arrestata per "associazione per delinquere" finalizzata a commettere una lista infinita di reati: devono girare con la scorta, come i magistrati che indagano sulla mafia, e vengono accolti a fischi e insulti: solo la presenza dei bodyguard, evita loro di ricevere sputi (ne sa qualcosa Pannella, che alla fine non è dei peggiori) E se le cose sono degenerate ai livelli attuali, una parte della responsabilità è da addebitare a loro, che hanno banchettato sfacciatamente infischiandosene del paese. Sessanta milioni di Italiani potevano permettersi il lusso di tollerare gli stravizi di questi mille privilegiati: ora non più.

Ma i poteri forti che stanno assumendo la guida del mondo, al di sopra dei governi delle singole nazioni, si stanno prendendo tutto: progressivamente ma inesorabilmente, e come un pozzo senza fine, pretendono sempre di più. Questi non si accontentano di tartassarci, di toglierci metà dei nostri guadagni; questi vogliono "il sangue", come quello che fanno scorrere nei paesi dove per coltivare i propri interessi, sganciano le bombe. Etica, moralità, pietà per loro non esistono: esiste solo il profitto, e in nome di quello sacrificano qualsiasi cosa. Grazie al loro "sistema economico", ogni giorno muoiono migliaia di persone: i popoli dell'Africa e di buona parte dell'Asia e del Sud America sono condannati alla povertà.

Ora avete capito come mai - quando tutto andava bene e nessuno ci pensava - hanno approvato il "Trattato di Lisbona", che consente loro di reprimere nel sangue le manifestazioni?!? Hanno già costituito una "Gendarmeria europea" con poteri praticamente illimitati in previsione delle SOMMOSSE che in Europa, di questo passo, diventeranno probabilmente inevitabili. E se credete che la "crisi nera" sia questa, sappiate che quello attuale è solo un "assaggio", di ciò che succederà tra qualche anno, forse qualche decennio, quando le persone CHE NON AVRANNO DI COSA CAMPARE, SARANNO TANTE...

Diventeremo, in poche parole, QUELLO CHE SONO ORA GLI STATI UNITI: il modello di sviluppo, il modello economico, sociale e culturale, è quello. Se negli Stati Uniti la delinquenza è elevatissima, è perché BUONA PARTE DEI CITTADINI VIVONO MALE; è il disagio e la povertà a far "scivolare" nell'illegalità i cittadini, come è la sofferenza che causa, a tirare fuori la CATTIVERIA di quelle persone...

Le carceri esploderanno, come negli USA e probabilmente, in risposta all'aumento della criminalità, saranno inasprite le leggi, con il consenso dei cittadini, spaventati dalla crescente violenza, sicuramente amplificata ad arte dai media. A quel punto, le potenti lobby delle armi, che fino ad oggi hanno "governato" sottobanco gli USA (e costituiscono parte integrante dei poteri che stanno espandendo il loro dominio in Europa e nel mondo) agevolate dalla "crescente criminalità" provocata dalle loro politiche, magari potranno entrare nel mercato europeo, dove assecondando l'esigenza di "sentirsi più sicuri" dei cittadini, sarà liberalizzato il mercato delle armi, o quantomeno semplificate le procedure di accesso al "porto d'arma" da difesa, trasformando anche l'Italia e l'Europa in quel far west che oggi sono gli USA.

(Nota: in tono minore a quello che succederà quando la povertà sarà diffusa, l'aumento della criminalità si è già verificato grazie agli extracomunitari: che - allacciandomi al discorso di cui sopra - delinquono in percentuale più alta a causa del disagio e della povertà, che tirano fuori il lato peggiore delle persone; non delinquono maggiormente certo per questioni di "nazionalità"...)

Chissà quante persone penseranno di aver letto un articolo scritto da un "pazzo visionario": dopotutto hanno impiegato anni per riuscire a farci pensare così; ad annebbiarci la vista al punto da non vedere ciò che ci combinano sotto il naso: come diceva Malcom X: ‎"Se non state attenti i media vi faranno amare gli oppressori e odiare quelli che vengono oppressi". Si chiama "inganno globale", ma forse sono i deliri di qualche "pazzo complottista"... Come scoprirlo? Non accontentatevi dei "discorsi" della televisione, di un giornale o di un sito: INFORMATEVI! Confrontate diverse fonti, documentatevi, e sopratutto, cercate RISCONTRI nella realtà: vediamo se ciò che è successo, ciò che sta succedendo, ciò che succederà, va nella "direzione" che dicono loro... o nella direzione che dicono alcuni "folli visionari". Il web, almeno per ora, consente a chi lo vuole di informarsi: basta cercare le parole giuste nei motori di ricerca. Ma forse, pretenderlo in una nazione dove da oltre due mesi la ricerca più cliccata è "film hard belen" è da visionari davvero...

PS: Quello che sta accadendo in Italia, non ha precedenti nel mondo occidentale, almeno tra i paesi considerati "grandi potenze economiche"... ma probabilmente, avendo visto tutto ciò che abbiano sopportato in questi anni, hanno capito che avremmo accettato anche questa...

Alessandro R. e Antonio B. - collaboratori nocensura.com
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Mario Monti è presidente del consiglio di amministrazione europeo della Commissione Trilaterale

11/12/2011

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_ (Rif.: http://bit.ly/sU2OgC )

La Commissione Trilaterale è una organizzazione privata, non governativa ed apartitica, nata nel 1973 per volontà di David Rockefeller, banchiere e massone, e Zbigniew Brzezinski, geostratega, politologo e consigliere per la sicurezza del presidente americano Jimmy Carter, anch'egli membro della Commissione Trilaterale prima di divenire presidente. Entrambi statunitensi, entrambi ancora in vita. (Rif.: http://bit.ly/sU2OgC )

Lo scopo dichiarato della Commissione Trilaterale è di far sedere intorno ad un tavolo le menti migliori (a discrezione dei membri della commissione stessa) e più influenti del Giappone, Europa Occidentale ed America del Nord per affrontare i problemi di una "crescente interdipendenza" che caratterizza le regioni del Mondo ed incentivare la cooperazione tra le stesse, che "non possono affrontare da sole le sfide della globalizzazione", in modo che sia "efficiente e dia benefici a tutte le nazioni, qualunque sia il loro sistema politico o stadio di sviluppo". (Rif.: http://bit.ly/vvgQ5V )

Alla Commissione Trilaterale si può accedere solo tramite invito, a totale discrezione dei tre comitati esecutivi regionali, ciascuno limitatamente alla propria regione, con criteri stabiliti in via esclusiva dai rispettivi presidenti e vicepresidenti (per l'Europa, dunque, è Mario Monti a decidere). (Rif.: http://bit.ly/tAzHr8 )

Nel 1975 la Commissione Trilaterale ha prodotto un documento, ad opera di Michel Crozier e Samuel P. Huntington, il cui titolo è "The Crisis of Democracy" (scaricabileda qui: http://bit.ly/vKRFwq ) nel quale si leggono le seguenti e testuali affermazioni:

« Alcuni dei problemi di governabilità degli Stati Uniti oggi hanno origine in un "eccessso di democrazia". [...] C'è bisogno, piuttosto, di una maggiore moderazione nell'uso della democrazia. » (pag. 123)

« L'efficiente conduzione di un sistema politico democratico usualmente ha bisogno di una certa quantità di apatia ed ignavia da parte di una fetta della popolazione. » (pag. 124)

« Gruppi sociali marginali, come ad esempio le persone di colore, stanno oggi diventando parte attiva del sistema politico. Ciò però non elimina il pericolo di sovraccaricare il sistema politico con richieste che eccedono le sue funzioni e minano alla base la sua autorità. Di conseguenza il maggior coinvolgimento di certi gruppi deve necessariamente corrispondere ad una minore pretesa di partecipazione da parte di tutti i gruppi. » (pag. 124)

Tali concetti erano però già stati espressi in un editoriale sul St. Petersburg Times del 2 agosto 1974 dal titolo "Examining the Crisis of Democracy", scritto da Zbigniew Brzezinski, uno dei fondatori della Commissione Trilaterare. (Rif.: http://bit.ly/vnmvqI)

Nel 1981, Noam Chomsky ha osservato come molteplici altri esponenti della Commissione Trilaterale, oltre Brzezinski, fossero parte della squadra di governo degli Stati Uniti d'America al tempo dell'amministrazione di Jimmy Carter. Infatti, l'ufficio della Presidenza, il Vice Presidente, il Segretario di Stato, il ministro della Difesa e quello del Tesoro erano tutti nelle mani di membri della Commissione Trilaterale, oltre al già menzionato Brzezinski, consigliere per la sicurezza del Presidente e contemporaneamente direttore della Commissione Trilaterale. Chomsky ha fatto anche riferimento a The Crisis of Democracy, criticandone aspramente proprio i passi summenzionati. (Rif.: http://bit.ly/uJVPA3 )

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Questo elenco di semplici, documentati e pubblicamente disponibili fatti, serve a delineare un contesto ulteriore in cui andare ad inquadrare la figura di Mario Monti. Come su scritto, Mario Monti ricopre un ruolo dirigenziale nella Commissione Trilaterale, e come evidenziato nessuno può accedere alla Commissione Trilaterale se non dietro invito di esponenti dirigenziali della stessa, sulla base di criteri soggettivi ma che verosimilmente sposano appieno la missione e l'impostazione accademica e culturale della Commissione Trilaterale stessa.

Le affermazioni su elencate riguardo la democrazia ed i suoi "eccessi" sono state a più riprese pubblicamente ribadite e fatte proprie da chi ha presieduto la Commissione Trilaterale. Abbiamo inoltre visto che la Commissione Trilaterale ha già "sfornato" numerosi esponenti di governo in passato. Mario Monti è solo l'ennesimo.

In quest'ottica si comprende meglio il modo in cui la Commissione Trilaterale intende portare avanti gli obiettivi elencati su, a meno di non pensare che si tratti solo di coincidenze: entrando a far parte dei governi nazionali, ovunque ve ne sia l'occasione e gliene sia data la possibilità. Ciò senza alcun dubbio testimonia l'influenza dei suoi membri su esponenti di spicco delle maggiori istituzioni degli Stati Nazionali, com'è l'Italia.

Tutto ciò, considerato cosa pensa la Commissione Trilaterale della democrazia, solleva una questione di primaria importanza: è questo un modo legittimamente democratico, nell'accezione comunemente intesa di "democrazia", di far sì che le proprie idee su come debba essere organizzata la politica mondiale vengano implementate? Se la Commissione Trilaterale ha come scopo quello di affrontare i problemi della globalizzazione in un modo che sia "efficiente e dia benefici a tutte le nazioni, qualunque sia il loro sistema politico o stadio di sviluppo", è giusto che ciò avvenga scavalcando la normale dialettica politica pubblica, quella che prevede che le proprie idee si debbano misurare con la volontà popolare attraverso il voto?

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Due parole su Goldman Sachs, una delle più grandi banche d'affari del mondo.

Greg Palast, giornalista collaboratore di Bbc, Observer e Guardian, esperto di frodi commerciali e scandali finanziari, ha denunciato che dietro il disastro finanziario della Grecia c'è proprio Goldman Sachs, che nel 2002, in combutta con il governo greco dell'epoca, ha aiutato la Grecia a falsificare i bilanci, dietro lautissimo compenso sottoforma di interessi usurai e megaparcelle. (Rif.: http://bit.ly/uasUZw )

Qualche giorno fa Milano Finanza ha riportato che Goldman Sachsè l'artefice principale della speculazione che ha portato all'aumento vertiginoso dello spread tra i Bund tedeschi ed i Btp italiani: http://bit.ly/rE2cxB

l'8 novembre 2011, alla notizia delle dimissioni di Berlusconi in arrivo, Goldman Sachs ha emesso un comunicato in cui ha affermato che le elezioni avrebbero rappresentato "lo scenario peggiore per i mercati", ma che "il Presidente Napolitano ne è consapevole e probabilmente cercherà di resitere alla spinta per sciogliere le camere". (Rif.: http://bit.ly/sk3UH1 )

Il 9 novembre 2011 il Presidente Giorgio Napolitano ha nominato Mario Monti senatore a vita. (Rif.: http://bit.ly/vfkF8S )

Mario Monti è anche international advisor per Goldman Sachs.

F.A.

preso da: Informare Per Resistere
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INDIGNATOS? forse meglio guardare prima di manifestare.

11/12/2011

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Da vedere prima dell'11 11 11 from censuratixcaso on Vimeo.

_l'evento del 19: facebook.com/​event.php?eid=236364383083513

PS Mikhail Gorbaciov è anche un membro del Lucis Trust!

ATTENZIONE: I DATI DEL WHOIS SONO STATI MODIFICATI DOPO IL 18 OTTOBRE, COME RIPORTATO NEGLI ARTICOLI CHE SEGUONO:

1:lalternativaitalia.blogspot.com/​2011/​10/​forse-non-tutti-sono-pronti-leggere.html

2: lalternativaitalia.blogspot.com/​2011/​10/​11-11-11-appello-agli-indignados.html

3: lalternativaitalia.blogspot.com/​2011/​10/​ufficiale-la-massoneria-e-con-gli.html
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Berlusconi è fuori dal parlamento. Chi rimane?

11/9/2011

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Tutti stiamo esultando come se avessimo estirpato il cancro dal parlamento Italiano, come se all'improvviso avessimo trovato la cura risolutiva.
    La verità che questo cancro è in metastasi sin dalla nascita della costituzione italiana. Il nostro parlamento assieme a tutti gli altri hanno vissuto realtà di totalitarismi in Europa con il FASCISMO ed il COMUNISMO dove si vietava la colonizzazione della PRIVATIZZAZIONE AMERICANA usando il divieto d'importare qualsiasi forma anglo-americana e tutelare così i rispettivi popoli dal sempre più NEOLIBERISMO che il CAPITALISMO offriva come NUOVA IDEA LIBERARE. Questa situazione politica in Europa era veicolata da GRANDI POTENTI dell'Economia Mondiale che finanziando entrambe le parti portarono all'opinione pubblica il dissenso delle DITTATURE. Questo fece breccia per l'ingresso di questo TOTALITARISMO EUROPEO che con il BOOM ECONOMICO si assicuro l'ascesa dentro i nostri GOVERNI per GARANTIRSI il controllo dell'intera economia  il quale è sinonimo di INTERO CONTROLLO EUROPEO quindi di un TOTALITARISMO SILENZIOSO approvato, col raggiro, dal nostro tacito consenso dovuto all'illusione di questo NEOLIBERISMO.
I parlamentari se li analizziamo hanno tutti scheletri nell'armadio e soprattutto hanno legami con FINANZIATORI, BANCHE, AZIONISTI che realmente decidono per loro.
    Quindi al vertici troviamo GRANDI CORPORAZIONI e BANCHE che hanno costruito realmente i sistemi parlamentari che conosciamo. Questi uomini sono strapagati per fare gli interessi di costoro facendo credere a noi comune persone che sono lì a rappresentarci.
    Dovremo mandare a casa tutti, riedificare un nuovo parlamento dove solo il popolo ne ha accesso e dove gli oneri fossero alla pari di lavori più umili. Un parlamentare non è ovvio che guadagni 200.000 euro all'anno più vari privilegi. La magistratura che è protettrice della costituzione ed il cittadino non dovrebbe guadagnare 120.000 euro all'anno. Dovremmo distruggere questa piramide di privilegi rendendo tutti su di un unico piano ed eguaglianza. Fino ad all'ora le posizioni e ruoli prestigiosi strapagati perché mettono le persone in condizioni di accettare questa PRESSIONE per essere CONTROLLATI con tasse, multe, leggi, ecc... tali da eliminare qualsiasi volontà di ribellarsi al sistema e di costringerli a rimanere nell'ignoranza di quei salvatori ideologici che salveranno i loro diritti e quindi rendendosi ostili nei confronti degli antagonisti.
    La realtà che i GOVERNI sono sempre stati a braccetto con le BANCHE e CORPORAZIONI che hanno colonizzato (GLOBALIZZAZIONE) il mondo usando tutti gli strumenti anche impensabili per GOVERNARE IL MONDO.
    Se vogliamo distruggere questo sistema dobbiamo riprenderci le nostre banche, boicottare il petrolio ed i suoi derivati, mandare a casa tutti i nostri Governanti.
    In Islanda e prima ancora l'Ecuador hanno detto no mandando a casa chi faceva gli interessi delle banche e ricostituendo la propria costituzione a favore dell'uguaglianza e del cittadino.

BERLUSCONI è andato fuori dal nostro governo ma attenzione che cambiano colore e bandiera ma sono gli stessi che ci promettono mari e monti lasciandoci perennemente in crisi e schiavi dei debiti mentre loro si godono privilegi e compensi per farlo.

UNITI SENZA NESSUNA BANDIERA POSSIAMO DEBELLARE QUESTO CANCRO!
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DISTRUGGIAMO NOI LA CRISI.

11/7/2011

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Ecco da dove nasce la CRISI. La Grecia come prima l'Argentina e poi sarà il turno di altre nazioni che non saranno per niente salvate ma indebitate ulteriormente. Questo porterà con una silenziosa guerra ad una colonizzazione mondiale da parte delle banche che dipendono dalla  FEDERAL RESERVE AMERICANA il quale poco a poco toglierà la SOVRANITA' dei POPOLI a tutti i DEBITORI. Noi stessi siamo schiavi del CAPITALISMO attraverso debiti, pagamenti e tasse.
La vera SOLUZIONE unirci e mandare a casa tutti i GOVERNI MANOVRATI dagli AZIONISTI che dietro GUIDANO il SISTEMA per POTER GOVERNARE IL MONDO ed aver il POTERE GLOBALE e di non pagare NULLA di quello che ci impongono. L'ISLANDA è LIBERA e rinasce con un SISTEMA ALTERNATIVO. Tutti noi possiamo essere FINALMENTE LIBERI.
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David Icke - Sistema Finanza, Rivoluzioni guidate,Nwo

11/5/2011

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In uno strano e pittoresco Garage, il birbacchione Icke analizza gli aspetti presenti e possibilmente futuri.
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L’Aquila: come rubare soldi

11/4/2011

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di Samanta Di Persio Se provassimo a tornare in una città che abbiamo visitato due anni fa, troveremmo sicuramente cambiamenti, fosse solo un senso unico al posto di un doppio senso. Tornare a L’Aquila, dopo trentuno mesi, significa vedere una città ferma alle 3.32 del 6 aprile 2009. Sì, è vero sono state riaperte alcune vie principali, alcune attività che c’erano prima, altre sono nate di recente, ma lo spettacolo che si presenta agli occhi sono puntellamenti di legno e tubi innocenti, a dimostrazione che non è stato ricostruito nulla. Entrare in alcuni negozi può essere utile per capire il concetto di precarietà delle strutture, possono essere aperti al pubblico perché è stata concessa un’agibilità parziale, nonostante le lesioni, le crepe sulle pareti, mentre i piani sovrastanti sono inagibili, con un due parole: molto danneggiati. Vi avevano perfino convinto a fare una giocata a Win for life, illudendovi che voi avreste potuto avere una rendita per vent’anni e gli aquilani la ricostruzione delle loro case, ma la realtà è sempre più complessa e difficilmente ha un lieto fine. Non è stato dato nessun incentivo per: commercianti, lavoratori autonomi, artigiani, può essere considerata una piccola vittoria l’imposizione per avere quella agibilità parziale per poter ripartire. Il coraggio e l’onestà però non vengono mai premiati, se da una parte ci sono imprese che hanno chiuso perché non hanno più vinto appalti oppure hanno ridotto i loro lavori e 7000 lavoratori in cassa integrazione o mobilità, dall’altra parte c’è chi ha speculato sui morti e sulle macerie. Ci sono numerose inchieste, oltre a quelli noti sorridenti, che vedono in ballo milioni di euro e vedono coinvolti Stato, politici, imprenditori e perfino la Curia. Se è possibile avere queste informazioni è grazie alle intercettazione, ma andiamo per ordine. Con il decreto 39 del 2009 si prevedeva un gioco, appunto Win for life, una parte dei ricavi, 500 milioni ogni anno, dovevano essere destinati alla ricostruzione post terremoto. Il Presidente del consiglio, attraverso la Mondadori, è socio di una società di giochi dal 2010, quindi chi gioca on line, di fatto aiuta la famiglia Berlusconi a pagare meno interessi alle banche, il Presidente prestigiatore sottrae 14 miliardi di euro proprio all’Abruzzo, mentre il Governo ha annunciato il taglio dei costi per la popolazione assistita da 350 milioni a 30, gli aquilani assistiti sono 14785, 20370 aquilani sono distribuiti fra progetto case e map (moduli abitativi provvisori), le foto di queste case hanno fatto il giro del mondo sono state spacciate come il miracolo della ricostruzione, adesso il comune deve far fronte alla manutenzione, e chi paga? Ovviamente i terremotati, è quasi certo che verrà chiesto il pagamento di un canone, senza distinguere fra chi prima del 6 aprile era in affitto, chi aveva una casa di proprietà ed aveva un mutuo sulle spalle, del resto è un problema di soldi. Tornando agli speculatori, i primi, non vogliono farsi scappare una commissione di un milione e mezzo di euro che devono essere assegnati ad Abruzzo Engineering. Gli arresti per corruzione riguardano: Ezio Stati, ex consigliere regionale Dc, ora nel Pdl già condannato per finanziamento illecito ai partiti, padre di Daniela ex assessore regionale alla Protezione Civile (le dimissioni sono state date dopo questa inchiesta), Vincenzo Angeloni, ex deputato, Marco Buzzelli, compagno di Daniela Stati, Sabatino Stornelli, ex amministratore delegato di Telespazio e attuale amministratore delegato di Selex service management (società di Finmeccanica) e controllore del 30 per cento delle quote di Abruzzo Engineering. Un’altra indagine, sul dopo sisma, riguarda un appalto di circa seicento milioni, sono stati indagati l’imprenditore romano Carlo Strassil e l’ex provveditore alle opere pubbliche Giovanni Guglielmi. Come se non bastasse nascono associazioni onlus ad hoc, che fanno capo ad un’unica associazione della Curia. La fondazione Abruzzo solidarietà e sviluppo è stata presieduta dal vescovo Giuseppe Molinari e dall’ausiliare Giovanni D’Ercole, ad un certo punto, qualche settimana prima degli arresti ad ottobre di quest’anno, i due se la danno a gambe, oggi dichiarano di essere estranei, sottolineo che nelle intercettazioni  si parla di lettere che partono dall’arcidiocesi ed i fatti fanno riferimento al 2010. Una fondazione onlus non può avere scopo di lucro, ma di fatto voleva accaparrarsi nove milioni di euro, su dodici, stanziati dal dipartimento Politiche per la famiglia dal sottosegretario Carlo Giovanardi, a favore delle aree terremotate, per diventare proprietaria di strutture per anziani, servizi socio-educativi per la prima infanzia. Gli accusati per tentativo di truffa, millantato credito ed estorsione sono: Fabrizio Traversi e Gianfranco Cavaliere (figlio del capogruppo Pdl in Consiglio comunale e referente provinciale dei Popolari liberali). Nell’inchiesta sono coinvolte come indagati altre tre persone: il sindaco di San Demetrio ne’ Vestini Silvano Cappelli, l’ex assessore regionale e provinciale Mahmoud Srour e il presidente di Eurispes Abruzzo Nicola Ferrigni. Ma le case, quelle da riparare? Sono tutte lì, come lasciate 31 mesi fa, i progetti si fermano quando la triade: Reluis, Cineas e Fintecna devono visionare le pratiche, alcuni progetti rigettati perché sforavano di qualche euro, un rimpallo di responsabilità fra burocrazia lenta e progettisti inadempienti che trova una possibile soluzione chiedendo una fideiussione ai progettisti. Insomma, l’intransigenza compare solo quando si tratta di una manciata di euro, morale della parabola: i fondi giacciono inutilizzati e probabilmente verranno utilizzati per altro, mentre chi paga, manco a dirlo, sono i cittadini.


Tratto da: L’Aquila: come rubare soldi | Informare per Resistere
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

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L’UNESCO “riconosce” la Palestina

11/1/2011

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di Italo Romano
Oltre la Coltre Dal sito Peace Reporter apprendo una notizia che ha a dir poco dell’incredibile, anche grazie al fattore sorpresa con cui è saltata fuori. Un tempismo sospetto che sembra l’inizio di quella metodologia tanto cara ai fautori del Nuovo Ordine Mondiale: problema-reazione-soluzione. Leggiamo prima la notizia: “L’Assemblea generale dell’Unesco ha approvato l’adesione a pieno titolo della Palestinanell’organizzazione. Il ‘via libera’ rischia di creare una spaccatura con gli Usa, che avevano preannunciato di sospendere i finanziamenti all’Unesco in caso di un voto favorevole. I paesi che si sono astenuti sono 52, fra cui Italia e Gran Bretagna. Fra i 107 paesi che hanno votato a favore vi sono la Francia, oltre alla quasi totalità dei paesi arabi, africani e dell’America Latina. Stati Uniti, Canada e Germania sono fra i 14 voti contrari. L’adesione della Palestina come stato membro a pieno titola comporterà gravi conseguenze finanziarie per l’organismo Onu a tutela della cultura. Una legge degli anni Novanta impone infatti agli Stati Uniti di cessare i finanziamenti ad ogni organismo dell’Onu che accetti l’ingresso della Palestina come stato a pieno titolo. Attualmente Gli Stati Uniti sono il principale finanziatore dell’Unesco e contribuiscono al suo bilancio per il 22 percento. “Riteniamo che tutto ciò sia controproducente… l’unica strada per i palestinesi passa attraverso negoziati diretti“, ha detto il sottosegretario americano all’istruzione Martha Keller giusto prima del voto all’Unesco. Non è un caso che le autorità palestinesi abbiano scelto proprio l’agenzia delle Nazioni Unite per la Scienza, l’Educazione e la Cultura, per tentare il proprio ingresso nell’Onu. Infatti in questo contesto gli Stati Uniti non hanno potuto porre il veto, mentre l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) potrebbe richiedere il riconoscimento di alcuni siti dei territori come patrimonio dell’umanità”.

Può essere la miccia per accendere il conflitto finale, atto all’espropriazione definitiva della Striscia di Gaza? Certo.

Gli Usa “non possono accettare” l’adesione della Palestina, questo è quanto detto dal rappresentante degli Stati Uniti nell’Unesco, intervenuto alla sessione plenaria dell’Unesco dopo il voto favorevole ai palestinesi. Il rappresentante di Israele ha descritto il via libera come “una tragedia”. Insomma qualcosa di grosso bolle in pentola.



Andiamo indietro nel tempo, alla nascita di quest’organismo internazionale. L’excursus storico si rende necessario se vogliamo capire alcune delle mosse attuali del mondialismo.

L’Unesco (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) è stata fondata dalle Nazioni Unite il 16 novembre 1945 per incoraggiare la collaborazione tra le nazioni nei settori dell’istruzione, della scienza, della cultura e della comunicazione. Si tratta di un’organizzazione mondialista, un’estensione particolare dell’Onu, dipendente dai soliti circoli d’élite (Bilderberg, Trilateral Commission, Aspen Institute etc.) che mirano alla globalizzazione totale. Il primo direttore generale dell’Unesco fu Sir Julian Huxley, fratello del più celebre Aldous Huxley autore di uno dei romanzi più profetici della storia “Brave new world” e promotore della diffusione delle droghe, e dei programmi di controllo mentale come MKUltra.

Nel 1946 Huxley scrisse un documento, quanto mai sinistro intitolato “UNESCO: il suo scopo e filosofia”, in cui affermò che tale organizzazione servisse per:

“contribuire a far emergere una singola cultura mondiale, con la sua propria filosofia e retroterra di idee e con suo proprio scopo. Questo è opportuno, poiché questa è la prima volta nella storia che sono disponibili l’impalcatura e i meccanismi per l’unificazione del mondo ed anche la prima volta che l’essere umano ha avuto i mezzi (nella forma di scoperte scientifiche e sue applicazioni) per porre una base mondiale per un minimo di benessere fisico di tutta la specie umana…”

(Julian Huxley, UNESCO Its Purpose and Its Philosophy (1946). Preparatory Commission of the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organisation, page 61.)

Nulla di quello che decidono questi signori è per caso, e nulla è fatto per perseguire il bene comune. Questo deve essere chiaro a tutti.

Entriamo nello specifico. Julian Huxley è stato un biologo evoluzionista inglese, umanista e internazionalista. Padre del transumanesimo, ovvero della robotizzazione e quindi della diminuzione del fattore umano  nell’umanità per il bene dei pochi che ci controllano. Il transumanesimo è essenzialmente eugenetica, una scienza basata sulla filosofia darwinista applicata all’umanità, ovvero i forti che si evolvono e i deboli che soccombono. L’eugenetica si basa sulla necessità di affermare che vi sia un gruppo superiore e uno inferiore nella popolazione umana. Tali teorie sono poco sbandierate. Sarebbe molto svantaggioso e socialmente inaccettabile, dire pubblicamente che vi sono alcune razze, gruppi etnici o culturali che sono inferiori al resto della popolazione, ma in segreto, è proprio questo che l’elite degli eugenisti crede. Sir Julian fu membro della Società Eugenetica Britannica, di cui fu addirittura presidente per alcuni anni e fu autore di alcuni studi sulla riduzione della popolazione e la pianificazione delle nascite.

Ovvio è che le élite dei transumanisti non hanno alcuna intenzione di far “evolvere” tutta l’umanità, il loro obiettivo è quello di promuovere solo le loro linee di sangue e lasciare il resto della popolazione, sofferente, in modo che essa non abbia altra scelta che diventare loro schiava, cavia da laboratorio e ovviamente forza lavoro. Non è proprio quello che sta avvenendo?

“Gli strati più bassi della popolazione si riproducono troppo in fretta. Quindi … non devono avere accesso facile alle strutture di soccorso o agli ospedali in quanto questi ostacoli alla selezione naturale, faciliterebbero la sopravvivenza e la riproduzione ulteriore del volgo. La disoccupazione a lungo termine dovrebbe comportare la sterilizzazione dell’individuo “.

Queste parole appartengono sempre al primo direttore dell’Unesco, Sir Julian Huxley. Mostruoso, vero?

Qual’è oggi la mission dell’Unesco? A che punto sono arrivati gli studi nel campo dell’eugenetica? Credo che la fantascienza non sia in grado di descrivere i progressi tecnologici raggiunti in gran segreto da questo cenacolo di mecenati. Noi restiamo muti a guardare, pensando di aver capito tutto, mentre a noi è riservata solo la superficie degli eventi.

Che questo grido “palestina libera” non sia una specie di canto del cigno.

http://www.oltrelacoltre.com/?p=11317


Tratto da: L’UNESCO “riconosce” la Palestina | Informare per Resistere http://informarexresistere.fr/2011/11/01/l%e2%80%99unesco-%e2%80%9criconosce%e2%80%9d-la-palestina/#ixzz1cT5qNv3F
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

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Dall'Islanda all'Italia, la strada dei diritti per uscire dalla crisi

11/1/2011

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Cosa può insegnarci la vicenda islandese? Quali le differenze e quali i punti in comune con ciò che potrebbe accadere in Italia? Il percorso di democrazia partecipata e di riappropriazione dei diritti iniziato in Islanda è realmente trasferibile altrove? Cerchiamo di rispondere a queste ed altre domande, per chiarire i dubbi e le perplessità dei lettori sulla 'rivoluzione silenziosa'. di Andrea Degl'Innocenti - 19 Luglio 2011
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Il popolo islandese ha affermato che le decisioni sul futuro di una nazione non si possono prendere in qualche palazzo
Giorni fa vi abbiamo raccontato in un articolo di come il popolo d'Islanda abbia intrapreso un percorso democratico di riappropriazione dei propri diritti, a scapito della finanza globale. Torniamo a scrivere dell'argomento - visto il grande interesse suscitato - per chiarire alcune delle questioni più controverse della vicenda islandese, così come sono emerse dai commenti dei lettori. Procederemo con ordine analizzando punto per punto ogni aspetto, riproponendo le domande e le curiosità così come ci sono state poste e cercando di fornire una lettura il più possibile realistica di quanto accaduto in Islanda e delle eventuali connessioni con la situazione dell'Italia e del resto d'Europa.

Chi pagherà il debito? Una delle domande più ricorrenti è proprio questa. Già, chi paga? Come spesso accade, le domande più semplici sono anche le più complesse a cui rispondere. Per adesso la risposta è: nessuno. Lo stato islandese si è trovato nella morsa di due diverse forze, l'una che spingeva dall'alto, l'altra dal basso. Esso doveva rispondere da un lato ai propri cittadini, che si rifiutavano di pagare un debito contratto da enti privati (le banche) nei confronti di altri privati (i cittadini inglesi ed olandesi); dall'altro ad accordi internazionali e potentati finanziari che imponevano il pagamento del debito contratto, con qualsiasi mezzo e a costo di ridurre alla fame la popolazione islandese. Alla fine è stato deciso di dare la parola ai cittadini, affermando un principio sancito da molte costituzioni ma la cui applicazione appare quasi un atto rivoluzionario: che la volontà del popolo sovrano è superiore a qualsiasi altro accordo internazionale.

Ci rimetteranno i cittadini inglesi ed olandesi? Sì, in un certo senso. Se il debito non verrà pagato a rimetterci saranno, in parte, anche i contribuenti d'Olanda e Gran Bretagna. I due stati creditori hanno già provveduto a rimborsare i propri cittadini titolari del conto IceSave, che sta alla base della controversia, dunque si sono fatti carico di tale debito. Significa che quei quattro miliardi circa di credito che i due paesi avevano verso l'Islanda non ci sono più, dunque non verranno più considerati nel bilancio statale. Ci saranno delle ripercussioni sui cittadini? Possibile, ma saranno comunque impercettibili. Il peso specifico che questa cifra assume sull'economia britannica o olandese non è paragonabile a quello che avrebbe assunto sull'Islanda. Ciò che conta, però, è che per una volta – forse la prima – si è smentito l'assioma del debito, uno dei mali peggiori che attanaglia le società contemporanee.

Certo, la questione non è affatto semplice, come vedremo più avanti. Inoltre va ricordato che la faccenda del debito islandese non è ancora del tutto chiusa. Nonostante i cittadini islandesi si siano pronunciati per ben due volte sulla questione, è ancora aperta la controversia a livello internazionale, con Inghilterra ed Olanda che si sono tutt'altro che rassegnate a veder sfumare i propri investimenti.


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Gli islandesi si erano arricchiti con i soldi delle banche? “Finché le cose andavano bene erano tutti contenti, poi quando si sono messe male nessuno vuole pagare”, è un altro dei commenti ricorrenti. Certo, lo sviluppo sfrenato porta ricchezza e benessere, si sa. Ma è bene notare che: 1. chi si arricchisce veramente è un numero molto limitato di persone e nel caso Islandese le ricchezze accumulate dai banchieri non sono paragonabili con quelle 'di riflesso' degli altri cittadini; 2. chi è responsabile dello sviluppo sfrenato è anche consapevole delle fragili basi su cui esso posa, mentre i cittadini sono spesso indotti a credere che tale sviluppo sia solido e potenzialmente infinito; 3. la critica che rivolgiamo agli islandesi potremmo rivolgerla a noi stessi, visto che anche noi abbiamo goduto di un modello sociale non deciso da noi, ed ora ci prepariamo a pagare il conto (ed immagino non ci verrà fatta una colpa se cercheremo di pagarlo il meno salato possibile).

Il punto qui è un altro. Stiamo uscendo – noi, gran parte del mondo – in modo piuttosto brusco e doloroso da un periodo di crescita sfrenata e di benessere diffuso. Andiamo certamente verso una fase di maggiori ristrettezze, inutile negarlo. La via d'uscita indicata come inevitabile dai potentati finanziari internazionali passa per privatizzazioni, perdita di diritti, rinuncia alla sovranità popolare. L'Islanda indica un'altra via percorribile.

In Italia potrebbe accadere quanto accaduto in Islanda? No, ma ciò non vuol dire che i cittadini italiani – ed europei – non possano imparare niente dalla faccenda islandese, anzi. La dinamica degli eventi è sicuramente dipesa da alcune caratteristiche peculiari del paese nordico. Pochi abitanti (circa 320mila) sparsi su un territorio vasto e ricco di risorse, un'economia con un peso specifico relativamente basso all'interno delle dinamiche europee e mondiali, una situazione - anche geografica – di relativi isolamento e indipendenza e – soprattutto – un debito che ammontava a neppure quattro miliardi di euro. L'Italia ha un debito pubblico di quasi 2mila miliardi, per l'esattezza 1897,472 miliardi (dato relativo al mese di maggio 2011). Se i cittadini italiani decidessero di non pagare quel debito farebbero crollare all'istante l'intera economia europea, e buona parte di quella mondiale.

La questione del debito è cosa decisamente complessa. Per ogni stato col cappio al collo, strozzato dal debito, c'è un paese creditore che senza quel credito si troverebbe nella medesima situazione. È un equilibrio delicato, un castello di carte nel quale basta il crollo di un elemento per scatenare un terrificante effetto a catena. Dunque gli stati si tengono in vita l'un l'altro, alimentando all'infinito i rispettivi debiti, in un meccanismo perverso e senza alcuna prospettiva di uscita.


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Cosa può insegnarci la faccenda islandese? In realtà molte cose, alcune delle quali le abbiamo già dette ma le ripetiamo. In primis che la via d'uscita dalla crisi che viene imposta dall'alto non è inevitabile. Da sempre le crisi economiche, necessarie al sistema di sviluppo capitalista – e ancor più a quello consumista – per potersi autoalimentare, hanno avuto come conseguenza una maggiore concentrazione delle ricchezze e del potere nelle mani di pochi, e la perdita dei diritti e dei beni da parte delle popolazioni. Oggi, forse per la prima volta nella storia, i cittadini hanno modo di essere informati e consapevoli di quello che gli sta accadendo attorno. Possono consapevolmente non accettare quello che gli viene imposto dall'alto, decidere di ribellarsi e di non lasciarsi portar via ciò che appartiene loro. La crisi si può trasformare in un enorme incubatore di democrazia.

Siamo ad un bivio, all'inizio di un percorso. L'Islanda ci insegna che il popolo sovrano è in grado di decidere quale strada imboccare. La strada europea, quella degli aiuti da parte di Bce e Fmi e della svendita a privati dell'intero settore pubblico, della rinuncia ai beni comuni e ai diritti; oppure la strada islandese, della riappropriazione dei diritti e del potere decisionale, della democrazia diretta e partecipata che detta l'agenda a quella rappresentativa.

Certo le differenze con lo stato nordico restano molte, ma nella vicenda islandese non dobbiamo pretendere di trovare una soluzione, piuttosto l'indicazione di un percorso. È vero, forse non potremo decidere di annullare il nostro debito estero. Ma potremo usarlo a nostro vantaggio. Questo potrebbe infatti rivelarsi una pericolosa arma a doppio taglio per chi lo usa come strumento neocoloniale per appropriarsi di 'pezzi' di sovranità altrui e rubare i diritti dei popoli. Il debito italiano è una pistola alla tempia dell'Unione europea.

Certo, sarà difficile iniziare un percorso di democrazia partecipata come quello islandese: loro sono 320mila, noi 60 milioni. Ma ci sono segnali confortanti - primo fra tutti quello degli ultimi referendum - che dicono che sulle questioni importanti non è poi così difficile fare fronte comune. L'Islanda ha aperto uno spiraglio, sta a noi creare un varco, e quindi un sentiero realmente percorribile.


Preso da: www.ilcambiamento.it
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In Islanda la Costituzione viene scritta da tutti online

11/1/2011

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giovedì, luglio 7th, 2011

La rivoluzione islandese. Non ci sono solo vulcani che fanno notizia, c’è anche la rivoluzione dei 320 mila abitanti dell’isola che in pochi mesi hanno fatto dimettere il governo, incriminato i banchieri, cancellato il debito estero e ora stanno scrivendo online la loro Costituzione.

Da aprile, con cadenza settimanale l’Assemblea Costituente pubblica sul suo sito le bozze del progetto. E tutti sono invitati a condividere le loro idee sul sito o attraverso i social network.

Oltre ad essere presente sulla rete attraverso Facebook e Twitter, le sue riunioni sono aperte al pubblico. Non era mai successo prima che il web fosse il motore della realizzazione di una Costituzione nazionale nel pieno rispetto della democrazia partecipata. Alcuni partiti politici in Europa hanno realizzato i propri statuti o la propria carta dei valori attraverso sistemi wiki. Ma mai si è arrivati a tanto.

Il fatto che l’Islanda sia abitata solo da 320mila cittadini rappresenta di per sé un grosso vantaggio nella realizzazione di un progetto simile. Ma bisogna anche ricordare che il web sull’isola rappresenta ormai un aspetto essenziale della vita quotidiana. Più della metà degli abitanti possiede un account Facebook, e chi non lo ha può partecipare al dibattito sul sito dell’assemblea costituente, visto che più dell’80% delle case islandesi possiede una linea Adsl. Tuttavia, non sarà sufficiente il web: la legge fondamentale dovrà essere approvata con il classico metodo del referendum

L’esperimento in  corso è abbastanza ignorato dai media italiani. Sarà anche perché segue una piccola rivoluzione precedente, quella dell’aver fatto dimettere il governo e cancellato il debito estero verso la Gran Bretagna, in un’operrazione che ha portato a mettere sotto inchiesta i banchieri dell’isola.

Qui di seguito riprendo da Facebook il commento di un osservatore italiano giustamente indignato del silenzio su tutta la materia.

NESSUNA NOTIZIA DALL’ISLANDA?
  • 6 luglio 2011
STORIE DI ORDINARIA RIVOLUZIONE…

Di Marco Pala

Nexusedizioni

Qualcuno crede ancora che non vi sia censura al giorno d’oggi? Allora perchè, se da un lato siamo stati informati su tutto quello che sta succedendo in Egitto, dall’altro i mass-media non hanno sprecato una sola parola su ciò che sta accadendo in Islanda?

Il popolo islandese è riuscito a far dimettere un governo al completo; sono state nazionalizzate le principali banche commerciali; i cittadini hanno deciso all’unanimità di dichiarare l’insolvenza del debito che le stesse banche avevano sottoscritto con la Gran Bretagna e con l’Olanda, forti dell’inadeguatezza della loro politica finanziaria; infine, è stata creata un’assemblea popolare per riscrivere l’intera Costituzione. Il tutto in maniera pacifica. Una vera e propria Rivoluzione contro il potere che aveva condotto l’Islanda verso il recente collasso economico.

Sicuramente vi starete chiedendo perchè questi eventi non siano stati resi pubblici durante gli ultimi due anni. La risposta ci conduce verso un’altra domanda, ancora più mortificante: cosa accadrebbe se il resto dei cittadini europei prendessero esempio dai “concittadini” islandesi?

Ecco brevemente la cronologia dei fatti:

  • 2008 – A Settembre viene nazionalizzata la più importante banca dell’Islanda, la Glitnir Bank. La moneta crolla e la Borsa sospende tutte le attività: il paese viene dichiarato in bancarotta.
  • 2009 – A Gennaio le proteste dei cittadini di fronte al Parlamento provocano le dimissioni del Primo Ministro Geir Haarde e di tutto il Governo – la Alleanza Social-Democratica (Samfylkingin) – costringendo il Paese alle elezioni anticipate. La situazione economica resta precaria. Il Parlamento propone una legge che prevede il risanamento del debito nei confronti di Gran Bretagna e Olanda, attraverso il pagamento di 3,5 MILIARDI di Euro che avrebbe gravato su ogni famiglia islandese, mensilmente, per la durata di 15 anni e con un tasso di interesse del 5,5%
  • 2010 – I cittadini ritornano a occupare le piazze e chiedono a gran voce di sottoporre a Referendum il provvedimento sopracitato.
  • 2011 – A Febbraio il Presidente Olafur Grimsson pone il veto alla ratifica della legge e annuncia il Referendum consultivo popolare. Le votazioni si tengono a Marzo ed i NO al pagamento del debito stravincono con il 93% dei voti. Nel frattempo, il Governo ha disposto le inchieste per determinare giuridicamente le responsabilità civili e penali della crisi. Vengono emessi i primi mandati di arresto per diversi banchieri e membri dell’esecutivo. L’Interpol si incarica di ricercare e catturare i condannati: tutti i banchieri implicati abbandonano l’Islanda. In questo contesto di crisi, viene eletta un’Assemblea per redigere una Nuova Costituzione che possa incorporare le lezioni apprese durante la crisi e che sostituisca l’attuale Costituzione (basata sul modello di quella Danese). Per lo scopo, ci si rivolge direttamente al Popolo Sovrano: vengono eletti legalmente 25 cittadini, liberi da affiliazione politica, tra i 522 che si sono presentati alle votazioni. Gli unici due vincoli per la candidatura, a parte quello di essere liberi dalla tessera di qualsiasi partito, erano quelli di essere maggiorenni e di disporre delle firme di almeno 30 sostenitori. La nuova Assemblea Costituzionale inizia il suo lavoro in Febbraio e presenta un progetto chiamato Magna Carta nel quale confluiscono la maggiorparte delle “linee guida” prodotte in modo consensuale nel corso delle diverse assemblee popolari che hanno avuto luogo in tutto il Paese. La Magna Carta dovrà essere sottoposta all’approvazione del Parlamento immediatamente dopo le prossime elezioni legislative che si terranno.
Questa è stata, in sintesi, la breve storia della Ri-evoluzione democratica islandese.
Abbiamo forse sentito parlare di tutto ciò nei mezzi di comunicazione europei?
Abbiamo ricevuto un qualsiasi commento su questi avvenimenti nei noiosissimi salotti politici televisivi o nelle tribune elettorali radiofoniche?
Abbiamo visto nella nostra beneamata Televisione anche un solo fotogramma che raccontasse qualcuno di questi momenti?

SINCERAMENTE NO.

I cittadini islandesi sono riusciti a dare una lezione di Democrazia Diretta e di Sovranità Popolare e Monetaria a tutta l’Europa, opponendosi pacificamente al Sistema ed esaltando il potere della cittadinanza di fronte agli occhi indifferenti del mondo.
Siamo davvero sicuri che non ci sia “censura” o manipolazione nei mass-media?
Il minimo che possiamo fare è prendere coscienza di questa romantica storia di piazza e farla diventare leggenda, divulgandola tra i nostri contatti. Per farlo possiamo usare i mezzi che più ci aggradano: i “nostalgici” potranno usare il telefono, gli “appassionati” potranno parlarne davanti a una birra al Bar dello Sport o subito dopo un caffè al Corso.
I più “tecnologicamente avanzati” potranno fare un copia/incolla e spammare questo racconto via e-mail oppure, con un semplice click sui pulsanti di condivisione dei Social Network in fondo all’articolo, lanciare una salvifica catena di Sant’Antonio su Facebook, Twitter, Digg o GoogleBuzz. I “guru del web” si sentiranno il dovere di riportare, a modo loro, questa fantastica lezione di civiltà, montando un video su YouTube, postando un articolo ad effetto sui loro blog personali o iniziando un nuovo thread nei loro forum preferiti.

L’importante è che, finalmente, abbiamo la possibilità di bypassare la manipolazione mediatica dell’informazione ed abbattere così il castello di carte di questa politica bipartitica, sempre più servile agli interessi economici delle banche d’affari e delle corporazioni multinazionali e sempre più lontana dal nostro Bene Comune.
In fede,

il cittadino sovrano Marco Pala
(alias “marcpoling”)

http://www.vocidallastrada.com/2011/07/nessuna-notizia-dallislanda.html
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